Rave party: scialpinismo primaverile in Majella, 23-25 aprile 2022

AskY

Sci_cane
Da mesi tenevo d'occhio le condizioni in quel d'Abruzzo: mentre sull'Appennino settentrionale e in quasi tutto l'arco alpino trascorreva un inverno secco e anonimo, le uniche nevicate degne di tale nome scendevano soltanto laggiù. Prudevano le mani a guardare le immagini dei borghi sepolti dalla neve ai piedi della Majella! Più che il Gran Sasso, con i suoi altopiani e le sue pareti dolomitiche, a livello scialpinistico mi ha sempre attratto di più la sua controparte più a sud, la Majella appunto: un gruppo isolato, vicino al mare, sferzato dai venti, con lunghissimi canaloni dalla linea perfetta: le rave! Poteva un RAVanatore appenninico non avere nel suo carnet almeno un paio di queste discese?


In pieno inverno, non conoscendo la zona, ho ritenuto saggio non avventurarmi in questi naturali raccoglitori di valanghe, preferendo le più sicure e facilmente prevedibili condizioni primaverili. E così a forza di rimandare il viaggio, siamo arrivati fino al weekend del 25 aprile. Il meteo non perfetto ma migliore rispetto a quello previsto al centro-nord ci spingono a tentare. Partiamo in 3, alle 2 di notte del sabato un po' per gli impegni di lavoro un po' per evitare il traffico almeno all'andata. Già prima dell'alba, avvicinandoci a Pescara notiamo stagliarsi contro il cielo sagome bianche... saranno nuvole o montagne?


La luce di fine aprile fa presto a illuminare il meraviglioso paesaggio collinare dell'Abruzzo, con il verde fresco delle foglie e dei prati, l'azzurro del mare e quel bianco che si rivela essere sia neve sia nuvole che si addossano sui crinali impennandosi con le raffiche di vento. Risaliamo la bellissima valle dell'Otra e ci avviciniamo al nostro obiettivo: sappiamo che oggi è la giornata sulla carta migliore e siamo carichi per giocarci subito l'Amaro. 2793 metri, secondo soltanto alle vette del Corno Grande, dal monte Amaro scendono verso ovest le rave più lunghe della Majella: la più grande e frequentata è quella della Giumenta Bianca, che si trova al centro della lunga bastionata occidentale quasi esattamente sopra il passo san Leonardo, tra Caramanico Terme e Sulmona.

Preparazione al passo san Leonardo
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Avvicinamento tra i pascoli, al centro la Rava della Giumenta Bianca
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Negli spiazzi lungo la strada dopo il passo incontriamo già diverse auto di scialpinisti e alpinisti senza sci con i nostri stessi piani. Il crinale è ancora coperto dalle nuvole, ma tutti siamo fiduciosi nel miglioramento. Partiamo sci in spalla poco dopo le 8, attraversando prima pascoli con piante basse di ginepro e poi la grande faggeta ai piedi del versante ovest. Ci rendiamo presto conto delle dimensioni della montagna, che vista dalle webcam sembra più piccola di quanto non sia in realtà... continuiamo a camminare e dietro i rami ogni tanto vediamo comparire il bianco dei canali che sembrano sempre lì ma in realtà si avvicinano molto lentamente! Ci accorgiamo di essere vicini alla rava quando cominciamo a districarci tra faggi stesi dalle valanghe... il sentierino che abbiamo seguito evidentemente non è il più comodo, specialmente con gli sci sullo zaino che si impigliano tra i rami. Finalmente troviamo una via d'uscita da questo calvario e usciamo nel ghiaione in fondo al grande canale. Purtroppo non c'è neve più fino in fondo (già lo sapevamo dopo aver visto la webcam nei giorni precedenti), ma almeno fino a 1700 si dovrebbe riuscire a sciare, e partendo da quasi 2800 non è poi così male, specialmente dopo la stagione appena trascorsa! Del resto non siamo certo stati gli unici a scegliere la neve abruzzese questo weekend: incontreremo e scambieremo due chiacchiere con vari scialpinisti arrivati anche più da lontano rispetto a noi: dal Piemonte, Lombardia, Trentino, persino qualcuno di lingua tedesca...

Usciti dal bosco finalmente riappare vicina la rava
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C'è un certo affollamento...
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Dopo un'ora comoda di portage, alla prima neve non esitiamo a pellare: c'è invece chi, salito con scarpette da avvicinamento, preferisce salire finché può a piedi sui sassi. La neve è abbastanza dura, segno di buon rigelo notturno, comunque non ghiacciata. Si sale bene con le pelli, ma quando le pendenze aumentano quasi tutti (me compreso) montano i rampant. Inversione dopo inversione, raggiungiamo dopo un paio d'ore il crinale: le nuvole che durante la salita di tanto in tanto coprivano la visuale sembrano ormai aver lasciato il posto al sereno, e davanti ai nostri occhi si apre l'altopiano di Femmina morta, il cuore lunare della Majella... ci attende il pendio finale che conduce in vetta al monte Amaro, esposto a sud. Volendo si poteva anche seguire un canale più ripido che si infilava in mezzo alle rocce uscendo più vicino alla cima, ma abbiamo preferito seguire la via meno ripida.

L'altopiano di Femmina morta
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Il pendio finale dell'Amaro (esposto a sud)
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Il bivacco Pelino e la vetta del monte Araro (2793)
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Ad aspettarci in vetta c'è il famoso bivacco Pelino, incrostato di neve così come la croce. Il vento è fortissimo, giusto un paio di foto poi ci infiliamo dentro lo scatolone rosso, che seppure un po' malandato fa ancora il suo mestiere. Alcuni scialpinisti della zona ci raccontano che questa è la terza costruzione installata quassù: il primo rifugio fu distrutto dalle truppe tedesche in ritirata nel 1944, il secondo da una tempesta nel 1974... questo ancora resiste da 50 anni, anche se di fatto per come è ridotto si può considerare poco più che un ricovero di emergenza. Dopo aver mangiato qualcosa e spellato ci apprestiamo alla discesa, poco dopo le 12. Il primo pendio affacciato sull'altopiano è in via di cottura ma si riesce ancora a sciare abbastanza bene: il bello viene dopo! Appena imboccata la rava troviamo ampi fazzoletti intonsi di crosta che sta cominciando a mollare sotto il sole, con sopra tre dita di neve riportata scesa nella notte... risultato una sciata veloce e di soddisfazione, che lascia le tracce un po' come se si scendesse in fresca... il piccolo miracolo del firn!

In discesa, foto in ordine sparso
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Durante la discesa ci fermiamo a farci foto e a riposare le gambe siccome il pendio è lungo e abbastanza costante nella pendenza, che comunque non supera mai i 40 gradi. Soltanto nella parte finale della rava la neve inizia a diventare via via più pesante, fino alla poltiglia delle lingue finali che si infilano fra il ghiaione.

Fino all'ultima curva!
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Siamo contentissimi, è stata una delle discese più belle di tutta la stagione e non ci speravamo neanche troppo! Ammetto che abbiamo avuto fortuna, io in base alla mia esperienza "tardo primaverile" sull'Appennino tosco emiliano ero convinto che mezzogiorno fosse troppo presto per scendere un pendio a ovest, ma qui evidentemente il sole scalda di più...
In discesa troviamo il sentiero più comodo risparmiandoci il ravano tra le piante cadute, e raggiunti i pascoli sotto le faggete ce la prendiamo molto comoda, voltandoci spesso alle spalle per goderci lo spettacolo della rava che ormai sta bollendo al sole pomeridiano insieme ai tanti skialpers che ancora stanno salendo e scendendo.

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Raggiunta l'auto, prima della merenda facciamo una passeggiata a Roccacaramanico, paesino che senz'altro conosceranno bene gli appassionati di meteorologia... ma al di là della sua fama nevosa, si tratta di un piccolo gioiello medievale, in posizione panoramica e tutto sommato ben conservato. Gli abitanti rimasti sono pochi (forse una signora che incontriamo è una di loro, ma non aveva troppa voglia di chiacchierare,,,) però notiamo un bel movimento e diversi lavori in corso nelle case.

Roccacaramanico
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Birra e panino a sant'Eufemia a Majella in compagnia di altri due comaschi scesi anche loro in cerca di neve, poi raggiungiamo l'appartamento preso in affitto sopra Roccamorice. E' ancora abbastanza presto, e anche se siamo in pista dalle 2 di notte troviamo il tempo per un giretto all'eremo di santo Spirito, incastonato tra le rocce. Sono quasi le 18 e più che di entrare nell'eremo per visitarlo, ci ispira testare la vicina falesia di Roccamorice, una delle più grandi del centro Italia. C'è tempo giusto per un tiretto in diedro un po' unto con partenza dalla strada! Qualcuno addirittura fa sicura in moulinette dall'alto stando seduto sul guardrail (noi solo per il tempo della foto però!)...

L'eremo di santo Spirito
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Alla testata della valle del Rio santo Spirito, sul cui lato meridionale si trovano sia la falesia sia l'eremo omonimo, si trova la cima Blockhaus, e i suoi pendii nord ovest, carichi di neve, sembrano promettere una buona sciata per l'indomani. Oltrettutto sappiamo che da passo Lanciano si parte ancora sci ai piedi, e considerato che le previsioni non invitano a gite più impegnative, decidiamo di dirigerci lì.

Partiamo con comodo, lasciando l'auto sotto la partenza degli impianti. Ci accoglie un vento abbastanza forte, ma siamo in buona compagnia! Evidentemente le gite comode piacciono a molti, specialmente se si è a meno di un'ora dal mare e a fine aprile. Risaliamo le piste che hanno l'aria di essere state battute da non molto (la linea dello skilift addirittura ha ancora le millerighe). Le cime più alte della Majella sono coperte dalle nuvole, mentre sul panettone delle piste ogni tanto fa capolino il sole.

Le piste della Maielletta
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Il passo Lanciano e i suoi rifugi
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Bei contrasti di luce
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Arriviamo a una piccola cappelletta affacciata sull'orrido della valle di Selvaromana, sopra Pennapiedimonte (sempre nomi corti e facili qui in zona!). Si tratta dell'angolo forse più selvaggio del gruppo montuoso, dove precipita l'imponente parete nord della cima delle Murelle, paragonabile a quella del Corno Grande e del Camicia ma più scomoda. Un viaggione ripetuto da ben pochi alpinisti.

Il crestone del Blockhous
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Il luogo dove ci troviamo noi è invece decisamente più tranquillo, anche se il vento e le nuvole sempre più fitte mettono poca voglia di proseguire oltre il Blockhaus... Raggiungiamo comunque la vetta (2145), e prendiamo pure qualche fiocco di neve. Attendiamo che il tempo schiarisca un poco: è previsto un miglioramento nel pomeriggio ma dopo le discese di ieri sappiamo che oltre le 13 la neve diventa pappone insciabile... quindi senza aspettare proprio il sole ci lanciamo sui pendii addocchiati dall'eremo, che conducono presso il rifugio di Marco (che però ci lasciamo molto sulla destra). La discesa è tutto sommato divertente, sono le 11,30 e la neve ancora non è stracotta – almeno non dappertutto. Comunque sopra il limite del bosco attorno ai 1800 ne abbiamo a sufficienza e ripelliamo fino all'arrivo degli impianti.

Discesa dal blockhaus
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Tracce
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Il tempo nel frattempo migliora: possiamo goderci la vista sul mare, le cime del Gran Sasso che ogni tanto sbucano, e una volta tornati sul crinale pure le bastionate dei colossi a nord del monte Amaro: cima delle Murelle appunto, l'Acquaviva, il Pescofalcone con la rava del Diavolo. Forse erano visioni, ma mi è sembrato pure di avvistare alcune cascate di ghiaccio!

Vista sulla valle di santo Spirito...
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...sulle cime nord della Majella...
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...e sul mare!
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Tra la cima Blockhaus e quella con i ripetitori dove arrivano le piste c'è un lungo tratto pressoché piano: la neve è ormai molto molle e se riusciamo a procedere è soprattutto grazie al vento che dopo averci schiaffeggiato in salita ora spinge alle spalle! Arrivati allo skilift non ci pensiamo due volte su dove scendere: una lunga serpentina sulle millerighe ci conduce fino al rifugio al passo Lanciano, da cui proviene un invitante profumo di carne...

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La pista, tirata a lucido, dev'essere molto bella, questa Majelletta è il panettone per antonomasia e sciare con la vista spalancata sulle colline e il mare Adriatico è un'esperienza più unica che rara... peccato soltanto sia un po' breve.

Avremmo il tempo per qualche tiretto alla falesia di Roccamorice, ci passiamo ma tira ancora troppo vento... ne abbiamo preso a sufficienza, così optiamo per una semplice passeggiata partendo dal nostro alloggio, in località Macchiametola. Seguiamo il “cammino di Celestino” fino alla grotta S. Angelo di Lettomanoppello (un altro paese con il nome semplice da ricordare!). La grotta è un luogo molto affascinante, sotto pareti di calcarenite che a tratti somigliano molto a quelle della “nostra” pietra di Bismantova. Alla fine la passeggiata durerà un buon paio d'ore, e se durante la gita con gli sci avevamo fatto tutto sommato poco dislivello, qui lo recuperiamo con gli interessi!

Lontano, il Prena e il Camicia
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Non è mai tardi per ravanare!


Verso le grotte di S. Angelo



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Da sinistra: cima Blockhaus coi pendii scesi la mattina, poi Cavallo Tre Portali e Pesco Falcone
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Il lunedì le previsioni sono leggermente migliori, almeno la mattina. Siccome il viaggio di rientro sarà lungo e trafficato, e abbiamo capito che la neve quaggiù cuoce alla svelta, abbiamo tutto l'interesse a fare le cose rapidamente. Tuttavia ci lasciamo tentare da una gita succosa, sempre sul monte Amaro: un giro ad anello salendo dalla Rava del Ferro e scendendo dalla Rava della Vespa, che sabato avevamo visto entrambe ben innevate... la seconda forse pure più bianca rispetto alla classicissima Giumenta, che si trova più a sud (cioè a più a destra guardando dal passo san Leonardo).

La mattina la sveglia suona presto, ma ci attardiamo un po' a sistemare e pure il viaggio in auto non è così breve... partiamo insomma con gli sci verso le 8, cioè 45 minuti dopo il previsto. Le cime della Majella sono ancora avvolte dalle nuvole, ma attorno c'è il sole e confidiamo in un miglioramento. Sappiamo che la salita ci dovrebbe impegnare per circa 5 ore e considerato che poco dopo mezzogiorno abbiamo sciato bene il sabato, puntiamo a scendere pure oggi verso quell'ora dalla rava parallela, prima che il meteo peggiori.

Anche qui ci sono molti altri skialpers, qualcuno si spinge fin dove può su per la strada sconnessa e a tratti ancora innevata che conduce al rifugio Addiaccio; noi non abbiamo voglia di impantanarci più di tanto, o meglio preferiamo impantanare gli sci piuttosto che la macchina. E infatti dopo soli 20 minuti riusciamo a pellare di fianco alla strada fino alla base della rava del Ferro. Qui stupidamente seguiamo alcuni locals che salgono dal ghiaione alla base del canale, privo di neve, mentre io avrei seguito un bosco innevato sulla sua destra, che è poi dove passava anche il sentiero estivo. Comunque il calvario è breve, presto inizia la neve svalangata che non avendo trasformato si risale bene senza ramponi.

Prima parte della rava del Ferro
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Rispetto alla Giumenta Bianca e al ravone della Vespa, la rava del Ferro si presenta più sinuosa e meno regolare nelle pendenze: al ripido e stretto canalino iniziale, chiuso tra pareti dolomitiche da cui si affacciano camosci sospettosi, segue una lunga parte meno ripida, ma sempre in ambiente roccioso e spettacolare. Nel frattempo il meteo pare decisamente migliorato, e il sole scalda bene! Dopo una terza svolta il canalone torna a farsi via via più ripido (35°?) e pure la neve aumentando di quota sembra essere più rigelata, anche se non come il sabato. Per precauzione indossiamo i rampant nella parte finale, ma si andrebbe benissimo anche senza.

Trova l'intruso! (o gli intrusi...)
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Ambientone dopo il primo tratto ripido
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Abbiamo carburato bene, sono le 11 quando ci affacciamo nella splendida conca chiusa a nord dal monte Pescofalcone: dalle tracce sui suoi sterminati pendii, si intuisce che qualcuno sabato deve essercisi molto divertito. Ora c'è un tratto più piano dove la neve pare già cotta, e anche le nuvole basse tornano ogni tanto a coprire il cielo... la speranza è che siano soltanto di passaggio.

Sullo sfondo Roccacaramanico e il monte Morrone
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Scenari immensi sotto il Pesco Fiascone
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Una volta sul crinale dell'altopiano però ci rendiamo conto che la nebbia non se ne sta andando, anzi si sta facendo più fitta. In questo ambiente spoglio e privo di punti di riferimento non è facile orientarsi con scarsa vibilità: durante una breve schiarita vediamo un gruppetto su una sella che supponiamo essere l'imbocco del Ravone della Vespa, e supponiamo bene. Non è ancora mezzogiorno (o meglio, è quasi mezzogiorno) e l'idea di salire di nuovo in vetta con la nebbia è presto scartata... l'obiettivo è il canale, ma scenderlo così alla cieca ci sembra un po' rischioso: si tratta comunque di una discesa ripida che non conosciamo e non abbiamo fatto in salita, sappiamo solo che l'imbocco è ghiacciato.

L'attesa

Decidiamo di temporeggiare e aspettare una schiarita almeno per vederla, questa rava. Il gruppetto (di trentini) che abbiamo visto all'imbocco si fa meno problemi, e dopo 10 minuti si buttano confidando che più in basso la visibilità migliorerà... sentiamo gli sci che raschiano nella nebbia. Vediamo la sagoma del sole appena dietro le nuvole, basterebbe così poco! Arriva un altro gruppetto di indigeni, stavolta in discesa dal bivacco, e pure loro si buttano. Noi siamo in 3, uno sarebbe per andare e seguirli, l'altro più per tornare giù dalla via di salita... devo fare io l'ago della bilancia, e opto per aspettare ancora un po' la schiarita fortunata. Scendere senza visibilità su un canalone a 40°, anche se è solo per i primi 100 metri, decisamente non mi garba, anche se ho davanti persone che lo conoscono.

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Alla fine decidiamo di darci un orario limite per decidere, le 12,30. Che è poi all'incirca l'orario da cui eravamo scesi dalla Giumenta Bianca sabato. I minuti sanno essere molto lunghi a 2650 metri, con vento non fortissimo ma comunque fastidioso, e la nebbia che illude di diradarsi facendo comparire mucchi di sassi che prima non vedevi, o forse li vedevi già? Le esperienze appenniniche (ma non solo) ci hanno abituati a queste situazioni di attesa, in cui Dio viene prima invocato poi associato a bestie via via più sudicie mano a mano che il tempo passa. Ci stufiamo ben 10 minuti prima delle 12,30, ormai abbiamo capito che questa nebbia è il primo assaggio del peggioramento pomeridiano e non si diraderà facilmente. Rinunciamo dunque all'anello e alla discesa senz'altro più remunerativa per la Rava della Vespa e mestamente decidiamo di tornare sui nostri passi. Scendiamo dunque a naso lungo l'altopiano seguendo alcune tracce e senza particolare difficoltà ci riportiamo all'uscita della rava del Ferro. Contiamo di fare una sciata decente almeno nei pendii in alto, molto ampi e pendenti il giusto.

Foto in cui sembra che saliamo ma in realtà scendiamo!
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Dove è ripido è quasi meglio
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Si scade nel trash
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La nebbia si fa meno fitta e riusciamo a fare qualche bella curva sulla conca sotto il Pesco Falcone, ma saranno le ultime della giornata. Da qui in giù la neve è già tutta cotta e davvero difficile da sciare. Tocca andare giù a zig zag! Ci meravigliamo di quanti sciatori stiano ancora salendo... In compenso riusciamo con qualche acrobazia a scendere anche nella parte stretta e ripida dove eravamo saliti sci in spalla. L'ultimo tratto è grottesco, su neve grigia con di fianco (e non solo di fianco) i sassi! Ci risparmiamo comunque il ghiaione all'imbocco, togliendo gli sci lungo il sentiero pulito per poi rimetterli nel boschetto finale che atterra sulla strada, dove riusciamo a tenere gli sci fino all'ultima lingua. Qui incontriamo di nuovo i 3 trentini che mangiano seduti fuori dal loro furgone, e ci raccontano che tutto sommato nella Rava della Vespa la neve era bella, e dopo il primo tratto la visibilità migliorava. Vabbè, forse potevamo osare qualcosa di più... ma l'importante è portare a valle la pellaccia, e secondo me ci saremmo presi qualche rischio di troppo scendendo alla cieca per di là. Del senno di poi son piene... le rave!

Dopo qualche trancio di pizza a Caramanico Terme, ripartiamo per il viaggio di rientro che si rivelerà molto più lungo di quello dell'andata... la beffa finale saranno infatti le code prima (e dopo) Bologna di tutti quelli scesi a sud non per andare al mare, ma per l'apertura della stagione in Romagna! Comunque un bel weekend lungo che ci ha lasciato voglia di tornare.

Saluti dal ravanatore in trasferta!
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Oh che bello vedere i nordici scendere! Quest’anno ne ho beccati davvero tanti: Trentino, Germania, Svizzera, imprecisata Emilia…. Bello bello bello

Ti faccio un appunto sulla risalita dalle piste: uscito dal bosco, dove appare il panettone della majelletta e le sue antenne, non è più passolanciano (intendo impianti) perché non so se lo sai ma PL e Majelletta hanno 4-5 impianti a distanza di metri e 3 diversi skipass. Bello no?

Inoltre, e qui mi attirerò molte ire, le piste servite sul panettone al netto del meraviglioso panorama sul mare, non mi sento di definirle “belle” perché sono simili a quegli skilift “da sci estivo” di scarso dislivello. Vanno bene per chi impara a sciare e per chi, in zona pescara, vuol farsi un 3-4 ore di allenamento a pochissimi minuti da casa.

Comunque bravi bravi bravi! Io in vetta Amaro non sono mai arrivato per vari motivi (stanchezza, maltempo…)…

Ma quanto è bella la strada di passo San Leonardo?
 
Complimenti.
Le rave della Majella, gli eremi di Celestino V, i paesi semi abbandonati. Avete colto veramente l'essenza dell'Abruzzo.

Forse per girare in zona Majella Roccamorice è un po' lontana dal punto centrale che è Passo san Leonardo.
Una dritta per chi va in zona: il garden bar di S Valentino in Abruzzo Citeriore ( a proposito di nomi semplici) fa una pizza e birra da urlo e la gelateria di fronte ha uno dei gelati più buoni d'Italia. 6 gusti classici ma favolosi
 

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Oh che bello vedere i nordici scendere! Quest’anno ne ho beccati davvero tanti: Trentino, Germania, Svizzera, imprecisata Emilia…. Bello bello bello

Ti faccio un appunto sulla risalita dalle piste: uscito dal bosco, dove appare il panettone della majelletta e le sue antenne, non è più passolanciano (intendo impianti) perché non so se lo sai ma PL e Majelletta hanno 4-5 impianti a distanza di metri e 3 diversi skipass. Bello no?

Inoltre, e qui mi attirerò molte ire, le piste servite sul panettone al netto del meraviglioso panorama sul mare, non mi sento di definirle “belle” perché sono simili a quegli skilift “da sci estivo” di scarso dislivello. Vanno bene per chi impara a sciare e per chi, in zona pescara, vuol farsi un 3-4 ore di allenamento a pochissimi minuti da casa.

Comunque bravi bravi bravi! Io in vetta Amaro non sono mai arrivato per vari motivi (stanchezza, maltempo…)…

Ma quanto è bella la strada di passo San Leonardo?
Ammetto che non lo sapevo, cioè sono 2 società diverse che gestiscono gli impianti paralleli??
 
Complimenti.
Le rave della Majella, gli eremi di Celestino V, i paesi semi abbandonati. Avete colto veramente l'essenza dell'Abruzzo.

Forse per girare in zona Majella Roccamorice è un po' lontana dal punto centrale che è Passo san Leonardo.
Una dritta per chi va in zona: il garden bar di S Valentino in Abruzzo Citeriore ( a proposito di nomi semplici) fa una pizza e birra da urlo e la gelatyeria di fronte ha uno dei gelati più buoni d'Italia. 6 gusti classici ma favolosi
Buono a sapersi! Dal punto di vista del mangiare non ci siamo documentati abbastanza e tutto sommato potevamo trovare di meglio...
 
O salirla?!

Grande report as usual.

@AskY Comunque i canaloni del Cusna e la parte alta del Cimone la vedo piuttosto bianca, l’Appennino gode sfirnando anche qui a nord!
O no?
 
O salirla?!

Grande report as usual.

@AskY Comunque i canaloni del Cusna e la parte alta del Cimone la vedo piuttosto bianca, l’Appennino gode sfirnando anche qui a nord!
O no?
È un mese che latito, però da quanto ho potuto vedere giù c'è molta più neve... Anche il blockhaus per dire è alto circa come il cimone ma c'erano i pendii ancora uniformi, da noi sarà rimasta giusto in qualche fosso... Da lontano si vede il bianco ma in realtà è poca roba. Amici hanno fatto Prado a pasquetta e fino al lago si sciava, ma aveva l'aria di essere una delle ultime cartucce! Scorso weekend è venuto qualcosina, anche fino a quote basse, ma sarà già tutta sparita
 
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