Marmolada, sentenza di condanna per sfregi ghiacciaio durante costruzione funivia

Comunicato stampa
22 aprile, processo di Cassazione per lo sfregio in Marmolada (estate 2005):
la società funivie Tofane-Marmolada definitivamente condannata.

--------------------------------------------------------------------------------
Il 22 aprile a Roma si è tenuta l’udienza in Cassazione contro Mario Vascellari, presidente della società Funivie Tofane-Marmolada Spa e Luciano Soraru, caposervizio degli impianti sciistici della Marmolada, imputati perché in concorso tra loro realizzavano, senza autorizzazione, la pista di cantiere nel ghiacciaio della Marmolada che porta a Punta Rocca, area di interesse pubblico (D.M. del 9.9.1956) e area SIC (25.03.2004), per il reato previsto e punito dal c.p, art. 734, alterando la bellezza naturale del ghiacciaio. Gli imputati erano ricorsi al terzo grado di giudizio perché condannati anche in appello a Trento il 24 giugno 2009, dopo aver subito la prima condanna dal Tribunale di Trento, sezione distaccata di Cavalese, il 4 febbraio 2008, con sentenza depositata l’11 marzo 2008.

La sentenza della Cassazione costruisce un nuovo percorso nella tutela dell’ambiente in quanto innova la lettura qualitativa del “paesaggio”. Il paesaggio non è da intendersi solo “nel suo significato riduttivo e tradizionale di contemplazione di ambiti naturali di non comune bellezza, ma di godimento complessivo che l’uomo trae dal contesto ambientale quando di quest’ultimo non siano stati stravolti o annullati i suoi aspetti qualificanti”. Quindi, in una più ampia accezione, il paesaggio non consisterebbe nella sola fisionomia assunta dal territorio, in continua mutazione spaziale e temporale, visivamente percepibile, ma anche in ogni altra sensazione avvertibile con i sensi, vale a dire i profumi, i rumori, perfino il silenzio, che di quella determinata forma territoriale sarebbero l’immediata, inconfondibile e tipica risultante.

E’ stato inoltre confermato che un ghiacciaio è un “patrimonio pubblico”, primo ciclo dell’acqua, un “santuario”, stabilendo come il silenzio delle autorità pubbliche non scusi alcun comportamento illecito. Altro passaggio fondamentale, che non solo consolida ma anche costruisce nuova giurisdizione, sta nell’accettazione dell'associazione Mountain Wilderness come parte civile, con un risarcimento danni confermato in 25.000 €. La stessa associazione ha avuto il diritto di costituirsi parte civile a nome della Provincia Autonoma di Trento, ritenendo doveroso tutelare l’ente ed i cittadini rappresentati davanti al grave danno ambientale perpetuato; le associazioni ambientaliste quindi potranno sostituire gli enti pubblici che riterranno di non doversi tutelare in presenza di atti illeciti verso il territorio. Alla provincia di Trento, grazie all'associazione Mountain Wilderness, è stato riconfermato, come da sentenza di appello, il risarcimento di 50.000 € di danni.

Si tratta di un'importante vittoria giudiziaria e politica di Mountain Wilderness e di tutto
l’ambientalismo nazionale. Con questa definitiva pronuncia della Cassazione, per la prima volta in Italia, vengono sanzionati precisi reati paesaggistici e specialmente si riconosce ad un'associazione ambientalista il diritto al risarcimento morale, nonché il diritto di tutelare la collettività intera quando l’ente pubblico -nella fattispecie la provincia Autonoma di Trento- in modo scandaloso decide di rimanere assente dalla scena nella quale si difende il territorio, in questo caso l’ultimo grande ghiacciaio delle Dolomiti.

Il Consiglio direttivo di Mountain Wilderness Italia

2 maggio 2010

info@mountainwilderness.it

Notizia pubblicata
in data: 02.05.2010

» L’insolente sfregio delle ruspe in Marmolada.
 
Non conosco i termini della questione ma messa così mi pare una sentenza veramente importante. Per curiosità, di che cantiere si trattava ?
 
Non capisco se legislaturalmente parlando sia perfetta o meno. "A sentimento" mi pare giusta. Grazie mountainW per la segnaslazione e l'impegno, speriamo di non vederla più così la nostra (d itutti noi) Marmolada.

Marmolada8..jpg
 
1. Giustissimo punire chi fa le cose "ad catium", in barba al buon senso ed ai regolamenti.

2. Avrei però punito anche chi ha lasciato che le cose fossero fatte "ad catium", perchè delle due l'una: o c'era un vuoto legislativo e di regolamenti, o c'è stata una palese violazione dei regolamenti ed un'omessa vigilanza. Ci sarà pur stata una Valutazione d'Impatto Ambientale, mica solo per l'opera finita, ma anche per il cantiere e dunque il costruttore non è il solo colpevole. E' colpevole anche chi gliel'ha lasciato fare, dunque come minimo il Direttore dei Lavori.
 

.

La Marmolada andrà in rovina per colpa di quella gente la!!!! Vogliono costruire un Resort (80000 metri cubi di cemento a Malga Ciapela) e vogliono collegare le piste del San Pellegrino via Forca Rossa!!! La multa che gli hanno fatto la trovo semplicemente ridicola rispetto al reale danno.....
Vale:evil:
 
Aggiungo anche questa sentenza che forse vi era sfuggita

http://territorioveneto.it/greenzine/2008/marmolada-risarcita


Conclusa con profitto la vicenda della denuncia per l'inquinamento delle pendici della mitica vetta dolomitica

Funivie condannate a liquidare 100mila euro alla Provincia
Marmolada inquinata Risarcimento a 5 zeri


La società Funivie Tofana Marmolada è stata condannata dal giudice a risarcire la Provincia di Belluno con 100mila euro per l'inquinamento della Marmolada.

La sentenza del magistrato Gabriella Zanon, pronunciata lo scorso giugno ma depositata solo alcuni giorni fa, chiude la causa civile scaturita dalla condanna penale di primo grado, confermata in Appello e in Cassazione. La condanna è rivolta agli eredi di Bruno Vascellari, titolare al tempo della società, all'allora capo servizio Leo Olivotto, e alla spa Funivie Tofana Marmolada che dovranno corrispondere in solido tra loro il risarcimento del danno oltre a 16mila euro per le spese processuali.

In realtà, sempre su disposizione del giudice, saranno le compagnie assicuratrici (Milano, Vittoria e Navale Assicurazioni, Uap Italiana ora Axa, La Fondiaria, Assitalia, Il Mare ora Bpb e The Continental Insurance Company) a sollevare la società dalle spese di indennizzo ciascuna secondo la rispettiva quota di coassicurazione.

Il caso Marmolada, di molto precedente a quello scoppiato nell'agosto 2005 per la ristrutturazione del terzo troncone della funivia, risale alla fine degli anni Ottanta quando Alessandro Gogna, Maurizio Giordani e Gianfranco Sperotto, alpinisti-ambientalisti di Mountain Wilderness, denunciarono una grave situazione di inquinamento di parte del ghiacciaio e di alcuni canaloni della Regina delle Dolomiti.

Lo scempio fu scoperto durante la scalata della via dell'Ideale, sulla parete sud, sulla quale scorreva un rigagnolo nero. Si trattava di olio combustibile smaltito a cielo aperto dal rifugio di Punta Rocca, a quota 3250.

Ma c'erano anche i liquami dello scarico del bagno. Altri detriti, cavi di acciaio, pezzi di ferro e materiali di vario tipo, deturpavano invece il vallone di Antermoia, sovrastato dal tracciato della funivia. Oggetti riconducibili alla costruzione dell'impianto di risalita, effettuata negli anni '60, insieme a testimonianze della Grande Guerra, ferraglia e pezzi di armi.

La denuncia degli alpinisti fu spettacolare. Per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica il gruppetto arrivò a lanciarsi dalla stazione intermedia della funivia, attaccandosi in parete con le corde.

Seguì il processo, al termine del quale il pretore Andrea Addamiano condannò per l'inquinamento ambientale Bruno Vascellari, oggi scomparso, e Olivotto a nove mesi di arresto e al risarcimento dei danni in separata sede.

Era il 30 gennaio 1991. In appello, il 15 novembre 1994, la condanna fu prescritta, ma i giudici veneziani confermarono la responsabilità civile degli imputati, e così fece la Cassazione.

Iniziò dunque il lungo procedimento civile per la quantificazione del danno, nel quale a fianco della Provincia di Belluno intervenne anche quella di Trento, entrambe con l'avvocato Maurizio Paniz. Il Tribunale però non ha ritenuto di dover attribuire alcun risarcimento ai cugini di oltre confine. Le assicurazioni sono con l'avvocato Antonella Calabro.

In anni recenti, sponsor Luxottica, il vallone di Antermoia è stato ripulito. Al lavoro fra le rocce c'erano anche gli ambientalisti di Mountain Wilderness, il Cai Veneto e lo stesso Mario Vascellari, erede di Bruno

Il Gazettino di Belluno
Edizione del 4/12
 
Top