L'altro giorno pensavo a ipotetico un parallelo tra il revival dell'orologeria post rivoluzione del quarzo (che ha mandato a gambe all'aria tante aziende), ma anche una conseguente recente riorganizzazione di molte case e il ritorno alla produzione stabile di calibri meccanici, e il mondo delle tastiere elettroniche.
Dopo i fasti degli anni '60-70-80, partiti con i primi Hammond e organi a transistori che dominavano la scena musicale pop del momento, ma anche i primi sintetizzatori (Moog Modular e Minimoog sono di fine anni 60!), poi i polifonici portatili ma sempre ancora analogici (Sequential Circuits Prophet 5, Yamaha GX-1, i Roland Jupiter, Juno, il grandioso Elka Synthex etc...), i sintetizzatori DCO degli anni 80 (Roland D50, Yamaha DX su tutti), poi c'è stata la rivoluzione del microchip anni 90.
Arranger e tastiere, campioni a non finire... e case che svendono in qualità producendo strumenti su strumenti che di innovativo non hanno nulla se non qualche GB in più di campione, qualche nota in più di polifonia...
Ma pian piano sono tornati a baita, verso un revival in chiave moderna: dal semplice concetto di generazione sonora a modelli fisici (in pratica si simula un suono partendo da un campione spesso molto semplice, quindi con meno memoria richiesta - e qui ci sono qualità notevolissime secondo me), qualcuno si è messo a produrre addirittura organi drawbars con ruote foniche fisiche (ovviamente in materiali moderni per contenere un po' il peso), fino a una decina di anni fa che tante case sono tornate ad avere a catalogo 1-2 sintetizzatori VCO, con una potenza e una resa sonora da spettinare chi sta davanti alla cassa!
Nonché microbrand che producono 1-2 strumenti dal costo elevato, ma dalle performance notevoli.
Per non parlare poi del mondo dei silent piano, ora hybrid piano etc...
Alla fine il mondo non va sempre a rotoli... non in tutti i campi insomma.