madflyhalf
Skifoso assolato che fa l'aperitivo
In circostanze magiche per svariati motivi (anzi per uno solo: una sorpresa della mia morosa, in collaborazione col gruppo di arrampicata tra cui gli istruttori), il giorno del mio compleanno alle 18:45 mi sono trovato ad attaccare la Via Ferrata del Pliocenico, che sale alla Rocca di Badolo, già nota falesia di arrampicata alle porte di Bologna (Sasso Marconi, diciamo 300m in verticale sopra il casello dell'A1).
La via è breve, suddivisa in 4 parti, sostanzialmente in corrispondenza dei 3 settori di arrampicata suddivisi dalle grandi cengie (basso, medio/new, alto) + 1 ultimo tratto, che si sviluppa dietro la parete di arrampicata del settore Alto: è quello tratteggiato, su placca appoggiata in mezzo al bosco, quindi panoramicità pressoché nulla, anche se rimane suggestiva.
Arrivati in cima si gode il poco panorama sulla val di Setta e valle del Reno per poi si ridiscendere per sentiero ripido (molto), poco chiaro, scivoloso, nonché guduriosa attraversata in un bosco di querce nane, acacie e pungitopo
Il tracciato è questo reperibile su internet, i tratti in alto li ho aggiunti io, così come una modifica alla tracciatura, secondo la mia opinione, si sviluppia più a sx rispetto a quella disegnata.
Parete di Badolo
L'avvicinamento è nullo (5' dalla macchina al tornante di Badolo Basso), la ferrata è breve, 45' di buon passo, 1h andando piano con principianti e qualche sosta necessaria visto il caldo (9 luglio).
Non è una ferrata banale, tutt'altro: è usata come scuola dal CAI Bologna (e non solo), è un ottimo allenamento invernale/autunnale, presentando ogni aspetto fondamentale delle vie ferrate.
Si trovano scale, pioli, fittoni; gradoni, diedri, placce verticali, placche appoggiate, pezzi leggermenti strapiombanti, per affrontare i 150m di dislivello tra l'attacco e la cima. La corda dal 2011 è stata sostituita dal CAI (prima era sottile e spesso penzolante), ora è bella spessa, salda e tesa, l'unica cosa a volte la fittonatura è distante.
Come molte delle vie di arrampicata (quasi tutte), quest'arenaria è stata scavata per creare qualche appiglio e appoggio, altrimenti ci si troverebbe in condizioni di liscio assoluto, molti appigli sono buoni, altri sono svasi, al buon ferratista/arrampicatore la scelta. Io andavo su quelli comodi
Arenaria... sabbione malefico, via sporca quindi occhio a chi sta sopra che magari sassi no, ma sabbione negli occhi ti arriva.
E' opinione comune che con 1500-1800m di quota in più, sarebbe da considerarsi una ferrata a tutti gli effetti difficile. A quota 400m slm il problema a luglio è però il caldo ...
Si attacca la prima parte con gradoni e poi scala
Usciti dal diedro con scala, ci si trova in una bella placca appoggiata che poi riprende la verticalità!
Che riprende la verticalità fino all'uscita del primo tratto
Ci si trova quindi su una cengia terrazzino, unico accesso alla parete di arrampicata di Badolo Medio.
Si riparte con diedro/fessura, lungo e da lavorare assolutamente in sostituzione per non bruciarsi le mani
Qui l'uscita è su placca pressoché verticale, senza troppi appigli/appoggi
Foto di gruppo
Si controlla la progressione
L'uscita di questa placca coincide con 2 scalini fittonati e una scaletta di 1,5m strapiombante (non ho foto mie: allego da altro sito http://geb135.altervista.org/2012 Badolo.html - la foto inganna, non è così strapiombante)
Terminato questo tratto, si esce sul cengione di Badolo Alto.
Parte ora il penultimo tratto, tutto a sinistra della parete di arrampicata (comunque dall'uscita su cengia si vedono subito le indicazioni per il proseguimento).
Ho poche foto, è il tratto più rognoso, pochi appigli, chiodatura lontana, senza considerare che se uno ha trazionato molto con le braccia, qui c'è da lavorare!
L'uscita di questo tratto è delicata, con pochi appoggi scavati, quindi più tecnica per i piedi, anche se la presa top per le mani è comoda (seppur poco visibile)
L'ultimo pezzo è su placca appoggiata, con fessurone da tenere, e anche una comoda scala
Si giunge alla nicchia con libro di vetta, infine si fanno gli ultimi 3 gradini di roccia e si sbuca in vetta
Se siete nei paraggi di Bologna e vi piacciono le ferrate, provatela (non dopo piogge intense)!
Nota importantissima:
E' fondamentale stare un attimino concentrati sul cavo della ferrata e sui segnali inequivocabili EEA (cartelli rossi)
In alcuni tratti si affiancano da vicino le vie di arrampicata, incrociando almeno un paio di volte verso sxm i cavi metallici che collegano (per sicurezza e manutenzione) le soste e gli anelli di calata di tali vie.
Questi cavi per quanto sicuri, oltre a non essere adeguati da ferrata (sono più sottili), hanno pochissimi fittoni: cioè solo in corrispondenza delle soste delle vie o pochi più.
Inoltre si interrompono spesso all'improvviso (anche se è presente qualche via di fuga, ma non in sicurezza, solo su sentierini di servizio a picco sulla parete), o a quanto ho saputo, ci sono tratti di corde fisse (non cavi, corde: vecchie e usurate).
Prendere uno di questi cavi, oltre ad essere pericoloso per il ferratista, è estremamente pericoloso nel caso ci siano arrampicatori sulle vie sotto.
In questa ferrata non ci sono traversi (ecco cosa manca...), quindi se si tengono gli occhi aperti e il cervello wired, è pressoché impossibile sbagliare strada: bisogna salire sempre!
In realtà, se leggete tanti commenti su internet, purtroppo molti riescono a sbagliare: di solito neofiti di ferrate lanciati nel classico esperimento antropologico-darwiniano TSE - Test Solitario Evolutivo.
La via è breve, suddivisa in 4 parti, sostanzialmente in corrispondenza dei 3 settori di arrampicata suddivisi dalle grandi cengie (basso, medio/new, alto) + 1 ultimo tratto, che si sviluppa dietro la parete di arrampicata del settore Alto: è quello tratteggiato, su placca appoggiata in mezzo al bosco, quindi panoramicità pressoché nulla, anche se rimane suggestiva.
Arrivati in cima si gode il poco panorama sulla val di Setta e valle del Reno per poi si ridiscendere per sentiero ripido (molto), poco chiaro, scivoloso, nonché guduriosa attraversata in un bosco di querce nane, acacie e pungitopo
Il tracciato è questo reperibile su internet, i tratti in alto li ho aggiunti io, così come una modifica alla tracciatura, secondo la mia opinione, si sviluppia più a sx rispetto a quella disegnata.
Parete di Badolo
L'avvicinamento è nullo (5' dalla macchina al tornante di Badolo Basso), la ferrata è breve, 45' di buon passo, 1h andando piano con principianti e qualche sosta necessaria visto il caldo (9 luglio).
Non è una ferrata banale, tutt'altro: è usata come scuola dal CAI Bologna (e non solo), è un ottimo allenamento invernale/autunnale, presentando ogni aspetto fondamentale delle vie ferrate.
Si trovano scale, pioli, fittoni; gradoni, diedri, placce verticali, placche appoggiate, pezzi leggermenti strapiombanti, per affrontare i 150m di dislivello tra l'attacco e la cima. La corda dal 2011 è stata sostituita dal CAI (prima era sottile e spesso penzolante), ora è bella spessa, salda e tesa, l'unica cosa a volte la fittonatura è distante.
Come molte delle vie di arrampicata (quasi tutte), quest'arenaria è stata scavata per creare qualche appiglio e appoggio, altrimenti ci si troverebbe in condizioni di liscio assoluto, molti appigli sono buoni, altri sono svasi, al buon ferratista/arrampicatore la scelta. Io andavo su quelli comodi
Arenaria... sabbione malefico, via sporca quindi occhio a chi sta sopra che magari sassi no, ma sabbione negli occhi ti arriva.
E' opinione comune che con 1500-1800m di quota in più, sarebbe da considerarsi una ferrata a tutti gli effetti difficile. A quota 400m slm il problema a luglio è però il caldo ...
Si attacca la prima parte con gradoni e poi scala
Usciti dal diedro con scala, ci si trova in una bella placca appoggiata che poi riprende la verticalità!
Che riprende la verticalità fino all'uscita del primo tratto
Ci si trova quindi su una cengia terrazzino, unico accesso alla parete di arrampicata di Badolo Medio.
Si riparte con diedro/fessura, lungo e da lavorare assolutamente in sostituzione per non bruciarsi le mani
Qui l'uscita è su placca pressoché verticale, senza troppi appigli/appoggi
Foto di gruppo
Si controlla la progressione
L'uscita di questa placca coincide con 2 scalini fittonati e una scaletta di 1,5m strapiombante (non ho foto mie: allego da altro sito http://geb135.altervista.org/2012 Badolo.html - la foto inganna, non è così strapiombante)
Terminato questo tratto, si esce sul cengione di Badolo Alto.
Parte ora il penultimo tratto, tutto a sinistra della parete di arrampicata (comunque dall'uscita su cengia si vedono subito le indicazioni per il proseguimento).
Ho poche foto, è il tratto più rognoso, pochi appigli, chiodatura lontana, senza considerare che se uno ha trazionato molto con le braccia, qui c'è da lavorare!
L'uscita di questo tratto è delicata, con pochi appoggi scavati, quindi più tecnica per i piedi, anche se la presa top per le mani è comoda (seppur poco visibile)
L'ultimo pezzo è su placca appoggiata, con fessurone da tenere, e anche una comoda scala
Si giunge alla nicchia con libro di vetta, infine si fanno gli ultimi 3 gradini di roccia e si sbuca in vetta
Se siete nei paraggi di Bologna e vi piacciono le ferrate, provatela (non dopo piogge intense)!
Nota importantissima:
E' fondamentale stare un attimino concentrati sul cavo della ferrata e sui segnali inequivocabili EEA (cartelli rossi)
In alcuni tratti si affiancano da vicino le vie di arrampicata, incrociando almeno un paio di volte verso sxm i cavi metallici che collegano (per sicurezza e manutenzione) le soste e gli anelli di calata di tali vie.
Questi cavi per quanto sicuri, oltre a non essere adeguati da ferrata (sono più sottili), hanno pochissimi fittoni: cioè solo in corrispondenza delle soste delle vie o pochi più.
Inoltre si interrompono spesso all'improvviso (anche se è presente qualche via di fuga, ma non in sicurezza, solo su sentierini di servizio a picco sulla parete), o a quanto ho saputo, ci sono tratti di corde fisse (non cavi, corde: vecchie e usurate).
Prendere uno di questi cavi, oltre ad essere pericoloso per il ferratista, è estremamente pericoloso nel caso ci siano arrampicatori sulle vie sotto.
In questa ferrata non ci sono traversi (ecco cosa manca...), quindi se si tengono gli occhi aperti e il cervello wired, è pressoché impossibile sbagliare strada: bisogna salire sempre!
In realtà, se leggete tanti commenti su internet, purtroppo molti riescono a sbagliare: di solito neofiti di ferrate lanciati nel classico esperimento antropologico-darwiniano TSE - Test Solitario Evolutivo.
Ultima modifica: