e.frapporti
DURACELL
Componenti della "spedizione": io, Enrico (Enrysno), Luca (lukpino) e Denis (Denis).
Dopo l'incertezza iniziale, dovuta alle condizioni non ideali in seguito al vento delle ultime 16 ore ed al bel sole che rischiava di scaldare troppo la neve, abbiamo deciso di salire al Piz Boè per verificare la fattibilità dell'itinerario.
La salita al Piz Boè lungo il sentiero estivo, l'abbiamo fatta con ramponi e piccozza (poi rivelatasi non necessaria -io ho usato semplicemente i bastoncini). Denis, unico sciatore, è salito senza ramponi con scarponi da pista.
Ho indicato in rosso il tracciato di salita giusto per la cronaca, so che la maggior parte voi lo conosce benissimo
Luca ed Enrico alle prese con un gradone di roccia
Arrivati in vetta un paio di telefonate ci hanno preoccupato parecchio: due amici ci hanno detto di essere stati coinvolti da valanghe. Uno sul versante sud del Padon e l'altro proprio nella parte bassa della nostra discesa.
Siamo stati colti dalla paura di aver preso la decisione sbagliata (quella di salire al Piz Boè) ed abbiamo preso in considerazione eventuali alternative (canale del ghicciaio+mezdì, Vallon, discesa al Rifugio Boè, tornare sui nostri passi) ma nessuna ci ha convinto (era quasi come essere in trappola) così ci siamo detti che valeva la pena provare la direttissima, magari aspettando che il sole lasciasse il posto all'ombra nella parte bassa della discesa.
Prima di salire in funivia la preoccupazione maggiore era data dal rischio di trovare la prima parte della discesa (la "piramide" del Boè) con lastroni di ghiaccio per via del vento. Invece la neve era sciabilissima, seppur non polverina.
Nella foto ho indicato in rosso la linea di accesso al canale delle Fontane che è ben visibile sin dalla partenza.
Enry e Luca ormai alla base della "piramide"
uno sguardo indietro, verso la Capanna Boè (nascosta ma a sinistra del ripetitore)
Poco prima dell'ingresso al Canale, gli ultimi 30 metri sono un po' delicati.
Nel Canale la neve non è niente male ci sono 15-20 cm. di farina sopra uno strato compatto. La pendenza non mette mai paura, (a mio parere siamo dai 35° ai 40°) il Joel è decisamente più incazzato, la larghezza sempre abbondante (mai meno di 10 mt.) e la lunghezza discreta. Quello che mi è piaciuto è che il canale non è dritto, dall'imbocco non si vede la fine, ma continua a cambiare direzione, prima a destra, poi a sinistra per parecchi cambi.
Enry attacca il canale
Denis sta per ripartire
Luca se la gode
La fine del canale
Appena usciti dal canale si tiene la destra e dopo aver superato un dosso si vede il canalone da imboccare per l'ultima parte della discesa.
Per noi era la parte più temuta, quella ad alto rischio. Il versante di discesa era ormai già in ombra ma ci siamo fermati quasi mezz'ora in attesa che il freddo si impadronisse nuovamente della neve dopo la scaldata del mezzogiorno.
Finalmente ripartiamo, con un po' di timore, ma entusiasti della qualità della neve che è sempre più buona man mano che si scende.
Luca spolvera
Denis affonda
Un tratto intermedio (siamo ormai all'altezza dell'ossario del Pordoi che vediamo poco più a ovest)
L'ultima parte: ormai non c'è più rischio, siamo euforici per lo scampato pericolo e per la polverina che ci delizia.
Enry si tuffa in 50 cm. di polvere
Uno scatto ai 150 mt. più belli dell'itinerario (più belli per via della neve intendo)
Con un po' di "sentierino", mai troppo piatto, si arriva agevolmente alla partenza della seggiovia da 4 che riporta al Pordoi.
Da lì uno sguardo al canale delle fontane, ben visibile là in alto
Alla fine la decisione di rispettare il programma originale si è rivelata azzeccata. Seppur con un po' di preoccupazione (in realtà non molta in più di quella che normalmente mi accompagna nelle discese di questo tipo) devo dire che è stata veramente una bella discesa, varia come situazioni ambientali e soprattutto con buona neve, sempre più bella scendendo di quota.
Ringrazio Enrico, Luca e Denis per l'ottima compagnia ed in particolare Enrico, esperto capogita!
Dopo l'incertezza iniziale, dovuta alle condizioni non ideali in seguito al vento delle ultime 16 ore ed al bel sole che rischiava di scaldare troppo la neve, abbiamo deciso di salire al Piz Boè per verificare la fattibilità dell'itinerario.
La salita al Piz Boè lungo il sentiero estivo, l'abbiamo fatta con ramponi e piccozza (poi rivelatasi non necessaria -io ho usato semplicemente i bastoncini). Denis, unico sciatore, è salito senza ramponi con scarponi da pista.
Ho indicato in rosso il tracciato di salita giusto per la cronaca, so che la maggior parte voi lo conosce benissimo

Luca ed Enrico alle prese con un gradone di roccia

Arrivati in vetta un paio di telefonate ci hanno preoccupato parecchio: due amici ci hanno detto di essere stati coinvolti da valanghe. Uno sul versante sud del Padon e l'altro proprio nella parte bassa della nostra discesa.
Siamo stati colti dalla paura di aver preso la decisione sbagliata (quella di salire al Piz Boè) ed abbiamo preso in considerazione eventuali alternative (canale del ghicciaio+mezdì, Vallon, discesa al Rifugio Boè, tornare sui nostri passi) ma nessuna ci ha convinto (era quasi come essere in trappola) così ci siamo detti che valeva la pena provare la direttissima, magari aspettando che il sole lasciasse il posto all'ombra nella parte bassa della discesa.
Prima di salire in funivia la preoccupazione maggiore era data dal rischio di trovare la prima parte della discesa (la "piramide" del Boè) con lastroni di ghiaccio per via del vento. Invece la neve era sciabilissima, seppur non polverina.
Nella foto ho indicato in rosso la linea di accesso al canale delle Fontane che è ben visibile sin dalla partenza.

Enry e Luca ormai alla base della "piramide"

uno sguardo indietro, verso la Capanna Boè (nascosta ma a sinistra del ripetitore)

Poco prima dell'ingresso al Canale, gli ultimi 30 metri sono un po' delicati.

Nel Canale la neve non è niente male ci sono 15-20 cm. di farina sopra uno strato compatto. La pendenza non mette mai paura, (a mio parere siamo dai 35° ai 40°) il Joel è decisamente più incazzato, la larghezza sempre abbondante (mai meno di 10 mt.) e la lunghezza discreta. Quello che mi è piaciuto è che il canale non è dritto, dall'imbocco non si vede la fine, ma continua a cambiare direzione, prima a destra, poi a sinistra per parecchi cambi.
Enry attacca il canale

Denis sta per ripartire

Luca se la gode

La fine del canale

Appena usciti dal canale si tiene la destra e dopo aver superato un dosso si vede il canalone da imboccare per l'ultima parte della discesa.
Per noi era la parte più temuta, quella ad alto rischio. Il versante di discesa era ormai già in ombra ma ci siamo fermati quasi mezz'ora in attesa che il freddo si impadronisse nuovamente della neve dopo la scaldata del mezzogiorno.

Finalmente ripartiamo, con un po' di timore, ma entusiasti della qualità della neve che è sempre più buona man mano che si scende.
Luca spolvera

Denis affonda

Un tratto intermedio (siamo ormai all'altezza dell'ossario del Pordoi che vediamo poco più a ovest)

L'ultima parte: ormai non c'è più rischio, siamo euforici per lo scampato pericolo e per la polverina che ci delizia.
Enry si tuffa in 50 cm. di polvere

Uno scatto ai 150 mt. più belli dell'itinerario (più belli per via della neve intendo)

Con un po' di "sentierino", mai troppo piatto, si arriva agevolmente alla partenza della seggiovia da 4 che riporta al Pordoi.
Da lì uno sguardo al canale delle fontane, ben visibile là in alto

Alla fine la decisione di rispettare il programma originale si è rivelata azzeccata. Seppur con un po' di preoccupazione (in realtà non molta in più di quella che normalmente mi accompagna nelle discese di questo tipo) devo dire che è stata veramente una bella discesa, varia come situazioni ambientali e soprattutto con buona neve, sempre più bella scendendo di quota.
Ringrazio Enrico, Luca e Denis per l'ottima compagnia ed in particolare Enrico, esperto capogita!
Ultima modifica: