Racconto Freeskicamp a Livigno

FREESKICAMP

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EDIT: più in basso la versione con i paragrafi, interlinee, etc... più leggibile :D


report fatto dal Matte Pernigoni, aka Mille-sci:D e partecipante al camp di Livigno per raccontare una settimana passata insieme in park. Enjoy;)


FreeskiCamp a Livigno: ovvero come creare una Crew in 6 giorni… :D La prendo alla lontana per far capire meglio il contesto nel quale mi sono ritrovato, e dare un’idea del mio livello tecnico (nullo o quasi). Quest’anno, dopo ben 15 stagioni di snowboard alle spalle, decido di riprovare a sciare, incuriosito dai nuovi shape e dalle possibilità che il cosiddetto “freeski” ad oggi permette.
Girando spesso in Via Lattea, bazzicando i forum ed internet in generale, ho successivamente scoperto un intero mondo fatto di personaggi “colorati” (dentro e fuori), con tanta voglia di divertirsi in pista, fuori, nei park, ovunque un paio di sci permettano di andare, ed a volte anche laddove non potrebbero di norma.. :D Non so dire come e con che dinamica esattamente, ma tra questi loschi figuri mi imbatto ad un certo punto nel trio che ha segnato e segnerà la mia “carriera” di freeskier: Marco Eydallin, aka Eyda (per me “the real deal”) Paolo Martinoglio, aka Pablo (per me “the smooth guy”) Federico De Albertis, aka Fette (per me “the tasmanian devil”)
Due parole su questi elementi, perché ne vale la pena ed è anzi quasi obbligo: anzitutto sono persone che definire “easy going” è semplicemente riduttivo, metterebbero a proprio agio in 5 minuti un claustrofobico in un ascensore fermo tra due piani. Tra di loro c’è quel tipo di rapporto che crei negli anni e dopo mille avventure di ogni genere (e su alcune di queste non mi voglio neanche pronunciare :D): a volte si riprendon l’un l’altro, altre si gasano a vicenda, altre si baccagliano pure secondo me, ma di fatto si vede che sono uniti come pochi altri. La cosa più buffa per certi versi, è che sono uno totalmente diverso dall’altro: a cominciare dal modo di porsi, allo stile (sugli sci e fuori), a volte anche nel modo di ragionare e relazionarsi… dimostrando che non c’è bisogno di omologarsi per essere “qualcuno”. Tecnicamente parlando, c’è poco da dire: spaccano di brutto! Chiudono trick complessi con una facilità che a volte è fuorviante, perché pensi che anche tu con poco sforzo puoi replicare il gesto, di norma finendo con contusioni multiple se ti va di culo.. Ora, giustamente, loro la maggior parte del tempo sugli sci lo passano tra un contest ed uno shooting fotografico: hanno inoltre filmato e stanno terminando il loro secondo video (con altri rider), e se provate a stare dietro alle loro agende in stagione, capite che hanno già passato di gran lunga quel confine che sta tra l’amatore ed il pro (e come canterebbe Colby “my friend is a pro”.. eheh). Se poi guardate appunto i video o gli shooting, capite anche che non c’è bisogno di andare tanto lontano per trovare chi gira grosso e stiloso. Dato che però sono giovani ed aitanti, quindi pieni di energie, e debbono giustamente mantenere le loro auto supersportive, gli elicotteri privati, e le miriadi di groupies e bunnies che girano loro intorno, è chiaro che come attività extra si sono “inventati” il Camp!
A parte gli scherzi, i tre riescono a ritagliarsi del tempo in stagione per insegnare anche a noi freeskier normodotati qualche trick ma più in generale cosa voglia dire muoversi in park, in pista, fuori, etc. Creano quindi diverse occasioni nell’anno per raggruppare un tot di appassionati, a volte anche solo in giornata, altre volte in modo strutturato e quindi appunto con gli FreeskiCamp.
Ma che cos’è uno FreeskiCamp alla fine? Semplice, si prendono 10/15 freeskiers con diversi livelli di abilità, li si mette per più giorni dentro un park con la supervisione dei 3 proazzi, e si cerca di tirar fuori il meglio da ognuno, ad ogni costo! Ehehe Per una fortunata coincidenza, mi sono trovato a poter frequentare il Camp tenutosi a Livigno questo fine Aprile. Sulle prime ho pensato fosse prematuro per me fare una esperienza del genere, dall’altra mettiamoci il fatto che ho una “certa età”, l’allenamento, le cavallette!! Insomma, you only live once, e mi son buttato, per fortuna (nel Camp, non dal balcone). Ed eccoci nel vivo della radiocronaca semplificata di questa mirabolante esperienza di vita..
Partiamo da Torino, otto auto per due persone, come nella migliore tradizione freeskier: leghiamo già da subito con sberleffi, scherzi, sorrisi e gasate: il viaggio per Livigno è pressoché infinito, ma in compagnia passa alla grande e da il modo di conoscerci giù un po’ meglio tutti. Fette ed Eyda scompariranno dalla carovana ad un certo punto, parlando poi di una visita da uno sponsor.. in realtà secondo me è stata una camporella bella e buona, ma non lo ammetteranno mai davanti alle telecamere. Arriviamo la sera, seguendo la stella cometa, in tempo per una cena nel nostro “campo base”, l’Hotel Amerika: lì intorno, a breve distanza, abbiamo tutte le nostre case per la tribù. Attendiamo altri che arrivano dopo cena, stiamo intorno al bancone a testare il genepy locale, musica, chilling insomma… Spartirò la casa con altri 4 elementi degni di un romanzo: non sto a descriverli tutti anche se meriterebbero, e dico solo che raramente mi è capitato di divertirmi e legare con delle persone in così poco tempo. Le case sono spartane ma spaziose, perfette per lo scopo. La mattina, dopo la vestizione del guerriero con tanto di parashiena, casco, ginocchiere, alabarda spaziale, etc., scatta la classica transumanza delle varie auto verso il Mottolino, appuntamento alle mitiche ore dieci in punta, e poi via nello snowpark! Lo snowpark di Livigno è decisamente completo: 4 jumps sulla linea small, 4 sulla medium, 4 Large e 4 XLarge (transennati e coperti da una leggera foschia intorno, come Avalon).. a tutto questo si aggiungono boxes, rails, stairs e altri giochini sadomaso che a noi freeskiers piaccion tanto. In ultimo, un bel pipe con muro da 3 metri (se la vista e la fifa non mi hanno ingannato), ed uno a seguire più easy. Musica a palla nella casetta in punta, e non mancherà occasione di aggiungere qualche struttura di nostra invenzione per un po’ di sano jibbing: da qui il termine largamente usato nel gergo del Camp “gibbuso”, poi esteso a qualunque cosa capitasse a tiro, tipo “passami il formaggio gibbuso”.. Il gergo si adatta al Camp, è inevitabile… non spaventatevi quindi se vi troverete a parlare come gente uscita da un Ghetto di periferia, o se utilizzerete termini come “Lincoln” “flatspin” “cork” come se fossero per voi familiari da sempre.. è il Camp, e va vissuto così.
Il livello tecnico dei partecipanti è assolutamente eterogeneo, così come l’età anagrafica: tengo a precisare anagrafica, perchè sulla mentale avrei delle riserve e direi che eravamo tutti molto allineati.. Con un range dai 16 ai 32 anni, con gente che sgamosamente fa il maestro di sci a chi non sa magari cosa sia un DIN, tutti trovano la loro dimensione all’interno del gruppo, che chiaramente e saggiamente viene diviso in tre sottogruppi dopo un primo “provino” supervisionato dai nostri eroi. In questo modo si viene seguiti in modo molto accurato, dato che alla fine i tre gestiranno in media 5/6 persone per volta, e nonostante le migliaia di capocciate da loro prese per arrivare dove sono arrivati, ci stanno ancora dentro e riescono a tener testa a questa mandria di forsennati. A seconda quindi del livello tecnico raggiunto prima del Camp, ci si troverà a partire dalle basi (come il sottoscritto), da un livello intermedio (salti medium e qualche large almeno), ed avanzato (e lì ti tocca la gitarella ad Avalon, sugli XL… brrrr). Più che altro, è chiaro che i ragazzi andranno a lavorare sulle basi nel primo caso, sui miglioramenti e “sbloccaggi” nel secondo, e soprattutto sullo stile, timing, speed etc. nel caso degli avanzati. Essendo io un caso clinico, tendevo ad avere un bel blocco sui salti dove di fatto non vedi l’atterraggio: cosa utilissima, ho fatto un paio di salti dietro all’eyda ed al pablo, col risultato di cominciare a “capire” quali movimenti fare e come muoversi.. Alla fine del Camp arriverò a malapena a toccarmi gli sci in un principio di grab, ma di fatto sarò passato dal non riuscire a saltare gli small, al cominciare a “spingere” (non troppo, per ovvii motivi) sui salti medium, ed in giornate particolari cominciare anche a vedere qualche L! direi obiettivo raggiunto, con il tempo a disposizione e la mia preparazione.
Il pipe merita un capitolo a parte dato che la sensazione che si prova è decisamente unica: si entra a velocità supersonica giù per il muro, si risale quello di fronte ed improvvisamente ci si ritrova in alto ed in stallo, spettacolare! Ovviamente, i giochini sadomaso non vengono lasciati da parte, e quindi è d’obbligo per me il battesimo del box…. Tremendo, tutti si buttano e io cartello appena salgo su! Scoprirò solo il penultimo giorno che, mentre tutti gli altri partono col destro avanti, io mi trovo meglio col sinistro, ed infatti l’ultimo giorno i miglioramenti si vedono! Eyda dice che anche Tanner (Hall) gira col sinistro, e questo mi rincuora molto.. eheheh. Tutti e tre, con il loro stile ed il loro modo di comunicare (chi è preciso, chi gasa, chi ispira serenità, etc.) e spiegare le cose, ruotano con i vari gruppi in modo da rendere più eterogenea l’esperienza.
Di tanto in tanto si uniscono altri loschi figuri, local e non, come i Cusini’s, Sartor, insomma quel genere di persone che quando le incontri vorresti essere in realtà in spiaggia a giocare a racchettoni, perché sui salti fanno delle robe che ti converti e diventi buddista solo a vederle. Inutile poi aggiungere che sono ovviamente completamente degli psicolabili, simpatici, alla mano, che dopo 5 minuti che li conosci ti stai già tirando palle di neve o prendendo per i fondelli: insomma, che sia il freeski a renderci tutti così? Se è così, dovrebbero praticarlo più persone.. Finora ho tessuto lodi e suonato i violini, ma una critica la devo fare al trio (a parte quella di fargli fare un corso di logistica applicata per organizzare gli spostamenti del prossimo Camp, eheh): il meteo. Cioè dico, io pago una miseria tra Camp, albergo e skipass, e loro non si prendono neanche la briga di prenotare beltempo per 5 miseri giorni? Inaudito, ed inammissibile: tolto il sabato e l’ultimo giorno infatti, nel mezzo del nostro soggiorno troveremo ogni genere di evento meteo, da 30 cm di fresca, a pioggia in paese, tormenta, le cavallette….. Inspiegabilmente, tornerò comunque a casa in pieno stile panda, con tanto di segno dell’abbronzatura.. Boh? Le condizioni meteo fan sì quindi che due giorni lo snowpark rimanga sepolto sotto un bel po’ di neve fresca, l’occasione per me è ghiotta dato che previdentemente mi son portato dietro un bel paio di sci da fresca (l’unico del gruppo, inspiegabilmente nessuno dava per scontato come me nevicasse a fine Aprile.. valla a capire, la gente), con i quali “spadroneggio” quindi alla grande sulle zone non battute. E mentre mi diverto, i tre spalano, appiattiscono, insomma fanno gli shaper!!! Rigorosamente a mano, puliscono i salti più interessanti, creano kicker dal nulla, costruiscono cattedrali nel deserto! E’ una cosa così scontata? Secondo me no: ci va professionalità, abnegazione, spirito di corpo, passione, e tanta birra la sera prima.. A parte gli scherzi, i ragazzi si fanno un mazzo tanto per permetterci di girare, e giornate partite col piede sbagliato si trasformano comunque in giornate del tipo “mi fermo solo perché non so più come mi chiamo dalla stanchezza”.. That guys are magic!
Nonostante il meteo avverso quindi, possiamo dire di aver girato tutti i giorni in park, prendendo e massimizzando quello che c’era e tirando fuori quello che non c’era: con la scusa degli atterraggi morbidi poi, c’è chi si è lanciato in frontflip, backflip, Lincoln, chiusure a libro con cartelle, insomma, chi più ne ha più ne metta! La neve sicuramente ha inficiato sulla nostra resistenza fisica, ma devo dire che siamo sempre e comunque scesi a fine giornata, peraltro non tralasciando un po’ di trick in pista come switch, butter, nose press e altre diavolerie che venivano in mente sul momento. Arrivati in valle, la carovana si muove e si smista nuovamente verso le varie case, per la solita dose di docce, relax, skimovies, musica a palla, cavolate in libertà, scherzi, etc.. qualcuno si butta addirittura in piscina o in qualche spa, insomma non ci si fa mancare nulla.. Si mangia in casa o al ristorante (per inciso si mangia molto bene, insaccati e carne spettacolo, pastasciutta paura), ci si trova comunque al campo base dell’Amerika dopo cena, si beve qualcosa, si fa un po’ di casino e se si han le forze si va in qualche locale o si resta fino a tardi lì a fare di tutto e di più e a sfoggiare i mille colori da poser (parlo per me) e baccagliare, conoscere gente, fare cose…. Nel dubbio, conviene dormire una settimana prima per prepararsi, o farsi ibernare, così da disporre delle energie necessarie per affrontare il Camp e non riunciare a nessuno dei mille eventi che accadono in quei 6 giorni..
Dovendo trarre un bilancio dell’esperienza direi che i miei obiettivi son stati tutti puntualmente raggiunti o superati rispetto alle aspettative: son migliorato un pelo a livello tecnico (e la base secondo me non è delle migliori), ho cominciato a “sbloccarmi” su alcune cose (salti, boxes, pipe etc.), ho iniziato a girare in switch, cosa che prima del Camp mi era preclusa (grazie ai ragazzi per avermi seguito tipo CEPU per le piste a proposito).
Ho avuto modo di esser seguito da gente professionale, preparata, competente, appassionata: ma soprattutto credo di aver incontrato amici e compagni di scorribande, sulla neve e non, con i quali condividere mille esperienze future. Freeskiing it’s not just about skis…
Respect, ‘09 Livigno Posse!
Mat
 
report fatto dal Matte Pernigoni, aka Mille-sci:D e partecipante al camp di Livigno per raccontare una settimana passata insieme in park. Enjoy;)

ehm.. "pArnigoni", se no non becco le royalties.. ahahaha... e direi aka "millepiedi" (se no gli sci come li uso?), e aka Helix (qui)... :D

intanto, ero l'unico con i JJ in giornate di fresca, mentre il resto della crew si arrabattava con gli stecchini (i tre, ovviamente, stilosissimi anche qui, mannaggia la pupazza)... :D

Grandi boyz, 'till the next ride! :D

p.s. in realtà mi ci hanno costretto a scrivere di ste cose, che io non ho imparato nulla, eppoi non ho conosciuto nessuno perchè ero emarginato perchè tenevo troppi sci dicevano per 5 giorni, e poi che ho la robba troppo bella e mi dicevano "pozer", o "puzer", ora non ricordo che dicevano, solo perchè c'ho il piummino di simone dumonte e perchè m'attacco ai bocs come tannerino, ecco è giusto che ve lo sappiate, che poi andate a spendere deisordi con gente che a malapena sa litaliano e che vi parla di suisch, botter, corcate (che c'avevo sempre paura che me le davano di santa raggione ogni volta)... che poi son tutti matti questi, volano per l'aria, vanno contro natura all'indietro e saltellano sulle code che sembra che hanno mangiato il peperoncino, eppoi tutti colorati, uno pure con la roba di quando era piccolo attillata che dico se non c'hai gusto a prendere qualcosa della taglia giusta, fai il fondo no? tutta sta musica negli orecchi, che poi non si capisce più nulla... nono, io me ne torno in pista, altro che campeggio con questi qua.,,

p.p.s ah, e uno che non riconosco perchè tiene la banana di foulard in faccia, quello nordico, secondo me mi ha pure attaccato una malattia venerea che si chiama mi dicono skibeng.. capisci, tu parti sereno e torni con lo skibeng che neanche sapevi che esisteva!
 
ma che skibeeng... Ski dance e basta!!! :DDD

Matte comunque nel pipe grosso i muri dovrebbero essere di 5m e non di 3 ;)
 
ma che skibeeng... Ski dance e basta!!! :DDD

Matte comunque nel pipe grosso i muri dovrebbero essere di 5m e non di 3 ;)

la skidance è una forma ancora più acuta, mi verrà a giorni, lo sento..

5 metri dici, come a Bardo? non è che è solo una sensazione, perchè tu sei più piccino del sottoscritto?

notaio, conferma?

ciao LFK!
 
porca paletta, per leggero sto report mi devo mettere il monitor sulle gambe e seguirlo col righello!
ma siete matti a scrivere cosi' stretto?
appena mi prende lo skiribizzo provo a leggerlo o telefono al parnigoni e me lo faccio raccontare a mo di ninnananna...
 
porca paletta, per leggero sto report mi devo mettere il monitor sulle gambe e seguirlo col righello!
ma siete matti a scrivere cosi' stretto?
appena mi prende lo skiribizzo provo a leggerlo o telefono al parnigoni e me lo faccio raccontare a mo di ninnananna...

eeeh, che vuoi farci.. è come il flusso di coscienza... :)

in realtà si è un pò spaginato nei vari passaggi di mano, non è voluta la cosa, anche se è d'effetto (mattone).. ahaha

Proviamo a mettere un pò d'ordine:

FreeskiCamp a Livigno: ovvero come creare una Crew in 6 giorni…

La prendo alla lontana per far capire meglio il contesto nel quale mi sono ritrovato, e dare un’idea del mio livello tecnico (nullo o quasi). Quest’anno, dopo ben 15 stagioni di snowboard alle spalle, decido di riprovare a sciare, incuriosito dai nuovi shape e dalle possibilità che il cosiddetto “freeski” ad oggi permette.

Girando spesso in Via Lattea, bazzicando i forum ed internet in generale, ho successivamente scoperto un intero mondo fatto di personaggi “colorati” (dentro e fuori), con tanta voglia di divertirsi in pista, fuori, nei park, ovunque un paio di sci permettano di andare, ed a volte anche laddove non potrebbero di norma.. Non so dire come e con che dinamica esattamente, ma tra questi loschi figuri mi imbatto ad un certo punto nel trio che ha segnato e segnerà la mia “carriera” di freeskier: Marco Eydallin, aka Eyda (per me “the real deal”) Paolo Martinoglio, aka Pablo (per me “the smooth guy”) Federico De Albertis, aka Fette (per me “the tasmanian devil”)

Due parole su questi elementi, perché ne vale la pena ed è anzi quasi obbligo: anzitutto sono persone che definire “easy going” è semplicemente riduttivo, metterebbero a proprio agio in 5 minuti un claustrofobico in un ascensore fermo tra due piani. Tra di loro c’è quel tipo di rapporto che crei negli anni e dopo mille avventure di ogni genere (e su alcune di queste non mi voglio neanche pronunciare ): a volte si riprendon l’un l’altro, altre si gasano a vicenda, altre si baccagliano pure secondo me, ma di fatto si vede che sono uniti come pochi altri. La cosa più buffa per certi versi, è che sono uno totalmente diverso dall’altro: a cominciare dal modo di porsi, allo stile (sugli sci e fuori), a volte anche nel modo di ragionare e relazionarsi… dimostrando che non c’è bisogno di omologarsi per essere “qualcuno”.

Tecnicamente parlando, c’è poco da dire: spaccano di brutto! Chiudono trick complessi con una facilità che a volte è fuorviante, perché pensi che anche tu con poco sforzo puoi replicare il gesto, di norma finendo con contusioni multiple se ti va di culo.. Ora, giustamente, loro la maggior parte del tempo sugli sci lo passano tra un contest ed uno shooting fotografico: hanno inoltre filmato e stanno terminando il loro secondo video (con altri rider), e se provate a stare dietro alle loro agende in stagione, capite che hanno già passato di gran lunga quel confine che sta tra l’amatore ed il pro (e come canterebbe Colby “my friend is a pro”.. eheh).

Se poi guardate appunto i video o gli shooting, capite anche che non c’è bisogno di andare tanto lontano per trovare chi gira grosso e stiloso. Dato che però sono giovani ed aitanti, quindi pieni di energie, e debbono giustamente mantenere le loro auto supersportive, gli elicotteri privati, e le miriadi di groupies e bunnies che girano loro intorno, è chiaro che come attività extra si sono “inventati” il Camp!

A parte gli scherzi, i tre riescono a ritagliarsi del tempo in stagione per insegnare anche a noi freeskier normodotati qualche trick ma più in generale cosa voglia dire muoversi in park, in pista, fuori, etc. Creano quindi diverse occasioni nell’anno per raggruppare un tot di appassionati, a volte anche solo in giornata, altre volte in modo strutturato e quindi appunto con gli FreeskiCamp.

Ma che cos’è uno FreeskiCamp alla fine?

Semplice, si prendono 10/15 freeskiers con diversi livelli di abilità, li si mette per più giorni dentro un park con la supervisione dei 3 proazzi, e si cerca di tirar fuori il meglio da ognuno, ad ogni costo! Ehehe Per una fortunata coincidenza, mi sono trovato a poter frequentare il Camp tenutosi a Livigno questo fine Aprile. Sulle prime ho pensato fosse prematuro per me fare una esperienza del genere, dall’altra mettiamoci il fatto che ho una “certa età”, l’allenamento, le cavallette!! Insomma, you only live once, e mi son buttato, per fortuna (nel Camp, non dal balcone).

Ed eccoci nel vivo della radiocronaca semplificata di questa mirabolante esperienza di vita..

Partiamo da Torino, otto auto per due persone, come nella migliore tradizione freeskier: leghiamo già da subito con sberleffi, scherzi, sorrisi e gasate: il viaggio per Livigno è pressoché infinito, ma in compagnia passa alla grande e da il modo di conoscerci giù un po’ meglio tutti. Fette ed Eyda scompariranno dalla carovana ad un certo punto, parlando poi di una visita da uno sponsor.. in realtà secondo me è stata una camporella bella e buona, ma non lo ammetteranno mai davanti alle telecamere. Arriviamo la sera, seguendo la stella cometa, in tempo per una cena nel nostro “campo base”, l’Hotel Amerika: lì intorno, a breve distanza, abbiamo tutte le nostre case per la tribù.

Attendiamo altri che arrivano dopo cena, stiamo intorno al bancone a testare il genepy locale, musica, chilling insomma… Spartirò la casa con altri 4 elementi degni di un romanzo: non sto a descriverli tutti anche se meriterebbero, e dico solo che raramente mi è capitato di divertirmi e legare con delle persone in così poco tempo. Le case sono spartane ma spaziose, perfette per lo scopo. La mattina, dopo la vestizione del guerriero con tanto di parashiena, casco, ginocchiere, alabarda spaziale, etc., scatta la classica transumanza delle varie auto verso il Mottolino, appuntamento alle mitiche ore dieci in punta, e poi via nello snowpark! Lo snowpark di Livigno è decisamente completo: 4 jumps sulla linea small, 4 sulla medium, 4 Large e 4 XLarge (transennati e coperti da una leggera foschia intorno, come Avalon).. a tutto questo si aggiungono boxes, rails, stairs e altri giochini sadomaso che a noi freeskiers piaccion tanto. In ultimo, un bel pipe con muro da 3 metri (se la vista e la fifa non mi hanno ingannato), ed uno a seguire più easy. Musica a palla nella casetta in punta, e non mancherà occasione di aggiungere qualche struttura di nostra invenzione per un po’ di sano jibbing: da qui il termine largamente usato nel gergo del Camp “gibbuso”, poi esteso a qualunque cosa capitasse a tiro, tipo “passami il formaggio gibbuso”.. Il gergo si adatta al Camp, è inevitabile… non spaventatevi quindi se vi troverete a parlare come gente uscita da un Ghetto di periferia, o se utilizzerete termini come “Lincoln” “flatspin” “cork” come se fossero per voi familiari da sempre.. è il Camp, e va vissuto così.

Il livello tecnico dei partecipanti è assolutamente eterogeneo, così come l’età anagrafica: tengo a precisare anagrafica, perchè sulla mentale avrei delle riserve e direi che eravamo tutti molto allineati.. Con un range dai 16 ai 32 anni, con gente che sgamosamente fa il maestro di sci a chi non sa magari cosa sia un DIN, tutti trovano la loro dimensione all’interno del gruppo, che chiaramente e saggiamente viene diviso in tre sottogruppi dopo un primo “provino” supervisionato dai nostri eroi. In questo modo si viene seguiti in modo molto accurato, dato che alla fine i tre gestiranno in media 5/6 persone per volta, e nonostante le migliaia di capocciate da loro prese per arrivare dove sono arrivati, ci stanno ancora dentro e riescono a tener testa a questa mandria di forsennati.

A seconda quindi del livello tecnico raggiunto prima del Camp, ci si troverà a partire dalle basi (come il sottoscritto), da un livello intermedio (salti medium e qualche large almeno), ed avanzato (e lì ti tocca la gitarella ad Avalon, sugli XL… brrrr). Più che altro, è chiaro che i ragazzi andranno a lavorare sulle basi nel primo caso, sui miglioramenti e “sbloccaggi” nel secondo, e soprattutto sullo stile, timing, speed etc. nel caso degli avanzati.

Essendo io un caso clinico, tendevo ad avere un bel blocco sui salti dove di fatto non vedi l’atterraggio: cosa utilissima, ho fatto un paio di salti dietro all’eyda ed al pablo, col risultato di cominciare a “capire” quali movimenti fare e come muoversi.. Alla fine del Camp arriverò a malapena a toccarmi gli sci in un principio di grab, ma di fatto sarò passato dal non riuscire a saltare gli small, al cominciare a “spingere” (non troppo, per ovvii motivi) sui salti medium, ed in giornate particolari cominciare anche a vedere qualche Large! Direi obiettivo raggiunto, con il tempo a disposizione e la mia preparazione.

Il pipe merita un capitolo a parte dato che la sensazione che si prova è decisamente unica: si entra a velocità supersonica giù per il muro, si risale quello di fronte ed improvvisamente ci si ritrova in alto ed in stallo, spettacolare! Ovviamente, i giochini sadomaso non vengono lasciati da parte, e quindi è d’obbligo per me il battesimo del box…. Tremendo, tutti si buttano e io cartello appena salgo su! Scoprirò solo il penultimo giorno che, mentre tutti gli altri partono col destro avanti, io mi trovo meglio col sinistro, ed infatti l’ultimo giorno i miglioramenti si vedono! Eyda dice che anche Tanner (Hall) gira col sinistro, e questo mi rincuora molto.. eheheh. Tutti e tre, con il loro stile ed il loro modo di comunicare (chi è preciso, chi gasa, chi ispira serenità, etc.) e spiegare le cose, ruotano con i vari gruppi in modo da rendere più eterogenea l’esperienza.

Di tanto in tanto si uniscono altri loschi figuri, local e non, come i Cusini’s, Sartor, insomma quel genere di persone che quando le incontri vorresti essere in realtà in spiaggia a giocare a racchettoni, perché sui salti fanno delle robe che ti converti e diventi buddista solo a vederle. Inutile poi aggiungere che sono ovviamente completamente degli psicolabili, simpatici, alla mano, che dopo 5 minuti che li conosci ti stai già tirando palle di neve o prendendo per i fondelli: insomma, che sia il freeski a renderci tutti così? Se è così, dovrebbero praticarlo più persone..

Finora ho tessuto lodi e suonato i violini, ma una critica la devo fare al trio (a parte quella di fargli fare un corso di logistica applicata per organizzare gli spostamenti del prossimo Camp, eheh): il meteo. Cioè dico, io pago una miseria tra Camp, albergo e skipass, e loro non si prendono neanche la briga di prenotare beltempo per 5 miseri giorni? Inaudito, ed inammissibile: tolto il sabato e l’ultimo giorno infatti, nel mezzo del nostro soggiorno troveremo ogni genere di evento meteo, da 30 cm di fresca, a pioggia in paese, tormenta, le cavallette…..

Inspiegabilmente, tornerò comunque a casa in pieno stile panda, con tanto di segno dell’abbronzatura.. Boh? Le condizioni meteo fan sì quindi che due giorni lo snowpark rimanga sepolto sotto un bel po’ di neve fresca, l’occasione per me è ghiotta dato che previdentemente mi son portato dietro un bel paio di sci da fresca (l’unico del gruppo, inspiegabilmente nessuno dava per scontato come me nevicasse a fine Aprile.. valla a capire, la gente), con i quali “spadroneggio” quindi alla grande sulle zone non battute. E mentre mi diverto, i tre spalano, appiattiscono, insomma fanno gli shaper!!! Rigorosamente a mano, puliscono i salti più interessanti, creano kicker dal nulla, costruiscono cattedrali nel deserto!

E’ una cosa così scontata? Secondo me no: ci va professionalità, abnegazione, spirito di corpo, passione, e tanta birra la sera prima.. A parte gli scherzi, i ragazzi si fanno un mazzo tanto per permetterci di girare, e giornate partite col piede sbagliato si trasformano comunque in giornate del tipo “mi fermo solo perché non so più come mi chiamo dalla stanchezza”.. That guys are magic!

Nonostante il meteo avverso quindi, possiamo dire di aver girato tutti i giorni in park, prendendo e massimizzando quello che c’era e tirando fuori quello che non c’era: con la scusa degli atterraggi morbidi poi, c’è chi si è lanciato in frontflip, backflip, Lincoln, chiusure a libro con cartelle, insomma, chi più ne ha più ne metta! La neve sicuramente ha inficiato sulla nostra resistenza fisica, ma devo dire che siamo sempre e comunque scesi a fine giornata, peraltro non tralasciando un po’ di trick in pista come switch, butter, nose press e altre diavolerie che venivano in mente sul momento.

Arrivati in valle, la carovana si muove e si smista nuovamente verso le varie case, per la solita dose di docce, relax, skimovies, musica a palla, cavolate in libertà, scherzi, etc.. qualcuno si butta addirittura in piscina o in qualche spa, insomma non ci si fa mancare nulla.. Si mangia in casa o al ristorante (per inciso si mangia molto bene, insaccati e carne spettacolo, pastasciutta paura), ci si trova comunque al campo base dell’Amerika dopo cena, si beve qualcosa, si fa un po’ di casino e se si han le forze si va in qualche locale o si resta fino a tardi lì a fare di tutto e di più e a sfoggiare i mille colori da poser (parlo per me) e baccagliare, conoscere gente, fare cose…. Nel dubbio, conviene dormire una settimana prima per prepararsi, o farsi ibernare, così da disporre delle energie necessarie per affrontare il Camp e non riunciare a nessuno dei mille eventi che accadono in quei 6 giorni..

Dovendo trarre un bilancio dell’esperienza direi che i miei obiettivi son stati tutti puntualmente raggiunti o superati rispetto alle aspettative: son migliorato un pelo a livello tecnico (e la base secondo me non è delle migliori), ho cominciato a “sbloccarmi” su alcune cose (salti, boxes, pipe etc.), ho iniziato a girare in switch, cosa che prima del Camp mi era preclusa (grazie ai ragazzi per avermi seguito tipo CEPU per le piste a proposito).

Ho avuto modo di esser seguito da gente professionale, preparata, competente, appassionata: ma soprattutto credo di aver incontrato amici e compagni di scorribande, sulla neve e non, con i quali condividere mille esperienze future.

Freeskiing it’s not just about skis…

Respect, ‘09 Livigno Posse!

Mat
 
Molto carino e simpatico il racconto :D:D:D Davvero bello ed interessante: ah, se non avessi superato i ...anta anni, avrei provato pure io il Camp ( è un mio sogno chiuso per sempre nel cassetto!!! )

Complimenti :RRR
 
Molto carino e simpatico il racconto :D:D:D Davvero bello ed interessante: ah, se non avessi superato i ...anta anni, avrei provato pure io il Camp ( è un mio sogno chiuso per sempre nel cassetto!!! )

Complimenti :RRR

Grazie!

ehm, per l'età fisica, torno a dire che secondo me, con un minimo di senso pratico e realismo, è assolutamente un discorso open! :D

.. so di qualcuno, di questo forum peraltro, che qualche capatina al park ed ai camp l'ha fatta, pur non essendo più propriamente un fanciullo... ;)

Poi, indubbiamente gli "anta" nascondono maggiori insidie degli "enta", e gli "enti" sarebbero sicuramente più indicati all'uopo... ;)
 
porca paletta, per leggero sto report mi devo mettere il monitor sulle gambe e seguirlo col righello!
ma siete matti a scrivere cosi' stretto?
appena mi prende lo skiribizzo provo a leggerlo o telefono al parnigoni e me lo faccio raccontare a mo di ninnananna...

Non lamentarti smepre...fai come me ...ho stampato il tutto e me lo leggo in 2-3 gg....cavoli che bella storia e scritta bene....bravi...
 
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