Nel 1969 come sappiamo ci fu la gara a produrre il primo cronografo automatico al mondo, che dal lato tecnico non era banale far stare nella stessa macchina tutti i ruotismi e le leve di un cronografo (parliamo di 170-200 componenti), unite al modulo di ricarica automatica che aggiunge spessore e peso nonché alcune soluzioni tecniche ingombranti se ci si affida agli invertitori di carica, come erano soliti fare in Svizzera.
Ebbene un po' tutti sappiamo come andò, con Zenith che presentò a gennaio un prototipo, ancora lontano dalla produzione, Seiko che a febbraio produceva nelle sue fabbriche e a giugno vendeva nei negozi per il mercato domestico, il consorzio Chronomat di Breitling ed Hamilton, che arrivò in un secondo momento a Settembre, come poi del resto iniziò a commercializzare pure Zenith.
Gli Svizzeri bene o male si fermarono lì, le macchine prodotte erano oggettivamente belle ed efficienti, ma anche costosette e spesso fragili.
Nel giro di 5 anni (1974) Eta Valjoux mise in produzione il mitico 7750, derivato da 7733, che divenne ben presto sinonimo di:
- affidabilità
- economicità
- semplicità di costruzione
E tutto sommato nemmeno brutto! Di fatto diventò di lì a poco il cronografo automatico più usato dall'orologeria, più clonato da altre fabbriche e più adattato per svariati brand.
Se poi pensiamo a quanto tempo ci misero certe case (una su tutte, Rolex) a introdurre i calibri automatici sui loro cronografi, viene un po' da sorridere...
E Seiko?
Beh, dopo il loro
6139 messo in produzione a febbraio del 1969, un cronografo semplice ma che della sua semplicità (nessuna lancetta secondi continui, innesto verticale e ricarica automatica con la magic lever) ha fatto sua la vittoria nella gara a produrre (e non a presentare),
Seiko nel giro di 2 anni (quindi entro il 1971) lanciò il 6138, ovvero variante a 2 compax (contaminuti e contaore), ne perde la rimessa rapida della data, ma guadagna la possibilità di caricare manualmente con la corona.
E... un orologio totalmente diverso, il 7017 (senza subcontatori) e 7016 (con subcontatore coassiale: minuti+ore): ovvero i primi cronografi automatici con funzione flyback!
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Tutto questo per un'azienda in cui, in quello storico periodo, focalizzava la sua innovazione tecnica soprattutto su:
- calibri ad alta frequenza (>21.600a/h) per le linee GRAND SEIKO e KING SEIKO
- il movimento al quarzo Astron, lanciato proprio nel 1969
Di lì a poco l'Astron, la vera punta di diamante di Seiko alla fiera di Basilea di quell'anno, avrebbe resettato il mondo dell'orologeria, facendo fuori centinaia di brand nemmeno troppo micro e sul mercato da 70-80 anni, e rivoluzionando per sempre il modo di segnare l'ora.
E i primi cronografi automatici, a volte passano... beh ordinaria amministrazione.