pierr
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Era da qualche mese che avevo deciso che quest'estate avrei voluto visitare la zona del Grimsel Pass, l'unica strada (insieme al tunnel ferroviario del Lotschberg) che in estate collega direttamente i due grandi cantoni del Vallese e di Berna nonostante questi confinino per un tratto di circa 150 km. Tutto il resto del confine è fatto di ambienti mozzafiato, natura incontaminata, mari di ghiaccio e montagne leggendarie.
Il programma iniziale prevedeva di passare due notti al rifugio Lauteraar, che in linea d'aria è a circa 15 km a ovest del Grimsel Pass. Un giorno intero per arrivarci, un giorno intero per venirne via, e il giorno in mezzo per poter spingersi più in là del rifugio con l'esplorazione, nel cuore della regione Patrimonio dell'Unesco. Purtroppo però ci sono stati alcuni problemi di traffico (coda alla frontiera di Chiasso, coda al tunnel del San Gottardo, e coda -la peggiore- per un cantiere prima di raggiungere Andermatt). e di sottostima del tempo di viaggio: avevo infatti deciso di fare il passo Furka, che non conoscevo, anzichè il passo della Novena, che conoscevo. La qualità della strada del passo Furka, soprattutto dal lato Uri/Andermatt, è nettamente inferiore a quello dell'ottimo passo della Novena, e quindi serve parecchio più tempo per addomesticare gli infiniti tornanti.
Per questi motivi quindi la prima notte per prudenza siamo stati costretti a dormire in un albergo al passo Grimsel. La scelta è stata azzeccata perchè il giorno dopo avremmo scoperto che le 4 ore dichiarate per compiere il trekking per raggiungere il Lauteraar Hutte erano molto sottostimate. Dei ragazzi alpinisti che ci hanno superato come dei fulmini mi hanno poi detto in rifugio che la giusta misura sarebbe 5 ore e mezza. Noi con un paio di lunghe soste ce ne abbiamo impiegate 8 all'andata, e 6 in discesa al ritorno sotto una fastidiosa ma non terribile pioggia che ci metteva fretta (erano previsti forti temporali col passare delle ore). Si è dovuto perciò rinunciare a malincuore al programma più interessante che era previsto per il "giorno di mezzo", e quindi limitarci a semplicemente andare e tornare al rifugio. Sarà per un'altra volta, spero.
E ora un pò di foto:
dalla salita per il passo Grimsel fotografo il vicino passo Furka dal lato Vallese, che avevamo appena disceso. Sulla sinistra, quel che rimane delle massime propaggini del ghiacciaio del Rodano.
Si decide di rimandare all' indomani la salita al rifugio, e quindi prendiamo una camera in hotel al passo Grimsel. Questo è quel che vediamo dalla finestra. Sullo sfondo le montagne che separano il Vallese con il canton Ticino e l'alta val Formazza. Le percorrerò due giorni dopo in auto per fare il passo della Novena, ma avvolto nella nebbia più totale...
Per non sprecare le ultime ore della giornata, decidiamo di fare una passeggiata lungo una stradina asfaltata a servizio dell'azienda energetica che gestisce le diverse dighe e centrali idroelettriche della zona, che sale dal Grimsel Pass verso la diga sull'Oberaar Gletcher, il più meridionale e piccolo dei due ghiacciai che nutrono l'Aar. E' una strada aperta anche alle auto private, per 10 minuti ogni ora (in salita ogni ora dal minuto 0 al minuto 10, in discesa dal minuto 30 al minuto 40). La strada si dipana panoramicamente sul lago Grimsel, che il giorno dopo risaliremo dalla sponda opposta. Quindi un'ottima "preview" di quello che ci aspetterà l'indomani.
Uno sguardo all'indietro verso il Grimselpass e il nostro hotel (edificio rosso), che in realtà è un piccolo hotel per pochi ospiti (solo 3 camere su 10 erano occupate) e un enorme ristorante per rifocillare le frotte di motociclisti e di pullman pieni di giapponesi che giungono qui durante la giornata
Volgendo lo sguardo verso nord, vediamo dopo i primi tornanti in discesa la zona di partenza del trekking del giorno successivo. Tra le due dighe si erge infatti il Grimsel Hospitz, dove lasceremo l'auto. Di fronte a noi, le montagne su cui nasce il Rodano, il cui ghiacciaio sta dall'altra parte della cresta.
Uno zoom sull'area delle due dighe. Ho disegnato i primi metri del percorso che faremo il giorno seguente, fino all'imbocco di una piccola e buia galleria di un centinaio di metri che serve a evitare un'area totalmente a strapiombo sul lago.
la parte successiva del percorso di trekking. Si passerà molto vicino anche a quella potente cascata che mi pareva molto strana (sembra nascere dal nulla). Poi la sera chiacchierando con la manager dell'hotel ho scoperto che è artificiale, e l'acqua proviene da un bacino formato da acque dell'Aar che hanno già oltrepassato tutti gli sbarramenti, e che vengono riportate su durante la notte quando l'energia costa poco, per poter creare ulteriore energia di giono quando questa è più remunerativa.
Due lunghe funivie di servizio con stazione intermedia portano dalla diga del lago Grimsel alla diga del lago Oberaar. Il giorno successivo la vedrò in azione soltanto una volta.
Decidiamo di fermarci al bel laghetto Trubtensee (anch'esso artificiale) perchè ormai la luce sta volgendo al termine. I panorami sono molto belli ma purtroppo il sole è in faccia e le foto non sarebbero venute bene. Di fronte a noi le cime di diversi 4000: il Finsteraarhorn, Il Lauteraar e lo Shreckhorn, e dietro spunta la stupenda piramide di neve che è la parete est del Monch.
Torniamo indietro sui nostri passi quando ormai è sera. In realtà con solo altri 15 minuti di cammino avremmo potuto ammirare in tutto il suo splendore il ghiacciaio dell'Oberaar, ma avevamo una fame da lupi e il vento gelido stava cominciando a sferzarci.
Ed eccoci all'indomani. Parcheggiamo l'auto al Grimsel Hospitz e ci accingiamo a scendere verso la diga nord, non prima di aver visto il panorama
Una volta oltrepassata la diga, si sale verso una parte di percorso scavata nella roccia e che è parecchio verticale sopra il lago
dopo il tunnel di cui ho detto sopra, ci avviamo verso la cascata, in leggera discesa. Purtroppo nella prima immagine si vedrà per l'ultima volta la bellissima parete est del Finsteraarhorn. Dopo di allora le montagne vicine (lungo il percorso) e soprattutto le dannate nuvole (una volta arrivati al rifugio) ce lo nasconderanno alla vista.....
il percorso continua sul bordo del lago, con diversi punti in cui bisgna oltrepassare ruscelletti e fango prodotti dai tanti piccoli corsi d'acqua che scendono verso il lago. Arriviamo nel punto in cui l'Oberaar scende verso il nostro lago (formato dall'Unteraar), e dando vita all'Aar, il più importante fiume svizzero. Nonostante in zona nascano anche Rodano, Reno e Ticino, l'Aar raccoglie infatti le acque di ben il 43% del territorio svizzero.
Arriviamo all'inizio del lago. A monte di questo, una zona sabbiosa formata dall'erosione dei miliardi di massi che ricoprono il ghiacciaio e che da esso vengono "macinati", insieme al lavoro erosivo da parte delle acque torrentizie molto potenti che escono dal ghiacciaio.
ci si ferma a mangiare, poi un pirla decide di farsi un giro su quelle sabbie
si comincia a vedere la bocca del ghiacciaio. Tra un'oretta saremo lì.
finalmente riusciamo a scorgere la meta della nostra camminata.
in prossimità del ghiacciaio azzardo una foto panoramica, con scarsi risultati. Comunque quello che volevo riprendere si vede.
con una piccola discesa aiutati da una scala e da corde fisse, scendiamo sul ghiacciaio. I sassi ne nascondono il 99% alla vista, ma la caduta continua di enormi massi dalla bocca ci ricordano che è un ghiacciaio ben vivo e che avenza circa un centimetro all'ora, spostando masse enormi di materiale roccioso.
Dei paletti aiutano a individuare la direzione e evitare pericoli (dietro ai sassi sono ben celati anche piccoli ma profondi crepacci)
Dopo alcuni km sul ghiacciaio, si torna sulla "terraferma". Qui si vede bene quanto elevato (sui 50 metri) sia qui lo spessore del ghiaccio. E siamo solo sul bordo
E si sale decisi verso la nostra meta. Che sadicamente si mostrera a noi solo quando saremo a una decina di metri. Prima la si passa a bestemmiare che ancora non si vede il rifugio, e la cena sta per essere servita (alle 18).
ci presentiamo ai gestori, sistemiamo le cose, raggiungiamo gli altri per la cena, e poi devo andare al bagno. Mentre faccio pipi questo è quello che vedo
qui la stessa foto ma senza la finestra del bagno.....
e qui lo stesso soggetto ma allargando un pò lo sguardo....
E infine un secondo tentativo di foto panoramica, che riuscirrà un pochetto meglio del precedente. Come si vede, il rifugio è posto poco dopo il punto in cui i ghiacciai del Finsteraar (a sinistra) e del Lauteraar (a destra) si uniscono a formare il ghiacciaio dell'Unteraar da noi percorso.
Il giorno successivo è attesa pioggia forte dalle 11 in poi, per cui a malincuore decidiamo di metterci sulla strada per il ritorno alle 7 e mezza di mattina. Arriveremo all'auto verso le 13 e trenta, parecchio fradici nonostante k-way e scarpe impermeabili.
Il programma iniziale prevedeva di passare due notti al rifugio Lauteraar, che in linea d'aria è a circa 15 km a ovest del Grimsel Pass. Un giorno intero per arrivarci, un giorno intero per venirne via, e il giorno in mezzo per poter spingersi più in là del rifugio con l'esplorazione, nel cuore della regione Patrimonio dell'Unesco. Purtroppo però ci sono stati alcuni problemi di traffico (coda alla frontiera di Chiasso, coda al tunnel del San Gottardo, e coda -la peggiore- per un cantiere prima di raggiungere Andermatt). e di sottostima del tempo di viaggio: avevo infatti deciso di fare il passo Furka, che non conoscevo, anzichè il passo della Novena, che conoscevo. La qualità della strada del passo Furka, soprattutto dal lato Uri/Andermatt, è nettamente inferiore a quello dell'ottimo passo della Novena, e quindi serve parecchio più tempo per addomesticare gli infiniti tornanti.
Per questi motivi quindi la prima notte per prudenza siamo stati costretti a dormire in un albergo al passo Grimsel. La scelta è stata azzeccata perchè il giorno dopo avremmo scoperto che le 4 ore dichiarate per compiere il trekking per raggiungere il Lauteraar Hutte erano molto sottostimate. Dei ragazzi alpinisti che ci hanno superato come dei fulmini mi hanno poi detto in rifugio che la giusta misura sarebbe 5 ore e mezza. Noi con un paio di lunghe soste ce ne abbiamo impiegate 8 all'andata, e 6 in discesa al ritorno sotto una fastidiosa ma non terribile pioggia che ci metteva fretta (erano previsti forti temporali col passare delle ore). Si è dovuto perciò rinunciare a malincuore al programma più interessante che era previsto per il "giorno di mezzo", e quindi limitarci a semplicemente andare e tornare al rifugio. Sarà per un'altra volta, spero.
E ora un pò di foto:
dalla salita per il passo Grimsel fotografo il vicino passo Furka dal lato Vallese, che avevamo appena disceso. Sulla sinistra, quel che rimane delle massime propaggini del ghiacciaio del Rodano.
Si decide di rimandare all' indomani la salita al rifugio, e quindi prendiamo una camera in hotel al passo Grimsel. Questo è quel che vediamo dalla finestra. Sullo sfondo le montagne che separano il Vallese con il canton Ticino e l'alta val Formazza. Le percorrerò due giorni dopo in auto per fare il passo della Novena, ma avvolto nella nebbia più totale...
Per non sprecare le ultime ore della giornata, decidiamo di fare una passeggiata lungo una stradina asfaltata a servizio dell'azienda energetica che gestisce le diverse dighe e centrali idroelettriche della zona, che sale dal Grimsel Pass verso la diga sull'Oberaar Gletcher, il più meridionale e piccolo dei due ghiacciai che nutrono l'Aar. E' una strada aperta anche alle auto private, per 10 minuti ogni ora (in salita ogni ora dal minuto 0 al minuto 10, in discesa dal minuto 30 al minuto 40). La strada si dipana panoramicamente sul lago Grimsel, che il giorno dopo risaliremo dalla sponda opposta. Quindi un'ottima "preview" di quello che ci aspetterà l'indomani.
Uno sguardo all'indietro verso il Grimselpass e il nostro hotel (edificio rosso), che in realtà è un piccolo hotel per pochi ospiti (solo 3 camere su 10 erano occupate) e un enorme ristorante per rifocillare le frotte di motociclisti e di pullman pieni di giapponesi che giungono qui durante la giornata
Volgendo lo sguardo verso nord, vediamo dopo i primi tornanti in discesa la zona di partenza del trekking del giorno successivo. Tra le due dighe si erge infatti il Grimsel Hospitz, dove lasceremo l'auto. Di fronte a noi, le montagne su cui nasce il Rodano, il cui ghiacciaio sta dall'altra parte della cresta.
Uno zoom sull'area delle due dighe. Ho disegnato i primi metri del percorso che faremo il giorno seguente, fino all'imbocco di una piccola e buia galleria di un centinaio di metri che serve a evitare un'area totalmente a strapiombo sul lago.
la parte successiva del percorso di trekking. Si passerà molto vicino anche a quella potente cascata che mi pareva molto strana (sembra nascere dal nulla). Poi la sera chiacchierando con la manager dell'hotel ho scoperto che è artificiale, e l'acqua proviene da un bacino formato da acque dell'Aar che hanno già oltrepassato tutti gli sbarramenti, e che vengono riportate su durante la notte quando l'energia costa poco, per poter creare ulteriore energia di giono quando questa è più remunerativa.
Due lunghe funivie di servizio con stazione intermedia portano dalla diga del lago Grimsel alla diga del lago Oberaar. Il giorno successivo la vedrò in azione soltanto una volta.
Decidiamo di fermarci al bel laghetto Trubtensee (anch'esso artificiale) perchè ormai la luce sta volgendo al termine. I panorami sono molto belli ma purtroppo il sole è in faccia e le foto non sarebbero venute bene. Di fronte a noi le cime di diversi 4000: il Finsteraarhorn, Il Lauteraar e lo Shreckhorn, e dietro spunta la stupenda piramide di neve che è la parete est del Monch.
Torniamo indietro sui nostri passi quando ormai è sera. In realtà con solo altri 15 minuti di cammino avremmo potuto ammirare in tutto il suo splendore il ghiacciaio dell'Oberaar, ma avevamo una fame da lupi e il vento gelido stava cominciando a sferzarci.
Ed eccoci all'indomani. Parcheggiamo l'auto al Grimsel Hospitz e ci accingiamo a scendere verso la diga nord, non prima di aver visto il panorama
Una volta oltrepassata la diga, si sale verso una parte di percorso scavata nella roccia e che è parecchio verticale sopra il lago
dopo il tunnel di cui ho detto sopra, ci avviamo verso la cascata, in leggera discesa. Purtroppo nella prima immagine si vedrà per l'ultima volta la bellissima parete est del Finsteraarhorn. Dopo di allora le montagne vicine (lungo il percorso) e soprattutto le dannate nuvole (una volta arrivati al rifugio) ce lo nasconderanno alla vista.....
il percorso continua sul bordo del lago, con diversi punti in cui bisgna oltrepassare ruscelletti e fango prodotti dai tanti piccoli corsi d'acqua che scendono verso il lago. Arriviamo nel punto in cui l'Oberaar scende verso il nostro lago (formato dall'Unteraar), e dando vita all'Aar, il più importante fiume svizzero. Nonostante in zona nascano anche Rodano, Reno e Ticino, l'Aar raccoglie infatti le acque di ben il 43% del territorio svizzero.
Arriviamo all'inizio del lago. A monte di questo, una zona sabbiosa formata dall'erosione dei miliardi di massi che ricoprono il ghiacciaio e che da esso vengono "macinati", insieme al lavoro erosivo da parte delle acque torrentizie molto potenti che escono dal ghiacciaio.
ci si ferma a mangiare, poi un pirla decide di farsi un giro su quelle sabbie
si comincia a vedere la bocca del ghiacciaio. Tra un'oretta saremo lì.
finalmente riusciamo a scorgere la meta della nostra camminata.
in prossimità del ghiacciaio azzardo una foto panoramica, con scarsi risultati. Comunque quello che volevo riprendere si vede.
con una piccola discesa aiutati da una scala e da corde fisse, scendiamo sul ghiacciaio. I sassi ne nascondono il 99% alla vista, ma la caduta continua di enormi massi dalla bocca ci ricordano che è un ghiacciaio ben vivo e che avenza circa un centimetro all'ora, spostando masse enormi di materiale roccioso.
Dei paletti aiutano a individuare la direzione e evitare pericoli (dietro ai sassi sono ben celati anche piccoli ma profondi crepacci)
Dopo alcuni km sul ghiacciaio, si torna sulla "terraferma". Qui si vede bene quanto elevato (sui 50 metri) sia qui lo spessore del ghiaccio. E siamo solo sul bordo
E si sale decisi verso la nostra meta. Che sadicamente si mostrera a noi solo quando saremo a una decina di metri. Prima la si passa a bestemmiare che ancora non si vede il rifugio, e la cena sta per essere servita (alle 18).
ci presentiamo ai gestori, sistemiamo le cose, raggiungiamo gli altri per la cena, e poi devo andare al bagno. Mentre faccio pipi questo è quello che vedo
qui la stessa foto ma senza la finestra del bagno.....
e qui lo stesso soggetto ma allargando un pò lo sguardo....
E infine un secondo tentativo di foto panoramica, che riuscirrà un pochetto meglio del precedente. Come si vede, il rifugio è posto poco dopo il punto in cui i ghiacciai del Finsteraar (a sinistra) e del Lauteraar (a destra) si uniscono a formare il ghiacciaio dell'Unteraar da noi percorso.
Il giorno successivo è attesa pioggia forte dalle 11 in poi, per cui a malincuore decidiamo di metterci sulla strada per il ritorno alle 7 e mezza di mattina. Arriveremo all'auto verso le 13 e trenta, parecchio fradici nonostante k-way e scarpe impermeabili.
Allegati
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