[TRK] 4 Ago 11 // M. Cabianca (via Val dei Frati e cresta W, discesa via normale)

Mac751

Old school supporter
Parliamo di Orobie.
Inizio di agosto incerto, e la nostra prolungata presenza in quel di Selvino per ora è iniziata in sordina dal punto di vista escursionistico. Il meteo però non sbaglia, e il primo giorno di clima più secco (ma non troppo) in questa sagra dell'umidità ce lo dobbiamo giocare bene.
Da un po' pensavo a questo giro, che si rivela una gita-monstre non tanto in dislivello ma più per i tempi di percorrenza.
La meta è - come spesso accade quando si punta la Val Brembana - Carona.

Saliamo con la consueta monotonia (abbiate pazienza ma dopo decine di volte...) sulla mulattiera ormai interamente cementata su verso Pagliari. Come spesso accade prima del grazioso borgo ci infiliamo all'ombra nel sentiero estivo, evitando la mulattiera e il nervosismo conseguente al passaggio di qualche jeep.
Faccio fatica. E' ancora molto umido qui nel bosco, e soffro come spesso accade le mie scarse colazioni. 2 Tronky mi riabilitano e si può tornare a fare un ritmo più decente. Il giorno prima siamo stati sull'Alben, devastati dall'umidità prossima al 100%, un pelino le gambe ne risentono ma neanche tanto.
Giunti al bivio per la Val dei Frati la imbocchiamo sapendo che ci aspetta un primo tratto ripido, poi la più pianeggiante costa del lago omonimo, ed infine l'impennata vietata ai deboli di cuore verso il P.so d'Aviasco. Ora però le gambe rispondono molto bene, il fiato pure, e quindi questo tratto lo "voliamo" davvero bene. Anche Franklyn saltella su per le ghiaie miste a terra sempre più ripide finchè incontriamo e sorpassiamo una famigliola diretta ai Gemelli dopo aver pernottato al Calvi. Per un attimo pensiamo che i figli siano un po' piccoletti per venire su questo erto sentiero, ma arrivano poco dopo e ci raggiungono nel luogo che abbiamo scelto per il pit-stop, ormai dopo quasi 3 ore di cammino, poco sotto il P.so d'Aviasco.
Ripartiamo, tagliando il pendio verso il Passo Orientale, affacciato sull'omonimo lago e custode di una vista sublime sulla Presolana. Proprio qui stanno transitando dei giovani stambecchi diretti verso il Passo Occidentale. Arriviamo molto vicini a loro, quando giunge un escursionista con una femmina di labrador che li intimorisce. Pazienza, lasciamo che Franklyn giochi un po' con lei e attacchiamo la lunghissima cresta che ci porterà al M. Cabianca.
Il primo tratto, che di fatto è la salita al Monte dei Frati, è molto ripido e si svolge su un'esile traccia. Da qui in avanti, per qualche ora, non incontreremo nessuno. Il 4 di Agosto.
La salita, dura, è però molto rapida e la cresta si fa via via più comoda e mai esile fino al cimotto con omino di pietra. Di qui per via sostanzialmente pianeggiante di contorna il cupo M. Valrossa, che appare pietroso e dolce sul versante meridionale ma decisamente più severo a settentrione. Questa zona è caratterizzata dai tipici pietrami orobici rossastri, di quelli che fai fatica a capire come si possano essere formati. Un'ampia distesa pianeggiante poco sotto cresta ne è l'esempio, talmente brulla da risultare affascinante.
Il tratto seguente è ora in vista della cime principale del gruppo, il M. Cabianca appunto. Solo un tratto ad aggirare la quota prima del Cabianca risulta malagevole, costringendo ad una discesina infida e alla conseguente contropendenza verso la sella successiva.
Passiamo dunque accando allo sbocco del canale N (tipica scialpinistica ripida della zona), ancora caratterizzato da una rimanenza di cornice nevosa, e prendiamo a salire l'ultima rampa di pietre e sfasciumi in vista ormai della campana di vetta.
La cima è abbastanza ampia e regala forse la vista migliore sulla montagna più bella del settore occidentale delle Orobie, il Pizzo del Diavolo di Tenda, con il Diavolino al suo fianco. Abbiamo finito di salire, per oggi. Sappiamo però che le maggiori insidie sono nel tratto seguente.
Dopo una breve pausa (in realtà abbiamo pensato di mangiare al Calvi una volta scesi dalla normale) ripartiamo. E' l'una e siamo perfettamente in linea con i tempi previsti.
Ad un primo tratto agevole su comodo crestone segue ora una traccia via via più sbiadita (come i bolli, quasi inesistenti) che segue fedelmente la cresta sempre più esile ed esposta. Non è niente di che, ma con noi abbiamo Franklyn, che resiste ma ad un certo punto deve finire nello zaino della malcapitata Martina. Il piccolo pesa ormai quasi 8 chili, e averlo nello zaino su una crestina delicata non è proprio l'ideale.
Con cautela e qualche minuto in più nella percorrenza arriviamo prossimi alla Tacca dei Curiosi, dove la via in cresta finisce a favore di un canalino di ghiaie e neve residua in direzione del Lago dei Curiosi qualche centinaio di metri più sotto.
Erroneamente però (per via di bolli mancanti e sbagliata percezione del tratto percorso) aggiriamo anche la Tacca dei Curiosi e prendiamo a scendere per un canaletto che ci porta fino alla sella successiva. Le esitazioni in questo tratto (che ovviamente non mi convinceva) ci portano a perdere un po' di tempo. Tuttavia ce lo possiamo permettere.
Ora dobbiamo inventarci la via verso il Lago dei Curiosi, che si trova adesso un po' più alla nostra sinistra del previsto. Con molta pazienza individuiamo il percorso migliore e ci caliamo giù prima tra grandi massi, poi su detriti, infine per un canlino erboso che giunge proprio accanto al lago.
Puntiamo ora con veemenza, decisamente affamati e dopo oltre 6 ore di cammino, verso il rifugio Calvi. I saliscendi di questo tratto diventano antipatici, ma il percorso è piuttosto breve. Dopo aver dialogato con un folle biker spagnolo che stava puntando la normale al Cabianca al posto del Passo Portula e averlo indirizzato al meglio, eccoci giungere al rifugio.
Non lo amo, nè lo odio, il Calvi. Però faccio la triste scoperta che il nostro fidato cucciolo non è benvoluto all'interno del locale. Scelta malsana, i cani che vanno in montagna sanno stare tranquilli all'interno di un locale. Scelta deludente, ma in linea con il target che popola di giorno il rifugio, molto consumer. Poco male, stiamo fuori a mangiarci un paio di panini, Franklyn sta con noi.

La discesa verso Carona non serve certo narrarla, penso che tutti i frequentatori delle Orobie la conoscano. Interminabili 2 ore su mulattiera cementata in gran parte, a distruggere quel che resta di piedi e gambe. Ma tant'è, ce la sobbarchiamo contenti per la gita tutto sommato volentieri.


Note

Difficoltà: EE (molti tratti ripidi sparsi per il percorso), cresta delicata sulla via normale al Cabianca. Orientamento molto difficile in caso di maltempo. Nella classificazione in uso da molti orobici è da considerarsi nel complesso ED (escursionismo difficile).
Dislivello: complessivo circa 1600m
Tempi: circa 5h alla cima del M. Cabianca, 1h 30' al Rif. Calvi, 2h il rientro. Totale 8-9h


Allego alcune foto, se servono didascalie chiedete pure!! ;)

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Riuppo il topic. Devo dire con onestà che quando lo feci (sicuramente ho sbagliato ad allegare le foto, così come erano non piacciono neanche a me) mi sembrava meritasse - non che siano dovute, ci mancherebbe - qualche risposta in più dello 0 collezionato quella volta. Ma i tempi cambiano e probabilmente ora riscuoterebbe più successo. Avendo appena inserito qualche foto tratta da questa gita in altri topic approfitto per sistemarlo, magari qualche watermark un po' grande perchè tarato sulle foto che faccio ora a risoluzione più alta, ma non dovrebbe infastidire troppo!

Credo che il percorso e la zona siano molto interessanti e questo giro ben poco battuto, per cui utile un report a chi probabilmente ha visto tante volte queste cime ma non ha mai deciso di salirle per la mancanza di un sentiero segnato.

@Fabio, a tempo semiperso - sai già che ho riconosciuto l'errore fatto in passato :D - se non mi chiudi i topic con le foto "scomparse" quando c'è l'occasione posso provare a ripristinarli. Ci vuole tempo, quindi non posso garantire... ma chiusi non posso sistemarli!


Parliamo di Orobie.
Inizio di agosto incerto, e la nostra prolungata presenza in quel di Selvino per ora è iniziata in sordina dal punto di vista escursionistico. Il meteo però non sbaglia, e il primo giorno di clima più secco (ma non troppo) in questa sagra dell'umidità ce lo dobbiamo giocare bene.
Da un po' pensavo a questo giro, che si rivela una gita-monstre non tanto in dislivello ma più per i tempi di percorrenza.
La meta è - come spesso accade quando si punta la Val Brembana - Carona.

Saliamo con la consueta monotonia (abbiate pazienza ma dopo decine di volte...) sulla mulattiera ormai interamente cementata su verso Pagliari. Come spesso accade prima del grazioso borgo ci infiliamo all'ombra nel sentiero estivo, evitando la mulattiera e il nervosismo conseguente al passaggio di qualche jeep.
Faccio fatica. E' ancora molto umido qui nel bosco, e soffro come spesso accade le mie scarse colazioni. 2 Tronky mi riabilitano e si può tornare a fare un ritmo più decente. Il giorno prima siamo stati sull'Alben, devastati dall'umidità prossima al 100%, un pelino le gambe ne risentono ma neanche tanto.

Il classico attraversamento del borgo di Pagliari
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Pagliari dal sentiero estivo 247
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Pizzo di Cigola e Monte Aga
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L'imponente parete SW del Monte Aga e il Rifugio F.lli Longo
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La "nave" nei pressi del Dosso dei Signori
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Giunti al bivio per la Val dei Frati la imbocchiamo sapendo che ci aspetta un primo tratto ripido, poi la più pianeggiante costa del lago omonimo, ed infine l'impennata vietata ai deboli di cuore verso il P.so d'Aviasco. Ora però le gambe rispondono molto bene, il fiato pure, e quindi questo tratto lo "voliamo" davvero bene. Anche Franklyn saltella su per le ghiaie miste a terra sempre più ripide finchè incontriamo e sorpassiamo una famigliola diretta ai Gemelli dopo aver pernottato al Calvi. Per un attimo pensiamo che i figli siano un po' piccoletti per venire su questo erto sentiero, ma arrivano poco dopo e ci raggiungono nel luogo che abbiamo scelto per il pit-stop, ormai dopo quasi 3 ore di cammino, poco sotto il P.so d'Aviasco.

Il Lago di Val dei Frati, dopo la prima impennata
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Il Monte Masoni fa da sfondo alla caratteristica Val dei Frati, vista dal suo tratto più duro
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Pit Stop con Franklyn (per chi lo ha visto successivamente, qui aveva poco meno di 6 mesi)
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Ripartiamo, tagliando il pendio verso il Passo Orientale, affacciato sull'omonimo lago e custode di una vista sublime sulla Presolana. Proprio qui stanno transitando dei giovani stambecchi diretti verso il Passo Occidentale. Arriviamo molto vicini a loro, quando giunge un escursionista con una femmina di labrador che li intimorisce. Pazienza, lasciamo che Franklyn giochi un po' con lei e attacchiamo la lunghissima cresta che ci porterà al M. Cabianca.

Giovani stambecchi al Passo d'Aviasco
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Idem
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Vista stratosferica dal Passo d'Aviasco sul lago omonimo (lo scorso anno, a 4 anni da questa foto, era semiprosciugato). Sullo sfondo inconfondibile la Presolana.
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Ecco la Regina spuntare sopra Passo degli Omini
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Il primo tratto, che di fatto è la salita al Monte dei Frati, è molto ripido e si svolge su un'esile traccia. Da qui in avanti, per qualche ora, non incontreremo nessuno. Il 4 di Agosto.
La salita, dura, è però molto rapida e la cresta si fa via via più comoda e mai esile fino al cimotto con omino di pietra.

Si sale con Franklyn impazzito di gioia
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Buona traccia (non CAI) sullo sfondo del M. Pradella
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Cominciano a cambiare le prospettive su Lago d'Aviasco e Lago Nero
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Questa me la potevo giocare come WLF: l'altro Passo d'Aviasco lascia intravedere il Lago Colombo (in secca per lavori) e la conca dei Laghi Gemelli
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Una delle diverse cime di giornata, il Monte dei Frati
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Pure io con qualche capello in più e un figlio in meno
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Di qui per via sostanzialmente pianeggiante di contorna il cupo M. Valrossa, che appare pietroso e dolce sul versante meridionale ma decisamente più severo a settentrione. Questa zona è caratterizzata dai tipici pietrami orobici rossastri, di quelli che fai fatica a capire come si possano essere formati. Un'ampia distesa pianeggiante poco sotto cresta ne è l'esempio, talmente brulla da risultare affascinante.

Alcuni dei laghi di Valgoglio sul percorso verso il M. Valrossa
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M. Valrossa per un motivo
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Lago Zelto, di cui suggerisco la visita con breve deviazione (20') dal sentiero 213, si può congiungere al Lago Cabianca (altri 20') per poi ridiscendere al Calvi (altri 30')
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Dalla cresta spunta la testata della Valle Brembana con il Rifugio Calvi, ma soprattutto con il Diavolo di Tenda e il Grabiasca a farla da padroni. Dietro Scais e Redorta
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Il tratto seguente è ora in vista della cime principale del gruppo, il M. Cabianca appunto. Solo un tratto ad aggirare la quota prima del Cabianca risulta malagevole, costringendo ad una discesina infida e alla conseguente contropendenza verso la sella successiva.
Passiamo dunque accando allo sbocco del canale N (tipica scialpinistica ripida della zona), ancora caratterizzato da una rimanenza di cornice nevosa, e prendiamo a salire l'ultima rampa di pietre e sfasciumi in vista ormai della campana di vetta.
La cima è abbastanza ampia e regala forse la vista migliore sulla montagna più bella del settore occidentale delle Orobie, il Pizzo del Diavolo di Tenda, con il Diavolino al suo fianco. Abbiamo finito di salire, per oggi. Sappiamo però che le maggiori insidie sono nel tratto seguente.

La possente mole del M. Cabianca
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Il contrasto tra i due versanti del Cabianca, comoda pietraia vs pareti strapiombanti
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Cima per i due compagni d'avventura
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Non male la vista da su
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Pizzo del Salto, Pizzo dell'Omo, Diavolo di Tenda e Diavolino, Grabiasca
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Sguardo un po' più verso oriente
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Scotes-Caronno. Il Rif. Baroni al Brunone è fuori dalla foto di pochissimi metri.
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Sguardo indietro verso il tragitto di cresta appena percorso
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Zoom sul Resegone, qualcuno riconoscerà anche la montagna che lo copre in parte
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Pizzo Arera, la selvaggia ed enorme parete Nord
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Pure io in cima
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Foto con l'eroe di giornata
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Dopo una breve pausa (in realtà abbiamo pensato di mangiare al Calvi una volta scesi dalla normale) ripartiamo. E' l'una e siamo perfettamente in linea con i tempi previsti.
Ad un primo tratto agevole su comodo crestone segue ora una traccia via via più sbiadita (come i bolli, quasi inesistenti) che segue fedelmente la cresta sempre più esile ed esposta. Non è niente di che, ma con noi abbiamo Franklyn, che resiste ma ad un certo punto deve finire nello zaino della malcapitata Martina. Il piccolo pesa ormai quasi 8 chili, e averlo nello zaino su una crestina delicata non è proprio l'ideale.
Con cautela e qualche minuto in più nella percorrenza arriviamo prossimi alla Tacca dei Curiosi, dove la via in cresta finisce a favore di un canalino di ghiaie e neve residua in direzione del Lago dei Curiosi qualche centinaio di metri più sotto.
Erroneamente però (per via di bolli mancanti e sbagliata percezione del tratto percorso) aggiriamo anche la Tacca dei Curiosi e prendiamo a scendere per un canaletto che ci porta fino alla sella successiva. Le esitazioni in questo tratto (che ovviamente non mi convinceva) ci portano a perdere un po' di tempo. Tuttavia ce lo possiamo permettere.
Ora dobbiamo inventarci la via verso il Lago dei Curiosi, che si trova adesso un po' più alla nostra sinistra del previsto. Con molta pazienza individuiamo il percorso migliore e ci caliamo giù prima tra grandi massi, poi su detriti, infine per un canlino erboso che giunge proprio accanto al lago.

In uno dei punti comodi della cresta, Marti si ritrova Franklyn in zaino
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Lago Campelli Alto e Lago Nero, colori splendidi sotto il Pizzo Salina
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Laghetto dei Curiosi
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Puntiamo ora con veemenza, decisamente affamati e dopo oltre 6 ore di cammino, verso il rifugio Calvi. I saliscendi di questo tratto diventano antipatici, ma il percorso è piuttosto breve. Dopo aver dialogato con un folle biker spagnolo che stava puntando la normale al Cabianca al posto del Passo Portula e averlo indirizzato al meglio, eccoci giungere al rifugio.
Non lo amo, nè lo odio, il Calvi. Però faccio la triste scoperta che il nostro fidato cucciolo non è benvoluto all'interno del locale. Scelta malsana, i cani che vanno in montagna sanno stare tranquilli all'interno di un locale. Scelta deludente, ma in linea con il target che popola di giorno il rifugio, molto consumer. Poco male, stiamo fuori a mangiarci un paio di panini, Franklyn sta con noi.

La discesa verso Carona non serve certo narrarla, penso che tutti i frequentatori delle Orobie la conoscano. Interminabili 2 ore su mulattiera cementata in gran parte, a distruggere quel che resta di piedi e gambe. Ma tant'è, ce la sobbarchiamo contenti per la gita tutto sommato volentieri.

Il M. Cabianca visto da Nord, abbiamo percorso praticamente tutta questa cresta in foto
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Il Lago Fregabolgia, scendendo dal Rif. F.lli Calvi
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La classica cascata della Val Sambuzza sul percorso di rientro
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Note

Difficoltà: EE (molti tratti ripidi sparsi per il percorso), cresta delicata sulla via normale al Cabianca. Orientamento molto difficile in caso di maltempo. Nella classificazione in uso da molti orobici è da considerarsi nel complesso ED (escursionismo difficile).
Dislivello: complessivo circa 1600m
Tempi: circa 5h alla cima del M. Cabianca, 1h 30' al Rif. Calvi, 2h il rientro. Totale 8-9h


Spero che con le didascalie e le foto in grande sia diventato più godibile!
 
Ultima modifica:
Ecco la Regina... Reginetta su
Molto bello :CC Zone molto belle e selvagge anche in estate, in inverno per ora le ho visitate solo una volta e solo grazie a te :ad:

Mi ha colpito questa
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Mi domando: ci sono "cave" di pietre per ornamenti, cioè quelle simile al porfido in zona?
 
La mia frequentazione di queste montagne è prevalentemente invernale, pertanto, quando vedo queste bellissime foto in versione estiva, per me sono meraviglia. Grazie.
Confesso però che faccio un pelo di fatica ad orientarmi con tutto quel verde:D


le piste che si vedono nella foto titolata Alcuni dei laghi di Valgoglio sul percorso verso il M. Valrossa sono quelle degli Spiazzi?
 

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La mia frequentazione di queste montagne è prevalentemente invernale, pertanto, quando vedo queste bellissime foto in versione estiva, per me sono meraviglia. Grazie.
Confesso però che faccio un pelo di fatica ad orientarmi con tutto quel verde:D


le piste che si vedono nella foto titolata Alcuni dei laghi di Valgoglio sul percorso verso il M. Valrossa sono quelle degli Spiazzi?

Certo certo... Non dirmi che ti perdi tra i milioni di comprensori orobici... :D
 
Questa primavera ho fatto un periodo di frequentazione a fasi alterne del Forum, e in effetti mi ero perso questo prezioso reportage.
Grazie mille, e fortuna che alla fine ho potuto guardarlo!!
http://www.bg.camcom.gov.it/pietreoriginalidellabergamasca/it/

Di più non so dire, forse Ema che è acculturato sul territorio orobico.
Sinceramente non sono esperto di pietra. So che a Valleve e Branzi ci sono cave attive di pietra, che qui chiamano ardesia. È una roccia arenaria a strati dal colore grigio molto scuro,con riflessi argentati. Viene utilizzata per le piastre di cottura da barbecue, e per ricoprire i tetti delle abitazioni tradizionali al posto delle tegole. Negli ultimi anni anche nei tetti delle case nuove, grazie alla tendenza dei materiali locali. Vengono tagliate facilmente lungo le linee di frattura, e mantiene sempre un aspetto ruvido e grezzo, mai liscio come la lavagna. Le grandi scaglie usate come copertura dei tetti prendono il nome di piöde, e vengono esportate anche in Valle d'Aosta e in Francia. Negli ultimi anni si usano grandi lastre di questa pietra per pavimentare esterni (cortili, terrazzi) e pianerottoli nelle costruzioni locali, più difficilmente gli interni a causa dell'aspetto ruvido e grezzo.
Gli scarti di lavorazione vengono gettati al posto della comune ghiaia, sulle strade agro-silvo-pastorali (o sui grossi sentieri turistici di recente tracciatura) per fare fondo stradale. Quindi spesso qui appaiono scure, quasi nere.
 
Bellissimo report e foto!! :shock:

Non conosco le Orobie ma ho già visto da altri report che sono veramente interessanti, ed il tuo report ne è un'ulteriore conferma.... :HIP
 
Ma.....quei due quadrotti che si vedono in alto a dx ne la foto "Ecco la Regina spuntare sopra Passo degli Omini" , sono le antenne dei radar sul Maniva?
 
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