Un ricordo del grande heini holzzer

bepi

Well-known member
Vorrei ricordare con alcune righe (mi scuso per averle prese da un vecchio post su internet) Heini Holzer, alpinista sudtirolese attivo dalla metà degli anni ’60.
Arrampicatore di gran classe , tracciò diverse prime salite su grandi pareti in Dolomiti (soprattutto assieme a Reinhold Messner ),
oltre a compiere una serie notevole di solitarie ed invernali.
Persona introversa, seppure allegra in compagnia, ebbe un’infanzia tutt’altro che lieta, che gli lasciò un fondo di melanconia.
Malgrado la celebrità raggiunta (un giapponese incontrato in montagna gli chiese: “tu Hölzl?”), rimase un’alpinista ‘dilettante’ che di lavoro faceva lo spazzacamino, con 50 settimane lavorative all’anno…
Teneva registro in modo acribico di ogni scalata o sciata fatta, aggiungendo a lato dei versi oppure pensieri tutt’altro che banali.
Piccolo di statura – poco più di un metro e mezzo – divenne poi uno specialista delle discese estreme con gli sci, tanto che la stampa tedesca gli affibiò il soprannome di Napoleone delle pareti
E in epoca di sci sciancrati, raggio della curvatura, scarponi rigidi o semirigidi, ed altre appassionanti discussioni circa gli attrezzi , mi piace ricordare che trent’anni fa, Holzer scorazzò sull’intero arco alpino, inanellando una discesa dopo l’altra, lungo pareti che allora erano ritenute impossibili da scendere con gli sci - e che tutt’oggi non sono ancora diventati percorsi, come dire, affollati - il tutto con un paio di Völkl e un attacco Marker, con cui adesso non scenderemmo nemmeno per una pista rossa…
E furono davvero discese temerarie per l’epoca, come la nord della Cima Presanella, il Biancograt al Piz Bianco, oppure lo sperone della Brenva al Monte Bianco, la est del Gran Paradiso, la nord dell’Auguille d’Argentière o la seraccata nord del Lyskamm Occidentale.
Dopo la nord del Gran Zebrù doveva venire il Piz Roseg. Ormai Heini aveva accarezzato l’idea interrompere la pericolosa spirale di discese sempre più spinte… “solo alcune discese ancora…poi basta”, del resto le oltre 100 prime discese potevano essere sufficienti!
Però prima voleva scendere da nord-est del Piz Roseg, che lo aveva già respinto diverse volte: dopo sei tentativi, Holzer inizia la sciata sul ripido pendio. Le condizioni questa volta sono buone, ma, solo dopo alcune curve, la caduta… forse l’attacco Marker – che già in precedenza sul Cristallo gli aveva dato problemi – si è aperto…?


Alla base di questa ombrosa parete, quel lunedì 4 luglio 1977, si concluse il viaggio di Heini Holzer, spazzacamino nella vita, brillante arrampicatore e temerario sciatore che in montagna aveva trovato la sua “vera” altezza.


Suo figlio Markus - che ora gestisce un ristorante di R. Messner a Solda - conserva un foglio di carta sul quale il padre aveva a suo tempo disegnato un cervo, affidandogli il compito di continuare il disegno colorando il bosco, poiché “senza un bosco un cervo non può sopravvivere”.


Ed è con queste sue parole, che ben riassumono lo spirito liberatorio della sua ‘esplorazione verticale’, che amo ricordare la figura di Heini Holzer, un uomo in cui piccolo ed immenso hanno convissuto, dimensioni opposte in costante lotta l’una con l’altra:




“La mia traccia la disegno più volentieri
dove nessura altra conduce.
Mi posso voltare e giudicarla,
ciò che altrimenti non potrei fare,
poiché si perderebbe tra le tante tracce degli altri”

Heini Holzer
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Holzer e Toni Hiebeler
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Lo spazzacamino...
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Holzer discende la nord del Piz Palü
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Allegati

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Altri tempi, altre fotografie, altra cultura, altri uomini... altro sci. Grazie per il ricordo.

E' stato un "piccolo" grande uomo..........Ha portato per primo nel nostro paese lo sci estremo! se mi posso permettere un giudizio, forse superiore ad un altro grande dello sci, Toni Valeruz. Heini non voleva usare l'elicottero e scalava le pareti prima di scenderle.......Mi riempie il cuore di appassionato di sci e della montagna poterlo qui ricordare......
 
Le foto del Piz Roseg....L'ultima impresa di Heini Holzer

Heini Holzer e Sieglinde Walzl la mattina del 3 luglio 1977, sotto il Piz Roseg
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La parete nord-est del Piz Roseg con il percorso di salita e discesa di Heini Holzer, il 4 luglio 1977
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Sempre da Internet alcune righe sull’ultima impresa di Heini….:




Heini Holzer era un’accorto sperimentatore e non lasciava nulla al caso! Ma forse la questione è un’altra. Dico forse, perché non ci sono testimoni oculari della fatale caduta, quindi si tratta comunque di supposizioni.
La Marker, che all’epoca sponsorizzava Holzer, mise sul mercato e pubblicizzò un nuovo tipo d’attacco di ‘sicurezza’, che doveva aprirsi in caso di caduta.
Per uno sciatore su pendenze al limite del fattibile invece, la perdita di uno sci è fatale, poiché le probabilità di frenare una caduta sono alquanto improbabili. Heini cambiò quindi attacco, ma già alla prima discesa, sulla Punta Anna, dovette constatare la scarsa affidabilità di questo nuovo tipo d’attacco, che durante la sciata si aprì… fortunatamente non in un punto critico!
Per Holzer fu un avviso. Approntò delle modifiche all’attrezzo e tirò al massimo il regolatore…
Per la stagione del ‘77 i suoi due obiettivi primari erano la discesa dal Gran Zebrù e quella dal Piz Roseg. Specialmente quest’ultima, nel Bernina, che lo aveva già respinto varie volte!
Sabato 2 luglio supera la nord-est del Gran Zebrù, con pendenza fino a 52°. La stessa sera prosegue per Pontresina e “un po’ nervoso” sale al Rifugio Tschierva. Vuole bissare il successo ed è ansioso di chiudere la partita con il Piz Roseg. Sarà il suo sesto tentativo.
Il giorno dopo risale la parete nord-est, insieme alla sua compagna ed un amico. Le condizioni della neve sembrano buone. Assaggia alcune curve sul pendio sommitale, assicurato alla corda… poi desiste. Ormai la neve è troppo riscaldata dal sole. Inoltre le scariche che partono potrebbero mettere in pericolo una cordata che ancora sta risalendo la parete. Heini deve rinunciare un’altra volta. A malincuore scende per la cresta, accompagnato da Sieglinde e Helmut, che in serata rientrano verso casa per la settimana lavorativa. Holzer non desiste e vuole ritentare il giorno seguente. In fondo anche la nord-ovest del Gran Paradiso gli era risuscita soltanto al sesto tentativo…
Quel lunedì 4 luglio risale per la settima volta la nord-est del Piz Roseg. Alle 6 del mattino è già in cima. Sembra essere la volta buona. Scambia alcune parole con una guida svizzera. Le sue ultime parole.
Heini si affretta e inizia l’agognata discesa. Dopo alcune curve, una racchetta affonda nella neve molle, scaldata dal forte sole mattutino. Holzer si sbilancia all’indietro… cade, ma con pronta reazione riesce a ristabilirsi e a continuare la sciata. Fortunatamente in questo punto la pendenza del pendio non è ancora proibitiva. Sparisce quindi alla vista della guida…
Quello che è successo poi non è dato sapere. Che la fatale caduta sia stata causata dall’apertura di un’attacco è un’ipotesi abbastanza accreditata, visto l’accaduto precedente.
Il gestore del Rifugio Tschierva osservò con il fiato sospeso la temeraria discesa: ad un certo momento vide con il binocolo il puntino nero – che fino ad allora era sceso con dei regolari zig-zag – precipitare verticalmente… ad una velocità sempre maggiore… fino giù, in fondo alla parete.
In fondo alla parete – che è il momento culminante d’ogni discesa, come amava ripetere Heini.


“L’attimo, in cui dalla morte torni alla vita,
la paura cede alla gioia,
è l’attimo più bello di una discesa estrema”
 
Holzer

Un mito!!
Tra le altre cose, ha sceso per primo,
il mitico, almeno per me, il canalone di Lourousa
nelle Alpi Marittime.
 
Bel post! E' solo conoscendo la storia dell'alpinismo e dello sci (alpinismo/ripido/estremo) che possiamo fare le nostre esperienze in montagna con un po' più di consapevolezza.
 
Bel post! E' solo conoscendo la storia dell'alpinismo e dello sci (alpinismo/ripido/estremo) che possiamo fare le nostre esperienze in montagna con un po' più di consapevolezza.
....è vero!...... e in più allarghiamo i nostri orizzonti oltre i confini ristretti di una discesa di pista.....
 
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