e.frapporti
DURACELL
il meteo sembrava volesse negare la possibilità di fare gite soddisfacenti ma il bollettino ARPAV di Venerdì, insieme agli ultimi run GFS, lasciano ben sperare.
Siamo in tre, io marco (mountainequipment) e Paolo, ritrovo a VR nord alle 20.30 e via verso il pernotto al parcheggio della cestovia.
Sveglia 4.45, tra una cosa e l'altra siamo in marcia alle 5.45.
In un'ora arriviamo al rifugio Pian dei Fiacconi dove, 10-15 minuti dopo, siamo raggiunti da Enrysno.
Il nostro programma prevedeva la risalita classica (dallo spallone) ma Enry ci suggerisce di puntare nel vallone tra la Rocca e la Penia per risalire le "roccette" vicino alla ferratina della normale estiva. Dopo un'istante di riflessione accettiamo la proposta: personalmente l'idea di fare un tratto alpinistico mi piace sempre. in più nel vallone ci precede solo un alpinista mentre tutti gli altri, che saranno sempre più numerosi, si dirigono sulle due classiche (Rocca via Lydia e Spallone).
A 2600 la neve ha una crosta da rigelo portante (sotto siamo saliti dalla pista per non rischiare di faticare inutilmente) per cui si sale bene fino a 2950 poi l'altezza e l'esposizione offrono un manto cedevole, almeno per me che con le cispe sfondo 10-15 cm. ogni passo.
la perturba sta arrivando
fin'ora siamo saliti al sole ma da nord la perturba comincia a concretizzarsi e intorno a noi le condense si fanno sempre più corpose.
A 3150 ca. arriviamo al punto in cui occorre cambiare assetto
si cambia assetto: vai di ramponi
nel frattempo l'alpinista che ci precedeva ha aperto la traccia sul tratto ripido (a guardarlo deve aver fatto 'na fatica!) e un altro gruppetto di 3 skialper ci ha raggiunto
Il tratto di "roccette" è in realtà coperto quasi completamente da neve ma l'esposizione a EST fa si che questa neve sia già molto molle e con pochissima portanza.
bella dritta (Enry è già al passaggio di misto)
la pendenza è molta e lassù c preoccupa un po' la cornice: meglio sbrigarsi!
guardare indietro è sempre bello (Marco sale con grinta)
le condense portate dal vento hanno raggiunto anche le vette della Marmolada e creano giochi di luce e ombra sui pendii sottostanti.
La cornice, alta un paio di metri ma per fortuna non molto sporgente, non è banale da superare ma alla fine siamo tutti sul ghiacciaio alto.
Non ci restano che gli ultimi, facili, metri di dislivello (50 o poco più)
il tranquillo pendio sommitale
Ci accorgiamo che fortunatamente la perturbazione non è ancora arrivata e le condense sono solo passeggere. Riusciamo ad arrivare in vetta col cielo sereno e ci godiamo un bel panorama.
Ci prepariamo con calma e chiediamo agli skialper che arrivano dallo spallone informazioni sulla Nord: siamo informati che non è in grandi condizioni ma la copertura nevosa c'è e qualcuno l'ha già scesa mentre loro salivano.
Purtroppo quando ormai siamo pronti per la discesa le nubi ci avvolgono ed abbiamo l'impressione che 'sta volta difficilmente se ne andranno.
la vetta
Marco e Paolo decidono di scendere dallo spallone così li salutiamo.
Enry, che l'ha già fatta 4 volte (mi pare), dice che se non c'è visibilità non è facile trovare l'ingresso per cui ci affrettiamo ed in breve siamo al fatidico cambio di pendenza (impressionante avanzare e vedere che la pendenza continua ad aumentare ancora ed ancora senza poter vedere a cosa si sta andando incontro)
cercando l'ingresso giusto
quando arriviamo alle prime crode siamo nuovamente nelle nuvole ma ormai Enry ha individuato il passaggio giusto.
posto giusto ... nel momento sbagliato
Fin qui la neve è abbastanza buona, leggera crosta da vento che sfonda di 10-15 cm., con la tavola si va benone ma dopo altri 50 mt. la crosta diventa una lastra portante bella dura (non ghiaccio ma poco ci manca).
Siamo sullo scivolo della parete nord, circa 300 mt. a 45° costanti (fonte : Freeride in dolomiti, Tremolada) e la discesa, in queste condizioni, non è annoverabile tra quelle divertenti. Visto quello che abbiamo sotto le lamine, e le mie avrebbero decisamente bisogno di uno skiman, scendiamo con circospezione, valutando e "pennellando" ogni curva, alternata a traversoni alla ricerca di neve migliore e sicura.
Di far foto ovviamente non se ne parla, meglio arrivare alla base della parete in fretta per potersi rilassare un po'.
Sotto di noi, sulla via di salita normale, numerosi skialper ci osservano incuriositi e poi proseguono nella loro "lotta con l'alpe" (risalire lo spallone su neve un po' ghiacciata, a guardarli, non è una passeggiata). Io ed Enry intanto concludiamo la nostra.
Ed ecco la beffa: il cielo si apre nuovamente
la Nord vista dal basso
(in rosso la nostra linea di discesa)
Praticamente siamo scesi nel momento di peggior visibilità possibile :straincazzato:
Vabbeh! comunque è stata una soddisfazione
Dopo un bel po' ci raggiungono gli altri 2 (si erano fermati a fare due chiacchere rilassate al sole, sopra lo spallone ) e decidiamo di puntare al rifugio P.d. Fiacconi per il meritato ristoro e per salutare i numerosi skifosi presenti.
Restiamo a trastullarci al sole fino alle 12 circa e poi giù al lago per fare un po' di didattico ripasso delle manovre di corda per il recupero da crepaccio (credevo che potesse interessare a qualche skifoso, per questo l'avevo annunciato, ma solo Enry si è dimostrato attento alla cosa)
Ringrazio i compagni di gita, colui che ci ha aperto la traccia sul tratto alpinistico ed in particolare Enry, senza il quale saremmo saliti dalla "banale" via normale e senza il quale, forse, non avrei nemmeno sceso la nord (vista la scarsa visibilità ed il fatto che non la conoscevo per niente)
Siamo in tre, io marco (mountainequipment) e Paolo, ritrovo a VR nord alle 20.30 e via verso il pernotto al parcheggio della cestovia.
Sveglia 4.45, tra una cosa e l'altra siamo in marcia alle 5.45.
In un'ora arriviamo al rifugio Pian dei Fiacconi dove, 10-15 minuti dopo, siamo raggiunti da Enrysno.
Il nostro programma prevedeva la risalita classica (dallo spallone) ma Enry ci suggerisce di puntare nel vallone tra la Rocca e la Penia per risalire le "roccette" vicino alla ferratina della normale estiva. Dopo un'istante di riflessione accettiamo la proposta: personalmente l'idea di fare un tratto alpinistico mi piace sempre. in più nel vallone ci precede solo un alpinista mentre tutti gli altri, che saranno sempre più numerosi, si dirigono sulle due classiche (Rocca via Lydia e Spallone).
A 2600 la neve ha una crosta da rigelo portante (sotto siamo saliti dalla pista per non rischiare di faticare inutilmente) per cui si sale bene fino a 2950 poi l'altezza e l'esposizione offrono un manto cedevole, almeno per me che con le cispe sfondo 10-15 cm. ogni passo.
la perturba sta arrivando
fin'ora siamo saliti al sole ma da nord la perturba comincia a concretizzarsi e intorno a noi le condense si fanno sempre più corpose.
A 3150 ca. arriviamo al punto in cui occorre cambiare assetto
si cambia assetto: vai di ramponi
nel frattempo l'alpinista che ci precedeva ha aperto la traccia sul tratto ripido (a guardarlo deve aver fatto 'na fatica!) e un altro gruppetto di 3 skialper ci ha raggiunto
Il tratto di "roccette" è in realtà coperto quasi completamente da neve ma l'esposizione a EST fa si che questa neve sia già molto molle e con pochissima portanza.
bella dritta (Enry è già al passaggio di misto)
la pendenza è molta e lassù c preoccupa un po' la cornice: meglio sbrigarsi!
guardare indietro è sempre bello (Marco sale con grinta)
le condense portate dal vento hanno raggiunto anche le vette della Marmolada e creano giochi di luce e ombra sui pendii sottostanti.
La cornice, alta un paio di metri ma per fortuna non molto sporgente, non è banale da superare ma alla fine siamo tutti sul ghiacciaio alto.
Non ci restano che gli ultimi, facili, metri di dislivello (50 o poco più)
il tranquillo pendio sommitale
Ci accorgiamo che fortunatamente la perturbazione non è ancora arrivata e le condense sono solo passeggere. Riusciamo ad arrivare in vetta col cielo sereno e ci godiamo un bel panorama.
Ci prepariamo con calma e chiediamo agli skialper che arrivano dallo spallone informazioni sulla Nord: siamo informati che non è in grandi condizioni ma la copertura nevosa c'è e qualcuno l'ha già scesa mentre loro salivano.
Purtroppo quando ormai siamo pronti per la discesa le nubi ci avvolgono ed abbiamo l'impressione che 'sta volta difficilmente se ne andranno.
la vetta
Marco e Paolo decidono di scendere dallo spallone così li salutiamo.
Enry, che l'ha già fatta 4 volte (mi pare), dice che se non c'è visibilità non è facile trovare l'ingresso per cui ci affrettiamo ed in breve siamo al fatidico cambio di pendenza (impressionante avanzare e vedere che la pendenza continua ad aumentare ancora ed ancora senza poter vedere a cosa si sta andando incontro)
cercando l'ingresso giusto
quando arriviamo alle prime crode siamo nuovamente nelle nuvole ma ormai Enry ha individuato il passaggio giusto.
posto giusto ... nel momento sbagliato
Fin qui la neve è abbastanza buona, leggera crosta da vento che sfonda di 10-15 cm., con la tavola si va benone ma dopo altri 50 mt. la crosta diventa una lastra portante bella dura (non ghiaccio ma poco ci manca).
Siamo sullo scivolo della parete nord, circa 300 mt. a 45° costanti (fonte : Freeride in dolomiti, Tremolada) e la discesa, in queste condizioni, non è annoverabile tra quelle divertenti. Visto quello che abbiamo sotto le lamine, e le mie avrebbero decisamente bisogno di uno skiman, scendiamo con circospezione, valutando e "pennellando" ogni curva, alternata a traversoni alla ricerca di neve migliore e sicura.
Di far foto ovviamente non se ne parla, meglio arrivare alla base della parete in fretta per potersi rilassare un po'.
Sotto di noi, sulla via di salita normale, numerosi skialper ci osservano incuriositi e poi proseguono nella loro "lotta con l'alpe" (risalire lo spallone su neve un po' ghiacciata, a guardarli, non è una passeggiata). Io ed Enry intanto concludiamo la nostra.
Ed ecco la beffa: il cielo si apre nuovamente
la Nord vista dal basso
(in rosso la nostra linea di discesa)
Praticamente siamo scesi nel momento di peggior visibilità possibile :straincazzato:
Vabbeh! comunque è stata una soddisfazione
Dopo un bel po' ci raggiungono gli altri 2 (si erano fermati a fare due chiacchere rilassate al sole, sopra lo spallone ) e decidiamo di puntare al rifugio P.d. Fiacconi per il meritato ristoro e per salutare i numerosi skifosi presenti.
Restiamo a trastullarci al sole fino alle 12 circa e poi giù al lago per fare un po' di didattico ripasso delle manovre di corda per il recupero da crepaccio (credevo che potesse interessare a qualche skifoso, per questo l'avevo annunciato, ma solo Enry si è dimostrato attento alla cosa)
Ringrazio i compagni di gita, colui che ci ha aperto la traccia sul tratto alpinistico ed in particolare Enry, senza il quale saremmo saliti dalla "banale" via normale e senza il quale, forse, non avrei nemmeno sceso la nord (vista la scarsa visibilità ed il fatto che non la conoscevo per niente)
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