È quello che accade nello sci: il freerider o presunto tale vede solo la neve fresca ed inorridisce di fronte ad un'asta più stretta dei dieci centimetri, il garista vuole solo neve al limite del vetro e a sua volta inorridisce se ai piedi non ha degli strumenti di tortura da aprire al fondo di ogni pista (magari anche nel mezzo) con putrelle buone per binari ferroviari, il turista vuole neve ne troppo soffice ne troppo dura, il sole perenne, ed attrezzatura che "tenga" o che galleggi (a seconda della maggiore predisposizione per l'una o l'altra delle prime due).
Lo scialpinista vede solo fatica e salita, gli impianti li smonterebbe tutti e inorridisce (lui) di fronte a quasi tutto: sci larghi, stretti, scarponi.... il suo assillo il peso.
Lo sci olistico, viceversa, dovrebbe comprendere tutta l'esperienza neve sugli assi (magari anche il fondo): la neve è bella tutta, in tutti i modi e la si comprende solo vivendola appieno. Trasferendo le esperienze da un modo all'altro di viverla.
Che senso ha dire: ah, io in pista niente! Lo sci è solo fuoripista nella Powder, per sciare in pista me ne vado al cinema.
O al contrario: ah, lo sci vero è solo condizione, gesto atletico, tenuta sul ghiaccio e carvate a tuono.
Oppure ancora: massa di pecoroni sfaticati che andate solo con impianti altrimenti non avete le palle per la montagna! Bisogna faticare e sputare sangue altrimenti non vale una cippa!
Ma quale gusto si ha ad andare in montagna se si ricercano comodità da salotto e non si completa la propria tecnica anche affrontando situazioni non dico estreme, mancherebbe, ma anche solo un poco più complicate ed impegnative rispetto alle proprie abitudini?