Mont OLAN, COULOIR NORD: nelle terre estreme!

BEO

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Quella che vi racconto oggi non è una sequenza di curvoni su polvere, non vi parlerò di sei od ottanta curve, oggi vi scriverò di un'avventura in montagna condita di tutti gli ingredienti che solo i posti di un certo tipo possono vantare, vi racconterò di un viaggio più che di una discesa, vi racconterò di tre amici: un certo Dario detto a ragione "il Saggio", con un passato da reietto istruttore barbacai, anni di speleologia ed alpinismo, telemark e sci pendente... ora mio fornitore ufficiale di birra Vais al suo "Raggio di Sole"; poi Cala il teenager di trentotto anni che ora, complice l'infermiera che gli ha curato la sua manina tempo fa e che l'ha apostrofato squittendo come " il famoso alpinista Cimenti" viene chiamato sempre così, anche dai famigliari... ed il sottoscritto che come è noto, è una persona quasi trattabile, solo se allegramente su qualche pendio possibilmente inclinato...

Tempo fa tentando di arginare la mia morbosa curiosità verso canali,pareti e pendii, mi ero imbattuto nella foto di questa montagna rocciosa ed un po' cupa... già perché l'Olan è lontano, piantato al fondo di una valle nell'estremo nord del parco degli Ecrins...

La sua Aguille d'Olan potrebbe essere una sfida sciistica di un certo spessore, ma il mio interesse è stato catturato dall'incassato canale nord che anche con la colpa di non uscire sopra ad un colle od in cima, contiene una serie di caratteristiche tecniche molto appetibili: un bel 5.4 sciistico con pendenze sui 50 grassi, una goulottina dove finalmente usare i due attrezzi, insomma bello!

La classica finestrella di bel tempo di qualche giorno ha innescato il meccanismo; lunedì scorso mentre scendevamo insieme il famigliare nord est del Bouchet su neve invernale da urlo, ho proposto la giterella ed il giorno dopo mentre con Dario e rispettive consorti salivamo al Thabor in una giornata ventosa ho definito i dettagli.

Mercoledi con una buona ora di ritardo, abbiamo abbandonato una Sestriere non troppo affollata nonostante le piste ancora in condizione e siamo partiti alla volta dell'estremo nord del Parco...
A Briancon mentre ci procuravamo qualche porcheria da mangiare al bivacco, ci siamo imbattuti nella scolaresca del Rouge formata da: Pandolfi; Rouge ( eviterei di sottolineare il dramma dei suoi boardshort floreali comprati anni fa dai cinesi...) Sacha, Tom e Ben tornati da un cartonato Pelas Verney...

La foto è stata titolata "Team Disagio"...

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Dopo aver guidato per un centinaio di km abbiamo raggiunto il paese di Desert-en Valjouffrey e sotto il tiro di battute ironiche della signora del villaggio che si chiedeva dove volessimo andare alle sette di sera e se avevamo le pile frontali, abbiamo iniziato il trasferimento verso il bivacco distante 11km di cui 7 senza neve...

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Raggiunta la neve, mentre il giorno alzava le tende ho cominciato a lottare con un noioso problema al ferretto che fissa le pelli del mio FX94 e mentre i miei soci mi seminavano quello si è rotto definitivamente...
Risolta la cosa con il laccetto elastico che uso per fissare gli sci ed avvolto dal buio mi sono messo sulle tracce dei miei due soci maligni!

Mentre Hiromi mi faceva capire cosa voglia dire suonare il pianoforte, risalivo questo sinistro vallone bagnato da alte cascate, attraversando al buio giganti valanghe ed ogni tanto spegnendo la frontale per vedere se in lontananza avrei potuto riconoscere la lucina dei due ...

Verso le 21.30 li becco alla base di una rampa, del bivacco neppure l'odore...risaliamo una ripida sponda che porta a delle cengie, unico posto dove ipotizzeremo di pernottare e mentre nella mia mente si materializza una sensazione denominata "truna e noia" tac il vecchio segugio trova la casupola.

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All'interno di questo antro naif ci organizziamo per la notte, mentre mi cambio noto il casco che Ferrino ha donato al "famoso alpinista Cimenti" posizionato in un curioso assetto sopra la candela accesa ed una fiammella blu stile fuoco fatuo che frigge la parte anteriore...spengo il falò e poi rischio un collasso dal ridere... l'ilarità si spegne quando scopriamo che la bomboletta del gas comprata da Dario non è compatibile col fornello... No ***** negarsi le prelibatezze liofilizzate no eh!?

E qui l'istruttore Cai reietto ed espluso tira fuori il ranger che cova dentro di lui e carica la stufa, peccato che la legna umida esploda in un sfumata che rende il mattino traguardo non facile... dopo un'altra mezz'ora il fuoco finalmente ci scalda la cena ed a mezzanotte riusciamo ad andare a dormire.

Al mattino l'Olan ci fa l'ennesimo scherzo, sopra alla conoide una prima goulotte di quindici metri porta ad una rampa molto ripida di neve ed ad una seconda goulotte di trenta!!! Ma da dove è uscita!?!?!?! Io non avevo visto nessuna seconda fottuta goulotte!!! Abbiamo portato solo la corda da trenta! Depressione!!!
130km di furgone, 11 di spostamento e per niente??? No No No

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Per non perdere la giornata, decidiamo di andare fino li sotto ed al massimo fare un tiro di ghiaccio, sono molto demotivato... salgo senza voglia verso la base della parete, quando i miei soci un po' più avanti mi urlano che il canale parte incassatissimo a destra!!! Evvai siamo in ballo, mi torna sia il sorriso che le energie...

la conoide che porta al risalto è già sopra i 40, il posto è come nella foto: pura crudaggine!

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Passata la famosa goulottina, piuttosto banale, prepariamo un terrazzo sulla schiena d'asino a 55 gradi dove ci fermeremo in discesa, li sopra ad una placca fissiamo la corda ad una buona sosta per la calata in discesa...

La parte superiore del canale la percorriamo veloci sotto una scarica continua di sassolini bastardelli e dolorosi ( vero Cala..?) che oltre a rendere omaggio ai nostri caschetti compromettono non poco la discesa...

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Arriviamo velocemente alla fine del canale dove scaviamo un bel posto per le solite operazioni...
La discesa mi impone una certa attenzione, la prima parte sui cinquanta grassi e con qualche pietruzza di troppo non mi permette di fare troppo il furbo, scendo curvando qua e là dove la neve non nasconde troppe trappole e dopo una cinquantina di metri mi sposto sopra ad una contropendenza a sx ripidissima e molto bella li scio cinque sei curve in expo davvero divertenti, nel frattempo anche i miei soci gestiscono il loro giro in giostra...

Arrivo alla sosta e come avevo già rimuginato in salita, invece di assicurarmi derapo fino ad uno stupido saltino, per evitare un pericoloso sgambetto, prendo la corda con una mano e la lancio lontano un paio di metri... sono sulla balzetta, se faccio una curva saltata un po' più profonda atterrerò sotto la balza, senza usare la corda... è un'idea che mi piace troppo per non provare, saltino, atterraggio sul beton, derapata da perdere le calze ed è fatta ...ah che gioia! Alla fine sono proprio un gagnetto...

Mi metto al riparo ed aspetto i soci!

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Recuperiamo le nostre cose nel pianoro marmoreo e via di curvoni fino all'ultimo lembo di neve, scaldati finalmente da un po' di sole...
Ci aspetta un'altra manciata di km in discesa per raggiungere il noto paesino e poi dovremo guidare fino a la Grave per poterci bere tre birre a testa, ottimo anestetico per i dolori alle spalle che lo zaino ci ha regalato!!!

Alla prossima!

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Dio povero: posti ai più sconosciuti, vie di ricerca e sempre iper incazzate. Siete proprio fortissimi
 

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Sempre meravigliosi i tuoi racconti :ad:
per evitare un pericoloso sgambetto, prendo la corda con una mano e la lancio lontano un paio di metri... sono sulla balzetta, se faccio una curva saltata un po' più profonda atterrerò sotto la balza, senza usare la corda... è un'idea che mi piace troppo per non provare, saltino, atterraggio sul beton, derapata da perdere le calze ed è fatta ...ah che gioia! Alla fine sono proprio un gagnetto...
Con passaggi da cardiopalma :D
 
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