DEEP, EAST, STEEP. 09.02.13, canalone Comici a forca Berdo

moski_89

gipsy powfinder
Spero di non annoiarvi ma stavolta ho scritto un sacco, per me ha un importanza particolare. Non sono riuscito a trattaenermi. :HIP

Mi sono innamorato di lei dal primo momento in cui l’ho vista. L’ho desiderata da quel preciso istante. Era il 17 marzo del 2007, le 4 del pomeriggio circa, avevo appena imboccato la Spranga che lei comparve li, alla mia destra, una linea incredibile pensai. Non avevo idea di cosa fosse, feci una foto e proseguii per la mia strada, il bivacco Mazzeni, l’indomani da solo avrei dato inizio a una perversione per il ripido scendendo il canalone Huda Paliza.

Un anno più tardi scoprii cosa quella superba linea fosse. Il canalone Comici alla forca Berdo. Lo scoprii grazie al libro/diario di Mauro Rumez, e lo scoprii grazie a mio padre.
Mio padre che accompagnò a piedi, due anni dopo la prima discesa, chi né compì la prima (e molto probabilmente unica) ripetizione. Era il 1988.
La stessa persona mi insegnò la nobile arte dello sciare in neve profonda e mi consigliò su come e dove muovere i primi passi sul ripido, ma ogni volta che gli chiesi qualcosa su quella discesa finiva per storcere il naso. L’aveva desiderata e amata, infine dopo averla percorsa la odiò.

Da quel 17 marzo del 2007 sono passati quasi 6 anni, ed ogni anno come un pellegrino ho portato i miei sci su uno dei fantastici percorsi che l’alta val Saisera e la Spranga offrono, ogni volta però l’occhio ricadeva su quella perfetta linea bianca. Col passare delle stagioni la mia convinzione di poterla scendere aumentava al pari delle mie capacità. Un paio di volte sono stato vicino al sogno, ma non sono stato capace di cavalcarlo fino in fondo.
Poi un giorno di novembre del 2011, chi cavalcò quel sogno se andò, lasciandomi dentro un grande vuoto, un senso di incompiuto. Ho cercato di riempirlo con sempre più ascensioni su roccia e su ghiaccio, ma l’inverno scorso non mi ha permesso di riempirlo con l’elemento a cui era e sono più affezionato. La neve. Anche l’inverno e le nostre montagne ne sono rimaste vuote.

Ho aspettato che passasse l’estate e i primi freddi di autunno. Ho aspettato e la neve è finalmente tornata, tanta e leggera a coprire le cime e riempire i canali, anche i più stretti, anche la “mia” linea bianca.

Dopo incredibili giornate passate a riemergere da una curva e l’altra in neve profonda, nei boschetti da sogno del tarvisiano, i tempi mi sono sembrati maturi. L’incertezza che caratterizza il prologo a queste discese però è sempre tanta: sarà buona la neve, sarà abbastanza, forse troppa? Forse troppo pericoloso, il bollettino dice pur sempre tre…ma ho sciato, ho girato, osservato e studiato, avevo la certezza che le condizioni fossero perfette, ma ancora un dubbio mi insinuava nella testa.
Questa volta avevo bisogno di qualcuno con il giusto entusiasmo e la giusta spensieratezza per lasciare quel dubbio a casa, chi sen non Leo, conosciuto appena qualche mese fa ma con il quale abbiamo già passato giornate da non dimenticare.

Venerdì sera squilla il cellulare, è Leo. Gli annuncio subito le mie intenzioni, non esita un attimo.

Sabato, 7.30, val Saisera, -13°.
Lasciamo un auto in alta Saiesra ci servirà per il rientro, la neve ha ovattato la valle, gli alberi ricordano più lo zucchero a velo delle fiere piuttosto che le dita scheletriche e nude dello scorso inverno. Fa freddo.
Veloci e silenziosi ci spostiamo a Sella Nevea, dalla caserma della Finanza cominciamo salire, passo svelto, la temperatura è questo che comanda.
Saliamo a buon ritmo, regolari, e in poco più di due ore raggiungiamo forca Disteis. Osserviamo e studiamo la linea più sicura da seguire in salita, è questo il momento che più mi preoccupava. Negli scorsi giorni il vento ha lavorato molto il manto nevoso, a queste quote poi il sole non ha scaldato abbastanza da consolidare alla perfezione i vari strati, dobbiamo procedere con cautela evitando di tagliare quei pendii dove gli accumuli sono più instabili.
Una placca da vento sui 45° gradi ci fa palpitare per qualche momento giusto prima di imboccare il canalino che ci porta in forcella. Entrati nel canale le paure cessano, ma la progressione si fa più faticosa, la neve è leggera e profonda e per battere traccia siamo costretti ha dare fondo alle nostre energie, d’altronde la neve profonda e leggera era proprio ciò che ci aspettavamo.
Finalmente raggiungiamo la forca, stretto intaglio tra due pareti di grigio calcare, il vento gelido e la rigida temperatura (-20°/25°) ci fanno affrettare le manovre di rito: togli i ramponi, togli le pelli, vestiti, tazza di thè caldo, metti gli sci, blocca gli sci scarponi, su la leva degli attacchini. Non facciamo in tempo a renderci conto del budello che precipita 1500 metri più in basso in Spranga sotto i nostri sci, che le muffole in piuma assumono un aspetto cartonato, i baffi e la barba si ricoprono di ghiaccioli. È meglio partire. L’ansia da prima curva oggi non c’è. Ho aspettato troppo tempo per vivere questo momento che l’ansia non trova posto nella mia mente.
Inizio a scendere con leggerezza, la neve è buona, ma la pendenza molto accentuata, scendo 50 metri e faccio segnale a Leo di raggiungermi, di fare attenzione a quel punto dove c’è un po’ di ghiaccio. Con questa modalità da cordata, scendiamo i primi 300 metri di canale, ogni tanto mi fermo a misurare l’inclinazione del pendio, siamo sempre li tra 52° e 57°, finche non raggiungiamo la cascata che blocca il passaggio. Aggiungiamo un cordino in kevlar alla sosta e ci caliamo.
Finalmente il canale inizia ad addolcirsi e un ultimo passaggio largo quanto gli sci ci porta in una zona più larga.
Ora con la pendenza sensibilmente diminuita (45°) possiamo cominciare a lasciar andare gli sci, curvoni sempre più lunghi, sempre più veloci, la neve lo permette. Ad ogni curava un po’ di neve polverosa insegue le code dei miei sci, con tanti cagnolini che cercano di mordermi raggiungo l’uscita del canale, un urlo e uno sguardo in alto mi stampano un gran sorriso in faccia. Quando Leo mi raggiunge la sua espressione non è tanto diversa dalla mia…ma non è ancora finita, abbiamo ancora un salto da superare, forse con una breve doppia, forse in qualche altra maniera..
A 1500 metri di quota una zona di ripide pareti e cascate azzurre ci sbarra la strada, stiamo meditando di attrezzare una doppia su di un larice quando scorgo un passaggio: uno stretto canaletto che sembra portaci a più dolci pendii, è fatta penso! Pensiero quanto mai sbagliato. Niente bisogna fare un'altra doppia, ma non ci sto, guardo Leo e gli dico che saltiamo, sono 4-5 metri verticali, ma l’atterraggio è buono e sembra morbido,vado.
Un momento interminabile fin quando non mi ritrovo in un metro di neve leggerissima, le punte degli sci si infossano, ma dopo poco mi ritrovo in piedi. Anche Leo senza troppi pensieri salta, anche a lui le punte si infossano, una capriola e poi anche lui di nuovo in piedi.
In breve arriviamo alle piste da fondo e poi alla macchina, quando mi stacco gli sci al parcheggio, capisco che fatta, che è finita.

Quella linea che ho desiderato per anni ora è mia, la discesa più entusiasmante che abbia sciato, qualcosa di incredibile, qualcosa che in parte è riuscita a riempire quel vuoto. Non la odierò, anzi la amerò per sempre.


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la linea bianca

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a forca disteis, forca berdo è l'intaglio netto a destra

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sui ripidi traversi in salita

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ingresso canale

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pochi metri sotto la forca

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ancora nella parte alta

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doppia

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all'uscita del canale

un grazie immenso a Leo per le foto! io non sono riuscito a tirar fuori la batteria della macchina per il freddo!

giusto due dati tecnici
salita: 1450 m
discesa: 1650 m
diff.: 5.3, E3, 55°(300 m), 45°(700 m), doppia da 30 metri

Peace&Powder
 
bravo moski, complimenti a te e al compagno d'avventura per l'impresa
il racconto che hai fatto colpisce per determinazione e passione, diciamo anche per un bel coraggio, certo che qua siamo ben oltre alla "quotidianità"

si potrebbe aprire sul forum una sezione ripidisti....
 

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Mamma mia che spettacolo. Non solo l'impresa (e che impresa!!) ma anche il racconto con le emozioni e la passione che hai saputo trasmettere. Tantissimi complimenti, e soprattutto Grazie per aver voluto condividere questo momento con noi!
 
Non conosco minimamente quelle zone ma complimenti: sembra decisamente una discesa impressionante. Bellissima la "linea bianca" della prima foto
 
Beh, che dire, complimenti davvero!!!:clap::clap::clap:
Questa è davvero un sogno...tra l'altro non avevo mai pensato alla possibilità della salita da sud!
Grazie per qst bellissime foto Moski e davvero ancora grandi complimenti!:ad:
Giusto una domanda. Per dove avete passato la fascia di rocce bassa?
 
il dieci scatta subito dopo aver letto il racconto!!! bellissimo, riesci davvero ad emozionare!!!
complimenti per la vostra avventura e alcune foto mi sono piaciute molto
davvero bravi!!!
saluti
G.
 
Bellissimo, e complimenti!

p.s. Però il 10 no fino a che non ci metti foto che non sembrino uscite da una scansione anni'90.. HIHIHI
 
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