Da mesi tenevo d'occhio le condizioni in quel d'Abruzzo: mentre sull'Appennino settentrionale e in quasi tutto l'arco alpino trascorreva un inverno secco e anonimo, le uniche nevicate degne di tale nome scendevano soltanto laggiù. Prudevano le mani a guardare le immagini dei borghi sepolti dalla neve ai piedi della Majella! Più che il Gran Sasso, con i suoi altopiani e le sue pareti dolomitiche, a livello scialpinistico mi ha sempre attratto di più la sua controparte più a sud, la Majella appunto: un gruppo isolato, vicino al mare, sferzato dai venti, con lunghissimi canaloni dalla linea perfetta: le rave! Poteva un RAVanatore appenninico non avere nel suo carnet almeno un paio di queste discese?
In pieno inverno, non conoscendo la zona, ho ritenuto saggio non avventurarmi in questi naturali raccoglitori di valanghe, preferendo le più sicure e facilmente prevedibili condizioni primaverili. E così a forza di rimandare il viaggio, siamo arrivati fino al weekend del 25 aprile. Il meteo non perfetto ma migliore rispetto a quello previsto al centro-nord ci spingono a tentare. Partiamo in 3, alle 2 di notte del sabato un po' per gli impegni di lavoro un po' per evitare il traffico almeno all'andata. Già prima dell'alba, avvicinandoci a Pescara notiamo stagliarsi contro il cielo sagome bianche... saranno nuvole o montagne?
La luce di fine aprile fa presto a illuminare il meraviglioso paesaggio collinare dell'Abruzzo, con il verde fresco delle foglie e dei prati, l'azzurro del mare e quel bianco che si rivela essere sia neve sia nuvole che si addossano sui crinali impennandosi con le raffiche di vento. Risaliamo la bellissima valle dell'Otra e ci avviciniamo al nostro obiettivo: sappiamo che oggi è la giornata sulla carta migliore e siamo carichi per giocarci subito l'Amaro. 2793 metri, secondo soltanto alle vette del Corno Grande, dal monte Amaro scendono verso ovest le rave più lunghe della Majella: la più grande e frequentata è quella della Giumenta Bianca, che si trova al centro della lunga bastionata occidentale quasi esattamente sopra il passo san Leonardo, tra Caramanico Terme e Sulmona.
Preparazione al passo san Leonardo
Avvicinamento tra i pascoli, al centro la Rava della Giumenta Bianca
Negli spiazzi lungo la strada dopo il passo incontriamo già diverse auto di scialpinisti e alpinisti senza sci con i nostri stessi piani. Il crinale è ancora coperto dalle nuvole, ma tutti siamo fiduciosi nel miglioramento. Partiamo sci in spalla poco dopo le 8, attraversando prima pascoli con piante basse di ginepro e poi la grande faggeta ai piedi del versante ovest. Ci rendiamo presto conto delle dimensioni della montagna, che vista dalle webcam sembra più piccola di quanto non sia in realtà... continuiamo a camminare e dietro i rami ogni tanto vediamo comparire il bianco dei canali che sembrano sempre lì ma in realtà si avvicinano molto lentamente! Ci accorgiamo di essere vicini alla rava quando cominciamo a districarci tra faggi stesi dalle valanghe... il sentierino che abbiamo seguito evidentemente non è il più comodo, specialmente con gli sci sullo zaino che si impigliano tra i rami. Finalmente troviamo una via d'uscita da questo calvario e usciamo nel ghiaione in fondo al grande canale. Purtroppo non c'è neve più fino in fondo (già lo sapevamo dopo aver visto la webcam nei giorni precedenti), ma almeno fino a 1700 si dovrebbe riuscire a sciare, e partendo da quasi 2800 non è poi così male, specialmente dopo la stagione appena trascorsa! Del resto non siamo certo stati gli unici a scegliere la neve abruzzese questo weekend: incontreremo e scambieremo due chiacchiere con vari scialpinisti arrivati anche più da lontano rispetto a noi: dal Piemonte, Lombardia, Trentino, persino qualcuno di lingua tedesca...
Usciti dal bosco finalmente riappare vicina la rava
C'è un certo affollamento...
Dopo un'ora comoda di portage, alla prima neve non esitiamo a pellare: c'è invece chi, salito con scarpette da avvicinamento, preferisce salire finché può a piedi sui sassi. La neve è abbastanza dura, segno di buon rigelo notturno, comunque non ghiacciata. Si sale bene con le pelli, ma quando le pendenze aumentano quasi tutti (me compreso) montano i rampant. Inversione dopo inversione, raggiungiamo dopo un paio d'ore il crinale: le nuvole che durante la salita di tanto in tanto coprivano la visuale sembrano ormai aver lasciato il posto al sereno, e davanti ai nostri occhi si apre l'altopiano di Femmina morta, il cuore lunare della Majella... ci attende il pendio finale che conduce in vetta al monte Amaro, esposto a sud. Volendo si poteva anche seguire un canale più ripido che si infilava in mezzo alle rocce uscendo più vicino alla cima, ma abbiamo preferito seguire la via meno ripida.
L'altopiano di Femmina morta
Il pendio finale dell'Amaro (esposto a sud)
Il bivacco Pelino e la vetta del monte Araro (2793)
Ad aspettarci in vetta c'è il famoso bivacco Pelino, incrostato di neve così come la croce. Il vento è fortissimo, giusto un paio di foto poi ci infiliamo dentro lo scatolone rosso, che seppure un po' malandato fa ancora il suo mestiere. Alcuni scialpinisti della zona ci raccontano che questa è la terza costruzione installata quassù: il primo rifugio fu distrutto dalle truppe tedesche in ritirata nel 1944, il secondo da una tempesta nel 1974... questo ancora resiste da 50 anni, anche se di fatto per come è ridotto si può considerare poco più che un ricovero di emergenza. Dopo aver mangiato qualcosa e spellato ci apprestiamo alla discesa, poco dopo le 12. Il primo pendio affacciato sull'altopiano è in via di cottura ma si riesce ancora a sciare abbastanza bene: il bello viene dopo! Appena imboccata la rava troviamo ampi fazzoletti intonsi di crosta che sta cominciando a mollare sotto il sole, con sopra tre dita di neve riportata scesa nella notte... risultato una sciata veloce e di soddisfazione, che lascia le tracce un po' come se si scendesse in fresca... il piccolo miracolo del firn!
In discesa, foto in ordine sparso
Durante la discesa ci fermiamo a farci foto e a riposare le gambe siccome il pendio è lungo e abbastanza costante nella pendenza, che comunque non supera mai i 40 gradi. Soltanto nella parte finale della rava la neve inizia a diventare via via più pesante, fino alla poltiglia delle lingue finali che si infilano fra il ghiaione.
Fino all'ultima curva!
Siamo contentissimi, è stata una delle discese più belle di tutta la stagione e non ci speravamo neanche troppo! Ammetto che abbiamo avuto fortuna, io in base alla mia esperienza "tardo primaverile" sull'Appennino tosco emiliano ero convinto che mezzogiorno fosse troppo presto per scendere un pendio a ovest, ma qui evidentemente il sole scalda di più...
In discesa troviamo il sentiero più comodo risparmiandoci il ravano tra le piante cadute, e raggiunti i pascoli sotto le faggete ce la prendiamo molto comoda, voltandoci spesso alle spalle per goderci lo spettacolo della rava che ormai sta bollendo al sole pomeridiano insieme ai tanti skialpers che ancora stanno salendo e scendendo.
Raggiunta l'auto, prima della merenda facciamo una passeggiata a Roccacaramanico, paesino che senz'altro conosceranno bene gli appassionati di meteorologia... ma al di là della sua fama nevosa, si tratta di un piccolo gioiello medievale, in posizione panoramica e tutto sommato ben conservato. Gli abitanti rimasti sono pochi (forse una signora che incontriamo è una di loro, ma non aveva troppa voglia di chiacchierare,,,) però notiamo un bel movimento e diversi lavori in corso nelle case.
Roccacaramanico
Birra e panino a sant'Eufemia a Majella in compagnia di altri due comaschi scesi anche loro in cerca di neve, poi raggiungiamo l'appartamento preso in affitto sopra Roccamorice. E' ancora abbastanza presto, e anche se siamo in pista dalle 2 di notte troviamo il tempo per un giretto all'eremo di santo Spirito, incastonato tra le rocce. Sono quasi le 18 e più che di entrare nell'eremo per visitarlo, ci ispira testare la vicina falesia di Roccamorice, una delle più grandi del centro Italia. C'è tempo giusto per un tiretto in diedro un po' unto con partenza dalla strada! Qualcuno addirittura fa sicura in moulinette dall'alto stando seduto sul guardrail (noi solo per il tempo della foto però!)...
L'eremo di santo Spirito
Alla testata della valle del Rio santo Spirito, sul cui lato meridionale si trovano sia la falesia sia l'eremo omonimo, si trova la cima Blockhaus, e i suoi pendii nord ovest, carichi di neve, sembrano promettere una buona sciata per l'indomani. Oltrettutto sappiamo che da passo Lanciano si parte ancora sci ai piedi, e considerato che le previsioni non invitano a gite più impegnative, decidiamo di dirigerci lì.
Partiamo con comodo, lasciando l'auto sotto la partenza degli impianti. Ci accoglie un vento abbastanza forte, ma siamo in buona compagnia! Evidentemente le gite comode piacciono a molti, specialmente se si è a meno di un'ora dal mare e a fine aprile. Risaliamo le piste che hanno l'aria di essere state battute da non molto (la linea dello skilift addirittura ha ancora le millerighe). Le cime più alte della Majella sono coperte dalle nuvole, mentre sul panettone delle piste ogni tanto fa capolino il sole.
Le piste della Maielletta
Il passo Lanciano e i suoi rifugi
Bei contrasti di luce
Arriviamo a una piccola cappelletta affacciata sull'orrido della valle di Selvaromana, sopra Pennapiedimonte (sempre nomi corti e facili qui in zona!). Si tratta dell'angolo forse più selvaggio del gruppo montuoso, dove precipita l'imponente parete nord della cima delle Murelle, paragonabile a quella del Corno Grande e del Camicia ma più scomoda. Un viaggione ripetuto da ben pochi alpinisti.
Il crestone del Blockhous
Il luogo dove ci troviamo noi è invece decisamente più tranquillo, anche se il vento e le nuvole sempre più fitte mettono poca voglia di proseguire oltre il Blockhaus... Raggiungiamo comunque la vetta (2145), e prendiamo pure qualche fiocco di neve. Attendiamo che il tempo schiarisca un poco: è previsto un miglioramento nel pomeriggio ma dopo le discese di ieri sappiamo che oltre le 13 la neve diventa pappone insciabile... quindi senza aspettare proprio il sole ci lanciamo sui pendii addocchiati dall'eremo, che conducono presso il rifugio di Marco (che però ci lasciamo molto sulla destra). La discesa è tutto sommato divertente, sono le 11,30 e la neve ancora non è stracotta – almeno non dappertutto. Comunque sopra il limite del bosco attorno ai 1800 ne abbiamo a sufficienza e ripelliamo fino all'arrivo degli impianti.
Discesa dal blockhaus
Tracce
Il tempo nel frattempo migliora: possiamo goderci la vista sul mare, le cime del Gran Sasso che ogni tanto sbucano, e una volta tornati sul crinale pure le bastionate dei colossi a nord del monte Amaro: cima delle Murelle appunto, l'Acquaviva, il Pescofalcone con la rava del Diavolo. Forse erano visioni, ma mi è sembrato pure di avvistare alcune cascate di ghiaccio!
Vista sulla valle di santo Spirito...
...sulle cime nord della Majella...
...e sul mare!
Tra la cima Blockhaus e quella con i ripetitori dove arrivano le piste c'è un lungo tratto pressoché piano: la neve è ormai molto molle e se riusciamo a procedere è soprattutto grazie al vento che dopo averci schiaffeggiato in salita ora spinge alle spalle! Arrivati allo skilift non ci pensiamo due volte su dove scendere: una lunga serpentina sulle millerighe ci conduce fino al rifugio al passo Lanciano, da cui proviene un invitante profumo di carne...
La pista, tirata a lucido, dev'essere molto bella, questa Majelletta è il panettone per antonomasia e sciare con la vista spalancata sulle colline e il mare Adriatico è un'esperienza più unica che rara... peccato soltanto sia un po' breve.
Avremmo il tempo per qualche tiretto alla falesia di Roccamorice, ci passiamo ma tira ancora troppo vento... ne abbiamo preso a sufficienza, così optiamo per una semplice passeggiata partendo dal nostro alloggio, in località Macchiametola. Seguiamo il “cammino di Celestino” fino alla grotta S. Angelo di Lettomanoppello (un altro paese con il nome semplice da ricordare!). La grotta è un luogo molto affascinante, sotto pareti di calcarenite che a tratti somigliano molto a quelle della “nostra” pietra di Bismantova. Alla fine la passeggiata durerà un buon paio d'ore, e se durante la gita con gli sci avevamo fatto tutto sommato poco dislivello, qui lo recuperiamo con gli interessi!
Lontano, il Prena e il Camicia
Non è mai tardi per ravanare!
Verso le grotte di S. Angelo
Da sinistra: cima Blockhaus coi pendii scesi la mattina, poi Cavallo Tre Portali e Pesco Falcone
In pieno inverno, non conoscendo la zona, ho ritenuto saggio non avventurarmi in questi naturali raccoglitori di valanghe, preferendo le più sicure e facilmente prevedibili condizioni primaverili. E così a forza di rimandare il viaggio, siamo arrivati fino al weekend del 25 aprile. Il meteo non perfetto ma migliore rispetto a quello previsto al centro-nord ci spingono a tentare. Partiamo in 3, alle 2 di notte del sabato un po' per gli impegni di lavoro un po' per evitare il traffico almeno all'andata. Già prima dell'alba, avvicinandoci a Pescara notiamo stagliarsi contro il cielo sagome bianche... saranno nuvole o montagne?
La luce di fine aprile fa presto a illuminare il meraviglioso paesaggio collinare dell'Abruzzo, con il verde fresco delle foglie e dei prati, l'azzurro del mare e quel bianco che si rivela essere sia neve sia nuvole che si addossano sui crinali impennandosi con le raffiche di vento. Risaliamo la bellissima valle dell'Otra e ci avviciniamo al nostro obiettivo: sappiamo che oggi è la giornata sulla carta migliore e siamo carichi per giocarci subito l'Amaro. 2793 metri, secondo soltanto alle vette del Corno Grande, dal monte Amaro scendono verso ovest le rave più lunghe della Majella: la più grande e frequentata è quella della Giumenta Bianca, che si trova al centro della lunga bastionata occidentale quasi esattamente sopra il passo san Leonardo, tra Caramanico Terme e Sulmona.
Preparazione al passo san Leonardo
Avvicinamento tra i pascoli, al centro la Rava della Giumenta Bianca
Negli spiazzi lungo la strada dopo il passo incontriamo già diverse auto di scialpinisti e alpinisti senza sci con i nostri stessi piani. Il crinale è ancora coperto dalle nuvole, ma tutti siamo fiduciosi nel miglioramento. Partiamo sci in spalla poco dopo le 8, attraversando prima pascoli con piante basse di ginepro e poi la grande faggeta ai piedi del versante ovest. Ci rendiamo presto conto delle dimensioni della montagna, che vista dalle webcam sembra più piccola di quanto non sia in realtà... continuiamo a camminare e dietro i rami ogni tanto vediamo comparire il bianco dei canali che sembrano sempre lì ma in realtà si avvicinano molto lentamente! Ci accorgiamo di essere vicini alla rava quando cominciamo a districarci tra faggi stesi dalle valanghe... il sentierino che abbiamo seguito evidentemente non è il più comodo, specialmente con gli sci sullo zaino che si impigliano tra i rami. Finalmente troviamo una via d'uscita da questo calvario e usciamo nel ghiaione in fondo al grande canale. Purtroppo non c'è neve più fino in fondo (già lo sapevamo dopo aver visto la webcam nei giorni precedenti), ma almeno fino a 1700 si dovrebbe riuscire a sciare, e partendo da quasi 2800 non è poi così male, specialmente dopo la stagione appena trascorsa! Del resto non siamo certo stati gli unici a scegliere la neve abruzzese questo weekend: incontreremo e scambieremo due chiacchiere con vari scialpinisti arrivati anche più da lontano rispetto a noi: dal Piemonte, Lombardia, Trentino, persino qualcuno di lingua tedesca...
Usciti dal bosco finalmente riappare vicina la rava
C'è un certo affollamento...
Dopo un'ora comoda di portage, alla prima neve non esitiamo a pellare: c'è invece chi, salito con scarpette da avvicinamento, preferisce salire finché può a piedi sui sassi. La neve è abbastanza dura, segno di buon rigelo notturno, comunque non ghiacciata. Si sale bene con le pelli, ma quando le pendenze aumentano quasi tutti (me compreso) montano i rampant. Inversione dopo inversione, raggiungiamo dopo un paio d'ore il crinale: le nuvole che durante la salita di tanto in tanto coprivano la visuale sembrano ormai aver lasciato il posto al sereno, e davanti ai nostri occhi si apre l'altopiano di Femmina morta, il cuore lunare della Majella... ci attende il pendio finale che conduce in vetta al monte Amaro, esposto a sud. Volendo si poteva anche seguire un canale più ripido che si infilava in mezzo alle rocce uscendo più vicino alla cima, ma abbiamo preferito seguire la via meno ripida.
L'altopiano di Femmina morta
Il pendio finale dell'Amaro (esposto a sud)
Il bivacco Pelino e la vetta del monte Araro (2793)
Ad aspettarci in vetta c'è il famoso bivacco Pelino, incrostato di neve così come la croce. Il vento è fortissimo, giusto un paio di foto poi ci infiliamo dentro lo scatolone rosso, che seppure un po' malandato fa ancora il suo mestiere. Alcuni scialpinisti della zona ci raccontano che questa è la terza costruzione installata quassù: il primo rifugio fu distrutto dalle truppe tedesche in ritirata nel 1944, il secondo da una tempesta nel 1974... questo ancora resiste da 50 anni, anche se di fatto per come è ridotto si può considerare poco più che un ricovero di emergenza. Dopo aver mangiato qualcosa e spellato ci apprestiamo alla discesa, poco dopo le 12. Il primo pendio affacciato sull'altopiano è in via di cottura ma si riesce ancora a sciare abbastanza bene: il bello viene dopo! Appena imboccata la rava troviamo ampi fazzoletti intonsi di crosta che sta cominciando a mollare sotto il sole, con sopra tre dita di neve riportata scesa nella notte... risultato una sciata veloce e di soddisfazione, che lascia le tracce un po' come se si scendesse in fresca... il piccolo miracolo del firn!
In discesa, foto in ordine sparso
Durante la discesa ci fermiamo a farci foto e a riposare le gambe siccome il pendio è lungo e abbastanza costante nella pendenza, che comunque non supera mai i 40 gradi. Soltanto nella parte finale della rava la neve inizia a diventare via via più pesante, fino alla poltiglia delle lingue finali che si infilano fra il ghiaione.
Fino all'ultima curva!
Siamo contentissimi, è stata una delle discese più belle di tutta la stagione e non ci speravamo neanche troppo! Ammetto che abbiamo avuto fortuna, io in base alla mia esperienza "tardo primaverile" sull'Appennino tosco emiliano ero convinto che mezzogiorno fosse troppo presto per scendere un pendio a ovest, ma qui evidentemente il sole scalda di più...
In discesa troviamo il sentiero più comodo risparmiandoci il ravano tra le piante cadute, e raggiunti i pascoli sotto le faggete ce la prendiamo molto comoda, voltandoci spesso alle spalle per goderci lo spettacolo della rava che ormai sta bollendo al sole pomeridiano insieme ai tanti skialpers che ancora stanno salendo e scendendo.
Raggiunta l'auto, prima della merenda facciamo una passeggiata a Roccacaramanico, paesino che senz'altro conosceranno bene gli appassionati di meteorologia... ma al di là della sua fama nevosa, si tratta di un piccolo gioiello medievale, in posizione panoramica e tutto sommato ben conservato. Gli abitanti rimasti sono pochi (forse una signora che incontriamo è una di loro, ma non aveva troppa voglia di chiacchierare,,,) però notiamo un bel movimento e diversi lavori in corso nelle case.
Roccacaramanico
Birra e panino a sant'Eufemia a Majella in compagnia di altri due comaschi scesi anche loro in cerca di neve, poi raggiungiamo l'appartamento preso in affitto sopra Roccamorice. E' ancora abbastanza presto, e anche se siamo in pista dalle 2 di notte troviamo il tempo per un giretto all'eremo di santo Spirito, incastonato tra le rocce. Sono quasi le 18 e più che di entrare nell'eremo per visitarlo, ci ispira testare la vicina falesia di Roccamorice, una delle più grandi del centro Italia. C'è tempo giusto per un tiretto in diedro un po' unto con partenza dalla strada! Qualcuno addirittura fa sicura in moulinette dall'alto stando seduto sul guardrail (noi solo per il tempo della foto però!)...
L'eremo di santo Spirito
Alla testata della valle del Rio santo Spirito, sul cui lato meridionale si trovano sia la falesia sia l'eremo omonimo, si trova la cima Blockhaus, e i suoi pendii nord ovest, carichi di neve, sembrano promettere una buona sciata per l'indomani. Oltrettutto sappiamo che da passo Lanciano si parte ancora sci ai piedi, e considerato che le previsioni non invitano a gite più impegnative, decidiamo di dirigerci lì.
Partiamo con comodo, lasciando l'auto sotto la partenza degli impianti. Ci accoglie un vento abbastanza forte, ma siamo in buona compagnia! Evidentemente le gite comode piacciono a molti, specialmente se si è a meno di un'ora dal mare e a fine aprile. Risaliamo le piste che hanno l'aria di essere state battute da non molto (la linea dello skilift addirittura ha ancora le millerighe). Le cime più alte della Majella sono coperte dalle nuvole, mentre sul panettone delle piste ogni tanto fa capolino il sole.
Le piste della Maielletta
Il passo Lanciano e i suoi rifugi
Bei contrasti di luce
Arriviamo a una piccola cappelletta affacciata sull'orrido della valle di Selvaromana, sopra Pennapiedimonte (sempre nomi corti e facili qui in zona!). Si tratta dell'angolo forse più selvaggio del gruppo montuoso, dove precipita l'imponente parete nord della cima delle Murelle, paragonabile a quella del Corno Grande e del Camicia ma più scomoda. Un viaggione ripetuto da ben pochi alpinisti.
Il crestone del Blockhous
Il luogo dove ci troviamo noi è invece decisamente più tranquillo, anche se il vento e le nuvole sempre più fitte mettono poca voglia di proseguire oltre il Blockhaus... Raggiungiamo comunque la vetta (2145), e prendiamo pure qualche fiocco di neve. Attendiamo che il tempo schiarisca un poco: è previsto un miglioramento nel pomeriggio ma dopo le discese di ieri sappiamo che oltre le 13 la neve diventa pappone insciabile... quindi senza aspettare proprio il sole ci lanciamo sui pendii addocchiati dall'eremo, che conducono presso il rifugio di Marco (che però ci lasciamo molto sulla destra). La discesa è tutto sommato divertente, sono le 11,30 e la neve ancora non è stracotta – almeno non dappertutto. Comunque sopra il limite del bosco attorno ai 1800 ne abbiamo a sufficienza e ripelliamo fino all'arrivo degli impianti.
Discesa dal blockhaus
Tracce
Il tempo nel frattempo migliora: possiamo goderci la vista sul mare, le cime del Gran Sasso che ogni tanto sbucano, e una volta tornati sul crinale pure le bastionate dei colossi a nord del monte Amaro: cima delle Murelle appunto, l'Acquaviva, il Pescofalcone con la rava del Diavolo. Forse erano visioni, ma mi è sembrato pure di avvistare alcune cascate di ghiaccio!
Vista sulla valle di santo Spirito...
...sulle cime nord della Majella...
...e sul mare!
Tra la cima Blockhaus e quella con i ripetitori dove arrivano le piste c'è un lungo tratto pressoché piano: la neve è ormai molto molle e se riusciamo a procedere è soprattutto grazie al vento che dopo averci schiaffeggiato in salita ora spinge alle spalle! Arrivati allo skilift non ci pensiamo due volte su dove scendere: una lunga serpentina sulle millerighe ci conduce fino al rifugio al passo Lanciano, da cui proviene un invitante profumo di carne...
La pista, tirata a lucido, dev'essere molto bella, questa Majelletta è il panettone per antonomasia e sciare con la vista spalancata sulle colline e il mare Adriatico è un'esperienza più unica che rara... peccato soltanto sia un po' breve.
Avremmo il tempo per qualche tiretto alla falesia di Roccamorice, ci passiamo ma tira ancora troppo vento... ne abbiamo preso a sufficienza, così optiamo per una semplice passeggiata partendo dal nostro alloggio, in località Macchiametola. Seguiamo il “cammino di Celestino” fino alla grotta S. Angelo di Lettomanoppello (un altro paese con il nome semplice da ricordare!). La grotta è un luogo molto affascinante, sotto pareti di calcarenite che a tratti somigliano molto a quelle della “nostra” pietra di Bismantova. Alla fine la passeggiata durerà un buon paio d'ore, e se durante la gita con gli sci avevamo fatto tutto sommato poco dislivello, qui lo recuperiamo con gli interessi!
Lontano, il Prena e il Camicia
Non è mai tardi per ravanare!
Verso le grotte di S. Angelo
Da sinistra: cima Blockhaus coi pendii scesi la mattina, poi Cavallo Tre Portali e Pesco Falcone
Allegati
-
Rava del Ferro, 25 aprile 2022 (15).jpg283.4 KB · Visualizzazioni: 137
-
Maielletta e Blockhaus, 24 aprile 2022 (69).jpg566.8 KB · Visualizzazioni: 107
-
Maielletta e Blockhaus, 24 aprile 2022 (67).jpg509.1 KB · Visualizzazioni: 109
-
Rava del Ferro, 25 aprile 2022 (32).jpg67 KB · Visualizzazioni: 121
-
Rava del Ferro, 25 aprile 2022 (24).jpg275.1 KB · Visualizzazioni: 118
-
Rava del Ferro, 25 aprile 2022 (13).jpg309.1 KB · Visualizzazioni: 141
-
Rava del Ferro, 25 aprile 2022 (4).jpg374.7 KB · Visualizzazioni: 128
-
Rava Giumenta Bianca, 23 aprile 2022 (45).jpg179.7 KB · Visualizzazioni: 100
-
Rava Giumenta Bianca, 23 aprile 2022 (77).jpg98.5 KB · Visualizzazioni: 111
-
Rava Giumenta Bianca, 23 aprile 2022 (105).jpg445.8 KB · Visualizzazioni: 109
-
Rava Giumenta Bianca, 23 aprile 2022 (20).jpg285.1 KB · Visualizzazioni: 129