Una linea fantastica visibile da ogni dove in Friuli, da Muggia a Lignano, dal Nanos all'Antelao.
Ogni persona che da Udine prende l'auto per spostarsi verso nord se la trova difronte, esteticamente perfetta, troneggia su tutta la pianura e giù fino al mare; un sogno poterla scendere sci ai piedi.
Così da un paio di stagioni a questa parte, muovendo verso le montagne l' occhio è sempre ricaduto su quel versante della val Resia, cercando di cogliere i segreti degli strati di neve che lo rivestivano, un enigma reso ancor più intricato dall'esposizione della parete, dalle dimensioni della montagna, un versante di quasi 2000 metri d'altezza e dalla particolarità di quella valle: ampia e profonda, nonché la prima valle alpina dopo la pianura. Tutte caratteristiche che rendono il versante sud-occidentale del Canin più simile a una montagna di 5000 metri che una di 2500, e pertanto la neve che lo ricopre nella stagione buona risente di tali problematiche creando equilibri quanto mai precari.
Nei miei trascorsi alpinistici e sciistici non posso dire di avere rimpianti e rimorsi per cime appena sfiorate o passaggi non superati in libera, ma avevo due sassolini, uno per piede che mi hanno accompagnato nell'ultimo anno e mezzo, due promesse che avevo fatto un amico. Da domenica me ne resta uno solo.
Avremmo dovuto scenderla insieme, ma non ci è stata data la possibilità di farlo, così ogni volta che vado a scalare in montagna, a sciare nella polvere o su una linea come questa mi porto dietro qualcosa di suo: un moschettone, un cordino, la frontale, due conchiglie che mi regalò, così che una corda invisibile continui a legarci assieme. E così ho fatto anche questa volta.
Nello sci ripido non si è legati come su roccia e su ghiaccio ma il legame che si crea tra i due compagni è ancora più forte, ci vuole una fiducia assoluta, totale. Se uno sbaglia, da qualunque lato la si guardi, si è fottuti entrambi.
La formula magica con Leo l'abbiamo già testata sulla Berdo: un auto in una valle una nell'altra, salita da un versante, discesa dall'altro, stavolta nel mezzo ci abbiamo infilato un bivacco a 2300 scavato nella neve...il resto sono alchimie che a parole non si possono esprimere.
Abbiamo quindi iniziato la nostra cavalcata nel gruppo del Canin, guarda caso da Sella Nevea, dal nostro caro rifugio Gilberti, da un pezzo di crostata di Irene e un buon caffè. Carichi come muli abbiamo spinto i nostri sci su fino a forcella Tedeschi, poi di la, nel deserto bianco dell'altipiano carsico sul versante sloveno, fino a trovare il posto giusto per la nostra tana.
Una volta trovato lo spot si inizia a scavare e a bagnarsi, ci si bagna un sacco per fare una truna come dio comanda. Dopo due ore di scavo per asciugarsi decidiamo di fare una pellatina e battere la traccia per l'indomani, ne uscirà fuori un bel concatenamento di curve su neve soffice non ancora rigelata.
La scelta di portarsi sacchi a pelo estivi risulta tutto sommato azzeccata e senza aver sofferto più di tanto alle 7 ci svegliamo, il cielo si copre, dormiamo ancora un po', abbiamo di bisogno che il sole scaldi e smolli la neve sulla parete. Alle 10 il sole torna a dominare il cielo e noi scivoliamo fuori dai sacchi, rimpacchettiamo tutto e cominciamo a salire, prima sulla traccia della sera prima poi sull'espostissimo sperone est del Canin basso. Alle 11.30 siamo in cima, con tutta calma ci godiamo la vista mozzafiato, a parte le Giulie ai nostri piedi, scorgiamo le petroliere in rada a Trieste, la laguna, Lignano, le Dolomiti(Antelao, Sorapiss..) tutti i tauri dal Venediger al Glockner fino a tornare alle mie amate Giulie.
È appena passato mezzogiorno ed è il momento di cominciare, già dalle prime curve la neve è perfetta, ha mollato quel tanto che basta per divertirsi e tirare curve anche abbastanza lunghe sui 50°. Entro nella mia mia bolla, sembra un sogno di cristalli evanescenti, scatto qualche foto a Leo, ma passa poco che mi faccio rapire dal pendio e scendo finché non sento le gambe bruciare.
Arriviamo presto alle barre rocciose. Stop. Ricalzo i ramponi, prendo chiodi e martello in cerca di qualche fessura che li possa accogliere, batto fin quando il chiodo non canta nel mondo giusto, quindi ripeto. Fatta la sosta ci caliamo per 20 metri, arrampichiamo giù per una goulottina per altrettanti e rimettiamo gli sci..adesso son solo gran curvoni fino a casera Canin.
Un altro sogno che si avvera con in più la gioia di una promessa mantenuta.
magic line
ancora parecchia neve nel vallone dell'Ursic
Leo ben carico batte su per forcella Tedeschi
deserto carsico
hotel Canin..
prove di ripido serali
hotel canin con vista
sull' esposto sperone est
a pochi passi dalla cima..laggiù in fondo Trieste...
in cima..rock'n'roll
Leo in action
ancora Leo modalità boyscout
la parete
a breve anche un bel video...
Peace&Powder
Ogni persona che da Udine prende l'auto per spostarsi verso nord se la trova difronte, esteticamente perfetta, troneggia su tutta la pianura e giù fino al mare; un sogno poterla scendere sci ai piedi.
Così da un paio di stagioni a questa parte, muovendo verso le montagne l' occhio è sempre ricaduto su quel versante della val Resia, cercando di cogliere i segreti degli strati di neve che lo rivestivano, un enigma reso ancor più intricato dall'esposizione della parete, dalle dimensioni della montagna, un versante di quasi 2000 metri d'altezza e dalla particolarità di quella valle: ampia e profonda, nonché la prima valle alpina dopo la pianura. Tutte caratteristiche che rendono il versante sud-occidentale del Canin più simile a una montagna di 5000 metri che una di 2500, e pertanto la neve che lo ricopre nella stagione buona risente di tali problematiche creando equilibri quanto mai precari.
Nei miei trascorsi alpinistici e sciistici non posso dire di avere rimpianti e rimorsi per cime appena sfiorate o passaggi non superati in libera, ma avevo due sassolini, uno per piede che mi hanno accompagnato nell'ultimo anno e mezzo, due promesse che avevo fatto un amico. Da domenica me ne resta uno solo.
Avremmo dovuto scenderla insieme, ma non ci è stata data la possibilità di farlo, così ogni volta che vado a scalare in montagna, a sciare nella polvere o su una linea come questa mi porto dietro qualcosa di suo: un moschettone, un cordino, la frontale, due conchiglie che mi regalò, così che una corda invisibile continui a legarci assieme. E così ho fatto anche questa volta.
Nello sci ripido non si è legati come su roccia e su ghiaccio ma il legame che si crea tra i due compagni è ancora più forte, ci vuole una fiducia assoluta, totale. Se uno sbaglia, da qualunque lato la si guardi, si è fottuti entrambi.
La formula magica con Leo l'abbiamo già testata sulla Berdo: un auto in una valle una nell'altra, salita da un versante, discesa dall'altro, stavolta nel mezzo ci abbiamo infilato un bivacco a 2300 scavato nella neve...il resto sono alchimie che a parole non si possono esprimere.
Abbiamo quindi iniziato la nostra cavalcata nel gruppo del Canin, guarda caso da Sella Nevea, dal nostro caro rifugio Gilberti, da un pezzo di crostata di Irene e un buon caffè. Carichi come muli abbiamo spinto i nostri sci su fino a forcella Tedeschi, poi di la, nel deserto bianco dell'altipiano carsico sul versante sloveno, fino a trovare il posto giusto per la nostra tana.
Una volta trovato lo spot si inizia a scavare e a bagnarsi, ci si bagna un sacco per fare una truna come dio comanda. Dopo due ore di scavo per asciugarsi decidiamo di fare una pellatina e battere la traccia per l'indomani, ne uscirà fuori un bel concatenamento di curve su neve soffice non ancora rigelata.
La scelta di portarsi sacchi a pelo estivi risulta tutto sommato azzeccata e senza aver sofferto più di tanto alle 7 ci svegliamo, il cielo si copre, dormiamo ancora un po', abbiamo di bisogno che il sole scaldi e smolli la neve sulla parete. Alle 10 il sole torna a dominare il cielo e noi scivoliamo fuori dai sacchi, rimpacchettiamo tutto e cominciamo a salire, prima sulla traccia della sera prima poi sull'espostissimo sperone est del Canin basso. Alle 11.30 siamo in cima, con tutta calma ci godiamo la vista mozzafiato, a parte le Giulie ai nostri piedi, scorgiamo le petroliere in rada a Trieste, la laguna, Lignano, le Dolomiti(Antelao, Sorapiss..) tutti i tauri dal Venediger al Glockner fino a tornare alle mie amate Giulie.
È appena passato mezzogiorno ed è il momento di cominciare, già dalle prime curve la neve è perfetta, ha mollato quel tanto che basta per divertirsi e tirare curve anche abbastanza lunghe sui 50°. Entro nella mia mia bolla, sembra un sogno di cristalli evanescenti, scatto qualche foto a Leo, ma passa poco che mi faccio rapire dal pendio e scendo finché non sento le gambe bruciare.
Arriviamo presto alle barre rocciose. Stop. Ricalzo i ramponi, prendo chiodi e martello in cerca di qualche fessura che li possa accogliere, batto fin quando il chiodo non canta nel mondo giusto, quindi ripeto. Fatta la sosta ci caliamo per 20 metri, arrampichiamo giù per una goulottina per altrettanti e rimettiamo gli sci..adesso son solo gran curvoni fino a casera Canin.
Un altro sogno che si avvera con in più la gioia di una promessa mantenuta.
magic line
ancora parecchia neve nel vallone dell'Ursic
Leo ben carico batte su per forcella Tedeschi
deserto carsico
hotel Canin..
prove di ripido serali
hotel canin con vista
sull' esposto sperone est
a pochi passi dalla cima..laggiù in fondo Trieste...
in cima..rock'n'roll
Leo in action
ancora Leo modalità boyscout
la parete
a breve anche un bel video...
Peace&Powder