[TRK] 21 Giu 09 // M. Plauris (UD) da Tugliezzo

Mac751

Old school supporter
ln vista dei prossimi impegni camminatori, ci è necessario "fare gamba" in questa domenica dalle previsioni meteo incerte, stabili solo per la mattinata comunque caratterizzata da forte vento di bora. Optiamo nella più totale indecisione per questa fatico ascesa del M. Plauris, quasi puntando a caso l'occhio sulla carta dei sentieri. Ma sì, mi ispira, Marti è d'accordo e la partenza è relativamente comoda, a poco più di mezzora da casa.

Link originario: http://www.sport2k.net/trekking/FVG-090621.htm

Itinerario: Tugliezzo - Carnia (UD) - Rif. Franz - P.so Maleet - M. Plauris - Tugliezzo

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Dislivelli: totale 1506m. Solo una trentina di metri di avvallamento dopo P.so Maleet interrompono la continuità di salita e discesa.

Difficoltà: EE. Facile ma mediamente faticosa, nel bosco, fino al Rif. Franz. Ripida ma senza particolari difficoltà fino a P.so Maleet. Poi tratto in mezza costa, piccoli nevai ancora presenti, e salita finale per roccette verso M. Plauris.

Esposizione: NW, salvo un piccolo tratto dopo P.so Maleet che volge a SW.

Rifugi: Rifugio Franz (1008m, 4 posti letto, dotato di stufa e altri accessori utili al bivacco, non gestito) si incontra dopo un'oretta di cammino in salita. Da P.so Maleet in poco più di mezzora si raggiunge il Ricovero Bellina presso C.ra Chiariquart (1405m, non gestito, lungo il segnavia CAI 728).

Acqua e cibo: Qualche piccolo torrente nella prima parte di percorso. Prevedere un grande dispendio d'acqua.

Partiamo un po' tardi ma questa giornata è molto fresca e ventilata e lo sappiamo, quindi con calma ci facciamo fare un paio di panini da mangiare in vetta e posteggiamo nel piccolissimo abitato di Tugliezzo (503m), poco sopra il paese di Carnia, dove assieme alla nostra sono posteggiate solo altre 3 o 4 automobili. Una coppia lì con noi ci interpella sulla salita, non la conosciamo ma possiamo tranquillizzarli sul fatto che l'ascesa durerà meno delle 7 ore che hanno erroneamente capito loro.
Cominciamo su una mulattiera che si addentra subito nel fitto bosco, con pendenza buona ma regolare fino a un primo bivio dove la mulattiera continua a destra ma le indicazioni per il segnavia ci buttano a sinistra abbreviando ma indurendo la salita. Subito dopo scorgiamo la bellissima Casera Plan dei Portolans (645m), un attimo prima della quale - e senza indicazioni particolari - il sentiero piega più a destra (SW) e ripido comincia a risalire un lungo pendio boschivo caratterizzato da qualche albero divelto a ostacolarne in parte la risalita. Ci sembra strano qua dentro non scorgere la coppia che era partita pochissimo prima di noi, e pensiamo subito che possano aver sbagliato strada a uno dei due bivi, come più avanti capiremo. Escludiamo - visto il nostro ritmo buono - che possano averci seminato tanto da non vederli né sentirli mai.
Di qui in poco approdiamo al Rifugio Franz (1008m), posto in una vaga radura e credo ristrutturato da non molto. Il bivacco - perché tale è - consta di un largo piano terra con stufa e tavolo grande, e di un soppalco con 4 materassi e coperte a volontà. Vista la vicinanza con il punto di partenza ci pare più un luogo dove organizzare qualche "festa" serale con griglia e posto per chi si voglia fermare a dormire, più che un bivacco d'emergenza.

Il sentiero 701 nel sottobosco che conduce al Rif. Franz.
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Il rifugio E. Franz (1008).
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Interno del rifugio, Marti firma il libro di passaggio. Molto accogliente e dotato di tanti comfort.
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Ripartiamo alla volta di Passo Maleet, che la carta ci indica come molto duro da raggiungere. Il susseguirsi rapido delle curve di livello non lascia scampo, anche se dopo un primo tratto ancora fresco e morbido nel sottobosco. Di qui iniziano ripidi e stretti tornantini, poi coste pietrose a ridosso della parete, il tutto per giungere, in poco tempo e circondati dall'intermittente rumore del vento sulle foglie degli alberi, l'agognata forcella, molto piccola e non quotata in maniera corretta dalle carte, che si riferiscono alle due cimette poco distante. Il passo a noi quota 1602m, credo in maniera corretta.
Poco importa ora che la vista può spaziare sulla magnifica conca che dalla Val Lavaruzza culmina sulle pendici Ovest del M. Plauris. Da qui si intuisce tutto il nostro prossimo percorso, dapprima su costa erbosa, perdendo inizialmente qualche metro di quota, poi sempre più in terreno roccioso fino ad attraversare la parte sommitale di un piccolo nevaio, che ci introduce alla più decisa parte terminale dell'ascesa. Questa parte infatti risulta essere ben faticosa, specie se non si segue l'esile traccia talvolta segnata.

Un bel po' sopra il rifugio troviamo al prima apertura del bosco fitto.
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Marti in arrivo a P.so Maleet (1602).
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Da P.so Maleet finalmente scorgiamo per la prima volta la nostra meta, il M. Plauris (1958) e la sua conca W.
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Marti in mezza costa sul segnavia 701 sotto Cima Clapadorie.
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Sguardo verso la Val Lavaruzza, solcata dal Rio Pissanda fin giù a Portis.
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Si sale aumentando pian piano l'esposizione sul pendio senza mai diventare un problema, tra ghiaie e balze erbose, talvolta qualche breve roccetta da arrampicare con facilità, fino a una selletta più erbosa poco sotto al roccione che forma la vetta del Plauris. Di qui si svolta dietro sul versante Sud dove gli ultimi metri di sentieri un poco esposti portano in un attimo al culmine del M. Plauris, con piccola croce in ferro e libro di vetta a popolarne la spaziosa cima.
Qui incontriamo finalmente un gruppo di 3 signori, il più anziano dei quali giace con accanto una boccia di vino, con i quali poi condivideremo l'ultimo tratto di discesa, una volta ripresi, e altri due più in là che si godono in pace il panorama magnifico. Già, perché da qui lo sguardo spazia veramente ovunque, essendo la cima più alta delle prealpi friulane: dalla pianura al pordenonese, dalle lontani dolomiti bellunesi alle cime più alte della Carnia, il Coglians, la Peralba, più in là verso il confine austriaco e molto vicini paiono il Montasio, il Jof Fuart, il Canin e poi ancora tutte le cime del Gemonese.
Perdo più tempo a cliccare sulla macchina fotografica che ad azzannare il panino con il S. Daniele.

Cima del M. Plauris (1958). Sullo sfondo la pianura e l'enorme letto del Tagliamento.
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Dalla cima sguardo verso Nord, con ben visibile l'abitato di Moggio Udinese.
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Particolare della via di salita attraverso P.so Maleet (1602) e poi sotto la Cima Clapadorie (1756).
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Verso Est in primo piano il M. Lavara (1906), dietro il gruppo del Canin (sx) e del M. Cadin (dx).
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Gli immensi prati che conducono verso la Val Venzonassa, dietro la lunga cordigliera del M. Chiampon (1709 - sulla cresta splendida Alta Via).
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Particolare del M. Lavara o Lavaris (1906) e dei suoi splendidi canali detritici.
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Zoom sul M. Canin (2587) e il confine Sloveno.
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Zoom verso ENE, Jof di Montasio (2753) e Jof Fuart (2666) con la neve nuova caduta il giorno prima e il consueto cappello di nubi.
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Verso NW ecco M. Coglians (2780) e tetto del Friuli, Creta de Cjanevate (2769) e Creta di Collina (2689).
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La splendida e lunga cresta W del M. Plauris, piuttosto affilata.
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Marti e la croce di vetta.
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Marco in vetta al M. Plauris.
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Qui sulla cima fa piuttosto freddo, ci copriamo ma dopo un po' il desiderio di sfuggire al vento ancora piuttosto forte ci induce a perdere quota un po' e a rilassarci semmai più giù, cosa che faremo al Passo Maleet.
Scendendo nel tratto più duro incontriamo finalmente la coppia di inizio gita, ci confermano effettivamente il loro errore di percorso e, anche se con calma, complimenti a loro per la tenacia e continuare fino in fondo una gita che ci è parsa per nulla agevole ma bellissima per panorami e consigliabile a tutti gli escursionisti dotati di una buona gamba. Senza - purtroppo - arrivare in cima può risultare una chimera perché le pendenze che si incontrano possono rimanere nelle gambe.
Dopo qualche battuta con loro con calma intraprendiamo la nostra discesa non veloce ma regolare che ci conduce in due orette alla macchina, con il sollievo del fresco del sottobosco alle quote più basse e quindi più calde.

Splendido scorcio dopo i primissimi metri di discesa.
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Martina scende il brevissimo tratto un po' esposto della cima del M. Plauris.
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Alle prese con qualche alberello invadente...
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Anche qui come in tante altre zone, i danni delle valanghe e la neve residua (1450m circa).
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Ancora danni causati dalle valanghe.
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Bella gita.

Marti ma indossi una felpa di E. ?

(lo so che è della Burton ma sembra che c'è scritto epunto)
 
Vedo che non vi fate mancare nulla...bravi bravi...:D
Era una cima "papabile" anche per me?dalle foto non mi da gran senso div erticalità...
 
Marti ma indossi una felpa di E. ?

(lo so che è della Burton ma sembra che c'è scritto epunto)
si... non lo sapevi che c'è un fans-cleb... ed io sono la fan numero 1 :DDD :DDD :DDD

(è del 6punto9 :D)


Era una cima "papabile" anche per me?dalle foto non mi da gran senso div erticalità...
ti abbiamo pensato mentre facevamo gli ultimi metri! e................ non lo so! nell'ultimo tratto un po di esposizine c'è....... devo ancora ben capire fin dove te la senti o meno......
speriamo che il meteo sia dalla nostra parte tra 2 we!! :crossed:
e spero di essere abbastanza in forma.... sto giro, non so perchè, ho avuto mal di gambe :(
 
è da tantissimo che voglio farmi un giro nella zona del Plauris... che meraviglia... :ad: purtroppo il weekend lavorativo me lo ha impedito... :( in compenso ho recuperato mercoledì e giovedì scorsi con un giro sugli Alti Tauri :D
 
Era una cima "papabile" anche per me?dalle foto non mi da gran senso div erticalità...

Dunque, io credo di sì. Perchè è vero, come dice marti che un traversino negli ultimi 20 metri di salita è un poco esposto (non troppo però), ma anche vero è che sia veramente un problema lungo pochissimi metri peraltro con un sentiero abbastanza pulito e comodo. La vetta ti sarebbe piaciuta, lunga 15 metri e larga 4-5 non credo ti avrebbe dato gran problemi.

Si tratta con calma di superare passaggi a te lievemente fastidiosi, e cominciare a farlo da quelli così brevi credo fosse, sia e sarà l'ideale. ;)


Perchè è vero che non bisogna contare le vette, ma è anche sì vero che spesso quello che compare salendo una cima non è replicabile in un conca, a una passo o lungo un sentiero. Sono i 360°, come qua, a impressionare particolarmente la vista.
 
se fate questi giri come preparatori...immagino come saranno le prox uscite :D

Il problema è saper gestire i più giorni consecutivi, per quello serve gamba ma servirebbe ancora di più la continuità giorno dopo giorno che - ahimè - difficilmente dei non professionisti potranno mai avere.
Comunque questa è una salita anomala, o meglio forse troppo classica. Corta (in sviluppo), secca, faticosa. Non dà tempo di pensarci su, quasi un lungo sprint!

Quindi il problema è che una delle prossime sono due giorni parecchio intensi! ;)
 
figo io ci andavo a correre per fare allenmaento . Ti spacca quel posto!
devo essere salito e sceso in poco meno di tre ore

otiimo per la gamba buona scelta sto inverno appena nevica ci si diverteee
 
figo io ci andavo a correre per fare allenmaento . Ti spacca quel posto!
devo essere salito e sceso in poco meno di tre ore

otiimo per la gamba buona scelta sto inverno appena nevica ci si diverteee

Vista la distanza corta se si forza il ritmo si può arrivare in vetta in meno di due ore in effetti. Ma chi ce lo fa ffa...

Cmq bisogna organizzare un incontro in previsione della stagione prossima, che mi vedrà friulano al 100% (salvo frequenti trasferte ad ovest). Mi sa che qualche bella discesina la possiamo fare! ;)
 
Beh, i complimenti ormai non ve li si fà neanche più... :D:D

A parte gli scherzi, è bello scoprire tramite dei reportage dei posti nuovi. Non avevo mai visto da vicino quella "parte" di alpi.

Avete trovato le condizioni meteo che preferisco: nè sereno nè nuvoloso. L'ombra delle nuvole sulle montagne da un senso di tridimensionalità incredibile al panorama, e pure alle foto.

:clap:
 
dai, vuota il sacco! Che programmi avete :D

Bravi per la continuità con cui vi allenate, io sono bloccato per un mese e vi invidio, e grazie perché ci fate conoscere nuovi angoli delle Alpi.
:clap:

Niente di eclatante Emmanuele, solo due giorni di trekking spinto orobico dormendo in rifugio.... solo che abbiamo tante cose da vedere, è necessaria una gamba non male, faremo quasi 4 mila metrini di dislivello mi sa... ;)

E poi la stagione proseguirà con qualche giro ancora nelle mie orobie, magari qualcosa anche sul rosa e sull'adamello!
 
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