Curiosità storiche, linguistiche, ecc. ecc. - O vero [sic] come si divertono i Nerd skifosi quando la geografia non basta più

Crespeina

❄️
In AA si usa la parola "ferner" al posto di vedretta. Es. Vedrette di Ries - Rieserferner.
 

Kaliningrad

Kayakçı-ı ekrem
In ladino però la vedretta la chiamano "ghiacciaio" ("dlaciá"):

"Dlaciá​

N dlaciá (gherdëina: dlacier, badiot: dlaciá, fascian: giacé) é na gran massa de dlacia ti raiuns dles munts y polars che alda pro les formaziuns da nëi che döra inant tles sajuns. Al vëgn araté che dan da ca. 20.000 agn i dlaciá toless ite ca. le 32 % dla spersa dla tera. Aldedaincö toli ite ca. le 10% dla spersa dla tera. I raiuns dlaciá maius dl monn é tla Groenlandia y tl’Antartis.
Al vëgn desfarenzié danter dües sortes de dlaciá:"

In romancio "glatscher" o "vadretg"

"Glatscher​

In glatscher (dal Latin glacia, che vul dir glatsch) u vadretg è in lung flum da glatsch e naiv che normalmain sa chatta en ina val"

Dal momento che la parola "vedretta" è attestata in area soprattutto lombardo-grigionese con sconfinamenti in zona trentina (dov'è bensì presente un sostrato ladino) ma non nell'area ladino-dolomitica, dove sembra essere del tutto assente, ritengo che il riferimento fatto dalla Treccani all'"area ladina" sia piuttosto da intendersi come "area romancia".


 

madflyhalf

Skifoso assolato che fa l'aperitivo
Ho scoperchiato il vaso di Pandora!
Sti zoticoni di Treccani...
 

Kaliningrad

Kayakçı-ı ekrem
A quasi quarant'anni dalla dichiarazione unilaterale d'indipendenza di Cipro Nord, due notizie interessanti:

1) Il presidente turco si rivolge all'Assemblea generale delle Nazioni Unite chiedendo la fine delle sanzioni a Cipro Nord:


2) La Russia sembrerebbe decisa a programmare voli diretti per Cipro Nord (sarebbe la prima volta che un operatore non turco lo fa):


Un passo verso il riconoscimento della Cipro turca da parte della Russia? In cambio di cosa?
 

Kaliningrad

Kayakçı-ı ekrem
Non solo.
Senza offesa per nessuno, parenti che hanno fatto la grande guerra li abbiamo per forza tutti, figuriamoci voi del nordest, ma gli Italiani combattevano a merda, con tecniche antiquate, un esercito che faceva merda quanto loro (gli austriaci).
Nel 17 a Caporetto fummo ridicolizzati dalle divisioni Tedesche; a loro volta gli Austriaci furono ridicolizzati quando sul Monte Tomba arrivarono insieme a noi un manipolo di francesi.

E gli austriaci li ricacciammo indietro al 90% grazie a una cosa: arrivarono gli Americani, i Francesi e gli Inglesi.

Si vero quando difendi casa tua sei molto più motivato (così erano gli sloveni a Kobarid), ma dio santo quanto facevamo schifo.bn
Credi poi che a toscani, siciliani & co. interessasse morire per TN e TS?
La guerra 15-18 fu per l'Italia una guerra di aggressione combattuta per pura sete territoriale: né in Tirolo né nel Litorale austriaco le minoranze italiane erano oppresse. La propaganda tardo-risorgimentale sull'irredentismo di quelle lande fu, è stata ed è tuttora semplicemente falsa e vomitevole. Con tutto il rispetto per quei trentini, triestini e istriani che si sentivano italiani e che alla resa dei conti furono anche contenti di essere diventati sudditi dei Savoja. Ma con tutto il rispetto anche per coloro i quali poi si resero conto a quali disgrazie l'irredentismo tardo-risorgimentale stava per portare il paese.
 

madflyhalf

Skifoso assolato che fa l'aperitivo
Assolutamente.

Fummo gli aggressori, fummo come la Russia 6 mesi fa, contro un paese che però (a differenza dell'Ucraina coi russofoni) considerava normali cittadini dell'impero anche quelli di lingua italiana, aveva scuole e istituzioni in cui quella lingua si parlava, perché era una delle lingue ufficiali dell'Impero.
E gli italiani erano cittadini dell'Impero con pari diritti e doveri di un Viennese, un Salisburghese o un Praghese.
 
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Crespeina

❄️
Dal momento che la parola "vedretta" è attestata in area soprattutto lombardo-grigionese con sconfinamenti in zona trentina (dov'è bensì presente un sostrato ladino) ma non nell'area ladino-dolomitica, dove sembra essere del tutto assente, ritengo che il riferimento fatto dalla Treccani all'"area ladina" sia piuttosto da intendersi come "area romancia".
Perché quante lingue di ghiaccio se ne vedono in giro per le dolomiti?

A quasi quarant'anni dalla dichiarazione unilaterale d'indipendenza di Cipro Nord, due notizie interessanti:

1) Il presidente turco si rivolge all'Assemblea generale delle Nazioni Unite chiedendo la fine delle sanzioni a Cipro Nord:


2) La Russia sembrerebbe decisa a programmare voli diretti per Cipro Nord (sarebbe la prima volta che un operatore non turco lo fa):


Un passo verso il riconoscimento della Cipro turca da parte della Russia? In cambio di cosa?
Credo sia legato al fatto che Cipro sud ha aderito alle sanzioni, nonché chiuso lo spazio aereo alla Russia, così Cipro nord (e Erdogan) ha preso la palla al balzo invece per cercare di girare la situazione a loro favore.
Anche perché proprio questi giorni gli usa hanno definitivamente tolto l'embargo sull'importazione delle armi a Cipro Sud, facendo incazzare non poco i turchi.

Ps: curioso anche il nome che si usa in turco per la Grecia : yunanistan. :)
 

Kaliningrad

Kayakçı-ı ekrem
Perché quante lingue di ghiaccio se ne vedono in giro per le dolomiti?
Fino a tutto il secolo scorso parecchie e la parola non è certo nata in epoca di riscaldamento climatico
 

madflyhalf

Skifoso assolato che fa l'aperitivo
Beh ancora non sono poche:
Sulla Civetta almeno 2 ci sono e sono il Giazzer e il Cristallo.
Sulle pale c’è la Fradusta, il Travignolo e penso ancora il Ghiacciaio di Val Strut
Sul Pelmo c’è quello sommitale semisommerso dalla ghiaia, idem quello dell’Antelao…

Sono belle lingue poco ghiacciai
 

Crespeina

❄️
Fino a tutto il secolo scorso parecchie e la parola non è certo nata in epoca di riscaldamento climatico
Boh io non vedo la morfologia tipica del terreno a forma di imbuto, che se non sbaglio, è anche quella che favorisce l'accumulo di ghiaccio per un tempo prolungato. Voglio dire son paretone dalle quali fa presto a scivolare giù qualunque cosa. Sicuramente gli accumuli sono stati possibili prima che il clima iniziasse a scaldarsi, non dico di no. Ma mi sembrano meno predisposte a trattenere masse di ghiaccio a lungo, rispetto a montagne con altre conformazioni.
 

madflyhalf

Skifoso assolato che fa l'aperitivo
Questo lo metto qui…


Perché sono citazioni su citazioni, giochi linguistici, culturali, sportivi…
 

subsahara

Coldest Ice
^
:ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO: sono grandiosi...
 

Kaliningrad

Kayakçı-ı ekrem
Interessante analisi storico-linguistica del ladino di Santa Lucia, Livinallongo e Cortina.



Vito Pallabazzer


Tre comuni bellunesi non allineati



"Notizie di carattere storico e linguistico non esaurienti l’ampio argomento e le sue varie implicazioni
(2003)

Nel quadro del movimento neoladino bellunese il cui inizio si può far risalire al convegno di Belluno del 1983, trentotto Comuni hanno chiesto e poi ottenuto un riconoscimento di ladinità ai sensi della legge 482 del 25 novembre 1992 Da quel momento, ma in molti casi anche prima, ha preso l’avvio la costituzione delle “Unioni Ladine” nei singoli paesi con lo scopo precipuo di tutelare la ladinità, quasi improvvisamente scoperta, e riconosciuta ope legis dal Parlamento Italiano che ha voluto estendere senza preclusioni lo status di minoranza a tutti i Comuni che ne facessero richiesta. In tal modo tutta la parte alta della provincia di Belluno, con gli ampi comprensori vallivi del Cadore, del Comelico, dello Zoldano e dell’Agordino, veniva a configurarsi come area abitata da popolazioni ladine portatrici di un diritto di tutela e di riconoscimento a fianco dell’unica minoranza alloglotta fino a quel momento riconosciuta a pieno titolo, la piccola comunità germanofona di Sappada a ridosso del confine italo-austriaco. Pertanto se trentotto Comuni su sessantanove accedevano alla condizione di “minoranza linguistica storica ladina”, il panorama etnico, linguistico e culturale della provincia veniva ad assumere una connotazione diversa rispetto agli standard correnti fino a quel momento, in cui una vasta dialettalità si contrapponeva alla cultura trasmessa dalla scuola, dalla burocrazia e dalle classi dirigenti. C’erano insomma i requisiti per rivendicare in sede regionale il ruolo di “minoranza” esteso a tutta l’area più elevata della provincia e comprendente le Dolomiti così celebrate dall’alpinismo e dagli sport invernali da più di un secolo a questa parte. Non c’è dubbio che la spinta principale per questo allargamento della ladinità proveniva da un confronto tra la realtà bellunese e quella della adiacente Regione del Trentino-Alto Adige, dove il ladino era assurto fin dal secondo dopoguerra al ruolo di “terza lingua” a fianco dell’italiano e del tedesco con tutte le implicazioni che ne potevano derivare in sede legislativa, scolastica, finanziaria e culturale in generale. Nei trentotto Comuni della provincia di Belluno che hanno ottenuto la patente di ladinità rientrano anche Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia nell’alto Vito Pallabazzer Tre comuni bellunesi non allineati Notizie di carattere storico e linguistico non esaurienti l’ampio argomento e le sue varie implicazioni (2003) bacino del Cordevole e Cortina d’Ampezzo nel bacino del Boite, espressione di una autentica ladinità atesina i primi due, di lontana ascendenza cadorina Cortina d’Ampezzo, che passò al Tirolo e a Massimiliano d’Asburgo in seguito alla guerra della Lega di Cambrai contro Venezia (1508). Quattro secoli di appartenenza al Tirolo hanno inciso nella mentalità degli abitanti, nei costumi e nella parlata suscitando molte simpatie per l’antica patria tirolese malgrado l’enorme afflusso di turisti e di Italiani di varie regioni che hanno scelto di insediarsi stabilmente nella cosiddetta conca d’oro delle Dolomiti.

All’epoca dell’Austria i tre Comuni, per la loro eccentricità rispetto al resto del Tirolo, costituivano un distretto giudiziario a sé stante ma anche sotto altri profili, come ad esempio nel campo dell’organizzazione pompieristica procedevano su binari paralleli con frequenti contatti fra di loro.

Pertanto i tre Comuni di Colle Santa Lucia, di Livinallongo e di Cortina d’Ampezzo, plasmati dalla lunga sudditanza tirolese, non si considerano equiparabili agli altri Comuni ladini della provincia per una congenita diversità culturale che li accosta alla Union Generela di Ladins dles Dolomites nella quale sono confluiti i Comuni delle Valli di Fassa, Gardena e Badia.

Le loro affinità con i Ladini delle tre valli sono sentite più storicamente radicate di quelle con gli altri Comuni bellunesi, per quanto il secolare confine politico non sia mai stato una barriera insormontabile per la penetrazione della cultura veneta, presente nelle parlate e in molti tratti del costume, nelle usanze calendariali, nella cucina e nell’abbigliamento.

La funzione storica dei tre Comuni nel corso dei secoli è stata quella di essere l’anello di congiunzione tra la cultura tedesco-tirolese e quella veneta risalente dal Bellunese e dalla pianura.

Probabilmente ancor più profonda fu l’azione esercitata dalla diocesi di Bressanone sul costume e gli orientamenti morali e le scelte di vita in cui confluiva il rigore del Concilio Tridentino (1545-1563), che convogliò verso il seminario di Bressanone centinaia di giovani dei tre paesi che scelsero la via del sacerdozio.

Per quanto riguarda le festività si pensi anche ai tre giorni di adorazione a Pentecoste e alla festa del Cuor di Gesù fortemente sentita in Tirolo e risalente al voto formulato nel 1796 per stornare l’invasione napoleonica attraverso la valle dell’Adige che avrebbe comportato ruberie e devastazioni di ogni genere.

Sul piano scenografico grande rilievo hanno sempre assunto le processioni, di chiara derivazione barocca, con il trasporto delle immagini dei Santi e dei gonfaloni su itinerari prestabiliti.

Per tutte queste ragioni le popolazioni dei tre Comuni di Colle Santa Lucia, di Livinallongo e di Cortina d’Ampezzo non dimenticano facilmente il loro passato e nel vasto risveglio della ladinità di questi ultimi decenni chiedono una posizione a sé stante per questa ladinità, intrisa di molti elementi culturali provenienti da un passato abbastanza diverso rispetto a quello degli altri Comuni bellunesi. Il peso del passato e delle tradizioni avite non viene facilmente assorbito da nuovi modelli culturali ed esperienze esistenziali come provano per es. anche i Còrsi e i Ticinesi che pur rientrando nel dominio linguistico italiano non si sono mai pronunciati a favore di un ritorno all’Italia malgrado gli sforzi del fascismo di suscitare fermenti nazionalistici. Vero è anche che l’Italia, come la conosciamo oggigiorno nella sua realtà nazionale e territoriale, non era mai esistita fino alla seconda metà del sec. XIX e alle vicende risorgimentali.

Così era anche per le popolazioni dei tre Comuni di Colle, Livinallongo e Cortina che confinavano con la Repubblica di Venezia ma non con una nazione italiana che costituisse per loro un punto di riferimento politico e nazionale.

Tuttavia non va neppure dimenticato che le parlate dei tre Comuni come quelle delle altre valli sellane rappresentano la propaggine estrema verso Nord del dominio linguistico italiano e che la lingua italiana fu usata nella scuola fin dalla sua fondazione (1785) per iniziativa del governo illuministico di Maria Teresa d’Asburgo.

L’insegnamento del tedesco era limitato a qualche ora settimanale ma non poteva mancare in considerazione del fatto che la manodopera eccedente si riversava nelle campagne e nelle città del Tirolo tedesco, a parte il lungo servizio militare che rafforzava in tutti gli uomini la loro qualità di bilingui.

L’artigianato e il diffuso bilinguismo rappresentavano il contrassegno pratico e culturale più forte per le popolazioni dei tre Comuni inserite nel complesso territoriale del principato vescovile di Bressanone e dell’impero degli Asburgo.

In un italiano regionale e spesso approssimativo venivano anche redatti i documenti, sia di carattere pubblico sia privato.

Nella predicazione religiosa più si risale indietro nel tempo e più frequente deve essere stato l’uso di un italiano fortemente dialettalizzato se non dello schietto ladino, anche con riguardo all’origine e alla formazione dei sacerdoti, molti dei quali, nei primi tempi dopo la fondazione delle “curazie” e delle parrocchie, erano di disparata provenienza.

Un significativo tentativo di koinè ladina si riscontra in alcuni proclami emanati dal governo vescovile tra la seconda metà del 1600 e l’inizio del 1700, per i sudditi delle valli ladine i quali non avevano dimestichezza né con il tedesco né con l’italiano ma non per questo potevano essere trascurati.

Nei Comuni di Livinallongo e di Colle Santa Lucia tratti di feudalesimo nella gestione delle proprietà agricole e nella mentalità degli abitanti sono sopravvissuti fino quasi al nostro tempo e trovano ampia conferma e giustificazione nello statuto del castello di Andraz del 1541, che codificava sicuramente consuetudini precedenti.

L’amministrazione feudale durata fino alla caduta dei principati ecclesiastici nel 1804 non impedì però l’introduzione a Colle Santa Lucia nel 1618 di un’istituzione libertaria come quella delle “regole” nella gestione delle proprietà boschive; né l’annessione di Cortina d’Ampezzo al Tirolo e all’impero di Massimiliano intaccò i secolari “diritti regolieri” della popolazione ampezzana che fino al 1420 rientrava nel vasto Patriarcato di Aquileia, dopo la fine del quale subentrò per quasi un secolo la dominazione veneziana (1420-1508). Il Patriarcato di Aquileia confinò per circa un millennio con la diocesi di Sabiona/ Bressanone lungo il Codalonga e la Fiorentina al di là dei quali, a cominciare dal Comune di Selva di Cadore, vigoreggiava la ladinità friulana e aquileiese risalente appunto alla grande città di Aquileia, fondata nel 183-181 a.C. nel territorio dei Galli Carni.

Si tratta di una ladinità più antica e abbastanza diversamente caratterizzata nel lessico e nelle costumanze rispetto a quella retico-atesina che trae inizio dalla conquista della Rezia da parte di Druso e Tiberio nel 15 a.C. sotto l’impero di Augusto.

Il latino importato dai fondatori di Aquileia, che in età augustea costituirà con il suo territorio la Regio X Italica: Venetia et Histria, non era identico a quello provinciale introdotto nella Rezia, tenendo anche presente che la Val Badia con Livinallongo e Colle Santa Lucia, come si rileva anche dagli atlanti storici, sono solitamente assegnate al Norico piuttosto che alla Rezia, nel quale è probabile che ci fossero forti comunità di matrice gallica, come provano toponimi sicuramente gallici come Vindobona e Carnuntum.

Perciò ci sono delle differenze sul piano storico-linguistico che trovano un’origine e una spiegazione in un lontano passato. Anche la toponomastica accanto a moltissime affinità e convergenze rivela significative differenze tra le Dolomiti orientali appartenenti in altri tempi al Patriarcato di Aquileia e quelle occidentali.

Una recente indagine lessicale di Giovan Battista Pellegrini e Enzo Croatto, impostata soprattutto su un confronto tra elementi ampezzani e ladino-atesini, mette bene in evidenza sul piano cronologico la diversità dei due processi di latinizzazione nonché quella dei sostrati. Rilevante è stata anche l’influenza del tedesco sul ladino atesino ed, entro certi limiti, anche sul ladino cadorino e agordino. Una prima ondata di tedeschismi come vara “maggese”, vélma “mucchio conico di fieno”, lana “slavina, valanga”, ghirlo “gorgo, vortice”, risale molto indietro nel tempo e si spiega con un contatto precoce delle popolazioni cadorine e agordine con il mondo tedesco. Naturalmente l’appartenenza dei paesi ladini a un principato feudale che usava quasi esclusivamente la lingua tedesca, ha trasmesso alle parlate un gran numero di elementi alloglotti, variamente sedimentati nel tempo. Vi sono peraltro indizi toponimici che Colle Santa Lucia rientrava in un primo momento nell’area di espansione cadorina perché toponimi come Fursìl, Pore e Val Ciarnara sembrano mancare nell’area retico-atesina mentre riemergono in altre zone, a Sud e a Oriente.

In altri tempi la dominazione tirolese attraverso il castello di Andraz si estendeva anche al Comune di Rocca Pietore, la cui parlata ha chiaramente un’impronta ladina come si riscontra nel lessico e nella fonetica oltre che nella toponomastica. Caprile e Velin nel Comune di Rocca Pietore sono chiaramente due avamposti della pastorizia atesina che trovano i loro corrispondenti nel Livinallongo, nella Val Badia e nelle aree intedescate della provincia di Bolzano.

Rocca Pietore si sottrasse alla sudditanza feudale del castello di Andraz verso il 1350, e dopo aver costituito una piccola repubblica autonoma si orientò verso Venezia di cui seguì le sorti fino alla sua caduta nel 1797.

Ma nel secolo XIII il confine della giurisdizione livinallese verso sud è dato dalla Pettorina che non a caso costituisce anche oggigiorno un confine dialettale nei confronti del vicino paese di Pezzè, a circa mezzo chilometro di distanza e sempre in territorio di Rocca Pietore.

Per queste premesse storiche e linguistiche che meritano considerazione, l’Unione dei Ladini di Rocca è orientata verso l’instaurazione di legami sempre più stretti con l’Union Generela, e nel contesto vallivo alto agordino con i Comuni di Livinallongo e Colle Santa Lucia, con i quali le affinità sono indiscutibili. Se Selva di Cadore è storicamente la punta più avanzata verso Occidente della ladinità friulana, nei paesi agordini, anch’essi inquadrati nelle varie Unioni Ladine, si riscontrano molte sopravvivenze del bellunese arcaico il quale è eccellentemente rappresentato dalla poesia petrarcheggiante di Bartolomeo Cavassico, notaio del sec. XVI. Nessuna conseguenza ebbe sui tre Comuni di Colle Santa Lucia, Livinallongo e Cortina la loro breve aggregazione al Regno Italico e alla diocesi di Belluno (1809-1814)."




Per leggere tutto il testo consultare il link che ho indicato in alto
 

pierr

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Crespeina

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È morto in Kamchatka l'ultimo parlante della lingua aleutina in Russia


Vera Timoshenko e Gennady Yakovlev

Vera Timoshenko e Gennady Yakovlev

L'ultimo parlante della lingua aleutina, Gennady Yakovlev, è morto in Kamchatka, riferisce Kam-24 , lo riferisce Galina Koroleva, presidente della Duma distrettuale delle Aleutine.

Yakovlev aveva 86 anni, viveva nel villaggio di Nikolskoye sull'isola di Bering nell'arcipelago delle Isole Komandorski. Negli ultimi anni, solo due persone parlavano dialetti russi della lingua aleutina. Vera Timoshenko, che parlava il dialetto aleutino di Bering, è morta nel 2021 all'età di 93 anni.

Gennady Yakovlev conosceva il dialetto dell'isola Medny.

Le isole dell'Arcipelago Komandorski sono l'unico posto in Russia in cui gli Aleuti vivono in modo compatto. Costituiscono circa la metà della popolazione di Nikolsky. In totale circa 500 Aleuti vivono in Russia.
 
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