Grazie "Diretur"

skicentral

Well-known member
Non sò perchè ma in questi giorni in cui le valanghe stanno venendo giù ovunque la mia mente è andata a ritroso nel tempo a quando ho iniziato a scoprire il mondo del "freeride" passando da quello dei "fuoripista" fatto con gli sci da gigante alti 2 mt. Saranno passati almeno una decina di anni da quando mi sono "convertito", sempre cercando di imparare da chi nè sa più di me di carpire qualcosa in ogni momento, in ogni frase, in ogni movimento. Alcune cose mi sono riuscite bene altre cerco sempre di migliorarle ma un grande ringraziamento per va a quello che è stato il "Diretur" ovvero Emilio Previtali ed ha quello che mi ha dato con lo stupendo e mai dimenticato "FREE.RIDER" e con lui tutte quelle persone che riportavano nei loro articoli le loro sensazioni e quelle emozioni che solamente uno spirito "free" può darti dai mitici componenti della banda della "Uno Rossa", Giuliano Bordoni, etc.
Tutto questo perchè? Perchè in uno dei tanti articoli dei loro servizi veniva riportato la storia raccontata da un'indiano (se non ricordo male) o da un vecchio incontrato durante uno dei tanti report from USA/CANADA, quella storia ha un senso, un senso profondo che mi ha portato a copiarmela su di foglio, poi sul pc, poi su tablet e su uno smartphone e poi.... chissà.... Quell'articolo diceva queste parole:

“In una valanga segui la neve, essa sarà immobile. Gli esseri umani tendono a soccombere agli eventi quindi tentano di controllarli creando certezze fittizie o catene. Senza capire che l’unica via di salvezza che equivale a vivere dunque a volare è semplicemente seguire il flusso degli eventi. Così quando scii in una valanga segui la neve, raggiungi la stessa velocità della massa di neve che casca ed essa ti sembrerà immobile e ciò che conta sarà il risultato e il risultato sarà che avrai raggiunto il traguardo…vivo, più che mai. Non sfidare, capisci…non c’è sfida c’è complicità, partecipazione, fiducia. Il coraggio è vivere insieme al nemico non combatterlo.”

Poi proseguiva con questa considerazione:

“In montagna il nemico non è la natura ma è l’uomo che è un intruso e la invade: un parassita! Capisci siamo dei parassiti. Un parassita è qualcosa che trae vantaggio dal corpo che invade senza restituire niente. In montagna quando c’è una valanga la natura si sta liberando di una massa di neve, perché un equilibrio viene modificato. Cerca di vedere le cose da un altro punto di vista. Ad esempio io mi ammalo, come guardo la mia malattia? Solo come una malattia che va curata oppure la spia di qualcosa che c’è sotto che vuole esprimersi? La natura, quando avviene una valanga, si libera di un eccesso, ma non lo vuole, la natura non ha eccessi ma solo equilibri: se l’uomo si mette davanti a qualcosa più grande di lui e si pone come vittima, in realtà è lui che è fuori luogo, non è né grande come la natura né attrezzato a tal punto da evitare il pericolo, che è un pericolo per l’uomo…che è un intruso. Allora bisogna capire. L’unico modo per sopravvivere alla situazione è l’adattamento, dunque ciò che io posso fare è imparare dalla natura stessa, diventare neve, diventare valanga, correre alla sua velocità, al suo passo in simbiosi.”

Quelle parole hanno molto influenzato il mio modo di pormi di fronte alla montagna, che sia Alpi o Appennino (sono un Appenninico che ama le Alpi e sogna molte di quelle montagne lontane, ma ancor di più ama le montagne che lo hanno cresciuto) e che ogni volta che c'è una valanga mi tornano sempre in mente, tanto da saperle oramai a memoria. Fortunatamente non sono mai stato investito da una valanga, le ho viste staccare, ma ho fatto il "figurante" durante una serie di esercitazioni con un fantastico gruppo del Soccorso Alpino con componenti di Borno, Brescia e Bormio (almeno cosi non si offende nessuno) ed ho capito quanto può essere pauroso sentirti sotto due metri di nevi e magari a testa in giù (anche avendo una radio per sicurezza) ed ho "sentito" quanto può esser bello sentirti leccare da un cane che ha scavato sotto la neve per trovare un perfetto sconosciuto
Ora non ricordo che numero era della rivista (a parte i primi due li ho tutti) e quale era l'articolo quelle parole mi hanno colpito nel profondo, sento di dire un grazie a quelli come il "Diretur" ed i colleghi di quell'avventura che era agli albori e che si chiama "freeride". Qualcuno di loro ha scritto su questo forum, altri continuano a scriverci, del Emilio (scusami se ti dò del tu) ho visto qualche giorno fà un meraviglioso video. A tutte quelle persone che vi hanno collaborato ed anche a tutti quelli che in questi anni ho conosciuto voglio solamente dirgli un......
GRAZIE a tutti voi, da un perfetto sconosciuto!
 
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