Ho seguito tutta la discussione oltre che la sezione (quando qualcuno scrive qualcosa e toglie le ragnatele).
Pratico (poco) ma sono un amante del tele e del gesto.
Mi sembra però che qua a volte si scada in sentimentalismi eccessivi. Intanto non bisognerebbe mai aspettarsi nulla dall'industria dello sci che è semplicemente un accrocchio di 4/5 fondi di investimento che cercano di gestire un numero assurdo di marchi e di pararsi il culo ogni stagione finchè gli converrÃ*, specialmente in annate come questa; il tutto in un mondo dove oltre a noi 4 gatti che ci scanniamo a parlare di molle attacchi assi lamine e affini la maggior parte della "massa comprante" scia quattro volte all'anno se ne ha voglia, oltre a dover far fronte a mille altre spese congiunturali correlate al modello di sci dominante/mainstream (impianti, rifugio, skipass, ricettivitÃ* varia ecc.) che quindi non sempre permettono di concentrarsi solo sull'attrezzatura dando una spinta seria all'R&D. Poi ogni annata e ogni Paese funzionano a modo loro quindi la mia analisi è senza dubbio limitata, va interpretata come un sunto se va bene.
Nell'era pre-dynafit in mercati di rilievo come quello americano il Tele era l'unico approccio al "backcountry" vero e proprio e quindi costituiva l'unica alternativa allo sci da pista. Tali cifre dopate Non potevano non diventare un outlier a livello statistico col passare del tempo, specialmente in un'industria che è arrivata a dotarsi di più interfacce sci-attacco che partecipanti nel corso degli anni. Mi chiedo quindi come si possa fare affidamento su quella stessa industria che anche negli anni "d'oro" obbligava la gente a girare con cavi di riserva/altri ricambi nello zaino mentre il mondo dell'alpino veleggiava a vista verso i DIN e le certificazioni varie. Ogni tipo di industria (dovrebbe) inseguire la domanda, ma se lo ha fatto in modo incompleto, forse proprio carente (non sta a me giudicare) quando di partecipanti ce n'erano ancora come si può pensare che lo faccia ora?
Seguo sempre con piacere le vicende e le opinioni di gente come Josh Madsen (e il suo podcast su Telemark Skier Magazine), Craig Dostie (assurdo quante visite/click avesse EarnYourTurns in anni in cui di blog ce n'erano veramente pochi e forse anche Lou Dawson girava in Telemark, altro che WildSnow) e altri "leaders" d'oltreoceano e mi fa quasi sorridere quando li sento lamentarsi che "mancano nuovi scarponi" o altre innovazioni tecnologiche...Ogni anno a ISPO nello skialp/freeride spariscono modelli, ne riappaiono altri che sono identici ma con un nome diverso, vengon cancellate linee intere, partite intere di roba vengono ritirate dopo averla immesso sul mercato come lo scarpone/sci/oggettoqualunque dEfInItIvO...In uno scenario di pura frenesia si pensa davvero che le marche vadano a concentrarsi sul telemark?Fantascienza: sarebbe come se chi fino a dieci/vent' anni fa andava a far cascate con le picche dritte da 50/60 cm oggi andasse da Cassin o da Grivel e "pretendesse" che invece che farle con la becca ultracurva da drytooling, con adze e maniglie varie si continuasse a farne a centinaia dritte come un fuso e pesanti come una volta (invece che le 2 che si trovano oggi sul mercato).
Io non discuto, anzi penso di condividere la superioritÃ* stilistica del telemark e come difficoltÃ* nel suo genere, anzi. Credo però che la roba (il materiale) sia stata da anni sopravvalutata e fatta male. Chi ci tiene davvero, invece di continuare a scavare la fossa ed aspettare il prete che venga a celebrare il funerale, (da cliente) potrebbe pensare a fare in modo che le dinamiche interne dell'industria del telemark vengano un giorno riconfigurate...e il punto di partenza, come dice proprio spesso Josh Madsen, dovrebbe essere ricostituire aziende piccole (esempi ce ne son tanti, 22designs o FreeHeel Life) che facciano SOLO prodotti da tele, senza dover aspettare ogni volta che 4 marche enormi dedichino un centesimo del loro impegno e della loro R&D per un nuovo scarpone o un nuovo attacco.
Per il resto quella che è una nicchia improntata all'estetica e al gesto tecnico- supportato da un grande sforzo fisico- non può certo aspettarsi di essere salvata dall'ecosistema sciistico nella sua totalitÃ* che è ormai composto (nei segmenti dei "grandi numeri") da materiali, impianti e sciatori che sono praticamente agli antipodi rispetto alla "filosofia"- se esiste- Telemark (zero sensazioni, velocitÃ* sempre ovunque, comoditÃ*). Se vuole sopravvivere dovrÃ* iniziare a camminare da sola.
Altrimenti dichiariamolo morto una volta per tutte sto benedetto telemark e ci vediamo alle fiaccolate dei maestri a guardarci quello che scende a raspa vestito come Mummery e con gli sci in hickory.
premetto che capisco perfettamente il tuo punto ma secondo me non è del tutto vero che il materiale sia stato sopravvalutato e fatto male o siano mancate le evoluzioni tecnologiche.
non dimentichiamoci che l'NTN nasce ad inizio millennio ed è stata una rivoluzione tecnica probabilmente pari al passaggio agli scarponi di plastica.. ovvio che abbia avuto un inizio un po problematico, però nel corso di un decennio ha raggiunto standard elevati di resa tecnica e resistenza. l'attuale evoluzione di 22 Design è un ulteriore passo avanti in qualitÃ* e feeling scivolatorio.
Vero è che il progetto adesso, a parte lo sviluppo di 22 Design, langue un po e Rottefella non ci investe piu di tanto, ma che evoluzione possiamo aspettarci? la leggerezza? a me francamente un po spaventerebbe, le forze in gioco durante una tele curva sono molto importanti e piu il materiale è leggero piu tende a sfracanarsi..
Non so, io delle due vorrei uno scarpone più tosto, il Comp con magari un soffietto ripensato, e che non comincia a sfaldarsi dopo un anno o poco piu di uso (intenso).
GotaMartino adesso noi contiamo su di te!!