Report della mia prima uscita freeride

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REPORT DELLA MIA PRIMA USCITA FREERIDE

Stress, responsabilità, pensieri… Questo e, a dire il vero, molto altro è il mio lavoro: l’avvocato.
Negli ultimi anni però ho cercato di riprendermi molte delle cose che questo lavoro mi ha portato via, lentamente ed inconsapevolmente, rendendomi schiavo dell’ufficio, dei computer e dei clienti sempre in emergenza che richiedono il mio intervento ad ogni ora del giorno.

Lo zelo del giovane avvocato per il proprio lavoro è stato infatti gradualmente sostituito dalla determinazione nel porre dei paletti, dei limiti ben marcati tra il mondo del lavoro e la mia vita personale.
Ho ricominciato a fare sport: nuoto, pallavolo, sci, trecking, proprio come recita la tanto abusata formula: "Ho ricominciato a lavorare per vivere e non a vivere per lavorare".
Nei periodi più complicati mi ritrovo ancora a trascorrere troppe ore davanti al computer a causa del lavoro, ma altre riesco a ritagliarmi uno spazio vitale tutto mio dove amo mettermi alla prova. E quello spazio spesso lo trovo in montagna.

Il Monte Baldo e la Lessinia sono da sempre i miei luoghi preferiti per camminare, con amici o in solitaria. Le dolomiti invece sono legate ai miei ricordi di bambino che andava a sciare col papà, che sin da quando ero piccolo mi parlava della temibile Val de Mezdì, un fuoripista sul gruppo del Sella di cui potevo vedere la parte finale dalle piste Colfosco.
Qualche anno fa sono riuscito a rimettermi sugli sci. Dopo anni da snowboarder sono tornato al vecchio amore, felice di ritrovare sulle piste quei movimenti che ingenuamente pensavo di aver dimenticato.
Quest’anno sono riuscito addirittura a sciare per ben 13 volte. Un vero e proprio record per uno sciatore da tastiera come sono.

Da qualche tempo, infatti, mi sono incuriosito per la disciplina chiamata freeriding - quella che, per intenderci, fino a qualche tempo fa, veniva chiamata sci fuoripista, e che ora, invece, è diventata un vero e proprio trend-. Ed ecco quindi che mi trovo on line ad ogni momento libero alla ricerca di notizie su questo sport.
Il contatto con la natura, la lontananza dalle affollate piste, la sensazione unica della sciata in neve fresca erano sensazioni che avevo provato da snowboarder, e rimanevano per me un richiamo lontano ma insistente.
Era solo questione di tempo, e la scoperta della sezione freeski sullo skiforum (www.skiforum.it) ha fatto il resto.

Nel giro di poco tempo ho accumulato nozioni tecniche, ho appreso i nomi delle località e degli spot più interessanti… insomma, senza accorgermene mi stavo preparando ad iniziare lo sci freeriding.
Sono, o forse ero, convinto di avere una buona tecnica, ed ho sempre ricevuto molti complimenti per come scio in pista, forse per quei movimenti molto anni 70 con gli sci uniti che sembrano incollati.
Mi sentivo pronto, e quindi una mattina in cui il mio lavoro mi aveva tolto un po’ troppa serenità, mi sono deciso a contattare una guida alpina. Per inciso, ho contattato quella guida col sito internet più bello, con le descrizioni delle escursioni più appassionate, quel sito che spesso consulto per vedere immagini che mi cambiano la giornata.

Purtroppo io e Alberto (la guida), non siamo riusciti a concordare un’uscita, visti i reciproci impegni lavorativi. Senza contare poi che il costo dell’uscita da solo con la guida si sarebbe rivelato proibitivo visto che non riuscivo a contagiare miei amici e compagni di sciate, che di solito guido tra i meandri delle piste del dolomiti superski annoiandoli con i nomi di tutte le cime che conosco.
Dopo questo tentativo finito male, mi sono ritrovato fisicamente a terra. Un infortunio muscolare rimediato in allenamento di volley mi ha tenuto lontano dalla palestra per un mese circa. Subito dopo mi sono ammalato e sono stato costretto all’abuso di antibiotici.

Proprio alla fine della cura antibiotica Alberto, mi ha contatto via e-mail, proponendomi di aggregarmi ad un gruppo di suoi clienti. Dopo un po’ di dubbio per la mia recente malattia, ho deciso di accettare…
Mettendola su un piano filosofico, non accettare sarebbe come non buttarsi in una nuova avventura, non vivere… e allora eccomi pronto…
Digito le parole ”Caro Alberto, per me va bene…”, e premuto il tasto invio della mia tastiera, eccomi alla mia prima esperienza di freerider…

Ero emozionatissimo: finalmente fuoripista con gli sci. Ma sarei stato in grado? Infondo era pur sempre la mia prima volta con gli sci larghi. Sarei stato in grado di reggere il ritmo degli altri? La mia tecnica sarebbe stata buona? Le mie gambe avrebbero retto dopo un mese di inattività sportiva e superattività a tavola?
L’unica risposta possibile me l’avrebbe data la neve. E che risposta!
Faccio un sondaggio con gli amici per sentire se qualcuno si aggrega, ma anche stavolta non riesco a trovare adepti. Mi assicurano che l’anno prossimo si farà un corso freeride… speriamo.

E’ venerdì sera, la vigilia. Sto preparando l’attrezzatura. Sono già stato al noleggio ski della mia città, dove mi hanno rifilato un paio di Rossignol S5 del 2009. Nonostante il mio tanto studio su internet non so nemmeno che sci mi troverò ad usare.
Avevo persino chiesto consigli al collega “Irebec”, uno dei più esperti freerider del forum, per sapere che scione noleggiare, ma il negozio dove sono stato era molto meno fornito di quello che pensassi.
Proprio in quella sera di vigilia, mi contatta il papà della mia morosa, già mio compagno di altre avventure montane ed escursionistiche. Mi propone di accompagnarmi ed io accetto di buon grado. La sua compagnia è sempre piacevole, anche se lui non scierà con me, ma rimarrà in pista.
Dopo una notte insonne, fermo la sveglia al primo squillo, e la mia ragazza nemmeno si accorge che mi alzo.

Recupero il mio futuro suocero e partiamo alle 5.00 del mattino alla volta del Pordoi. Oggi 26 marzo 2011 realizzerò finalmente il mio sogno di sciare la Val de Mezdì, come concordato con Alberto.
So bene che molti affrontano la Val de Mezdì, sul massiccio del Sella, senza guida, perché è ritenuto un percorso non troppo impegnativo. Ma almeno per le prime uscite freeride voglio farmi guidare, avere qualcuno che mi permetta di sciare in sicurezza.
Infondo sono pur sempre un novellino...
L’appuntamento è previsto per le 08.45 alla funivia della Porta Vescovo, ad Arabba, ma alle 7.50 abbiamo già parcheggiato sul Passo Pordoi, ed alle 8.15 siamo al punto di ritrovo dopo aver saggiato la prima pista.

Gli sci che ho noleggiato mi sembrano molto facili da usare in pista. Ho un buon feeling, e mi sembrano molto meno impegnativi di quelli da speciale cui di solito sono abituato. So già che in neve fresca sarà tutta un’altra cosa.
Saluto il mio accompagnatore che si dirige verso la Marmolada e nel frattempo conosco Alberto. Ha due anni in meno di me ed il volto abbronzato. Facciamo due chiacchiere in attesa che arrivino i due ragazzi che scieranno con noi. Alberto è simpatico, e fa il lavoro più bello del mondo. Scopro che si è laureato in economia ma che ha scelto di fare la guida alpina. Da quel momento potrebbe guidarmi anche sul K2. Per me lui è uno che ce l’ha fatta.
Senza accorgermene, ispirato dalla sua scelta di vita, mi accorgo che sto meditando di lasciare le scartoffie dello studio per sempre, e di buttarmi sul sogno ricorrente di molti giovani avvocati: “aprire un ciringuito in riva ad una spiaggia tropicale, e occuparsi di vendita unicamente in termini di cocktails con l'ombrellino”.
Quando arrivano gli altri, Alberto ci propone alcuni itinerari. Prima faremo il fuoripista che ci porterà dalla Porta Vescovo al lago Fedaia, dove potrà vedere come me la cavo. Poi saliremo in Marmolada con la bidonvia di Pian dei Fiacconi.
Scenderemo per la parte bassa della Lidia fino alla pista che porta a Malga Ciapela, per poi risalire fino a Punta Rocca.
Da lì prenderemo l’itinerario conosciuto come pian Trevisan, con una piccola deviazione per passare in mezzo al Canyon.

Poi con il taxi raggiungeremo Canazei, per poi spostarci sul Sella ed affrontare la Val de Mezdì.
Conosco i percorsi, e so che si tratta di alcuni tra i più semplici della zona. Mi sembra un sogno potermici trovare dentro e non leggerli su una cartina o su un libro.
Appena usciti di pista dalla Porta Vescovo avverto delle buone sensazioni, le gambe non sono rigide, e sul firn non ho problemi a sciare.

Bene… il freeride già mi piace. Alberto che mi osserva, forse per darmi sicurezza, mi dice che scio bene.
Attraversiamo il ponte della diga sul lago Fedaia, e saliamo sui bidoni. Arrivati in cima affrontiamo finalmente la polvere. Le prime sensazioni sulla parte bassa della Lydia, nella zona vicina al Sasso delle dodici sono buone.
Decido finalmente di non essere prudentissimo ed inizio ad accelerare, e a fare qualche curva veloce e stretta. E’ l’inizio della fine.
Nel giro di poche curve mi ritrovo a terra nella neve per ben due volte. Non accadeva da anni, e un po’ ci resto male. In un attimo la fiducia è sotto i tacchi e ormai ho la certezza di non avere la tecnica giusta per quel tipo di neve.
Alberto inizia a spiegarmi un po’ di tecnica freeride, cercando di correggere la mia posizione sempre più rigida ed arretrata. Ma a questo punto la stanchezza e la scarsa lucidità della notte insonne si fanno sentire.

L’adrenalina mi aveva tenuto in forze fino a quel momento, ma dopo le cadute mi è piombato addosso come un macigno il mio precario stato di forma.
Decido di non pensarci e di seguire i consigli di Alberto e degli altri che si mostrano fin troppo comprensivi, anche se per loro la prima uscita freeride sembra essere un ricordo molto lontano. Quanto meno, seppure sciando in maniera aniestetica, cerco di non far loro perdere del tempo.
Affrontiamo la parte alta della Lydia fino al Canyon dove riesco a scendere, ma le sensazioni non sono ottime. Questione di tecnica: di sci troppo uniti, del peso un po’ troppo arretrato, ma soprattutto di rigidità per la troppa tensione.
Entriamo nel Canyon ed ho già le gambe distrutte. Decido di non pensarci e finalmente finisce la neve polverosa. Arriviamo nella parte del bosco che precede la strada militare che scende a Pian Trevisan.
Qui riesco ad esprimermi un po’ meglio. La neve più simile a quella delle piste mi permette di recuperare un po’ di fiducia, ma sono veramente stanco.
Poco dopo inizia la mulattiera, con dei tratti molto esposti. Gran parte della stradina dobbiamo farla a spazza neve tanto è stretta. Alberto mi chiede di stargli subito dietro in modo da potermi aiutare se necessario. E’ evidente che sono quello più in difficoltà. Qui non è più questione di tecnica, almeno lo spazzaneve lo so fare! E’ questione di stanchezza. Le gambe non mi reggono e lo spazzaneve certo non aiuta. Il panorama è stupendo, la compagnia è ottima, ma proprio come nei primi giorni di sci da bambino devo rimanere concentrato.

Dopo un tempo che potrei misurare solo in giorni tanto mi è sembrato lungo, finalmente la strada militare finisce e ci troviamo su un ultimo pendio prima del boschetto dove toglieremo gli sci.
Inaspettatamente, nell’ultima discesa scio bene, con curve strette e qualche tratto saltato. Finalmente il peso è ben bilanciato e le gambe non sono più rigide. C’è speranza, forse sono ancora in grado di sciare…
Approfitto del tratto di taxi fino a Canazei per riposare, ma sento di avere le gambe molto dure. Nulla di buono, ho paura che mi assalgano i crampi.
Ci fermiamo per un panino dopo gli ovetti di Canazei, e solo in quel momento mi accorgo di quanto sono affamato.
All’uscita dal rifugio mi ricordo dei miei bastoncini, e mi rendo conto di averle forse lasciate sul taxi. Alberto me le porge. Le aveva portate lui sino a quel momento, dopo che io non mi ero nemmeno accorto che aveva cercato di darmele prima di salire sull’ovetto.
Sono evidentemente distrutto. Mi sento come un bambino alle prime esperienze sulla neve. Incredibile!

Ripartiamo alla volta della Val de Mesdì, ma nel tratto di pista che sul Belvedere dovrebbe portarci alla seggiovia per salire al Sass Becé ho un crollo: crampi fortissimi ai quadricipiti.
Raggiungo a fatica gli altri che mi precedono all’imbocco della seggiovia. Ho dei dolori lancinanti.
Mi riprendo mentre sono seduto sulla seggiovia, ma proprio nel traverso sotto il sass Becé che ci avrebbe condotto al Passo Pordoi, ho un altro attacco che mi costringe a togliere gli sci per riprendere l’uso delle gambe.
Riesco poi a rimetterli e a raggiungere gli altri.
Saliamo sulla Cabinovia del Pordoi, dove ci sono altre guide ed altri freeriders che parlano tra loro dei percorsi che andranno a fare: Val Lasties, Holzer, Joel…

Si tratta di discese mitiche del Sella, la prima più facile, le altre molto meno, si dice. Per me in quel momento era impossibile anche rimanere in piedi nella cabinovia.
All’arrivo della funivia troviamo il mio futuro suocero ad attenderci, pronto ad immortalare con una foto la partenza per la Val de Mezdì.
Io però comunico a lui e ai miei compagni di avventura che non me la sento di rischiare di avere i crampi sulla val de Mezdì. Vorrei tanto realizzare quello che è un mio sogno sin da quando, bambino, ne sentivo parlare dal mio papà.
Temo però che la stanchezza e i crampi potrebbero costarmi troppo cari, e a malincuore saluto Alberto e gli altri e li osservo mentre iniziano la traversata del Sella.
Al ritorno in macchina cedo il timone al papà della mia fidanzata. Non sono in grado di guidare, ma ho un sorrisone stampato in volto… è solo l’inizio, ne sono certo.

Sono felice ma stravolto. Ho capito che ho molto da imparare, anche se sono convinto che la mia giornata sia stata condizionata dalla forma fisica. Ho scoperto che la neve fresca è per me molto più facile da surfare con lo snowboard, e credo che rispolvererò le ciaspole e la tavola.
Ma non ho intenzione di darmi per vinto! Ho scoperto che adesso c’è una nuova disciplina chiamata freeride nella quale ho un enorme margine di miglioramento… e che non provare a migliorare sarebbe come non provare a vivere…!

Ho scoperto che guardare dal Sass Pordoi la linea che abbiamo fatto in Marmolada mia ha riempito di soddisfazione. Altro che sabato in ufficio.. altro che ciringuito ai caraibi... meglio le dolomiti!
Ringrazio Alberto per la professionalità, la disponibilità e simpatia.
Alcune foto…(ho cercato di segnare i percorsi in rosso, ma la compressione delle foto ha reso le linee invisibili...credo..)
Fedaia:

Fedaia
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Parte bassa della Lydia dall’arrivo Cestovia:

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Sasso delle Dodici dai bidoni:

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Canyon + Pian Trevisan:

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Nel canyon:

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Ok bel racconto, scritto bene,ora sotto ad allenarti tutta estate e vedrai che la mesdi te la mangi in un sol boccone!
 
complimenti per l'umiltà ......che ad alcuni manca su questo forum
vedrai che la prox stagione avrai molte più soddisfazioni
 
Mi ricordi molto me alla prima uscita in freeride....ghiacciaio del toula...

Distrutto, caduto 60 volte, ma contento. Da allora una scimmia continua!
 

.

Gran bel racconto, grazie per averlo condiviso!

Mi ricordo che c'era un tempo, molti anni fa, in cui anch'io credevo di essere bravo a sciare. Poi ho cominciato ad andare fuori pista, con gente che sa sciare davvero, e mi sono reso conto di quanto ho da imparare... Comunque tieni duro e vedrai che il divertimento e le soddisfazioni continueranno ad aumentare.

E se ti viene ancora voglia di tornare alla tavola, leggi qui e traine ispirazione:
http://www.skiforum.it/forum/showthread.php?t=52138&highlight=rito

:D
 
Nelle tue parole scorgo tanta passione...quella passione che ti fa fare le levatacce e sopportare anche le giornate di nebbia, freddo e vento...vai avanti forza e coraggio!
 
Prima uscita Freeride

WOOOWWW!!! beato TE io nn ho piu' l'eta' x provare certe cose...fossi in te FANC...all'acido lattico e GO! cogli l'attimo. CIAOOOO
 
complimenti!
grandissima passione, nelle tue parole si leggono tutto il cuore e il desiderio di riuscire oltre alla soddisfazione dei risultati (quali che possano essere) emersi
le montagne saranno sempre lì ad aspettarci, nessuna fretta!
quale che sia l'attrezzo che deciderai di cavalcare in bocca al lupo e buon divertimento
 
Bello! Bello spirito! Mi piace, ti sei messo in gioco e lo hai fatto con umiltà (guida) e hai imparato subito una lezione importantissima (sapere quando fermarsi!!).

2 Consigli:
-Non asoltare i consigli del POSER IREBEC HIHIHI!!!!!!
-Se vuoi tornare alla tavola fallo, ma non perchè con gli sci non riesci!! :D
 
prima uscita, normale fare tanta fatica, abbi fede che dopo un po' di pratica il pensiero di tornare alla tavola svanisce ;)

e cmq GRAZIE
sono in ufficio a farmi salire il nervoso (sai cosa intendo) e leggere queste cose allevia un po' la malinconia...

ogni tanto arrivo al punto di pensare

"ci vorrebbe una nuova era glaciale, o un alluvione generale, dovremmo usare il vento o gli sci per muoverci e dovremmo tornare a cacciare per vivere, ma vivremmo veramente..."

per me questo sistema che mette sempre e solo i soldi davanti a tutto e' sbagliato al principio, la risorsa piu importante che abbiamo e' il nostro tempo e quello dovrebbe essere posto in primo piano, viviamo soffocati da un mondo che corre per interessi lontani da quelli della nostra anima, siamo vittima del nostro stesso mostro e lo alimentiamo con i nostri stessi vizi.....questa fantomatica CRISI sembra essere il freno automatico di un meccanismo vivente che sta per scoppiare.....io la chiamerei possibile salvezza!!

titolo: utopico delirio di uno stagista sfruttato col fanculo sempre incatrato tra i denti.

w la vita!
 
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