ste1258
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Rientro brevemente nella sezione reportage per un omaggio alle mie montagne e a quello che era (o forse lo è ancora?) il più grande ghiacciaio italiano, presentandovi questa interessante camminata nell'anfiteatro più grandioso del gruppo dell'Adamello, da 2 stagioni raggiungibile comodamente anche dal versante lombardo grazie alla santa cabinovia di Passo Presena.
L'escursione (difficoltà E su sentieri interamente segnati) prevede circa 2 h 30' di cammino all'andata, con una discesa di 600 mdsl fino ai laghi del Mandrone e una risalita di circa 200 per toccare la lingua del ghiacciaio. Il ritorno è leggermente più lungo e faticoso perchè la risalita di quasi 2 h fino alla funivia, a fine giornata, non è delle più leggere. A tal proposito segnalo che l'impianto chiude alle 16:45, quindi a meno di non essere skyrunner è conveniente lasciare il rif. Mandrone non oltre le 14:30, in modo da rientrare con un certo margine di tempo sull'ultima corsa.
Alle 8:10, a impianti ancora fermi, la fila è degna dei migliori inverni:
Il candido sudario di morte per salvare quel cadavere vivente del Presena:
Ore 8:50, passo Presena. Il grosso del popolo escursionistico va a mettersi in coda sul sentiero dei Fiori, a scendere verso il Mandrone restiamo in pochi.
Questo è il punto più alto dell'escursione, fa strano partire in discesa:
A 2668 m di quota si stende il limpidissimo Lago Scuro, da cui prende il nome la famosa cima che sovrasta Ponte di Legno:
Scendendo ancora un po' si apre alla vista il profondo solco della val Genova, e a sinistra spunta il ghiacciaio della Presanella imbiancato dalla nevicata di 2 notti prima:
Davanti a noi compaiono anche gli idilliaci laghetti del Mandrone a quota 2400, il punto più basso della nostra escursione:
In circa 1 h 20' di cammino dalla funivia si raggiunge il rifugio Città di Trento a 2450 mslm.
Una volta la vista sulle vedrette della Lobbia (a sinistra) e del Mandrone (a destra) era superba, ora serve qualcosa in più del binocolo per vederle bene... serve raggiungerle a piedi:
Su un comodo viadotto attraversiamo le zone umide che circondano il rifugio e i laghetti:
Le 3 Lobbie e il Dosson di Genova si specchiano in una pozza senza nome, mentre percorriamo gli innumerevoli saliscendi che ci avvicinano alla morena:
Uno sguardo in basso, verso il Lago Nuovo che ormai è ridotto a una distesa di sabbia, dove il Sarca si riposa brevemente tra 2 alte cascate:
E improvvisamente, dopo un ultimo traverso, annunciato da un freddo vento discendente, ecco lui:
La passerella sul Sarca, oggi abbastanza in magra viste le basse temperature, ma che nei giorni più caldi arrivava a lambire le travi:
Il punto in cui finisce il ghiaccio e inizia il Sarca, siamo a circa 2600 mslm:
Residuati bellici:
Scorci glaciali:
Ci alziamo un po' sulla morena sinistra orografica, fino a circa 2650 mslm, per una migliore visione d'insieme:
Gli alpinisti si apprestano a iniziare la salita verso il rif. Lobbia. Un tempo l'itinerario attraversava il ghiacciaio per tutta la sua larghezza, da morena a morena, oggi superata la passerella ci si limita a percorrerne il bordo destro orografico:
Questo è il vecchio cartello (toglietelo però!). Un tempo da qui si proseguiva quasi in piano sulla vedretta, oggi c'è un salto di decine di metri per arrivare al ghiacciaio:
La cascata del Mandrone, che con il passare delle ore aumenta di portata:
Sulla via del ritorno, il rifugio Trento con la cima di Vermiglio sullo sfondo:
La parte più faticosa della camminata, il rientro fino ai 2991 m di passo Presena. L'alta quota e le 4 h di cammino già nelle gambe non aiutano:
La stazione della funivia è in vista:
Le cascate della Lobbia in grande spolvero (aimè... bellissimo spettacolo ma tutto ghiaccio che se ne va):
Ciao Adamello!
NB: La conca del Mandrone è ovviamente raggiungibile anche salendo dalla val Genova, serve circa 1 h in più di cammino per la sola andata e il dislivello (tutta salita però, in tal caso) è di circa 1000 m. Credo che però la "calata" dai 3000 fino al cuore del gruppo sia molto più scenografica, anche se richiede la pesante risalita pomeridiana.
Grazie come sempre per gli skife e i commenti.
L'escursione (difficoltà E su sentieri interamente segnati) prevede circa 2 h 30' di cammino all'andata, con una discesa di 600 mdsl fino ai laghi del Mandrone e una risalita di circa 200 per toccare la lingua del ghiacciaio. Il ritorno è leggermente più lungo e faticoso perchè la risalita di quasi 2 h fino alla funivia, a fine giornata, non è delle più leggere. A tal proposito segnalo che l'impianto chiude alle 16:45, quindi a meno di non essere skyrunner è conveniente lasciare il rif. Mandrone non oltre le 14:30, in modo da rientrare con un certo margine di tempo sull'ultima corsa.
Alle 8:10, a impianti ancora fermi, la fila è degna dei migliori inverni:
Il candido sudario di morte per salvare quel cadavere vivente del Presena:
Ore 8:50, passo Presena. Il grosso del popolo escursionistico va a mettersi in coda sul sentiero dei Fiori, a scendere verso il Mandrone restiamo in pochi.
Questo è il punto più alto dell'escursione, fa strano partire in discesa:
A 2668 m di quota si stende il limpidissimo Lago Scuro, da cui prende il nome la famosa cima che sovrasta Ponte di Legno:
Scendendo ancora un po' si apre alla vista il profondo solco della val Genova, e a sinistra spunta il ghiacciaio della Presanella imbiancato dalla nevicata di 2 notti prima:
Davanti a noi compaiono anche gli idilliaci laghetti del Mandrone a quota 2400, il punto più basso della nostra escursione:
In circa 1 h 20' di cammino dalla funivia si raggiunge il rifugio Città di Trento a 2450 mslm.
Una volta la vista sulle vedrette della Lobbia (a sinistra) e del Mandrone (a destra) era superba, ora serve qualcosa in più del binocolo per vederle bene... serve raggiungerle a piedi:
Su un comodo viadotto attraversiamo le zone umide che circondano il rifugio e i laghetti:
Le 3 Lobbie e il Dosson di Genova si specchiano in una pozza senza nome, mentre percorriamo gli innumerevoli saliscendi che ci avvicinano alla morena:
Uno sguardo in basso, verso il Lago Nuovo che ormai è ridotto a una distesa di sabbia, dove il Sarca si riposa brevemente tra 2 alte cascate:
E improvvisamente, dopo un ultimo traverso, annunciato da un freddo vento discendente, ecco lui:
La passerella sul Sarca, oggi abbastanza in magra viste le basse temperature, ma che nei giorni più caldi arrivava a lambire le travi:
Il punto in cui finisce il ghiaccio e inizia il Sarca, siamo a circa 2600 mslm:
Residuati bellici:
Scorci glaciali:
Ci alziamo un po' sulla morena sinistra orografica, fino a circa 2650 mslm, per una migliore visione d'insieme:
Gli alpinisti si apprestano a iniziare la salita verso il rif. Lobbia. Un tempo l'itinerario attraversava il ghiacciaio per tutta la sua larghezza, da morena a morena, oggi superata la passerella ci si limita a percorrerne il bordo destro orografico:
Questo è il vecchio cartello (toglietelo però!). Un tempo da qui si proseguiva quasi in piano sulla vedretta, oggi c'è un salto di decine di metri per arrivare al ghiacciaio:
La cascata del Mandrone, che con il passare delle ore aumenta di portata:
Sulla via del ritorno, il rifugio Trento con la cima di Vermiglio sullo sfondo:
La parte più faticosa della camminata, il rientro fino ai 2991 m di passo Presena. L'alta quota e le 4 h di cammino già nelle gambe non aiutano:
La stazione della funivia è in vista:
Le cascate della Lobbia in grande spolvero (aimè... bellissimo spettacolo ma tutto ghiaccio che se ne va):
Ciao Adamello!
NB: La conca del Mandrone è ovviamente raggiungibile anche salendo dalla val Genova, serve circa 1 h in più di cammino per la sola andata e il dislivello (tutta salita però, in tal caso) è di circa 1000 m. Credo che però la "calata" dai 3000 fino al cuore del gruppo sia molto più scenografica, anche se richiede la pesante risalita pomeridiana.
Grazie come sempre per gli skife e i commenti.
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