[CMB] Pelmo per normale (cengia di Ball) da Zoppè di Cadore: magnifica avventura!

Fabio

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[h1]Escursione al Pelmo 3168 m slm, per la normale (Cengia di Ball) - 'l caregòn del Padreterno[/h1]
Il Pelmo è una delle più belle montagne delle Dolomiti Bellunesi e per la sua maestosità una delle più affascinanti di tutte le Dolomiti.
Da anni ero curioso di capire come è la sua cima e il 2 agosto sono andato a vedere.

Pelmo da Zoppè di Cadore
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Il Pelmo visto dalla mulattiera che da Zoppè di Cadore sale al Rifugio Venezia.

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Non potendo pernottare in giro è stato "obbligatorio" farlo in giornata da Padova. Decido di salirlo dal lato Valzoldano giungendo con la mountain bike fino al rifugio Venezia. Arrivo a Zoppè di Cadore alle 8 meno qualcosa, scarico la bici, controllo lo zaino e parto. Salgo "leggero".

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Partenza da Zoppè di Cadore, Dolomiti.

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Panoramica del Pelmo dalla strada forestale che sale al Rifugio Venezia.

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La impressionante mole rocciosa del Pelmo.

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Passo Rutorto, 1931 m slm; sullo sfondo il monte Pelmo.

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Foto del Rifugio Venezia visto dal Passo Rutorto.


Ho letto una miriade di relazioni sul Pelmo: chi lo descrive come facile, chi dice sia solo per alpinisti, chi dice sia obbligatorio aver con se una corda, fittoni, cordini, etc e chi lo sale alla stambecco, etc. Io decido di portarmi solo il caschetto per proteggermi da eventuali sassi, se la cengia di Ball sarà troppo complicata, giro i tacchi e torno a casa, questa è la filosofia dell'escursione. Salgo senza tirare per risparmiar energie e alle 8.50 sono in rifugio; devo fare una sosta per prendere un cappellino o una bandana, mi sono accorto di non avere un copricapo e visto il dislivello sapendo di sudare molto, devo per forza prendere qualcosa da mettere in testa. Vendono dei bellissimi buff marchiati rifugio Venezia. Perfetti.

Ci sono dei nuvoloni minacciosi in fessura, chiedo sulle condizioni meteo (pur sapendo il bollettino arpav a memoria oramai) e la gestrice mi dice che sono previsti temporali nel pomeriggio e mi chiede se volgio salire... mi fa capire che il mattino sono partiti dei gruppi alle 6, che è tardi... partire alle 9 con questo tempo non è il massimo. Mi informa che ci vogliono 5 ore per salire e 3-4 per scendere.
Quasi mi faceva cambiare idea, per fortuna arriva un'altra gestrice e mi dice, beh ma se vai su svelto ce la fai prima dei fulmini.
Si parte con il pepe al culo. Alle 9.20 sono al muro da scalare che porta alla partenza della cengia. Mi preparo, tolgo lo zaino per mettermi il caschetto e mi arriva una chiarissima "memo" sulla montagna che sto per affrontare: dal cielo sento un brontolio ed inizio a sentire dei sibili a poca distanza da me. Mi trovo nel mezzo di 2 belle scariche di sassi, una mi passa a destra ed una sinistra. Iniziamo bene... ribadisco un secondo segno della croce che non si sa mai :D

Prime roccette della cengia di Ball
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La cengia è lunga circa 900 m, ci sono dei passaggi non complicati tecnicamente parlando ma molto esposti. Alcuni tratti sono a picco sui prati sottostanti e non ammettono errori: se cadi voli per qualche centinaio di metri. Scalo senza problema la paretina iniziale, prendo la cengia ma mi "blocco" per qualche secondo appena dopo aver percorso poche decine di metri. Per l'andata il pezzo più critico per me è stato quel passaggio: si deve passare oltre un masso che ti spinge a fare una breve arrampicata sopra un canalino: non ammette errori.

Il famoso passo del gatto non mi accorgo quasi di farlo, mentre l'ultimo passaggio complicato della cengia lo trovo molto delicato: ci sono delle catinelle d'acqua su una lastra di pietra liscia inclinata verso l'esterno. Con un po' di adrenalina la passo facendo, adesso sì, un passo di gatto a carponi con sedere a terra. Esco dalla cengia e sono alla partenza del ghiaione: sono le 9.45 circa.

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Panoramica sul Passo del Gatto, via normale del Pelmo.

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Traccia della Cengia di Ball, via normale al monte Pelmo in Dolomiti.

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Passo del Gatto sulla cengia di Ball al ritorno, normale del Pelmo.

Particolare del Passo del Gatto, Pelmo
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Prima parte Cengia di Ball
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Cengia di Ball
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Cengia di Ball, Pelmo
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Parte finale cengia di Ball
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Panorami
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Da qui innesto il passo "musso" e salgo a testa bassa cercando di non scoppiare: le parole della gestrice mi hanno preoccupato "non è molto bello farsi la cengia sotto un temporale".
La prima parte è un ghiaione in cui ogni 3 passi fermi uno lo perdi :D
Il sentiero si dirige verso una barriera rocciosa: chissà come si passa. Arrivo alle rocce e scopro che il sentiero gira verso sinistra e poi seguendo gli ometti si scalano le gradinate della fascia. Molto divertente!

Si esce nel Vant: tutti lo descrivono come un bel nevaio ma il GW è arrivato anche qui. Si incontrano pochissime macchie di neve fino alla forcella. Finalmente si vede la vetta: ottimo "energizer" :D

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Nevaio del Vant e cima del monte Pelmo.

Vant, Pelmo
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Vant del Pelmo
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Forcella da cui si apre per la prima volta una vertiginosa vista verso nord-ovest: Marmolada, Civetta, Averau, Tofane, etc.

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Ambiente del Pelmo visto dalla cresta finale poco prima della croce di vetta.

Verticalità Pelmo
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Vertigni verso Selva Cadore
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Pelmo
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E terribile vedere le fessurazioni nella roccia del Pelmo, soprattutto ricordando la frana capitata poco tempo fa. Guardando cosa dovrà crollare si comprende l'ordinanza di divieto dei comuni della valle a fare escursioni sotto la parete nord del Pelmo. Questioni di mesi, anni, forse decenni, ma quelle fratture porteranno al crollo di una parte del Pelmo.

Fratture sul Pelmo
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http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/09/01/news/tragedia-sul-monte-pelmo-frana-uccide-due-soccorritori-1.1009319 Un'enorme massa di sassi, calcolata dagli esperti in circa 2500 metri cubi di materiale, si è staccata dalla cima della parete. I sassi hanno spezzato le corde alle quali erano legati Bonafede e Giustina e li hanno trascinati a valle. Il tutto, sotto i volti impietriti dei colleghi. Inizialmente s'era temuto che la tragedia avesse coinvolto anche i due alpinisti tedeschi. Il distacco del materiale aveva, infatti, creato nella zona un'enorme nuvola di polvere che ha impedito, inizialmente, di vedere bene cosa fosse successo. Poi, dopo diversi minuti, quando le condizioni di visibilità sono tornate normali, le squadre del soccorso alpino, che avevano allestito nella notte una base anche al rifugio Città di Fiume, hanno intravisto la luce dei caschetti dei due alpinisti tedeschi sulla cengia. Sani e salvi, nonostante il crollo di materiale, equivalente a quello di un condominio di 10 piani. A quel punto, nonostante la tragedia, i soccorritori non si sono allontanati ed hanno atteso il momento giusto per portare a termine il salvataggio. Alcune ore dopo, verso le 10.30, Franz Sebald Forster, 53 anni, ed Robert Wollmann, 44 anni, feriti leggermente, sono stati recuperati ed affidati al personale medico del Suem. Uno è stato trasportato in elicottero all'ospedale di Agordo mentre l'altro, meno grave, in ambulanza. Intanto, col passare delle ore, le condizioni nella zona sono diventate proibitive. Tra le 5.17 e le 12 si sono contate una decina di scariche di sassi.

La traccia prosegue rimanendo piuttosto vicina alla cresta: sentiero favoloso. Ad un certo punto si incontra l'ultima difficoltà della salita, un'ultima scalata di una roccetta con uno strapiombo a picco sulla val d'Arcia sulla sinistra, da passare senza molti appigli.

Ghiaione Val d'Arcia
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Arrivo alla croce di vetta con un bel sole ma verso sud ci sono dei nuvolosi tanto coreografici quanto gonfi di pioggia e preoccupanti. Sono le 11.30, mi fermo una mezz'ora per mangiare qualcosa aspettando che si apra il panorama e nel frattempo mi godo la cima. Il meteo non promette bene ma ora che ho fatto la cengia e "la conosco" mi sento più tranquillo.

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Croce di vetta del Pelmo, 3168 m slm, Dolomiti.

Cima del Pelmo 3168 m slm
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Panorama verso Cortina
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Sorapis
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In vetta al Pelmo
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Ambiente vetta Pelmo
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Meteo incerto e nuvoloni
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Ambiente Pelmo
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Una bellissima avventura! Erano anni che non trovavo una bella montagna così "al naturale". Siamo in alta stagione ed in tutta la salita ho incontrato 3+3 persone. Tutta la salita è "a vista", niente cartelli o vernice, niente tracce obbligate, una continua camminata e scalata di facili roccette, una delle salite più divertenti (seppur impegnative) mai fatte.

A mezzogiorno circa parto per il ritorno. Supero un po' goffamente (essendo soli meglio eccedere nella prudenza) la prima difficoltà della discesa (la roccetta incontrata prima ora è da scalare al contrario e siamo sulla cresta con il baratro a pochi metri). Scendo il Vant e arrivo alla fascia rocciosa. Qui la situazione è un po' complicata ma con attenzione a non scivolare si ritorna al ghiaione. Ghiaione che si supera in velocità seguendo i punti meno compatti e ritorno alla cengia di Ball.

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Parte del sentiero nel quale è necessario superare una barriera rocciosa particolarmente scivolosa (impegnativa soprattutto in discesa)..

Barriera rocciosa Pelmo
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Foto del ghiaione impegnativo da risalire prima della fascia rocciosa che porta al Vant.

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Prima parte del faticoso sentiero di salita per la normale al Pelmo dopo la cengia di Ball.

Ghiaione della normale al Pelmo
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Antelao Cadore
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Le difficoltà sono invertite. Il Passo del Gatto lo faccio "ridendo" mentre mi blocco ad un passaggio successivo. Sulla destra ci sono burroni verticali, non ci sono cordini, non trovo buoni appigli per le mani e devo o saltare o calarmi fino a mettere il piede in quell'appoggio usurato. Beh, è andato bene.

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Passaggio della cengia di Ball, normale al Pelmo.

Passaggio Cengia Ball
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Particolare dell'ultima parte (prima parte se si sta tornado) della cengia di Ball
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Parte finale (iniziale al ritorno) della cengia di Ball, Pelmo.

San Vito di Cadore
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Proseguo speditamente fino ad un punto in cui perdo la traccia: non trovo omini e bolli rossi. Provo ad abbassarmi a caso ma, no, non si va per di qui. Mi fermo e mi guardo in giro finchè vedo più in alto una piccola pila di sassi. Fate attenzione a non perdere mai la traccia della cengia.

Cengia di Ball, Pelmo
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Arrivo sopra il muretto di rocce iniziali e qui incontro la difficoltà maggiore della giornata: probabilmente per la fame ho perso la traccia normale e dopo un po' mi ritrovo a dover scalare al contrario la parete bianca che porta alla cengia. Con qualche azzardo la scendo e alle 13.30 sono al rifugio a godermi uno dei piatti di pasta più buoni dell'anno.

Panorama verso Val Boite: Sorapis, Cima Scotter, Marmarole e San Vito di Cadore
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Una gita sicuramente non da sottovalutare. Le difficoltà a mio avviso non sono quelle "localizzate" della cengia (passo dello Stemmo, Passo del Gatto, ed altri passaggi) ma la progressione continua su terreno da "interpretare", intuire e seguire nei suoi punti più deboli. Uno scivolone nella cresta finale o nella barriera rocciosa prima del Vant anche se il sentiero non è esposto come la cengia potrebbe avere effetti molto simili. Una gita da fare con una buona preparazione fisica e con un po' di preparazione alla montagna... per capirci, non farei mai la cengia di Ball con una persona che non "si mangia le ferrate normali" oppure dopo essermi fatto 2 birrone. E sul meteo, mai come in questo caso il consiglio di farlo con tempo stabile è opportuno. Non deve succedere di trovarsi in cengia con fulmini, vento e stanchezza.

Dopo la pasta e birra, riprendo la bici (mi sono benedetto ad essere salito in mtb fino al rifugio) e mi dirigo verso il monte Pena: voglio evitare il tratto fangoso e non pedalabile del sentiero. Proseguo fino alla centralina meteo e giro verso destra scoprendo un bel single track che incrocia la strada forestale dopo il tratto dissestato. In pochi minuti sono alla macchina carico la bici e me ne torno verso l'autostrada.
Mi è venuta voglia di fare altre cime con questo carattere: Antelao, Marmarole, etc. (altre?). Buona visione, ho caricato molte foto e sotto ne metterò altre dopo le vacanze, ho anche alcune foto panoramiche da mostrarvi.

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Prati da Passo Rutorto verso il Monte Pena.

Monte Pena
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Foto della comoda strada sterrata ai piedi del Monte Pena.

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Panorama sul Passo di Rutorto visto dal monte Pelmo.

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Sentiero da Zoppè di Cadore al Rifugio Venezia visto dal monte Pelmo.

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Baita in Cadore e sullo sfondo il Monte Pena.
 
Insomma dà la sensazione che in poche ore ci si possa giocare parecchio!
 
io me la sono fatta sotto solamente a vedere le foto... davvero troppo aerea e non in sicurezza per i miei gusti :PAAU
complimenti, ti invidio non poco perchè io non ce la farei mai a passare quella cengia senza un cavo metallico a cui attaccarsi!
 
Mi hai fatto stare col fiato sospeso ! Non lo farei neanche se mi condannassero a morte ... Nella foto "vertigini" non credi di esseri avvicinato un po' troppo al bordo di quello strapiombo ?
 
Mi hai fatto stare col fiato sospeso ! Non lo farei neanche se mi condannassero a morte ... Nella foto "vertigini" non credi di esseri avvicinato un po' troppo al bordo di quello strapiombo ?

ci credi se ti dico che vedendo quella foto per un attimo mi ha girato la testa?! HIHIHI
 
Bravo Fabio.

Il Pelmo è una delle salite storiche, agli albori dell'alpinismo.

A trovare un difetto, prendilo come una critica che vuole essere costruttiva, onestamente non credo sia stato opportuno farlo da solo.
 
Mi piacerebbe fare la normale del Pelmo, ma i miei dubbi riguardano proprio la cengia di Ball.......... anch'io come te ho letto molto al riguardo, e semmai un giorno dovessi partire all'attacco del Pelmo non lo farò da solo :D

P.S.: l'idea del casco è stata ottima ;)
 
Una bellissima avventura! Erano anni che non trovavo una bella montagna così "al naturale". Siamo in alta stagione ed in tutta la salita ho incontrato 3+3 persone. Tutta la salita è "a vista", niente cartelli o vernice, niente tracce obbligate, una continua camminata e scalata di facili roccette, una delle salite più divertenti (seppur impegnative) mai fatte.

Una gita sicuramente non da sottovalutare. Le difficoltà a mio avviso non sono quelle "localizzate" della cengia (passo dello Stemmo, Passo del Gatto, ed altri passaggi) ma la progressione continua su terreno da "interpretare", intuire e seguire nei suoi punti più deboli. Uno scivolone nella cresta finale o nella barriera rocciosa prima del Vant anche se il sentiero non è esposto come la cengia potrebbe avere effetti molto simili. Una gita da fare con una buona preparazione fisica e con un po' di preparazione alla montagna... per capirci, non farei mai la cengia di Ball con una persona che non "si mangia le ferrate normali" oppure dopo essermi fatto 2 birrone. E sul meteo, mai come in questo caso il consiglio di farlo con tempo stabile è opportuno. Non deve succedere di trovarsi in cengia con fulmini, vento e stanchezza.

Dopo la pasta e birra, riprendo la bici (mi sono benedetto ad essere salito in mtb fino al rifugio) e mi dirigo verso il monte Pena: voglio evitare il tratto fangoso e non pedalabile del sentiero. Proseguo fino alla centralina meteo e giro verso destra scoprendo un bel single track che incrocia la strada forestale dopo il tratto dissestato. In pochi minuti sono alla macchina carico la bici e me ne torno verso l'autostrada.
Mi è venuta voglia di fare altre cime con questo carattere: Antelao, Marmarole, etc. (altre?). Buona visione, ho caricato molte foto e sotto ne metterò altre dopo le vacanze, ho anche alcune foto panoramiche da mostrarvi.


Sono sicurissimo di non essere in grado di affrontare il Pelmo, però dopo anni che lo guardo dalle cartine, lo naso, lo osservo, lo leggo... m'ero fatto idee identiche alle tue!
Una montagna "al naturale", non è una montagna per vecchi (HIHIHI), mi sembrava d'aver capito che la sua bellezza (della via normale) fosse proprio quella.
Un sincero fanculo ai cavi d'acciaio, un sincero fanculo a segni esagerati (l'importante è che ci siano nei punti giusti), se sei buono ci sali, altrimenti torni indietro!
E' un ideale di montagna che ho anch'io, a me le ferrate non piacciono per niente, ma rispetto chi le fa e sono d'accordo che ci siano (però basta farne di nuove), tuttavia io trovo che il fascino di una montagna secca difficile, incazzata, sia inarrivabile, trovo più gusto in questo. Sono gusti e ognuno ha i suoi, meglio così.

Probabilmente la salita "a occhio" e spesso senza una traccia precisissima è dovuta proprio alla natura ghiaiosa del versante sud-est, soggetta a scariche e "lavate" da temporali e disgelo!

Un po' ti invidio, ma scaccio subito il pensiero e diventa ammirazione!

Bravo e grazie per il racconto così dettagliato!

Spero che non "rovinino" mai il Pelmo con corde, cavi, scale o staffe, rendendolo più "sicuro" (cioè più certo, la sicurezza in montagna è data al 90% dalle persone che la affrontano), ma inevitabilmente più turistico e frequentato.
 
bellissima l'idea di fare l'avvicinamento in bici! il Pelmo si presta particolarmente bene a questo approccio.
complimenti per la gamba (l'allenamento) perchè se le tempistiche paventate della signora erano decisamente larghe le tue sono state ottime.

concordo che il "passaggio chiave" non è certo il "passo del gatto" in quanto essendo attrezzato con corde fisse diventa semplice lasciando la maggior strizza ad altri punti.

anch'io faccio un appunto: se le probabilità di temporali pomeridiani fosse stata alta sei partito troppo tardi, ma immagino che avessi valutato attentamente questo aspetto e le previsioni non fossero così male.
Sul fatto di essere andato da solo: a mio avviso nessun problema. E' ovvio che, in generale, da solo è più rischioso ma è una questione personale, ognuno decide per sè.
 
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