Colpevole ritardo ma le cose da fare in questa fine luglio e il tanto materiale non mi hanno permesso di completarlo prima...
E' lungo, lasciatelo caricare un attimo con calma.... ma spero vi piacerà!
Link originario: http://www.sport2k.net/trekking/LOM-090719.htm
Itinerario: Ornica (BG) - Val d'Inferno - Bocchetta d'Inferno - Pizzo dei Tre Signori - B.tta d'Inferno - Lago Rotondo - P.so Bocca di Trona - Rif. Benigni - Val Salmurano - Ornica
Dislivelli: totale 1946m. Ai quasi 1600 tra punto minimo e massimo di elevazione si aggiungono circa 150m tra la Bocchetta d'Inferno e la sella che introduce su Lago Rotondo, gli altrettanti in risalita verso la Bocchetta di Trona e altre poche decine sparse lungo il percorso.
Difficoltà: Generalmente EE. Il dislivello effettuato in giornata, unito alla lunghezza rilevante del percorso proposto, fa sì che il percorso necessiti di un più che buon allenamento. Anche alcuni tratti più tecnici lo sconsigliano agli escursionisti di primo pelo, in particolare gli ultimi metri verso il Pizzo e la loro successiva discesa e ancor più forse la tratta tra Bocchetta d'Inferno e il Lago Rotondo, spesso su roccette un poco esposte. Presenza inoltra di nevai residui, pendente ma facile quello verso la cima del Pizzo Tre Signori, da traversare invece quello verso la Bocchetta di Trona sul versante valtellinese.
Esposizione: La salita la discesa avvengono generalmente a S sul versante bergamasco. Da notare l'esposizione NE della parte terminale della salita verso la cima (non si può intraprendere troppo presto nella stagione). Successivamente la tratta verso il Rif. Benigni si mescola di diverse esposizioni rimanendo però a lungo nel versante valtellinese, quindi tendenzialmente N.
Rifugi: Rifugio Cesare Benigni (2222m - gestore Bruna Allievi - 035.54391), può essere punto d'appoggio per pranzo solamente in caso di partenza molto anticipata (6-6.30) e comunque dopo aver mangiato qualcosa in vetta al Pizzo Tre Signori.
Acqua e cibo: Durante la salita si incontra l'Agriturismo d'Alpe Ferdy, dopo circa un'ora di cammino, provvisto di ogni esigenza, ma solo d'estate. Acqua abbondante nelle valli di salita (Inferno) e discesa (Salmurano), meno nell'Alta Via che le congiunge.
Sapevamo tutto, che sabato mattina avrebbe piovuto e che avrebbe spazzato il vento, che sarebbe stato il giorno migliore per godere dei panorami più limpidi. Sapevamo che sarebbe stato rischioso perché dovevamo partire presto per questo magnifico giro e quindi abbiamo rinunciato temendo che la domenica fosse molto meno limpida, ma volevamo una giornata di bel tempo. Non sapevamo però che saremmo stati così fortunati da trovare davvero la giornata giusta, una di quelle che capitano tre o quattro volte a stagione, da associare a un itinerario che con i suoi panorami mozzafiato ne esalta davvero la limpidezza.
Siamo io, Martina ed Elia, collaudati ormai diverse volte, a trovarci a salire verso Ornica, grazioso borgo dell'alta Val Brembana e quindi per una della sue valli, la splendida e regolare Val d'Inferno, che costituisce la via normale al Pizzo dei Tre Signori. L'Inferno, poco invitante, è in realtà rappresentato dalla molte fucine che la caratterizzavano un tempo, e non descrive bene quella che è una valle aperta e invitante, il cui centro ormai è una vecchia baita riadattata a "estivo" di un noto agriturismo della Val Brembana, che raggiungiamo in un'oretta scarsa di cammino. La salita di qui procede forse un pelo più morbida, intervallata da qualche balza più impervia e soprattutto dalle baite che si susseguono non appena il terreno spiana. La seconda e la terza sono scavate nella roccia e funzionano più da ricovero d'emergenza.
Cavallo nei pressi dell'Agriturismo Ferdy d'Alpe.
La mulattiera verso l'agriturismo.
Valle d'Inferno: Marti in arrivo a Baita Ciarelli (1629).
Elia volge lo sguardo verso valle, la giornata si preannuncia dai panorami mozzafiato.
Tratto in mezza costa verso Baita Predoni.
Marti a Baita Predoni (1800).
Altro ricovero inscastonato nella roccia.
La via si sposta sul versante sinistro, incrociando ben presto il sentiero proveniente dal Rif. Grassi e diretto verso il Rif. Benigni, noto come Sentiero delle Orobie Occidentali. Lo superiamo e continuiamo puntando a Nord verso l'ormai vicina Bocchetta d'Inferno, raggiungibile dopo aver attraversato un pianoro ancora innevato proprio sotto gli occhi della famosa "Sfinge", un grosso torrione che ricorda i lineamenti della più famosa scultura egizia, qui a guardia del Pizzo dei Tre signori.
Anticima S del Pizzo Tre Signori e al suo fianco la caratteristica "Sfinge".
Croce e colonnina del Soccorso Alpino all'incrocio col segnavia 101, Sentiero delle Orobie Occ.
La Sfinge (2300).
Vista verso N, Lago dell'Inferno (2086).
Elvis a Bocchetta dell'Inferno (2306), poco sotto il Pizzo dei Tre Signori.
Zoom verso il valtellinese Rif. Falc del CAI di Milano (2115).
Alla Bocchetta che dà sul versante valtellinese giungiamo in tempi veramente buoni, aiutati dalla continuità della salita, e dopo una piccola pausa prendiamo a salire sul versante NW del Pizzo, dove confluiscono le svariate vie di avvicinamento del versante lecchese e valtellinese. La neve residua e le ghiaie infide ci rallentano un poco ma in circa mezzora arriviamo sull'affollatissima vetta del Pizzo dei Tre Signori, antico punto di confine tra il Ducato di Milano, i Grigioni e la Repubblica Veneta, sovrastato dalla grande e caratteristica croce in ferro.
Stambecchi sulla cresta S del Pizzo Tre Signori.
Salendo verso la cima, splendido contrasto tra il Pizzo di Trona e il M. Disgrazia innevato sullo sfondo.
Dalla vetta verso S-SW: Zuccone dei Campelli (2159) e più lontano il Resegone (1875).
Verso NNW, la Val Chiavenna e le sue cime ancora innevate.
M. Disgrazia e il Gruppo del Bernina, imbiancati 24 ore prima.
Pizzo Scalino.
Zoom sulla caratteristica sagoma del M. Resegone.
Grignetta e Grigna.
Il Lago di Lecco e la Brianza.
Verso E tutta la catena orobica.
Versanti nordoccidentali del P.zo Redorta (3038) e del Diavolo di Tenda (2916).
Spunta anche una monolitica Presolana (2521).
Pizzo Arera (2512) e Cima di Menna (2300)
Verso N tutta la catena che culmina nel Pizzo Badile e Cengalo.
Immancabile la visione della parete E del M. Rosa. Nell'ordine ben visibili Vincent, Parrot, Gnifetti, Zumstein, Dufour e Nordend.
M. Legnone spolverato di neve e sullo sfondo le Alpi svizzere.
Altro 4000, lo Jungfrau.
Foto di vetta per Marco, Martina e Elia.
E' tempo, sebbene non sia ancora mezzogiorno, di pranzare con i panini preparati a casa, di riposarci con molta calma e di disquisire con due nuovi compagni di salita, Mauro e Francesco, dell'itinerario a seguire, visto che hanno in mente il nostro stesso. Infatti per un buon tratto non calpesteremo segnavia del CAI ma altre tracce riportate talvolta in maniera ambigua dalle carte.
Scendendo dal Pizzo veniamo travolti dalla rumorosa presenza e dallo spostamento di un gruppo di oltre cinquanta stambecchi, che uno a uno attraversano pozze di neve residua e rocce scoscese dalle quali fanno rotolare continui massi nella valletta sottostante che dovremmo raggiungere. Li lasciamo fare per svariati minuti, tutti intenti a fare foto e filmati quantomeno per la rarità del trovarne un gruppo così numeroso.
Omino di pietra sulla di discesa.
Elvis e Marti dopo il primo tratto di discesa dalla vetta.
Gruppo di stambecchi adulti.
Ritornati alla Bocchetta d'Inferno prendiamo a salire in direzione opposta (E) per una traccia un poco esposta e poi caratterizzata da roccette da arrampicare con l'ausilio delle mani, arrivando in poco a una terrazzina erbosa dove rincontriamo una parte dei nostri amici in via di trasferimento, il gruppetto che sembra più "anziano", avendo così l'opportunità di passargli molto vicino.
Salendo dalla Bocchetta d'Inferno ne reincontriamo una parte, stavolta molto più da vicino.
Stambecco adulto.
Stambecco.
Ecco tutto il gruppetto.
Finita questa parentesi approdiamo prima a una sella erbosa, quindi scendiamo in un canalino ripido e roccioso, decisamente infido, fino alle ghiaie che danno sulla conca del Lago Rotondo, bellissimo e ancora in parte ghiacciato vista la posizione molto riparata dal sole.
Marti con i nostri due nuovi compagni di itinerario, Mauro e Francesco, alla bocchetta sopra Lago Rotondo.
Sguardo indietro verso il Pizzo Tre Signori (2554) e la via di salita.
L'ancora parzialmente ghiacciato Lago Rotondo (2256).
Elia arriva nella conca del Lago Rotondo.
Ci tocca perdere ancora un po' di quota che recupereremo poco dopo effettuando un lungo e articolato traverso verso destra, costellato di ghiaie un po' scoscese, nevai residui e un paio di placche rocciose quasi sorprendenti nella loro comparsa improvvisa. Tutto questo ci conduce comunque in breve direttamente nei pressi del Passo Bocca di Trona, dove ritorniamo sul versante Sud, bergamasco, e in un quarto d'ora di saliscendi ora divenuti faticosi giungiamo al Rif. Benigni con circa duemila metri di salita nelle gambe.
E' ora di un caffè e di un dolce per recuperare, qui fa ora un po' freddo per l'arrivo di qualche nuvola e una piccola storta alla caviglia per Martina le complica un po' la discesa ma soprattutto ne condiziona l'umore. Elia mi sembra euforico per il giro lungo, faticoso ma decisamente appagante per i suoi panorami e la sua varietà di percorso. In queste circostanze vorresti essere alla fine, non avere davanti la lunga e un pelo monotona discesa verso Ornica, ma fa parte del gioco.
Marti si ribella dopo l'ultimo tratto di salita verso il P.so Bocca di Trona (2224).
Elvis con grinta verso il passo...
Mauro e Francesco attaccano i saliscendi che in breve portano al Rif. Benigni.
Rif. Benigni (2222) e M. Disgrazia.
Con qualche dolore in più per Martina affrontiamo la prima parte ripida e rocciosa attraverso il famoso canalino del Benigni, umido e quindi infido, arrivando poi sul più gradevole ma lungo semicerchio sotto il P.so di Salmurano e quindi nell'omonima valle che ci condurrà verso il punto di partenza. Di qui sono ancora quasi due orette di discesa, visto il passo non troppo veloce, che ci cuociono per bene in vista del ritorno a Udine in serata.
Giù dal famoso canalino del Benigni.
Marmotta in Val Salmurano.
Caverna nella neve residua da valanga, la traccia passerebbe pericolosamente sopra.
Ecco perchè "pericolosamente"...
Elvis sfida la grotta nella neve.
E' lungo, lasciatelo caricare un attimo con calma.... ma spero vi piacerà!
Link originario: http://www.sport2k.net/trekking/LOM-090719.htm
Itinerario: Ornica (BG) - Val d'Inferno - Bocchetta d'Inferno - Pizzo dei Tre Signori - B.tta d'Inferno - Lago Rotondo - P.so Bocca di Trona - Rif. Benigni - Val Salmurano - Ornica
Dislivelli: totale 1946m. Ai quasi 1600 tra punto minimo e massimo di elevazione si aggiungono circa 150m tra la Bocchetta d'Inferno e la sella che introduce su Lago Rotondo, gli altrettanti in risalita verso la Bocchetta di Trona e altre poche decine sparse lungo il percorso.
Difficoltà: Generalmente EE. Il dislivello effettuato in giornata, unito alla lunghezza rilevante del percorso proposto, fa sì che il percorso necessiti di un più che buon allenamento. Anche alcuni tratti più tecnici lo sconsigliano agli escursionisti di primo pelo, in particolare gli ultimi metri verso il Pizzo e la loro successiva discesa e ancor più forse la tratta tra Bocchetta d'Inferno e il Lago Rotondo, spesso su roccette un poco esposte. Presenza inoltra di nevai residui, pendente ma facile quello verso la cima del Pizzo Tre Signori, da traversare invece quello verso la Bocchetta di Trona sul versante valtellinese.
Esposizione: La salita la discesa avvengono generalmente a S sul versante bergamasco. Da notare l'esposizione NE della parte terminale della salita verso la cima (non si può intraprendere troppo presto nella stagione). Successivamente la tratta verso il Rif. Benigni si mescola di diverse esposizioni rimanendo però a lungo nel versante valtellinese, quindi tendenzialmente N.
Rifugi: Rifugio Cesare Benigni (2222m - gestore Bruna Allievi - 035.54391), può essere punto d'appoggio per pranzo solamente in caso di partenza molto anticipata (6-6.30) e comunque dopo aver mangiato qualcosa in vetta al Pizzo Tre Signori.
Acqua e cibo: Durante la salita si incontra l'Agriturismo d'Alpe Ferdy, dopo circa un'ora di cammino, provvisto di ogni esigenza, ma solo d'estate. Acqua abbondante nelle valli di salita (Inferno) e discesa (Salmurano), meno nell'Alta Via che le congiunge.
Sapevamo tutto, che sabato mattina avrebbe piovuto e che avrebbe spazzato il vento, che sarebbe stato il giorno migliore per godere dei panorami più limpidi. Sapevamo che sarebbe stato rischioso perché dovevamo partire presto per questo magnifico giro e quindi abbiamo rinunciato temendo che la domenica fosse molto meno limpida, ma volevamo una giornata di bel tempo. Non sapevamo però che saremmo stati così fortunati da trovare davvero la giornata giusta, una di quelle che capitano tre o quattro volte a stagione, da associare a un itinerario che con i suoi panorami mozzafiato ne esalta davvero la limpidezza.
Siamo io, Martina ed Elia, collaudati ormai diverse volte, a trovarci a salire verso Ornica, grazioso borgo dell'alta Val Brembana e quindi per una della sue valli, la splendida e regolare Val d'Inferno, che costituisce la via normale al Pizzo dei Tre Signori. L'Inferno, poco invitante, è in realtà rappresentato dalla molte fucine che la caratterizzavano un tempo, e non descrive bene quella che è una valle aperta e invitante, il cui centro ormai è una vecchia baita riadattata a "estivo" di un noto agriturismo della Val Brembana, che raggiungiamo in un'oretta scarsa di cammino. La salita di qui procede forse un pelo più morbida, intervallata da qualche balza più impervia e soprattutto dalle baite che si susseguono non appena il terreno spiana. La seconda e la terza sono scavate nella roccia e funzionano più da ricovero d'emergenza.
Cavallo nei pressi dell'Agriturismo Ferdy d'Alpe.
La mulattiera verso l'agriturismo.
Valle d'Inferno: Marti in arrivo a Baita Ciarelli (1629).
Elia volge lo sguardo verso valle, la giornata si preannuncia dai panorami mozzafiato.
Tratto in mezza costa verso Baita Predoni.
Marti a Baita Predoni (1800).
Altro ricovero inscastonato nella roccia.
La via si sposta sul versante sinistro, incrociando ben presto il sentiero proveniente dal Rif. Grassi e diretto verso il Rif. Benigni, noto come Sentiero delle Orobie Occidentali. Lo superiamo e continuiamo puntando a Nord verso l'ormai vicina Bocchetta d'Inferno, raggiungibile dopo aver attraversato un pianoro ancora innevato proprio sotto gli occhi della famosa "Sfinge", un grosso torrione che ricorda i lineamenti della più famosa scultura egizia, qui a guardia del Pizzo dei Tre signori.
Anticima S del Pizzo Tre Signori e al suo fianco la caratteristica "Sfinge".
Croce e colonnina del Soccorso Alpino all'incrocio col segnavia 101, Sentiero delle Orobie Occ.
La Sfinge (2300).
Vista verso N, Lago dell'Inferno (2086).
Elvis a Bocchetta dell'Inferno (2306), poco sotto il Pizzo dei Tre Signori.
Zoom verso il valtellinese Rif. Falc del CAI di Milano (2115).
Alla Bocchetta che dà sul versante valtellinese giungiamo in tempi veramente buoni, aiutati dalla continuità della salita, e dopo una piccola pausa prendiamo a salire sul versante NW del Pizzo, dove confluiscono le svariate vie di avvicinamento del versante lecchese e valtellinese. La neve residua e le ghiaie infide ci rallentano un poco ma in circa mezzora arriviamo sull'affollatissima vetta del Pizzo dei Tre Signori, antico punto di confine tra il Ducato di Milano, i Grigioni e la Repubblica Veneta, sovrastato dalla grande e caratteristica croce in ferro.
Stambecchi sulla cresta S del Pizzo Tre Signori.
Salendo verso la cima, splendido contrasto tra il Pizzo di Trona e il M. Disgrazia innevato sullo sfondo.
Dalla vetta verso S-SW: Zuccone dei Campelli (2159) e più lontano il Resegone (1875).
Verso NNW, la Val Chiavenna e le sue cime ancora innevate.
M. Disgrazia e il Gruppo del Bernina, imbiancati 24 ore prima.
Pizzo Scalino.
Zoom sulla caratteristica sagoma del M. Resegone.
Grignetta e Grigna.
Il Lago di Lecco e la Brianza.
Verso E tutta la catena orobica.
Versanti nordoccidentali del P.zo Redorta (3038) e del Diavolo di Tenda (2916).
Spunta anche una monolitica Presolana (2521).
Pizzo Arera (2512) e Cima di Menna (2300)
Verso N tutta la catena che culmina nel Pizzo Badile e Cengalo.
Immancabile la visione della parete E del M. Rosa. Nell'ordine ben visibili Vincent, Parrot, Gnifetti, Zumstein, Dufour e Nordend.
M. Legnone spolverato di neve e sullo sfondo le Alpi svizzere.
Altro 4000, lo Jungfrau.
Foto di vetta per Marco, Martina e Elia.
E' tempo, sebbene non sia ancora mezzogiorno, di pranzare con i panini preparati a casa, di riposarci con molta calma e di disquisire con due nuovi compagni di salita, Mauro e Francesco, dell'itinerario a seguire, visto che hanno in mente il nostro stesso. Infatti per un buon tratto non calpesteremo segnavia del CAI ma altre tracce riportate talvolta in maniera ambigua dalle carte.
Scendendo dal Pizzo veniamo travolti dalla rumorosa presenza e dallo spostamento di un gruppo di oltre cinquanta stambecchi, che uno a uno attraversano pozze di neve residua e rocce scoscese dalle quali fanno rotolare continui massi nella valletta sottostante che dovremmo raggiungere. Li lasciamo fare per svariati minuti, tutti intenti a fare foto e filmati quantomeno per la rarità del trovarne un gruppo così numeroso.
Omino di pietra sulla di discesa.
Elvis e Marti dopo il primo tratto di discesa dalla vetta.
Gruppo di stambecchi adulti.
Ritornati alla Bocchetta d'Inferno prendiamo a salire in direzione opposta (E) per una traccia un poco esposta e poi caratterizzata da roccette da arrampicare con l'ausilio delle mani, arrivando in poco a una terrazzina erbosa dove rincontriamo una parte dei nostri amici in via di trasferimento, il gruppetto che sembra più "anziano", avendo così l'opportunità di passargli molto vicino.
Salendo dalla Bocchetta d'Inferno ne reincontriamo una parte, stavolta molto più da vicino.
Stambecco adulto.
Stambecco.
Ecco tutto il gruppetto.
Finita questa parentesi approdiamo prima a una sella erbosa, quindi scendiamo in un canalino ripido e roccioso, decisamente infido, fino alle ghiaie che danno sulla conca del Lago Rotondo, bellissimo e ancora in parte ghiacciato vista la posizione molto riparata dal sole.
Marti con i nostri due nuovi compagni di itinerario, Mauro e Francesco, alla bocchetta sopra Lago Rotondo.
Sguardo indietro verso il Pizzo Tre Signori (2554) e la via di salita.
L'ancora parzialmente ghiacciato Lago Rotondo (2256).
Elia arriva nella conca del Lago Rotondo.
Ci tocca perdere ancora un po' di quota che recupereremo poco dopo effettuando un lungo e articolato traverso verso destra, costellato di ghiaie un po' scoscese, nevai residui e un paio di placche rocciose quasi sorprendenti nella loro comparsa improvvisa. Tutto questo ci conduce comunque in breve direttamente nei pressi del Passo Bocca di Trona, dove ritorniamo sul versante Sud, bergamasco, e in un quarto d'ora di saliscendi ora divenuti faticosi giungiamo al Rif. Benigni con circa duemila metri di salita nelle gambe.
E' ora di un caffè e di un dolce per recuperare, qui fa ora un po' freddo per l'arrivo di qualche nuvola e una piccola storta alla caviglia per Martina le complica un po' la discesa ma soprattutto ne condiziona l'umore. Elia mi sembra euforico per il giro lungo, faticoso ma decisamente appagante per i suoi panorami e la sua varietà di percorso. In queste circostanze vorresti essere alla fine, non avere davanti la lunga e un pelo monotona discesa verso Ornica, ma fa parte del gioco.
Marti si ribella dopo l'ultimo tratto di salita verso il P.so Bocca di Trona (2224).
Elvis con grinta verso il passo...
Mauro e Francesco attaccano i saliscendi che in breve portano al Rif. Benigni.
Rif. Benigni (2222) e M. Disgrazia.
Con qualche dolore in più per Martina affrontiamo la prima parte ripida e rocciosa attraverso il famoso canalino del Benigni, umido e quindi infido, arrivando poi sul più gradevole ma lungo semicerchio sotto il P.so di Salmurano e quindi nell'omonima valle che ci condurrà verso il punto di partenza. Di qui sono ancora quasi due orette di discesa, visto il passo non troppo veloce, che ci cuociono per bene in vista del ritorno a Udine in serata.
Giù dal famoso canalino del Benigni.
Marmotta in Val Salmurano.
Caverna nella neve residua da valanga, la traccia passerebbe pericolosamente sopra.
Ecco perchè "pericolosamente"...
Elvis sfida la grotta nella neve.