Clima: "carota" di ghiaccio lunga 70 metri a quota 3.800 (Ortles) in Alto Adige

Maxima

Active member
Clima: "carota" di ghiaccio lunga 70 metri a quota 3.800 (Ortles) in Alto Adige

Clima: carota di ghiaccio a quota 3.800 in Alto Adige | Alto Adige
BOLZANO. Una «carota» di ghiaccio sul nevaio dell'Ortles a quota 3.850 sarà scavata da un team internazionale per studiare la storia del clima. Lo scavo sarà effettuato per 70 metri, tanto è lo spessore del ghiacciaio, e gli scienziati contano di ricavare dalla carota informazioni sulle variazioni del clima nel corso del tempo, analizzando a questo scopo la composizione del ghiaccio nei vari stadi. Per realizzare l'impresa, tecnici e materiali saranno portati in quota con un elicottero e, sulla cima del ghiacciaio, sarà costruito un campo d'alta quota che ospiterà i ricercatori per un mese.

Accanto alla sperimentazione sul clima, gli scienziati svolgeranno anche uno studio di medicina d'alta quota attraverso esami medici ai quali saranno sottoposti i ricercatori stessi. La ricerca sarà svolta da un team composto da studiosi italiani, americani ed austriaci, coordinati da Byrd Polar Research, dell'Università dell'Ohio, assieme all'Ufficio idrografico della Provincia autonoma di Bolzano.
 
Clima: concluse le ricerche sul ghiacciaio dell'Ortles | Alto Adige

"Le condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli hanno accelerato i lavori e ridotto la durata complessiva delle attività di campagna. L'ultimo carotaggio è stato interrotto a una profondità di circa 60 metri a causa di problemi tecnici, le altre carote di ghiaccio risultano invece complete e ideali per gli studi previsti".

"In questi giorni - informa Roberto Dinale, responsabile di progetto per la Provincia - si sta procedendo alla preparazione dei campioni di ghiaccio per la spedizione verso le Università di Venezia e dell'Ohio, dove nei prossimi anni saranno analizzati in modo approfondito".
La carota di ghiaccio da Ortles
67662-jpg5132368.jpg
 
So che hanno fatto carotaggi simili sul ghiacciaio del Lys sul Monte Rosa. Sempre per gli studi climatici.
 
Ci sono primi risultati:

...I risultati relativi alle prime analisi delle carote di ghiaccio estratte esattamente un anno fa lungo lo spessore di 75 metri del ghiacciaio sommitale dell'Ortles, a 3859 m di quota in Alto Adige, sono stati presentati nell'ambito del convegno internazionale di paleoclimatogia "IPICS 2012", appena conclusosi a Marsiglia (Francia).

Nonostante i ripetuti fenomeni di fusione superficiale che hanno interessato il ghiacciaio dell'Ortles soprattutto durante le estati più recenti, il ghiaccio più profondo ha conservato memoria annuale delle caratteristiche dell'atmosfera del passato. Le analisi, coordinate da Paolo Gabrielli del Byrd Polar Research Center di Columbus in Ohio (USA), hanno ad esempio mostrato che nel ghiaccio estratto a 41 metri di profondità è presente lo strato leggermente radioattivo risalente all'anno 1963.

Quest'anomalia, comunemente identificata nei siti di perforazione glaciali del pianeta dall'Antartide fino alla Groenlandia, è infatti riconducibile al periodo storico di massima frequenza dei test nucleari in atmosfera ed è utile per la datazione delle carote di ghiaccio. "Sempre a questo scopo, il ritrovamento a 74 metri di profondità di un'aghifoglia di conifera trasportata in alta quota dai venti durante l'antichità, ha permesso di ottenere, tramite la tecnica di analisi del carbonio 14, una prima indicazione dell'età del ghiaccio basale dell'Ortles che potrebbe risalire a 2664 anni fa, all'epoca della transizione tra la prima e la seconda Età del Ferro", aggiunge Gabrielli.

"Questi primi risultati- commenta Hanspeter Staffler, direttore della Ripartizione Protezione antincendi e civile - sono incoraggianti in quanto abbiamo potuto verificare di essere riusciti a recuperare questo importante archivio di informazioni climatiche ed ambientali prima che venisse compromesso dalla fusione causata dal forte riscaldamento osservato in quota durante le estati degli ultimi 30 anni."
Un ago di conifera svela l’eta del ghiaccio - Cronaca - Alto Adige
 
"... a Bolzano i risultati di due anni di ricerche in quota: «Il riscaldamento atmosferico sta cambiando la montagna»

Ortles: il ghiacciaio sta cambiando come mai prima d’ora. Presentati oggi a Bolzano i risultati di due anni di studi sul ghiacciaio più alto dell’Alto Adige e delle Alpi Orientali, elaborati da geologi, climatologi, medici, tecnici e ricercatori di oltre 20 istituti diversi, provenienti da tutto il mondo.
Nel 2011 hanno partecipato insieme a una spedizione scientifica sull’Ortles per raccogliere informazioni e studiare il ghiaccio, il clima e l’alta quota.

“Dagli studi è emerso che nonostante la calotta sommitale dell’Ortles sia ancora interessata da un accumulo nevoso decisamente positivo, l’intenso riscaldamento atmosferico osservato anche alle quote più elevate durante gli ultimi 30 anni sta modificando progressivamente le caratteristiche interne del ghiacciaio”, spiega Paolo Gabrielli del Byrd Polar Research Center di Columbus in Ohio.

Il fenomeno nuovo è che oggi d’estate la neve superficiale si scioglie abbondantemente anche sulla vetta dell’Ortles e l’acqua cola all’interno del ghiacciaio. Questo fa in modo che la calotta ghiacciata dell’Ortles stia passando da un cosiddetto stato “freddo” a uno “temperato”. Anche gli strati di ghiaccio profondo, formatisi prima degli anni ottanta quando le temperature atmosferiche erano più basse, stanno dunque approssimandosi alla temperatura di fusione.

“Le analisi delle carote di ghiaccio estratte dall’Ortles indicano che questo fenomeno è senza precedenti negli ultimi secoli o forse anche millenni. Ora dobbiamo proseguire con gli studi per capire quando gli strati basali del ghiacciaio dell’Ortles raggiungeranno la temperatura di fusione e quali saranno le conseguenze di questo fenomeno sulla dinamica e la morfologia del ghiacciaio più elevato dell’Alto Adige e delle Alpi Orientali” conclude Gabrielli.

Nelle carote prelevate durante la spedizione i ricercatori americani hanno identificato a 41 metri di profondità lo strato leggermente radioattivo risalente all’anno 1963. Si tratta di un’anomalia ritrovata anche negli altri siti di perforazione glaciali, dall’Antartide fino alla Groenlandia. Secondo i ricercatori questa radioattività sarebbe riconducibile al periodo in cui erano molto frequenti i test nucleari in atmosfera ed è utile per la datazione delle carote di ghiaccio.

Un ago di conifera trasportato in quota dal vento durante l’antichità, ha permesso inoltre di ottenere, tramite la tecnica di analisi del carbonio 14, una prima indicazione dell’età del ghiaccio basale dell’Ortles che potrebbe risalire a 2664 anni fa, all’epoca dell’Età del Ferro.

10 settembre 2013" (c)
L’allarme: il ghiaccio dell’Ortles si sta squagliando - Cronaca - Alto Adige
 
Certo 2700 anni come età geologica sono davvero niente :D d'altronde i ghiacciai per loro definizione scorrono verso il basso (specie quelli alpini) quindi dai nostri ghiacciai non è che si possono ottenere informazioni su tempi geologicamente distanti....semplicemente perchè il ghiaccio vecchio scorre e viene sostituito da quello nuovo! Per l'Antartide ovviamente il discorso sarà diverso!

Impressionante, questa sì, anche se già nota, la notizia dello strato radiattivo in tutto il mondo: questo fa capire in che modo stiamo in realtà facendo male al pianeta senza avere dubbi, al contrario della questione riscaldamento climatico (dovuta all'uomo sì o no?)

questo fenomeno è senza precedenti negli ultimi secoli o forse anche millenni

Vorrei sapere come facciano a parlare di millenni se il ghiaccio più vecchio ha appena 2700 anni :shock:
 
Indagine ad alta quota: l'Ortles si sta sciogliendo
Geologi, climatologi, medici, tecnici e ricercatori di oltre 20 istituti diversi, provenienti da tutto il mondo, hanno partecipato a una spedizione scientifica sull’Ortles per raccogliere informazioni e studiare il ghiaccio, il clima e l’alta quota. Per due settimane hanno vissuto in un campo allestito in quota, i dati sono stati poi studiati per due anni. L'Ortles è il ghiacciaio più alto dell'Alto Adige e delle Alpi orientali. Purtroppo, i risultati confermano che il riscaldamento globale sta progressivamente sciogliendo i ghiacci di questa cima alpina.

le foto
Indagine ad alta quota: l-Ortles si sta sciogliendo - Foto - Alto Adige

Indagine ad alta quota: l-Ortles si sta sciogliendo - Foto - Alto Adige
...
Paolo Gabrielli del Byrd Polar Research Center, spiega: “Negli ultimi trent'anni il riscaldamento atmosferico ha modificato le caratteristiche del ghiaccio presente sulla cima dell'Ortles e questa variazione continua tutt'oggi”.
Il fenomeno che è stato registrato dal team di Gabrielli è molto importante: “Le estati degli ultimi decenni sono state più calde delle precedenti, questo ha causato uno scioglimento della neve più abbondante durante i mesi più caldi”.
La neve, una volta diventata acqua è poi colata all'interno del ghiacciaio e questo, negli anni, ne ha variato la temperatura.
«La calotta ghiacciata dell'Ortles sta passando dallo stato detto “freddo“ ad uno “temperato“. Dobbiamo quindi proseguire gli studi per capire quando la base del ghiacciaio arriverà alla temperatura di fusione e quali saranno le conseguenze».

Pensando agli ultimi tragici incidenti occorsi agli alpinisti che si trovavano nel gruppo Oltres (uccisi da slavine o precipitati per la mancata tenuta del ghiaccio),
il dottor Gabrielli non ha dubbi: “Questi eventi si sono verificati in giornate particolarmente calde, che hanno comportato lo scioglimento della neve superficiale. Quindi è chiaro che bisogna fare attenzione: questo genere di avvenimento potrebbe essere più frequente in un ambiente condizionato da temperature mediamente più elevate”.

Il direttore dell'Ufficio geologia della Provincia, Volkmar Mair, ha svolto l'importante compito di raccogliere dati sul permafrost.
Si tratta del materiale che si trova sotto la superficie terrestre e che rimane sotto lo zero per almeno due anni consecutivi.
Questo strato è molto importante per la stabilità del ghiacciaio: il suo riscaldamento, unito allo scioglimento del ghiaccio, rende le rocce più instabili e aumenta il pericolo di frane.
“Nel 2004 – spiega Mair – abbiamo registrato il crollo di una grossa parete rocciosa. Fortunatamente non c'è stato nessun danno, ma dobbiamo riflettere: lo smottamento è avvenuto l'anno dopo la torrida estate 2003”.
Mair ha posizionato quattordici sensori in diversi punti per continuare a monitorare il permafrost.
11 settembre 201
 
Top