22 settembre: arriva la data del mio compleanno.
Compleanno che però festeggerò alcuni giorni dopo: parecchi amici infatti lavorano nel mondo della notte (promoter, dj, manager di dj, ecc.), e molti di loro questo weekend sono via, chi a Ibiza, chi a Roma, chi a Milano...
Quindi che fare?
Le previsioni danno sabato ics, domenica invece bello: probabilmente sarà uno degli ultimi weekend utili per qualche uscita lunga, cosí decido di fare un compleanno alternativo: me ne vado su per i monti a dormire in rifugio!
La scelta cade su un vecchio tarlo che avevo da anni, il sentiero attrezzato Bepi Zac con la prosecuzione verso la splendida Val di Tasca e discesa per il Rifugio Fuciade: una spettacolare cavalcata di cresta tra i 2700 ed i 2800 metri lungo un' infinita serie di postazioni della Grande Guerra.
Durante il conflitto infatti la cresta tra Passo Selle e Cima Uomo era sostanzialmente divisa a metà: a ovest i Kaiserschutzen, a est gli Alpini del Battaglione "Val Cordevole" del 7º Reggimento Alpini.
Oltre al tarlo della cavalcata di cresta, sono anche curioso di dormire al Rifugio Passo Selle, in posizione ultrapanoramica con vista da una parte verso il Catinaccio, dall' altra verso le Pale di San Martino.
Il giro è parecchio ambizioso per le mie condizioni - sono fermo da un mese e quest' anno non è che abbia fatto molto movimento - ma almeno offre ben tre "check-point" intermedi con relative vie di fuga, dove posso fare volta per volta il punto della situazione e decidere se proseguire oppure interrompere il giro rientrando velocemente alla macchina.
Bene, chiamo in rifugio, posto ce n' è, accendiamolo!
Sabato parto con calma appena finito di pranzare: a quest' ora gente in strada ce n' è poca e la macchina se la gode :MAC:
Quando arrivo a Passo San Pellegrino è un po' piú fresco del previsto, ma le nuvole non sono ancora bassissime. Ciò che invece mi infastidisce è il venticello freddo che inizia a tirare.
Via, scarponi, zaino, macchina chiusa, mi metto in marcia lungo il sentiero 604, che inizialmente segue la strada di servizio
Dove in inverno scorrazziamo noi con sci e tavole, adesso sono le regine a spadroneggiare, e pare se la godano!
In breve il sentiero si separa dalla strada, ed inizia ad attraversare i pascoli
poi si collega alla strada di servizio del Rifugio Passo Selle, mentre le nuvole iniziano ad abbassarsi fastidiosamente
In zona Campagnaccia il sentiero si stacca anche da questa strada, salendo un attimino piú ripidamente ma anche piú linearmente.
L' ambiente è molto rilassante, e si presterebbe ad una piacevole passeggiata in tranquillità
Il problema è sto cavolo di vento gelido e umido: mi taglia le gambe e, soprattutto, mi fa rendere conto - prima volta in 8 anni che giro per monti - di quale sarebbe l' utilità di uno scaldacollo.
Ormai manca poco
Ed eccomi finalmente arrivato al bel Rifugio Passo Selle.
(foto del giorno dopo)
Rifatto completamente una decina di anni fa, è una vera e propria bomboniera, con camerette da 4 o da 2 tutte rivestite in legno e con dei piumoni caldissimi...
Bello, veramente bello, ed il gestore è molto gentile. Complimenti!
Ma torniamo a noi: sono da rottamare, tossisco senza sosta, in dialetto si direbbe che "sbólsego come un can"...
Mi ripiglio un po' cenando e sparandomi una bella doccia calda, poi inizio a darci dentro di grappe, l' antidoto per tutto
RUNK
Le grappe sembrano fare effetto, e prima delle 10 sono già a nanna.
La nottata me la passo davvero bene: a letto ho un bel caldino e le grappe circolano, e me la dormo di gusto
Arriva mattina, la sveglia suona presto per vedere l' enrosadira, ma...
sono sparite le montagne! :shock:
Grigio, tutto grigio, avvolti nel grigio.
Grigio sopra, grigio sotto, grigio davanti, grigio dietro, ne tiro anche per non so dove...
Però c' è vento, un vento della malora che sembra debba portarsi via anche il rifugio, speriamo si porti via sto schifo grigio...
Scendo a far colazione, ho una luna allucinante, dire che mi girano come una turbina è dire poco.
Torno in stanza, e dalla finestra vedo che timidamente verso il Catinaccio si sta aprendo, dai chissà che venga ad aprirsi anche qua
erlaneve:
Mi preparo, scendo a far due chiacchere col gestore, in teoria dovrebbe aprirsi ma non mi fido: finché non vedo non credo.
Passano i minuti, dieci, venti, mezzora... inizio ad andare fuoritempo per il giro prima ancora di partire, dai muoviti!
Le Pale iniziano ad aprirsi
poi tocca alla Civetta
Dai che forse ci siamo!
Un gruppo si avvia, io aspetto che si liberino le creste.
Eccole finalmente!!!!!
Bene, se già sapevo di partire con handicap per l' allenamento carente, adesso aggiungo pure il ritardo.
Se niente niente visito una postazione di troppo rischio di dover usare per davvero una delle vie di fuga.
Via! Scendo al passo e partenza! Mi avvio lungo il sentiero 637 "Altavia Bepi Zac"
e subito comincio a salire la cresta
Il sentiero sale piacevolmente
mentre alle spalle i Monzoni cingono la conca di Gardecia e vanno a saldarsi con le cime della Vallaccia
Avanzo lungo la piacevole salita
e in basso avanza anche il mare di nuvole
Salendo avevo iniziato a sentire un familiare "click-clack" di moschettoni, ecco da dove veniva: il primo breve attrezzato del percorso
che mi porta in cima al Piccolo Lastei
Da qua comincia la lunga trafila di saliscendi
mentre sullo sfondo fa la sua apparizione il Gran Vernel, con la Regina che fa capolino al suo fianco
Solo loro??
No, veramente ci sarebbero anche Sassopiatto e Sella, dettagli
e dall' altra parte com' è?
Notevole
IGO
Mi rimetto in marcia, e si alza un vento fastidioso; per lo meno comincia a far pulizia delle nuvole...
Da qua le postazioni iniziano ad essere una dietro l' altra: siamo vicini alla prima linea, e le posizioni italiane erano 3/400 metri piú in basso
Mi giro un attimo verso la cima, e tanto per cambiare noto una traccia curiosa da investigare, strano!
Il bello di questo sentiero è che spesso sfrutta le vecchie gallerie di guerra: dentro da una parte
e fuori dall' altra
Questa addirittura era gradinata
poi di nuovo fuori, in cengia
Speravo che il vento mandasse via le nuvole, ma per il momento le fa solo girare.
Anzi, sul Sassopiatto sembrano in ascensore, un momento salgono, e un momento scendono :shock:
Proseguo lungo la piacevole cresta
mentre alle spalle il Picol Laste si allunga a congiungersi con la muraglia de l' Ort
Altra galleria
e quando esco mi trovo il Vernel incorniciato: stupendo :skiamo:
GRANDIOSO
La venerazione però è presto interrotta: mi trovo davanti infatti ad uno dei punti clou del percorso, una baracca in caverna ristrutturata all' esterno ma il cui interno coi tavolacci per le brande è ancora quello di un secolo fa.
Dopo la "visita" alla baracca ripiombo in venerazione
accanto al Vernel infatti è comparso un Sella fumante
Via, mi rimetto in marcia lungo un altro breve tratto attrezzato
e raggiungo il gruppo che era partito prima di me, alle prese con un passaggio su dei ponticelli
Verso il prosieguo del percorso la luce è qualcosa di scandaloso, osceno
indietro fortunatamente va meglio...
Questa è una delle parti piú divertenti dell' attrezzato: dopo il ponticello arrivano le scalette
poi ci si infila dietro un... pistolotto
e poi altro ponticello
Le attrezzature proseguono ancora un po' lungo il fianco settentrionale del Gran Laste
poi rieccoci sul filo di cresta
sempre in mezzo alle postazioni
Se davanti la luce continua ad essere uno schifo, verso nord le cose iniziano a farsi interessanti, ed il Sassopiatto finalmente decide di farsi vedere decentemente.
ERA ORA!!!!
E indietro, verso ovest?
Bello limpido, ovvio!
IGO
è solo davanti, verso est che è na schifezza
Adesso il cammino diventa una rilassante passeggiata sotto cresta
e... di colpo mi sento come chiamare da dietro... tipo "ehi tu!"
mi giro distratto e non capisco, poi guardo meglio, metto a fuoco i neuroni...
ORCAP... :shock: :shock: :shock: è il Latemar che mi chiama!!! :skiamo: :skiamo: :skiamo:
Tra una postazione e l' altra sono arrivato sotto Cima Campagnaccia, dove si trova il complesso di caverne chiamato "König Ludwig Hütte"
Il complesso di Cima Campagnaccia è uno dei principali della linea austriaca (anzi, tedesca visto che era presidiata dalle truppe d' alta montagna Bavaresi), ed abbraccia tutta la zona intorno alla cima, comprendendo sia semplici postazioni, sia veri e propri ricoveri per le truppe. E qua comincia la mia perdizione. Nonostante sappia che le giornate ormai sono corte, e che la mia forma è quel che è (leggasi velocità da bradipo) l' attrazione è troppo forte, non posso passare di qua snobbando tutta sta roba, è un vero e proprio museo a cielo aperto.
La prima che incontro è una galleria che sbuca su una feritoia con campo di tiro che copre buona parte della cresta
poi tocca al Gronton e alle Pale finire inquadrate
Da qua il sentiero ufficiale girerebbe a sinistra, ma si puó comunque prendere anche la traccia a destra
e qua arriva la sorpresa: una grande caverna ricovero
al cui interno si trova lo stornello dello Stambecco Giacometto, il guardiano della cresta
Due passi fuori dalla caverna, e la traccia si ricongiunge in cima col sentiero ufficiale.
E qua parte un 360 gradi da paura :arf: :arf: :arf:
Lo scenario è spettacolare, sono tutti davanti a te.
Latemar
Catinaccio
Sassopiatto, Sella e Vernel
La Regina è "mascherata", in compenso alla sua destra andiamo dalla Civetta alle Pale, in un' unica foto la Parete delle Pareti, e lo Spigolo degli Spigoli
:arf:
Inizio a scendere verso Banch de la Campagnacia
ma la perdizione continua: un cartello "postazione" mi fa prendere una breve traccia sul versante nord
eccomi all' interno
torno sui miei passi, verso il sentiero principale, e noto un tumulo: è la tomba dello Stambecco Giacometto, quello a cui era dedicato lo stornello nell' altra caverna
Riprendo la discesa
ma subito arriva un' altra perdizione, forse la piú grossa: una tabella reca l' indicazione "stazione teleferica", posso tirarmi indietro? No. Ovvio.
Qua hanno fatto un lavorone: pur trattandosi di una posizione "fuori strada" hanno ripristinato il sentiero attrezzando pure una breve ferrata
Eccomi alla stazione: sopra la baracca ci sono due occhioni metallici a cui probabilmente erano ancorate le funi dell' impianto
Torno indietro
e raggiungo il bivio di Banch de la Campagnacia: primo check-point e prima via di fuga.
(notare il nuovo formato delle tabelle SAT, spero che il rosso duri di piú che su quelle degli ultimi 5 anni che si scolorivano quasi subito)
Le gambe per il momento sono ancora ok, ma le divagazioni in giro mi hanno già fatto perdere parecchio tempo, inizio ad avere l' impressione che il giro non arriverà a completarsi.
Supero delle trincee con un ponticello
e mi avvio a salire la Cima di Costabella, dove il gruppo di prima è già arrivato avendomi superato durante le mie digressioni
Tra una nuvola, una nebbia, una trincea e una caverna, son riuscito pian piano ad avere delle foto decenti del Vernel, del Sella, del Sassopiatto, del Latemar...
ed il Catinaccio?
ECCOLO :skiamo: :skiamo: :skiamo: :arf: :arf: :arf:
Ecco apparire le prime postazioni sotto la cima
anche qua, come alla Campagnaccia, al sentiero ufficiale si affiancano le mille tracce di camminamenti e trincee, tutti percorribili ed in buone condizioni
La cima è in vista
ma vado ad imbucarmi in una posizione per mitragliatrice: siamo in prima linea
E prima linea significa labirinto di postazioni e gallerie
Entro in una prima, con vista su Sella e Vernel
Salgo alla cima
e subito eccone un' altra
e questa volta la vista è su un cavaliere, con la sua Regina

Oltre al dedalo di postazioni, qua è proprio lo scenario a buttarmi via...
Mi rimetto in marcia, ed arrivo subito all' imbocco di una galleria scavata in un cocuzzolo: era una galleria di contromina per contrastare quella che - poche decine di metri piú in la - stavano scavando gli italiani.
Qua non vado ad indagare all' interno e proseguo lungo il sentiero
raggiungendo le posizioni della massima espansione della linea italiana nel 1917 ed uno dei passaggi piú conosciuti di questo sentiero: una ripida scala in legno che sale alle postazioni in cresta
La salgo ed inizio ad attraversare le postazioni piú contese di questo tratto di fronte
Ed è ben comprensibile che fossero contesissime: oltre ad essere esattamente in mezzo tra la le due linee, erano in una posizione dominante che avrebbe potuto favorire chi le avesse avute: gli Austriaci per dominare le linee italiane, o gli Italiani per dominare le linee austriache
Va da sè che una posizione dominante è ultrapanoramica, e qua a dominare su tutti è la vista sul Sella
:skiamo: :skiamo: :skiamo:
Da questa posizione parte la galleria piú lunga dell' intero percorso
Non è un ricovero, ma un vero e proprio camminamento scavato nella montagna che porta ad una serie di appostamenti coi campi di osservazione e di tiro piú disparati. Date le dimensioni di alcune aperture, non mi stupirei si fosse trattato di una serie di appostamenti di artiglieria.
Dopo la galleria arriva un tratto attrezzato in discesa
che, dopo averne attraversata un' altra (breve) porta al pianoro di Quota 2690, dove nel primo anno di guerra si trovava un vero e proprio villaggio austro-ungarico
Meno di un anno e mezzo durò il vilaggio in mano austriaca: il 5 ottobre 1916 infatti il Tenente Francesco Barbieri, ventiduenne milanese arruolatosi come volontario, dopo essersi distinto in azione nei mesi precedenti (in primavera durante un attacco austriaco non aveva esitato a portarsi allo scoperto con una mitragliatrice per avere un migliore campo di tiro) ed aver effettuato ardite ricognizioni - ardite soprattutto dal punto di vista alpinistico - si pose alla guida di un manipolo di volontari che avrebbe dovuto guidare l' attacco a questo villaggio: erano in diciotto, catturarono oltre 100 austriaci.
Destino beffardo il suo, terminato il combattimento fu colpito a morte da una fucilata mentre coi suoi volontari ed i plotoni giunti di rincalzo sgomberava i prigionieri.
Decorato di Medaglia d' Oro al Valor Militare alla memoria, il suo corpo è sepolto nel Sacrario di Pocol (Cortina) esattamente al centro del mausoleo, in una tomba condivisa col Generale Cantore.
Questo il testo della motivazione della medaglia
Dai resti del villaggio mi rimetto in marcia verso l' ultima tappa del percorso "turistico" della bepi Zac: il Castello di Costabella
Supero il bivio col sentiero 637b per la Val San Nicolò
e proseguo lungo la traccia che se ne va tranquilla in falsopiano
verso nord Sassopiatto e Sella continuano a giocare con le nuvole: un colpo si coprono, un colpo si librerano, tutto il giorno che vanno avanti cosí
Sono ormai in vista del Sasso di Costabella, col suo osservatorio scavato nella montagna
Il sentiero gli arriva esattamente sotto
poi sale con un breve tratto attrezzato
ed ecco la visuale - indiscreta - verso il pianoro di quota 2690 e verso la Cima di Costabella
All' interno dell' osservatorio è stata allestita una mostra fotografica permanente: fortunatamente l' avevo già vista alcuni anni fa, perché proprio qua trovo il gruppo che mi precedeva, e sta arrivando gente salita dall' altro lato, ed il posto è piccolino.
Esco quindi subito, e mi porto in versante sud: qua siamo sulle linee Italiane, e l' esposizione a sud non era un problema come lo sarebbe stato - invece per gli austriaci
Da qua parte una breve discesa attrezzata
che porta all' ultimo punto caratteristico del sentiero "turistico": una galleria in discesa che termina dritta su delle scale un po'... ecco, ripidine
Da qua il sentiero riprende in falsopiano, stupendamente scavato sul fianco della montagna
passando sotto a delle postazioni blindate
ed arriva a Forcella Ciadín, secondo check-point e seconda via di fuga.
Qua faccio il punto della situazione: le gambe danno segni di stanchezza, e le divagazioni per caverne, gallerie e postazioni varie, anche lontane dal percorso principale, mi hanno fatto perdere parecchio tempo.
Con le gambe che ho, quasi sicuramente non sarò in grado di completare il giro, ma vorrei almeno provare ad arrivare a Forcella Uomo.
Mi avvio cosí lungo la traccia P02, in origine parte integrante della Bepi Zac, poi dismessa per molti anni, ed infine ripristinata in anni recenti.
Qua avviene anche la metamorfosi del sentiero: la traccia ha dei tratti un po' meno banali, le postazioni - pur restando sempre presenti - si diradano visto che ci allontaniamo dalla prima linea, mentre l' ambiente diventerà sempre piú spettacolare, trovandosi a viaggiare intorno ai 2800 metri
IGO
Avanti dunque!
Il sentiero si avvia sempre in versante sud, mirando a Punta de le Valàte
Inizialmente non si riesce a capire come il sentiero ci salga, poi avvicinandosi si vede che è preceduta da un contrafforte e che il sentiero va ad aggirarlo, probabilmente ci sarà un canalone che da qua non si vede...
E infatti il sentiero comincia ad infilarsi nel "ruvido"
fino ad infilarsi in un canale/camino che zaino e caschetto fanno fatica a passarci :shock:
Ah ecco, adesso ho capito come si sale: si sbudella un po' e poi via per la ferrata
La forcelletta è vicina, ma è solo un' illusione
a seguire infatti c' è un altro canale, che presenta due opzioni: o si seguono le attrezzature sulla parete di sinistra, o si risale il vecchio ravanamento, e qua seguendo la mia indole faccio una gran cappella, scelgo il ravanamento.
Oddio, di per se non sarebbe eccessivo, ho fatto ben di peggio, ma brutto pirla che non sono altro, non con le gambe spompe e fermo da un mese! :MM
Quando arrivo in forcelletta cedono di schianto, gli ho dato il colpo di grazia con sto budello
Il grosso del dislivello ormai è finito, ormai non mi resta che arrivare con calma a Forcella Uomo e di là tornare giú. Senza fretta, senza consumarle ulteriormente.
Intanto mi godo il panorama verso la solita coppia
IGO
Il martellamento là in basso - si, avete capito dove - raddoppia, anzi triplica, perché proprio qua comincia la parte piú spettacolare del giro: l' ambiente diventa quello lunare dell' alta quota, una brulleria estrema :arf:
il contrasto coi colori della Valle San Nicolò, in fondo, è qualcosa di unico
Con tutta calma mi avvio verso la cima ghiaiosa
e - per la prima volta - mi si para davanti la Punta del Ciadin
La guardo meglio da sopra: SONO SULLA LUNA :arf: :arf: :arf:
L' ambiente lunare mi rida energia, e mi avvio in discesa verso l' Om Gran (Il gruppo dell' Uomo è costituito da Om Picol dove arriva la seggiovia, Om Gran o Col Bel la cima sovrastante, e Cima dell' Uomo la principale)
ma subito resto paralizzato: in lontananza è nato un nuovo mare, un mare dominato da un' isola che poderosa si innalza dai flutti. Un' isola che si chiama AGNER

Ho quasi raggiunto l' Om Gran, e suo fratello Picol è giusto sotto di me
Mi avvio verso la tormentata cima, valorizzata da una luce che finalmente è diventata decente anche davanti, alla buon' ora!!!
Poi proseguo verso Punta del Cadin: qua però mi fermo nuovamente. Il giro ormai è compromesso, ne approfitto per cogliere qualche "spunto" interessante
ERF
Se la prima parte del percorso era caratterizzata dalle infrastrutture belliche, la seconda parte è caratterizzata dall' ambiente e dalle morfologie piú strane.
Uno degli elementi piú significativi è la Torre California, una sorta di dentone piatto che si separa da Punta Cadin
La supero, non male questo insieme di torri e pinnacoli
IGO
e mi preparo ad affrontare gli ultimi saliscendi della giornata
mentre davanti compare la temibile Cima Uomo
Perché temibile?
Tecnicamente è facile, arriva al massimo al I, ma è marcia che piú marcia non si può
Intanto il mare si sta espandendo, e va a ricoprire nuove terre
Ultimi sbudellini
e arrivo ai 2840 metri di Forcella Uomo: ultimo check-point
Ormai qua c' è ben poco da fare "check": le gambe son quello che sono, le ore di luce idem, ormai avevo già deciso da un pezzo: la mia avventura finisce qua, e mi avvio verso il bivio per la discesa
Mi affaccio al canalone. Ok, mi perdo lo spettacolo di Val della Tasca (ovvio che l' anno prossimo vedrò di recuperarla), ma anche questo canalone è poco bello?
Ehm... forse ho parlato troppo presto: ERA DA UNA VITA CHE NON TROVAVO UNA PORCHERIA DEL GENERE!!! :sbonk:
È l' infamia piú totale, non riesci a regolarti perché passa continuamente dal fondo morbido e gestibile al fondo duro e secco dove se non stai attento ti cappotti rischiando anche di farti male, un macello :shock:
In qualche modo riesco a venirne fuori, appena arrivo su terreno gestibile mi fermo a fumare una :sig: e resto imbambolato: le Pale stanno dando spettacolo :skiamo: :skiamo: :skiamo:
Finalmente sono in vista dell' Om Picol
da qua in breve, lungo le piste da sci, arrivo al Passo e alla macchina.
Finisce il giro, in modo un po' balordo, e finisce anche la stagione, balorda pure lei.
Anzi no, il giro non è finito, ne riparliamo l' anno prossimo.
Adesso vado a preparare gli sci
IGO 
Compleanno che però festeggerò alcuni giorni dopo: parecchi amici infatti lavorano nel mondo della notte (promoter, dj, manager di dj, ecc.), e molti di loro questo weekend sono via, chi a Ibiza, chi a Roma, chi a Milano...
Quindi che fare?
Le previsioni danno sabato ics, domenica invece bello: probabilmente sarà uno degli ultimi weekend utili per qualche uscita lunga, cosí decido di fare un compleanno alternativo: me ne vado su per i monti a dormire in rifugio!
La scelta cade su un vecchio tarlo che avevo da anni, il sentiero attrezzato Bepi Zac con la prosecuzione verso la splendida Val di Tasca e discesa per il Rifugio Fuciade: una spettacolare cavalcata di cresta tra i 2700 ed i 2800 metri lungo un' infinita serie di postazioni della Grande Guerra.
Durante il conflitto infatti la cresta tra Passo Selle e Cima Uomo era sostanzialmente divisa a metà: a ovest i Kaiserschutzen, a est gli Alpini del Battaglione "Val Cordevole" del 7º Reggimento Alpini.
-- Piccola digressione storica --
All' epoca ogni Reggimento Alpini aveva tre Battaglioni permanenti, alimentati con personale di leva; poi in caso di guerra era previsto che - coi richiamati - da ogni btg. permanente si costituissero un btg. "Valle" e un Btg. "Monte", in base all' anzianità dei richiamati. (Dato il protrarsi della guerra poi le classi successive sono andate indifferentemente nei battaglioni permanenti ed in quelli "temporanei").
Nel caso del 7º Reggimento Alpini avevamo quindi:
Da notare che nel corso del conflitto i Reggimenti Alpini non hanno combattuto in modo unitario, ma distaccando parte dei loro battaglioni ai neocostituiti Raggruppamenti Alpini.
- Battaglione "Feltre" (nappina bianca), da cui sono stati costituiti i Battaglioni "Val Cismon" (riattivato poi anche nella guerra fredda) e "Monte Pavione"
- Battaglione "Pieve di Cadore" (nappina rossa), da cui sono stati costituiti i Battaglioni "Val Piave" e "Monte Antelao"
- Battaglione "Belluno" (nappina verde), da cui sono stati costituiti i Battaglioni "Val Cordevole" e "Monte Pelmo", piú - per pochi mesi - il Battaglione "Monte Marmolada"
Il veneti del "Pieve di Cadore" per esempio sono quasi sempre stati assieme ai piemontesi del "Fenestrelle", proveniente dal 3º Reggimento Alpini.
Oltre al tarlo della cavalcata di cresta, sono anche curioso di dormire al Rifugio Passo Selle, in posizione ultrapanoramica con vista da una parte verso il Catinaccio, dall' altra verso le Pale di San Martino.
Il giro è parecchio ambizioso per le mie condizioni - sono fermo da un mese e quest' anno non è che abbia fatto molto movimento - ma almeno offre ben tre "check-point" intermedi con relative vie di fuga, dove posso fare volta per volta il punto della situazione e decidere se proseguire oppure interrompere il giro rientrando velocemente alla macchina.
Bene, chiamo in rifugio, posto ce n' è, accendiamolo!
Sabato parto con calma appena finito di pranzare: a quest' ora gente in strada ce n' è poca e la macchina se la gode :MAC:
Quando arrivo a Passo San Pellegrino è un po' piú fresco del previsto, ma le nuvole non sono ancora bassissime. Ciò che invece mi infastidisce è il venticello freddo che inizia a tirare.

Via, scarponi, zaino, macchina chiusa, mi metto in marcia lungo il sentiero 604, che inizialmente segue la strada di servizio


Dove in inverno scorrazziamo noi con sci e tavole, adesso sono le regine a spadroneggiare, e pare se la godano!

In breve il sentiero si separa dalla strada, ed inizia ad attraversare i pascoli

poi si collega alla strada di servizio del Rifugio Passo Selle, mentre le nuvole iniziano ad abbassarsi fastidiosamente

In zona Campagnaccia il sentiero si stacca anche da questa strada, salendo un attimino piú ripidamente ma anche piú linearmente.


L' ambiente è molto rilassante, e si presterebbe ad una piacevole passeggiata in tranquillità


Il problema è sto cavolo di vento gelido e umido: mi taglia le gambe e, soprattutto, mi fa rendere conto - prima volta in 8 anni che giro per monti - di quale sarebbe l' utilità di uno scaldacollo.
Ormai manca poco

Ed eccomi finalmente arrivato al bel Rifugio Passo Selle.

(foto del giorno dopo)
Rifatto completamente una decina di anni fa, è una vera e propria bomboniera, con camerette da 4 o da 2 tutte rivestite in legno e con dei piumoni caldissimi...
Bello, veramente bello, ed il gestore è molto gentile. Complimenti!
Ma torniamo a noi: sono da rottamare, tossisco senza sosta, in dialetto si direbbe che "sbólsego come un can"...
Mi ripiglio un po' cenando e sparandomi una bella doccia calda, poi inizio a darci dentro di grappe, l' antidoto per tutto
Le grappe sembrano fare effetto, e prima delle 10 sono già a nanna.
La nottata me la passo davvero bene: a letto ho un bel caldino e le grappe circolano, e me la dormo di gusto

Arriva mattina, la sveglia suona presto per vedere l' enrosadira, ma...
sono sparite le montagne! :shock:
Grigio, tutto grigio, avvolti nel grigio.
Grigio sopra, grigio sotto, grigio davanti, grigio dietro, ne tiro anche per non so dove...

Però c' è vento, un vento della malora che sembra debba portarsi via anche il rifugio, speriamo si porti via sto schifo grigio...
Scendo a far colazione, ho una luna allucinante, dire che mi girano come una turbina è dire poco.
Torno in stanza, e dalla finestra vedo che timidamente verso il Catinaccio si sta aprendo, dai chissà che venga ad aprirsi anche qua

Mi preparo, scendo a far due chiacchere col gestore, in teoria dovrebbe aprirsi ma non mi fido: finché non vedo non credo.
Passano i minuti, dieci, venti, mezzora... inizio ad andare fuoritempo per il giro prima ancora di partire, dai muoviti!

Le Pale iniziano ad aprirsi

poi tocca alla Civetta

Dai che forse ci siamo!
Un gruppo si avvia, io aspetto che si liberino le creste.
Eccole finalmente!!!!!


Bene, se già sapevo di partire con handicap per l' allenamento carente, adesso aggiungo pure il ritardo.
Se niente niente visito una postazione di troppo rischio di dover usare per davvero una delle vie di fuga.
Via! Scendo al passo e partenza! Mi avvio lungo il sentiero 637 "Altavia Bepi Zac"

e subito comincio a salire la cresta

Il sentiero sale piacevolmente

mentre alle spalle i Monzoni cingono la conca di Gardecia e vanno a saldarsi con le cime della Vallaccia

Avanzo lungo la piacevole salita

e in basso avanza anche il mare di nuvole

Salendo avevo iniziato a sentire un familiare "click-clack" di moschettoni, ecco da dove veniva: il primo breve attrezzato del percorso

che mi porta in cima al Piccolo Lastei



Da qua comincia la lunga trafila di saliscendi

mentre sullo sfondo fa la sua apparizione il Gran Vernel, con la Regina che fa capolino al suo fianco


Solo loro??
No, veramente ci sarebbero anche Sassopiatto e Sella, dettagli



e dall' altra parte com' è?
Notevole


Mi rimetto in marcia, e si alza un vento fastidioso; per lo meno comincia a far pulizia delle nuvole...

Da qua le postazioni iniziano ad essere una dietro l' altra: siamo vicini alla prima linea, e le posizioni italiane erano 3/400 metri piú in basso

Mi giro un attimo verso la cima, e tanto per cambiare noto una traccia curiosa da investigare, strano!


Il bello di questo sentiero è che spesso sfrutta le vecchie gallerie di guerra: dentro da una parte

e fuori dall' altra

Questa addirittura era gradinata

poi di nuovo fuori, in cengia

Speravo che il vento mandasse via le nuvole, ma per il momento le fa solo girare.
Anzi, sul Sassopiatto sembrano in ascensore, un momento salgono, e un momento scendono :shock:

Proseguo lungo la piacevole cresta

mentre alle spalle il Picol Laste si allunga a congiungersi con la muraglia de l' Ort

Altra galleria

e quando esco mi trovo il Vernel incorniciato: stupendo :skiamo:

GRANDIOSO


La venerazione però è presto interrotta: mi trovo davanti infatti ad uno dei punti clou del percorso, una baracca in caverna ristrutturata all' esterno ma il cui interno coi tavolacci per le brande è ancora quello di un secolo fa.


Dopo la "visita" alla baracca ripiombo in venerazione


accanto al Vernel infatti è comparso un Sella fumante


Via, mi rimetto in marcia lungo un altro breve tratto attrezzato

e raggiungo il gruppo che era partito prima di me, alle prese con un passaggio su dei ponticelli


Verso il prosieguo del percorso la luce è qualcosa di scandaloso, osceno


indietro fortunatamente va meglio...

Questa è una delle parti piú divertenti dell' attrezzato: dopo il ponticello arrivano le scalette

poi ci si infila dietro un... pistolotto

e poi altro ponticello

Le attrezzature proseguono ancora un po' lungo il fianco settentrionale del Gran Laste

poi rieccoci sul filo di cresta

sempre in mezzo alle postazioni

Se davanti la luce continua ad essere uno schifo, verso nord le cose iniziano a farsi interessanti, ed il Sassopiatto finalmente decide di farsi vedere decentemente.
ERA ORA!!!!

E indietro, verso ovest?
Bello limpido, ovvio!


è solo davanti, verso est che è na schifezza

Adesso il cammino diventa una rilassante passeggiata sotto cresta



e... di colpo mi sento come chiamare da dietro... tipo "ehi tu!"

mi giro distratto e non capisco, poi guardo meglio, metto a fuoco i neuroni...
ORCAP... :shock: :shock: :shock: è il Latemar che mi chiama!!! :skiamo: :skiamo: :skiamo:

Tra una postazione e l' altra sono arrivato sotto Cima Campagnaccia, dove si trova il complesso di caverne chiamato "König Ludwig Hütte"

Il complesso di Cima Campagnaccia è uno dei principali della linea austriaca (anzi, tedesca visto che era presidiata dalle truppe d' alta montagna Bavaresi), ed abbraccia tutta la zona intorno alla cima, comprendendo sia semplici postazioni, sia veri e propri ricoveri per le truppe. E qua comincia la mia perdizione. Nonostante sappia che le giornate ormai sono corte, e che la mia forma è quel che è (leggasi velocità da bradipo) l' attrazione è troppo forte, non posso passare di qua snobbando tutta sta roba, è un vero e proprio museo a cielo aperto.
La prima che incontro è una galleria che sbuca su una feritoia con campo di tiro che copre buona parte della cresta



poi tocca al Gronton e alle Pale finire inquadrate


Da qua il sentiero ufficiale girerebbe a sinistra, ma si puó comunque prendere anche la traccia a destra

e qua arriva la sorpresa: una grande caverna ricovero

al cui interno si trova lo stornello dello Stambecco Giacometto, il guardiano della cresta

Due passi fuori dalla caverna, e la traccia si ricongiunge in cima col sentiero ufficiale.
E qua parte un 360 gradi da paura :arf: :arf: :arf:
Lo scenario è spettacolare, sono tutti davanti a te.
Latemar


Catinaccio


Sassopiatto, Sella e Vernel


La Regina è "mascherata", in compenso alla sua destra andiamo dalla Civetta alle Pale, in un' unica foto la Parete delle Pareti, e lo Spigolo degli Spigoli


Inizio a scendere verso Banch de la Campagnacia

ma la perdizione continua: un cartello "postazione" mi fa prendere una breve traccia sul versante nord

eccomi all' interno

torno sui miei passi, verso il sentiero principale, e noto un tumulo: è la tomba dello Stambecco Giacometto, quello a cui era dedicato lo stornello nell' altra caverna

Riprendo la discesa

ma subito arriva un' altra perdizione, forse la piú grossa: una tabella reca l' indicazione "stazione teleferica", posso tirarmi indietro? No. Ovvio.

Qua hanno fatto un lavorone: pur trattandosi di una posizione "fuori strada" hanno ripristinato il sentiero attrezzando pure una breve ferrata

Eccomi alla stazione: sopra la baracca ci sono due occhioni metallici a cui probabilmente erano ancorate le funi dell' impianto


Torno indietro


e raggiungo il bivio di Banch de la Campagnacia: primo check-point e prima via di fuga.
(notare il nuovo formato delle tabelle SAT, spero che il rosso duri di piú che su quelle degli ultimi 5 anni che si scolorivano quasi subito)
Le gambe per il momento sono ancora ok, ma le divagazioni in giro mi hanno già fatto perdere parecchio tempo, inizio ad avere l' impressione che il giro non arriverà a completarsi.

Supero delle trincee con un ponticello

e mi avvio a salire la Cima di Costabella, dove il gruppo di prima è già arrivato avendomi superato durante le mie digressioni

Tra una nuvola, una nebbia, una trincea e una caverna, son riuscito pian piano ad avere delle foto decenti del Vernel, del Sella, del Sassopiatto, del Latemar...
ed il Catinaccio?
ECCOLO :skiamo: :skiamo: :skiamo: :arf: :arf: :arf:

Ecco apparire le prime postazioni sotto la cima

anche qua, come alla Campagnaccia, al sentiero ufficiale si affiancano le mille tracce di camminamenti e trincee, tutti percorribili ed in buone condizioni


La cima è in vista

ma vado ad imbucarmi in una posizione per mitragliatrice: siamo in prima linea


E prima linea significa labirinto di postazioni e gallerie
Entro in una prima, con vista su Sella e Vernel



Salgo alla cima

e subito eccone un' altra

e questa volta la vista è su un cavaliere, con la sua Regina




Oltre al dedalo di postazioni, qua è proprio lo scenario a buttarmi via...

Mi rimetto in marcia, ed arrivo subito all' imbocco di una galleria scavata in un cocuzzolo: era una galleria di contromina per contrastare quella che - poche decine di metri piú in la - stavano scavando gli italiani.

Qua non vado ad indagare all' interno e proseguo lungo il sentiero

raggiungendo le posizioni della massima espansione della linea italiana nel 1917 ed uno dei passaggi piú conosciuti di questo sentiero: una ripida scala in legno che sale alle postazioni in cresta

La salgo ed inizio ad attraversare le postazioni piú contese di questo tratto di fronte


Ed è ben comprensibile che fossero contesissime: oltre ad essere esattamente in mezzo tra la le due linee, erano in una posizione dominante che avrebbe potuto favorire chi le avesse avute: gli Austriaci per dominare le linee italiane, o gli Italiani per dominare le linee austriache

Va da sè che una posizione dominante è ultrapanoramica, e qua a dominare su tutti è la vista sul Sella




Da questa posizione parte la galleria piú lunga dell' intero percorso

Non è un ricovero, ma un vero e proprio camminamento scavato nella montagna che porta ad una serie di appostamenti coi campi di osservazione e di tiro piú disparati. Date le dimensioni di alcune aperture, non mi stupirei si fosse trattato di una serie di appostamenti di artiglieria.



Dopo la galleria arriva un tratto attrezzato in discesa

che, dopo averne attraversata un' altra (breve) porta al pianoro di Quota 2690, dove nel primo anno di guerra si trovava un vero e proprio villaggio austro-ungarico


Meno di un anno e mezzo durò il vilaggio in mano austriaca: il 5 ottobre 1916 infatti il Tenente Francesco Barbieri, ventiduenne milanese arruolatosi come volontario, dopo essersi distinto in azione nei mesi precedenti (in primavera durante un attacco austriaco non aveva esitato a portarsi allo scoperto con una mitragliatrice per avere un migliore campo di tiro) ed aver effettuato ardite ricognizioni - ardite soprattutto dal punto di vista alpinistico - si pose alla guida di un manipolo di volontari che avrebbe dovuto guidare l' attacco a questo villaggio: erano in diciotto, catturarono oltre 100 austriaci.
Destino beffardo il suo, terminato il combattimento fu colpito a morte da una fucilata mentre coi suoi volontari ed i plotoni giunti di rincalzo sgomberava i prigionieri.
Decorato di Medaglia d' Oro al Valor Militare alla memoria, il suo corpo è sepolto nel Sacrario di Pocol (Cortina) esattamente al centro del mausoleo, in una tomba condivisa col Generale Cantore.
Questo il testo della motivazione della medaglia
Ogni atto di fronte al nemico fu di ardimento e di valore. Tenente aiutante maggiore in seconda, si offrì spontaneamente a condurre un nucleo di arditi alla conquista di posizioni nemiche per rocce impervie e dirute, sulle quali più volte aveva già rischiata la vita. Primo sempre in tutto lo svolgersi dell’operazione, conquistò le difficili posizioni. Ferito, non volle recarsi al posto di medicazione, nè volle farsi medicare sul posto per non distrarsi dall’azione. Propostogli di farsi precedere nel labirinto dei camminamenti nemici, rifiutò sdegnosamente, e, primo sempre, con soli 17 alpini si slanciò sui baraccamenti avversari, costringendo alla resa l’intero presidio di oltre cento uomini. Ferito nuovamente e a morte, quasi a bruciapelo, mentre dava ordini per organizzare i prigionieri, spirava sul campo stesso, lanciando l’ultimo grido del suo brillante ardimento: “Avanti sempre! Evviva gli Alpini!".
Creste della Costabella, 5 - 6 ottobre 1916
Dai resti del villaggio mi rimetto in marcia verso l' ultima tappa del percorso "turistico" della bepi Zac: il Castello di Costabella

Supero il bivio col sentiero 637b per la Val San Nicolò

e proseguo lungo la traccia che se ne va tranquilla in falsopiano


verso nord Sassopiatto e Sella continuano a giocare con le nuvole: un colpo si coprono, un colpo si librerano, tutto il giorno che vanno avanti cosí

Sono ormai in vista del Sasso di Costabella, col suo osservatorio scavato nella montagna

Il sentiero gli arriva esattamente sotto

poi sale con un breve tratto attrezzato

ed ecco la visuale - indiscreta - verso il pianoro di quota 2690 e verso la Cima di Costabella

All' interno dell' osservatorio è stata allestita una mostra fotografica permanente: fortunatamente l' avevo già vista alcuni anni fa, perché proprio qua trovo il gruppo che mi precedeva, e sta arrivando gente salita dall' altro lato, ed il posto è piccolino.
Esco quindi subito, e mi porto in versante sud: qua siamo sulle linee Italiane, e l' esposizione a sud non era un problema come lo sarebbe stato - invece per gli austriaci

Da qua parte una breve discesa attrezzata

che porta all' ultimo punto caratteristico del sentiero "turistico": una galleria in discesa che termina dritta su delle scale un po'... ecco, ripidine



Da qua il sentiero riprende in falsopiano, stupendamente scavato sul fianco della montagna

passando sotto a delle postazioni blindate

ed arriva a Forcella Ciadín, secondo check-point e seconda via di fuga.

Qua faccio il punto della situazione: le gambe danno segni di stanchezza, e le divagazioni per caverne, gallerie e postazioni varie, anche lontane dal percorso principale, mi hanno fatto perdere parecchio tempo.
Con le gambe che ho, quasi sicuramente non sarò in grado di completare il giro, ma vorrei almeno provare ad arrivare a Forcella Uomo.
Mi avvio cosí lungo la traccia P02, in origine parte integrante della Bepi Zac, poi dismessa per molti anni, ed infine ripristinata in anni recenti.
Qua avviene anche la metamorfosi del sentiero: la traccia ha dei tratti un po' meno banali, le postazioni - pur restando sempre presenti - si diradano visto che ci allontaniamo dalla prima linea, mentre l' ambiente diventerà sempre piú spettacolare, trovandosi a viaggiare intorno ai 2800 metri

Avanti dunque!

Il sentiero si avvia sempre in versante sud, mirando a Punta de le Valàte


Inizialmente non si riesce a capire come il sentiero ci salga, poi avvicinandosi si vede che è preceduta da un contrafforte e che il sentiero va ad aggirarlo, probabilmente ci sarà un canalone che da qua non si vede...
E infatti il sentiero comincia ad infilarsi nel "ruvido"

fino ad infilarsi in un canale/camino che zaino e caschetto fanno fatica a passarci :shock:


Ah ecco, adesso ho capito come si sale: si sbudella un po' e poi via per la ferrata


La forcelletta è vicina, ma è solo un' illusione

a seguire infatti c' è un altro canale, che presenta due opzioni: o si seguono le attrezzature sulla parete di sinistra, o si risale il vecchio ravanamento, e qua seguendo la mia indole faccio una gran cappella, scelgo il ravanamento.

Oddio, di per se non sarebbe eccessivo, ho fatto ben di peggio, ma brutto pirla che non sono altro, non con le gambe spompe e fermo da un mese! :MM
Quando arrivo in forcelletta cedono di schianto, gli ho dato il colpo di grazia con sto budello

Il grosso del dislivello ormai è finito, ormai non mi resta che arrivare con calma a Forcella Uomo e di là tornare giú. Senza fretta, senza consumarle ulteriormente.
Intanto mi godo il panorama verso la solita coppia


Il martellamento là in basso - si, avete capito dove - raddoppia, anzi triplica, perché proprio qua comincia la parte piú spettacolare del giro: l' ambiente diventa quello lunare dell' alta quota, una brulleria estrema :arf:

il contrasto coi colori della Valle San Nicolò, in fondo, è qualcosa di unico

Con tutta calma mi avvio verso la cima ghiaiosa

e - per la prima volta - mi si para davanti la Punta del Ciadin


La guardo meglio da sopra: SONO SULLA LUNA :arf: :arf: :arf:

L' ambiente lunare mi rida energia, e mi avvio in discesa verso l' Om Gran (Il gruppo dell' Uomo è costituito da Om Picol dove arriva la seggiovia, Om Gran o Col Bel la cima sovrastante, e Cima dell' Uomo la principale)

ma subito resto paralizzato: in lontananza è nato un nuovo mare, un mare dominato da un' isola che poderosa si innalza dai flutti. Un' isola che si chiama AGNER




Ho quasi raggiunto l' Om Gran, e suo fratello Picol è giusto sotto di me

Mi avvio verso la tormentata cima, valorizzata da una luce che finalmente è diventata decente anche davanti, alla buon' ora!!!

Poi proseguo verso Punta del Cadin: qua però mi fermo nuovamente. Il giro ormai è compromesso, ne approfitto per cogliere qualche "spunto" interessante

Se la prima parte del percorso era caratterizzata dalle infrastrutture belliche, la seconda parte è caratterizzata dall' ambiente e dalle morfologie piú strane.
Uno degli elementi piú significativi è la Torre California, una sorta di dentone piatto che si separa da Punta Cadin

La supero, non male questo insieme di torri e pinnacoli


e mi preparo ad affrontare gli ultimi saliscendi della giornata

mentre davanti compare la temibile Cima Uomo


Perché temibile?
Tecnicamente è facile, arriva al massimo al I, ma è marcia che piú marcia non si può
Intanto il mare si sta espandendo, e va a ricoprire nuove terre

Ultimi sbudellini


e arrivo ai 2840 metri di Forcella Uomo: ultimo check-point


Ormai qua c' è ben poco da fare "check": le gambe son quello che sono, le ore di luce idem, ormai avevo già deciso da un pezzo: la mia avventura finisce qua, e mi avvio verso il bivio per la discesa

Mi affaccio al canalone. Ok, mi perdo lo spettacolo di Val della Tasca (ovvio che l' anno prossimo vedrò di recuperarla), ma anche questo canalone è poco bello?


Ehm... forse ho parlato troppo presto: ERA DA UNA VITA CHE NON TROVAVO UNA PORCHERIA DEL GENERE!!! :sbonk:

È l' infamia piú totale, non riesci a regolarti perché passa continuamente dal fondo morbido e gestibile al fondo duro e secco dove se non stai attento ti cappotti rischiando anche di farti male, un macello :shock:
In qualche modo riesco a venirne fuori, appena arrivo su terreno gestibile mi fermo a fumare una :sig: e resto imbambolato: le Pale stanno dando spettacolo :skiamo: :skiamo: :skiamo:

Finalmente sono in vista dell' Om Picol

da qua in breve, lungo le piste da sci, arrivo al Passo e alla macchina.
Finisce il giro, in modo un po' balordo, e finisce anche la stagione, balorda pure lei.
Anzi no, il giro non è finito, ne riparliamo l' anno prossimo.
Adesso vado a preparare gli sci

