pierr
Well-known member
Oggi giornata da lupi con pioggia ininterrotta, e allora ne approfitto per raccontare lo stupendo giro di domenica scorsa con l'amico Maxxxce.
Si tratta di un anello a cavallo tra Svizzera (Val Monastero) e Italia (val del Gallo e Val di Fraele), lungo il quale si toccano varie zone molto selvagge delle Alpi, tra cui il lato nascosto del lago di Livigno e la stupenda Val Mora, a mio avviso una delle valli più belle dell'arco Alpino. Si rimane ai bordi del Parco Nazionale Svizzero (in cui è vietato andare in bici) e dentro il Parco Nazionale dello Stelvio (dove invece le bici sono permesse, almeno in questa zona).
Una particolarità del giro è che logisticamente è accessibile sia dalla Lombardia/Valtellina (salendo ai laghi di Cancano) che dall'Alto Adige/Val Venosta risalendo un pezzo della val Monastero/Mustair. Allungando un po' il dislivello non credo sia impossibile neppure partire da Livigno o Trepalle, almeno per i più allenati.
Nel giro si passeranno pedalando due spartiacque maggiori delle Alpi senza quasi accorgersene, su passi ben meno ostici che quelli usati in zona tra le vie di comunicazione stradali (un terzo scavallamento di spartiacque lo si fa in autobus al passo Forno).
Il giro è tecnicamente medio-facile, lo si percorre quasi tutto in sella pedalando, con discese mai davvero ostiche.
Cartina del giro: noi siamo partiti da Buffalora, concludendo la giornata alla frazione di Valchava rientrando da lì in autobus fino al parcheggio.
foto dal parcheggio verso la Val Nuglia a nord, versante opposto di quello che risaliremo. Una delle costanti del giro saranno questi ambienti con enormi letti di fiumi lasciati completamente naturali e perciò molto in secca in questo periodo di fine estate.
Qui il versante che risaliremo. Il primo obiettivo di giornata sarà scavallare il bosco che si vede sopra l'alpeggio (Alp Buffalora)
Ci avviamo:
sguardo indietro dall'Alp Buffalora, con al centro l'ultima rampa stradale del passo Forno, lato engadinese:
dall'Alp Buffalora l'unico pezzo a spinta dell'intero giro. Su carrabile molto ripida si risale per 120 metri D+ senza poter pensare nemmeno di pedalare
finita la faticaccia arriva la prima bellezza paesaggista lungo il nostro giro, un altopiano molto dolce chiamato Jufplaun appena al di sopra della linea degli alberi, ad altezza sui 2200 metri
in fondo si possono intuire due diversi percorsi: scavallando a sinistra si scenderebbe direttamente in Val Mora, rimanendo in Svizzera. Scendendo verso destra, come faremo noi, si entra invece in Italia, scendendo verso la zona meno conosciuta del lago di Livigno, che si trova 500 metri sotto.
il bivio tra le due opzioni:
sguardo indietro verso lo Jufplaun:
altro sguardo indietro verso il bivio appena lasciato. Se avessimo continuato dall'altro lato avremmo raggiunto la "chasa da Cunfin", anche se in realtà là è tutto territorio svizzero
arriviamo al cippo di confine, poco oltre la Fuorcla del Gallo. Scusate il ditino nella foto:
Da qui comincia una lunga discesa, la prima parte è la più facile, in una foresta di sempreverdi particolari, chiedo ai più esperti di dire di quale tipologia di alberi si tratta:
dopo poco si comincia a scorgere il lago di Livigno, proprio all'altezza della diga:
in basso verso sinistra si comincia a vedere la val del Gallo che risaliremo noi:
la vista sul lago di Livigno si amplia:
e ora verso la val del Gallo si osserva anche la fine del lago:
la discesa diventa via via più tecnica quando comincia una lunga serie di tornanti:
dopodichè si traversa per un tratto, superando un torrente a picco:
si traversa ancora un po':
per poi incontrare l'ultima serie di tornanti ancora più ripidi, io qualcuno l'ho fatto camminando:
ma Max è più tecnico:
alla fine del lago comincia una carrabile sostanzialmente piatta, unico collegamento verso l'italia dalla zona in cui siamo scesi (non esistono sentieri che costeggiano il lago di Livigno verso la diga):
e dopo pochi minuti "sbadabam" (cit.) sulla valle del Gallo:
ci fermiamo a mangiare i panini su un tavolo con vista privilegiata:
dopodichè si cambia versante su un ponte che rimane molto alto rispetto al fiume:
dal ponte verso nord il fiume entra in una gola:
dal ponte verso sud:
continuando sostanzialmente in piano arriviamo al primo segno di urbanizzazione, un alpeggio con ampio terreno erboso (Grasso di Prà Grata) gestito dal nonno di Heidi:
il tempo migliora e ritorna il sole. Sguardo all'indietro:
proseguiamo passando accanto alla grossa morena che era visibile da parecchio:
il sentiero segue sostanzialmente il greto amplissimo dell'Acqua del Gallo (in caso di piene c'è una variante che fa più dislivello)
Le distanze da veri paesi sono notevoli, qualunque direzione si segua:
e arriviamo al primo spartiacque maggiore, il passo di Fraele. Certo non paragonabile al passo dello Stelvio non molto distante:
per poco l'acqua dello scarico di questa toilette finisce nel Po e nel Mediterraneo e non nel Danubio e nel Mar Nero:
Decidiamo di costeggiare il lago di San Giacomo fino alla prima diga per farci una birra.
Valle Pettini (che poi si biforca a destra nella val Trela per scavallare a Livigno):
Valle Alpisella, dove c'è la sorgente dell'Adda. Anche di qui si va a Livigno, per cui un giro ad anello potrebbe essere altamente consigliabile e magari una dei miei prossimi target:
sosta ai box, al Rifugio Val Fraele alla diga che separa i due laghi:
lago di Cancano. In fondo la zona di Bormio e del passo dello Stelvio:
Per un breve tratto ripercorriamo a ritroso la strada dell'andata. A sinistra la val del Gallo, a destra la Val Mora, nostro prossimo obiettivo:
Si arriva al passo di Val Mora e al cippo di confine che riporta in Svizzera, ma questo non è un vero passo, si continuerà a salire ancora per tanti chilometri. La Val Mora è territorio svizzero anche se le sue acque si dirigono verso la val del Gallo e poi il lago di Livigno:
La parte più bassa della val Mora è chiusa e scoscesa, ma con un ottimo sentiero:
sguardo indietro:
procediamo nello stesso ambiente:
fino a che si arriva al ponte che ci porta sul lato orografico destro e la valle comincia ad aprirsi.....
si raggiunge una carrabile:
la carrabile si ricongiunge alla strada per uno dei pochi alpeggi della zona (Alp Mora):
E Arisbadabam! (cit).
La parte alta della val Mora si apre in uno scenario da favola contornato da cime simil-dolomitiche, di roccia calcarea:
Nel verde sembra (ma non è) il colle che dovremo valicare:
la montagna regina di questa valle (il "Cucler da Jon dad Onsch", cioè la "Torre di Johannes von Onsch") ha un nome e cognome, ma non ho capito chi fosse il tizio.
Val da Tea Fondada:
si continua a salire, sempre con pendenze leggerissime:
L'unica costruzione della zona, noleggiabile: https://www.lastretta.ch/
strana roccia, sembra una famigliola che mangia seduta al tavolo:
e finalmente si arriva al secondo spartiacque maggiore di giornata, il Doss Radond (2236), oltre il quale le acque finiscono nell'Adige. L'imperatore d'Austria per ottenere questo passaggio facile tra Lombardia e Tirolo aveva proposto alla svizzera uno scambio offrendo Livigno in cambio, ma ottenne un garbato rifiuto.
sopra di noi una zona abbastanza leggendaria per i bikers esperti, quella che scende dal Piz Umbrail sopra lo Stelvio, passando per il pittoresco lago da Rim:
Della veloce discesa lungo la ripida val Vau che scende in val Monastero abbiamo poche foto perchè eravamo un po' di fretta. Si percorre una carrabile (incrociando anche un paio di auto da o per gli alpeggi) da cui si può spesso deviare per percorrere tratti in single trail divertenti e mai troppo difficili.
Arriviamo a Valchava e per poco perdiamo l'autobus, per cui ci concediamo una seconda birra al bar di fronte alla fermata del bus:
Risaliamo all'auto in bus, con lo sguardo alle nostre bici sul display dell'autista:
foto verso il basso nella Val Monastero. Al centro la valle che sale al Passo Umbrail verso il passo Stelvio. Verso destra invece si intuisce la Val Vau appena ridiscesa.
Rientriamo a casa mia col buio. La sera prima però a Livigno avevamo comprato una fiorentina da campione, per cui ci armiamo di pila frontale, riempiamo qualche busta e andiamo a fare la grigliata notturna che avevamo programmato:
Penso che ritornerò presto a rifare lo stesso giro, davvero troppo scenico.....
Alla prossima
Si tratta di un anello a cavallo tra Svizzera (Val Monastero) e Italia (val del Gallo e Val di Fraele), lungo il quale si toccano varie zone molto selvagge delle Alpi, tra cui il lato nascosto del lago di Livigno e la stupenda Val Mora, a mio avviso una delle valli più belle dell'arco Alpino. Si rimane ai bordi del Parco Nazionale Svizzero (in cui è vietato andare in bici) e dentro il Parco Nazionale dello Stelvio (dove invece le bici sono permesse, almeno in questa zona).
Una particolarità del giro è che logisticamente è accessibile sia dalla Lombardia/Valtellina (salendo ai laghi di Cancano) che dall'Alto Adige/Val Venosta risalendo un pezzo della val Monastero/Mustair. Allungando un po' il dislivello non credo sia impossibile neppure partire da Livigno o Trepalle, almeno per i più allenati.
Nel giro si passeranno pedalando due spartiacque maggiori delle Alpi senza quasi accorgersene, su passi ben meno ostici che quelli usati in zona tra le vie di comunicazione stradali (un terzo scavallamento di spartiacque lo si fa in autobus al passo Forno).
Il giro è tecnicamente medio-facile, lo si percorre quasi tutto in sella pedalando, con discese mai davvero ostiche.
Cartina del giro: noi siamo partiti da Buffalora, concludendo la giornata alla frazione di Valchava rientrando da lì in autobus fino al parcheggio.
foto dal parcheggio verso la Val Nuglia a nord, versante opposto di quello che risaliremo. Una delle costanti del giro saranno questi ambienti con enormi letti di fiumi lasciati completamente naturali e perciò molto in secca in questo periodo di fine estate.
Qui il versante che risaliremo. Il primo obiettivo di giornata sarà scavallare il bosco che si vede sopra l'alpeggio (Alp Buffalora)
Ci avviamo:
sguardo indietro dall'Alp Buffalora, con al centro l'ultima rampa stradale del passo Forno, lato engadinese:
dall'Alp Buffalora l'unico pezzo a spinta dell'intero giro. Su carrabile molto ripida si risale per 120 metri D+ senza poter pensare nemmeno di pedalare
finita la faticaccia arriva la prima bellezza paesaggista lungo il nostro giro, un altopiano molto dolce chiamato Jufplaun appena al di sopra della linea degli alberi, ad altezza sui 2200 metri
in fondo si possono intuire due diversi percorsi: scavallando a sinistra si scenderebbe direttamente in Val Mora, rimanendo in Svizzera. Scendendo verso destra, come faremo noi, si entra invece in Italia, scendendo verso la zona meno conosciuta del lago di Livigno, che si trova 500 metri sotto.
il bivio tra le due opzioni:
sguardo indietro verso lo Jufplaun:
altro sguardo indietro verso il bivio appena lasciato. Se avessimo continuato dall'altro lato avremmo raggiunto la "chasa da Cunfin", anche se in realtà là è tutto territorio svizzero
arriviamo al cippo di confine, poco oltre la Fuorcla del Gallo. Scusate il ditino nella foto:
Da qui comincia una lunga discesa, la prima parte è la più facile, in una foresta di sempreverdi particolari, chiedo ai più esperti di dire di quale tipologia di alberi si tratta:
dopo poco si comincia a scorgere il lago di Livigno, proprio all'altezza della diga:
in basso verso sinistra si comincia a vedere la val del Gallo che risaliremo noi:
la vista sul lago di Livigno si amplia:
e ora verso la val del Gallo si osserva anche la fine del lago:
la discesa diventa via via più tecnica quando comincia una lunga serie di tornanti:
dopodichè si traversa per un tratto, superando un torrente a picco:
si traversa ancora un po':
per poi incontrare l'ultima serie di tornanti ancora più ripidi, io qualcuno l'ho fatto camminando:
ma Max è più tecnico:
alla fine del lago comincia una carrabile sostanzialmente piatta, unico collegamento verso l'italia dalla zona in cui siamo scesi (non esistono sentieri che costeggiano il lago di Livigno verso la diga):
e dopo pochi minuti "sbadabam" (cit.) sulla valle del Gallo:
ci fermiamo a mangiare i panini su un tavolo con vista privilegiata:
dopodichè si cambia versante su un ponte che rimane molto alto rispetto al fiume:
dal ponte verso nord il fiume entra in una gola:
dal ponte verso sud:
continuando sostanzialmente in piano arriviamo al primo segno di urbanizzazione, un alpeggio con ampio terreno erboso (Grasso di Prà Grata) gestito dal nonno di Heidi:
il tempo migliora e ritorna il sole. Sguardo all'indietro:
proseguiamo passando accanto alla grossa morena che era visibile da parecchio:
il sentiero segue sostanzialmente il greto amplissimo dell'Acqua del Gallo (in caso di piene c'è una variante che fa più dislivello)
Le distanze da veri paesi sono notevoli, qualunque direzione si segua:
e arriviamo al primo spartiacque maggiore, il passo di Fraele. Certo non paragonabile al passo dello Stelvio non molto distante:
per poco l'acqua dello scarico di questa toilette finisce nel Po e nel Mediterraneo e non nel Danubio e nel Mar Nero:
Decidiamo di costeggiare il lago di San Giacomo fino alla prima diga per farci una birra.
Valle Pettini (che poi si biforca a destra nella val Trela per scavallare a Livigno):
Valle Alpisella, dove c'è la sorgente dell'Adda. Anche di qui si va a Livigno, per cui un giro ad anello potrebbe essere altamente consigliabile e magari una dei miei prossimi target:
sosta ai box, al Rifugio Val Fraele alla diga che separa i due laghi:
lago di Cancano. In fondo la zona di Bormio e del passo dello Stelvio:
Per un breve tratto ripercorriamo a ritroso la strada dell'andata. A sinistra la val del Gallo, a destra la Val Mora, nostro prossimo obiettivo:
Si arriva al passo di Val Mora e al cippo di confine che riporta in Svizzera, ma questo non è un vero passo, si continuerà a salire ancora per tanti chilometri. La Val Mora è territorio svizzero anche se le sue acque si dirigono verso la val del Gallo e poi il lago di Livigno:
La parte più bassa della val Mora è chiusa e scoscesa, ma con un ottimo sentiero:
sguardo indietro:
procediamo nello stesso ambiente:
fino a che si arriva al ponte che ci porta sul lato orografico destro e la valle comincia ad aprirsi.....
si raggiunge una carrabile:
la carrabile si ricongiunge alla strada per uno dei pochi alpeggi della zona (Alp Mora):
E Arisbadabam! (cit).
La parte alta della val Mora si apre in uno scenario da favola contornato da cime simil-dolomitiche, di roccia calcarea:
Nel verde sembra (ma non è) il colle che dovremo valicare:
la montagna regina di questa valle (il "Cucler da Jon dad Onsch", cioè la "Torre di Johannes von Onsch") ha un nome e cognome, ma non ho capito chi fosse il tizio.
Val da Tea Fondada:
si continua a salire, sempre con pendenze leggerissime:
L'unica costruzione della zona, noleggiabile: https://www.lastretta.ch/
strana roccia, sembra una famigliola che mangia seduta al tavolo:
e finalmente si arriva al secondo spartiacque maggiore di giornata, il Doss Radond (2236), oltre il quale le acque finiscono nell'Adige. L'imperatore d'Austria per ottenere questo passaggio facile tra Lombardia e Tirolo aveva proposto alla svizzera uno scambio offrendo Livigno in cambio, ma ottenne un garbato rifiuto.
sopra di noi una zona abbastanza leggendaria per i bikers esperti, quella che scende dal Piz Umbrail sopra lo Stelvio, passando per il pittoresco lago da Rim:
Della veloce discesa lungo la ripida val Vau che scende in val Monastero abbiamo poche foto perchè eravamo un po' di fretta. Si percorre una carrabile (incrociando anche un paio di auto da o per gli alpeggi) da cui si può spesso deviare per percorrere tratti in single trail divertenti e mai troppo difficili.
Arriviamo a Valchava e per poco perdiamo l'autobus, per cui ci concediamo una seconda birra al bar di fronte alla fermata del bus:
Risaliamo all'auto in bus, con lo sguardo alle nostre bici sul display dell'autista:
foto verso il basso nella Val Monastero. Al centro la valle che sale al Passo Umbrail verso il passo Stelvio. Verso destra invece si intuisce la Val Vau appena ridiscesa.
Rientriamo a casa mia col buio. La sera prima però a Livigno avevamo comprato una fiorentina da campione, per cui ci armiamo di pila frontale, riempiamo qualche busta e andiamo a fare la grigliata notturna che avevamo programmato:
Penso che ritornerò presto a rifare lo stesso giro, davvero troppo scenico.....
Alla prossima