E' deciso, questa domenica si va per monti senza sci e tavola in spalle, solo alla ricerca dell'ambiente vicino casa. Ne gioverà la schiena di Martina, che si sta rimettendo in sesto, e servirà per allenarsi in modo differente e poco problematico.
Questa zona è quella che ho meno frequentato per ora qui in Friuli, per un motivo o per un altro, ed è ora di porvi in parte rimedio disegnando con l'ausilio di alcune relazioni un nuovo anello per le creste che dominano a settentrione l'altopiano di Pradis (qui noto più per l'acqua che per altro).
Ci avviciniamo in macchina salendo da Spilmbergo e Clauzetto, definita non a caso il "balcone del Friuli". Certo questa giornata non è la migliore per accorgersene, visto che il sole a tratti deciso deve vincere le calde condense della pianura qui vicina. Arrivando da qui abbiamo in pratica davanti tutto l'itinerario a vista, sempre esposto sui pendii meridionali e quindi affacciato sul Friuli occidentale.
L'avvicinamento è lungo, forse è meglio salire da Forgaria, ma tant'è. Raggiungiamo la piccola frazione di Forno, molto graziosa e sede di una tragica battaglia durante la tristemente nota - specie in queste zone - prima guerra mondiale, dopo aver con cura evitato i bivi per le grotte di Pradis.
Posteggiata la macchina in uno splendido angolo presso la Stretta di Forno prendiamo a salire per qualche metro su una mulattiera volta a oriente che scopriamo essere il "Sentiero Storico dell battaglia di Pradis", attrezzato con soste e pannelli informativi.
Quasi subito però è il momento di svoltare a sinistra seguendo il segnavia 820, che si inerpica con decisione sulle pendici del Cuel di For. Presi circa 200m di quota il sentiero si addolcisce sul limitare della faggeta, pervenendo ad un intaglio attrezzato con un ponticello in legno. Poi si prosegue sostanzialmente sul crestone puntando sempre più verso sinistra (occidente) fino a risilire una zona in parte dirupata con stretti tornanti. E' la via verso la Forchiazza (1052m - 1h dalla partenza), varco segnalato da un masso e da qualche indicazione.
Alveari a Forno
Cappella lungo il Sentiero Storico della battaglia di Pradis
Quadrivio tra Forno e Sompielungo
Indicazioni da seguire, ci risultano più chiare quelle in corsivo
Marti al ponticello
Da qui si continua in direzione W seguendo sostanzialmente l'ampia cresta erbosa su segnavia non sempre perfettamente evidente, prima su pendii sostenuti poi pian piano addolcendosi verso una conca leggermente spostata sul versante settentrionale (riconoscibile per la faggeta che lo caratterizza interamente) al cui termine sorge la Malga Jovet, recentemente ristrutturata e dotata di stufa, camino, 4 reti e tavolo interno, oltre che una graziosa struttura esterna (1275m - 25' dalla Forchiazza).
Sul costolone erboso oltre la Forchiazza
Sguardo verso l'altopiano di Pradis
La conca di Malga Jovet, circondata dai faggi
E' qui che incrociamo altri 3 escursionisti con i quali scambiamo qualche chiacchiera. Sono evidentemente assidui frequentatori della zona, raccontano di grigliate in questa malga e ci invitano a proseguire con loro. Gentilmente decliniamo perchè noi vogliamo evitare questa comoda mulattiera di servizio alla malga per proseguire paralleli sul filo di cresta poco distante.
Ripartiamo e poco dopo pieghiamo verso sinistra accondiscendendo l'orografia della montagna risalendo la fitta faggeta e pervenendo sul crinale che si affaccia da questo lato in maniera prepotente sul fondo valle, un contrasto tipico di questa zona che ho riscontrato già sul Monte Cuar lo scorso Dicembre.
Con qualche problema dove i faggi ostruiscono il camminamento ma in non molto siamo sulla vetta del Monte Taièt dove ci attende la pausa ristoratrice e il panino (1369m - croce e libro di vetta molto recenti - 30' da Malga Jovet).
Sul filo di cresta, sullo sfondo il M. Cuar
Il M. Rossa dal Taiet, contrasto tra le aspre bastionate rocciose meridionali e la dolce faggeta settentrionale
Chi mi dice cosa sono queste?
M. Taièt
Il percorso ora continua sempre seguendo la cresta, con qualche sbiadito segnavia e qualche piccolo cippo in cemento, talvolta un poco esposta e comunque sempre evitando con cura i faggi che disturbano il cammino e anche la vista verso settentrione altrimenti magnifica.
Circa 20 minuti ed eccoci sulla gemella vetta del M. Rossa e poi su altre piccole cime meno significative che si esauriscono, per quanto ci riguarda, presso un intaglio dove riprendiamo - con poche segnalazioni, attenzione in caso di nebbia - il segnavia CAI 820, che divalla marcato e con ripidi tornantini sul versante meridionale (1h dal M. Taiet).
Si segue lo sperone di Cuesterlde per poi riaddentrarsi tra i faggi e piegando man mano verso oriente. Questa parte del percorso ha poche segnalazioni, è bene ai possibili bivi tenersi sempre sulla sinistra seguendo qualche poco chiara indicazione (scrittura in corsivo) verso Borgo Forno e Palamaior, innestandosi poco sotto sul segnavia 821 in direzione di Sella Dagn.
Il M. Rossa dalla prospettiva della ripida discesa
Dopo aver continuato a perdere quota in maniera decisa si capisce che dovremo passare sotto a della bastionate rocciose che interrompono la traversata, quindi proseguiamo sempre in discesa fino a trovarci alla quota necessaria per cominciare la traversata, costellata di numerosi saliscendi, un paio di passaggi rocciosi molto facili, e qualche tratto un po' esposto dotato di traccia comoda ma stretta. Questa parte, che sembra corta ma che si rivela invece faticosa ci conduce a Sella Dagn, sulla quale perveniamo dall'alto e presso la quale rifiatiamo e beviamo con calma (874m - 1h 30' dall'innesto sul CAI 820).
Sella Dagn
Decidiamo di scendere come da programma lungo una carrozzabile infestata dalle foglie secche di faggio e che punta inizialmente a oriente, seguendo le indicazioni in corsivo per Palamaior, che intervengono spesso durante la traversata. Con comodi tornanti perdiamo quota e incrociamo alcune malghe, una della quali evidentemente abitata e attiva. La strada prende quindi a scendere senza più tante curve, passiamo una sbarra ora apertae giungiamo sul letto del Rio di Molin, che attraversiamo per giungere in pochi minuti e pressochè in piano al cimitero di guerra (indicazioni e pannelli informativi) e subito dopo alla strada. Il rientro a Forno, effettuabile anche sul Sentiero Storico della battaglia di Pradis, è solo un noioso modo per sciogliere le gambe e rientrare all'auto (1h dalla Sella Dagn).
Giù per la carrozzabile intasata dalle foglie
Strani animali a Palamaior
Ponte sul Rio Molin
Ultimo tratto sulla strada asfaltata
DATI TECNICI
difficoltà : EE (per la parte in cresta e qualche tratto lievemente esposto e con traccia non comoda)
dislivello: 1000m (837m + saliscendi).
quota minima: 532 - strada asfaltata prima di Forno
quota massima: 1369m - Monte Taiet
tempi di percorrenza: 5h 30' circa
esposizione: quasi interamente Sud
cartografia: Tabacco n° 28
Questa zona è quella che ho meno frequentato per ora qui in Friuli, per un motivo o per un altro, ed è ora di porvi in parte rimedio disegnando con l'ausilio di alcune relazioni un nuovo anello per le creste che dominano a settentrione l'altopiano di Pradis (qui noto più per l'acqua che per altro).
Ci avviciniamo in macchina salendo da Spilmbergo e Clauzetto, definita non a caso il "balcone del Friuli". Certo questa giornata non è la migliore per accorgersene, visto che il sole a tratti deciso deve vincere le calde condense della pianura qui vicina. Arrivando da qui abbiamo in pratica davanti tutto l'itinerario a vista, sempre esposto sui pendii meridionali e quindi affacciato sul Friuli occidentale.
L'avvicinamento è lungo, forse è meglio salire da Forgaria, ma tant'è. Raggiungiamo la piccola frazione di Forno, molto graziosa e sede di una tragica battaglia durante la tristemente nota - specie in queste zone - prima guerra mondiale, dopo aver con cura evitato i bivi per le grotte di Pradis.
Posteggiata la macchina in uno splendido angolo presso la Stretta di Forno prendiamo a salire per qualche metro su una mulattiera volta a oriente che scopriamo essere il "Sentiero Storico dell battaglia di Pradis", attrezzato con soste e pannelli informativi.
Quasi subito però è il momento di svoltare a sinistra seguendo il segnavia 820, che si inerpica con decisione sulle pendici del Cuel di For. Presi circa 200m di quota il sentiero si addolcisce sul limitare della faggeta, pervenendo ad un intaglio attrezzato con un ponticello in legno. Poi si prosegue sostanzialmente sul crestone puntando sempre più verso sinistra (occidente) fino a risilire una zona in parte dirupata con stretti tornanti. E' la via verso la Forchiazza (1052m - 1h dalla partenza), varco segnalato da un masso e da qualche indicazione.
Alveari a Forno
Cappella lungo il Sentiero Storico della battaglia di Pradis
Quadrivio tra Forno e Sompielungo
Indicazioni da seguire, ci risultano più chiare quelle in corsivo
Marti al ponticello
Da qui si continua in direzione W seguendo sostanzialmente l'ampia cresta erbosa su segnavia non sempre perfettamente evidente, prima su pendii sostenuti poi pian piano addolcendosi verso una conca leggermente spostata sul versante settentrionale (riconoscibile per la faggeta che lo caratterizza interamente) al cui termine sorge la Malga Jovet, recentemente ristrutturata e dotata di stufa, camino, 4 reti e tavolo interno, oltre che una graziosa struttura esterna (1275m - 25' dalla Forchiazza).
Sul costolone erboso oltre la Forchiazza
Sguardo verso l'altopiano di Pradis
La conca di Malga Jovet, circondata dai faggi
E' qui che incrociamo altri 3 escursionisti con i quali scambiamo qualche chiacchiera. Sono evidentemente assidui frequentatori della zona, raccontano di grigliate in questa malga e ci invitano a proseguire con loro. Gentilmente decliniamo perchè noi vogliamo evitare questa comoda mulattiera di servizio alla malga per proseguire paralleli sul filo di cresta poco distante.
Ripartiamo e poco dopo pieghiamo verso sinistra accondiscendendo l'orografia della montagna risalendo la fitta faggeta e pervenendo sul crinale che si affaccia da questo lato in maniera prepotente sul fondo valle, un contrasto tipico di questa zona che ho riscontrato già sul Monte Cuar lo scorso Dicembre.
Con qualche problema dove i faggi ostruiscono il camminamento ma in non molto siamo sulla vetta del Monte Taièt dove ci attende la pausa ristoratrice e il panino (1369m - croce e libro di vetta molto recenti - 30' da Malga Jovet).
Sul filo di cresta, sullo sfondo il M. Cuar
Il M. Rossa dal Taiet, contrasto tra le aspre bastionate rocciose meridionali e la dolce faggeta settentrionale
Chi mi dice cosa sono queste?
M. Taièt
Il percorso ora continua sempre seguendo la cresta, con qualche sbiadito segnavia e qualche piccolo cippo in cemento, talvolta un poco esposta e comunque sempre evitando con cura i faggi che disturbano il cammino e anche la vista verso settentrione altrimenti magnifica.
Circa 20 minuti ed eccoci sulla gemella vetta del M. Rossa e poi su altre piccole cime meno significative che si esauriscono, per quanto ci riguarda, presso un intaglio dove riprendiamo - con poche segnalazioni, attenzione in caso di nebbia - il segnavia CAI 820, che divalla marcato e con ripidi tornantini sul versante meridionale (1h dal M. Taiet).
Si segue lo sperone di Cuesterlde per poi riaddentrarsi tra i faggi e piegando man mano verso oriente. Questa parte del percorso ha poche segnalazioni, è bene ai possibili bivi tenersi sempre sulla sinistra seguendo qualche poco chiara indicazione (scrittura in corsivo) verso Borgo Forno e Palamaior, innestandosi poco sotto sul segnavia 821 in direzione di Sella Dagn.
Il M. Rossa dalla prospettiva della ripida discesa
Dopo aver continuato a perdere quota in maniera decisa si capisce che dovremo passare sotto a della bastionate rocciose che interrompono la traversata, quindi proseguiamo sempre in discesa fino a trovarci alla quota necessaria per cominciare la traversata, costellata di numerosi saliscendi, un paio di passaggi rocciosi molto facili, e qualche tratto un po' esposto dotato di traccia comoda ma stretta. Questa parte, che sembra corta ma che si rivela invece faticosa ci conduce a Sella Dagn, sulla quale perveniamo dall'alto e presso la quale rifiatiamo e beviamo con calma (874m - 1h 30' dall'innesto sul CAI 820).
Sella Dagn
Decidiamo di scendere come da programma lungo una carrozzabile infestata dalle foglie secche di faggio e che punta inizialmente a oriente, seguendo le indicazioni in corsivo per Palamaior, che intervengono spesso durante la traversata. Con comodi tornanti perdiamo quota e incrociamo alcune malghe, una della quali evidentemente abitata e attiva. La strada prende quindi a scendere senza più tante curve, passiamo una sbarra ora apertae giungiamo sul letto del Rio di Molin, che attraversiamo per giungere in pochi minuti e pressochè in piano al cimitero di guerra (indicazioni e pannelli informativi) e subito dopo alla strada. Il rientro a Forno, effettuabile anche sul Sentiero Storico della battaglia di Pradis, è solo un noioso modo per sciogliere le gambe e rientrare all'auto (1h dalla Sella Dagn).
Giù per la carrozzabile intasata dalle foglie
Strani animali a Palamaior
Ponte sul Rio Molin
Ultimo tratto sulla strada asfaltata
DATI TECNICI
difficoltà : EE (per la parte in cresta e qualche tratto lievemente esposto e con traccia non comoda)
dislivello: 1000m (837m + saliscendi).
quota minima: 532 - strada asfaltata prima di Forno
quota massima: 1369m - Monte Taiet
tempi di percorrenza: 5h 30' circa
esposizione: quasi interamente Sud
cartografia: Tabacco n° 28
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