Gigiogigi
Deep white freebanfer
Ore 3.45 di sabato 25 gennaio. La sveglia non suona neanche, sono talmente carico che mi sveglio in autonomia. I navigatori hanno già fatto il gioco delle tre carte rispetto al tempo previsto la sera prima (e ovviamente sono in disaccordo tra loro: alla fine seguirò quello c(i)eco). Poco male, sulla distanza riesco a recuperare e arrivo puntuale (da buono svizzero) a casa di Jacopo @el posta sempar lu . Completiamo il bagaglio da imbarcare (un deltaplano da 32Kg, visto che per gli sci la franchigia è minore) e andiamo a Malpensa. Consegniamo il deltaplano e ci rechiamo al controllo bagagli dove una gentilissima hostess ci fa verificare la misura del bagaglio a mano, nella fattispecie lo zaino da skialp da 40L che nel caso di Jacopo è facilmente comprimibile, mentre io sono costretto a smontare il telaio in lega (che avrei attorcigliato attorno alla simpatica signora, dopo averla compressa nel vano di test) e piegarlo per recuperare quei 4cm di troppo dello schienale. Ci metterò un paio di ore e tanta rabbia a ripristinarlo, al ritorno. D’altra parte, 58 euro (a tratta) per metterlo in cappelliera quando ce lo puoi mettere gratis (finché lo permetteranno) non avevo voglia di spenderli.
Atterraggio in perfetto orario e nessun intoppo anche al recupero del bagaglio speciale, ci rechiamo all’autonoleggio dove ingenuamente Jacopo aveva prenotato anche l’assicurazione casco totale a carico di Booking. Avviso ai viaggiatori: se non volete rogne, l’assicurazione casco totale va fatta direttamente in agenzia, altrimenti è uno sbattimento colossale (oltre a richiedere una caparra spropositata). Esborso supplementare imprevisto: 65 euro per due giorni.
Vista la giornata e visto che a Etna sud c’è una cabina che ti porta in quota, decidiamo di andare lì. Il signor Google decide che la tangenziale non merita (sarà per le buche?) e ci manda in giro per le più improbabili viuzze dell’hinterland catanese, ma quel che conta alla fine è che ci porti a destinazione. In zona rifugio Sapienza è il delirio, sembra di essere a Engelberg in un powder day, ma in qualche modo riusciamo a trovare un posteggio, proprio davanti a uno snack bar dove Jacopo si fa il primo arancino mentre io prendo un panino per rimanere leggero. Il panino più pesante della mia vita.
Onestissimi 50€ per portarci a 2500m, ma oggi non ci sono alternative se si vuole la vetta. Fino ai 3000m incontriamo diversi tipi di neve, anche ghiacciata, poi dopo un passaggio a piedi sul crumble (sabbia lavica) attacchiamo l’ultimo pendio fino al colle a 3200m tra i crateri centrali e il cratere di sud-est. Da lì si sale a piedi e più ci avviciniamo al cratere più dobbiamo confrontarci con i vapori sulfurei che ci rimbalzeranno a valle senza la possibilità di arrivare in cima. Anche se è abbastanza difficile capire quale sia la cima: l’eruzione del 2021 ha cambiato la conformazione, la mappa di Strava ci situa in un posto che non esiste.
Salita in vetta
Sullo sfondo altri crateri e -sapendolo- il mare
Versante nord
Discesa su neve molto divertente fino a 3000m, ripassiamo sul crumble ma sarebbe fattibile aggirarlo
La neve più in basso è un po’ variabile (pare sia piovuto fino a 3000m), a tratti duretta e poi nuovamente bella fino al canalone degli Svizzeri sotto la cabinovia dove è uno spettacolo, complice la vista mare e la luce del tardo pomeriggio ("sciare la luce", direbbe lo Zeo). Giusto un togli e rimetti per arrivare in basso sci ai piedi.
Ripartiamo alla volta di Nicolosi, dove ci attende Frank, il collega di Jacopo che oltre a offrirci la merenda ci porta a spasso per infinite viuzze di infiniti paesi da cui noi usciremo indenni, le sospensioni e la convergenza dell’auto a noleggio forse no.
Cena in un buon ristorante a due passi dal nostro B&B a Zafferana Etnea, con caponata, parmigiana, tagliatelle al ragù di cinghiale e un dessert ad alto contenuto di ricotta e miele che spero di digerire prossimamente e poi a nanna, non prima di esserci confrontati con il proprietario del B&B che ci consiglia una sveglia alle 6.00 perché poi a salire ad Etna nord sarà il caos. Google ci dice che non ci sono problemi, cosa vorrà saperne quello lì che manco scia?
Sveglia alle 8, colazione e via alla volta del rifugio Citelli, visto che a Piano Provenzana dove ci sono gli impianti ci sarà confusione. A 9.8km dal Citelli siamo imbottigliati, non si può più proseguire, la gente gira la macchina e torna indietro. Pace: torniamo al Sapienza, oggi saliremo da un’altra parte, senza impianti. A circa 10km dalla destinazione siamo nuovamente incolonnati: i forestali fermano le auto e verificano l’equipaggiamento invernale: gomme termiche o catene. Avete le catene? No perché l’autonoleggio non le fornisce, se non a pagamento in contanti. Tanti saluti anche al Sapienza, tra le imprecazioni di Jacopo che cambia tre marce senza frizione, tra la rabbia e l’abitudine all’automatico. Facciamo una deviazione verso il Belvedere di Calarina e poi ritentiamo la carta del Citelli, arrivando fino al blocco dei Carabinieri, gentilissimi e nel contempo non abituati a un tale affollamento. Gli stessi ci dicono che prima o poi la strada sarà riaperta e decidiamo di attendere pazientemente. Dopo circa un’ora, mentre mi sto assopendo seduto in auto, Jacopo che era rimasto a chiacchierare con loro accorre, salta alla guida e fa una partenza che neanche al Bol d’Or: a quanto pare avrebbero lasciato salire solo le prime venti auto. Alle 13.15, con un cielo decisamente più blu rispetto al mattino, partiamo sci ai piedi, dopo esserci consultati con alcuni scialpinisti appena scesi: non vale la pena salire oltre 2500 perché è tutto ghiacciato. In realtà sarebbe stato meglio, anche per il sole e la neve, fermarci a 2300, ma ci dispiaceva non fare un ultimo saluto ai crateri principali. Discesa dunque su neve già in fase di rigelo nella parte alta e poi ancora divertentissima più in basso, tra pini e betulle che ricordano molto il Giappone.
Merenda a Zafferana a base di arancini e pizza fritta, senza dimenticare un bel cannolo e poi via per l’aeroporto. Il ritorno a Catania è un viaggio della speranza, ci affidiamo totalmente al signor Google e alla fine arriviamo pure a destinazione nei tempi previsti, ma abbiamo perso parecchi anni di vita.
È un’esperienza che vale sicuramente la pena fare una volta nella vita, forse su qualche giorno in più per togliersi un po’ di stress. Ci sarebbe piaciuto fare la valle del Bove, sciata il venerdì da un gruppo con due guide che abbiamo incontrato sabato sotto la vetta, ma richiede una logistica più complessa (2 auto) oppure un taglio alto e forse è stato un bene non esserci andati, visto l’incidente mortale avvenuto proprio domenica.
Atterraggio in perfetto orario e nessun intoppo anche al recupero del bagaglio speciale, ci rechiamo all’autonoleggio dove ingenuamente Jacopo aveva prenotato anche l’assicurazione casco totale a carico di Booking. Avviso ai viaggiatori: se non volete rogne, l’assicurazione casco totale va fatta direttamente in agenzia, altrimenti è uno sbattimento colossale (oltre a richiedere una caparra spropositata). Esborso supplementare imprevisto: 65 euro per due giorni.
Vista la giornata e visto che a Etna sud c’è una cabina che ti porta in quota, decidiamo di andare lì. Il signor Google decide che la tangenziale non merita (sarà per le buche?) e ci manda in giro per le più improbabili viuzze dell’hinterland catanese, ma quel che conta alla fine è che ci porti a destinazione. In zona rifugio Sapienza è il delirio, sembra di essere a Engelberg in un powder day, ma in qualche modo riusciamo a trovare un posteggio, proprio davanti a uno snack bar dove Jacopo si fa il primo arancino mentre io prendo un panino per rimanere leggero. Il panino più pesante della mia vita.
Onestissimi 50€ per portarci a 2500m, ma oggi non ci sono alternative se si vuole la vetta. Fino ai 3000m incontriamo diversi tipi di neve, anche ghiacciata, poi dopo un passaggio a piedi sul crumble (sabbia lavica) attacchiamo l’ultimo pendio fino al colle a 3200m tra i crateri centrali e il cratere di sud-est. Da lì si sale a piedi e più ci avviciniamo al cratere più dobbiamo confrontarci con i vapori sulfurei che ci rimbalzeranno a valle senza la possibilità di arrivare in cima. Anche se è abbastanza difficile capire quale sia la cima: l’eruzione del 2021 ha cambiato la conformazione, la mappa di Strava ci situa in un posto che non esiste.
Salita in vetta
Sullo sfondo altri crateri e -sapendolo- il mare
Versante nord
Discesa su neve molto divertente fino a 3000m, ripassiamo sul crumble ma sarebbe fattibile aggirarlo
La neve più in basso è un po’ variabile (pare sia piovuto fino a 3000m), a tratti duretta e poi nuovamente bella fino al canalone degli Svizzeri sotto la cabinovia dove è uno spettacolo, complice la vista mare e la luce del tardo pomeriggio ("sciare la luce", direbbe lo Zeo). Giusto un togli e rimetti per arrivare in basso sci ai piedi.
Ripartiamo alla volta di Nicolosi, dove ci attende Frank, il collega di Jacopo che oltre a offrirci la merenda ci porta a spasso per infinite viuzze di infiniti paesi da cui noi usciremo indenni, le sospensioni e la convergenza dell’auto a noleggio forse no.
Cena in un buon ristorante a due passi dal nostro B&B a Zafferana Etnea, con caponata, parmigiana, tagliatelle al ragù di cinghiale e un dessert ad alto contenuto di ricotta e miele che spero di digerire prossimamente e poi a nanna, non prima di esserci confrontati con il proprietario del B&B che ci consiglia una sveglia alle 6.00 perché poi a salire ad Etna nord sarà il caos. Google ci dice che non ci sono problemi, cosa vorrà saperne quello lì che manco scia?
Sveglia alle 8, colazione e via alla volta del rifugio Citelli, visto che a Piano Provenzana dove ci sono gli impianti ci sarà confusione. A 9.8km dal Citelli siamo imbottigliati, non si può più proseguire, la gente gira la macchina e torna indietro. Pace: torniamo al Sapienza, oggi saliremo da un’altra parte, senza impianti. A circa 10km dalla destinazione siamo nuovamente incolonnati: i forestali fermano le auto e verificano l’equipaggiamento invernale: gomme termiche o catene. Avete le catene? No perché l’autonoleggio non le fornisce, se non a pagamento in contanti. Tanti saluti anche al Sapienza, tra le imprecazioni di Jacopo che cambia tre marce senza frizione, tra la rabbia e l’abitudine all’automatico. Facciamo una deviazione verso il Belvedere di Calarina e poi ritentiamo la carta del Citelli, arrivando fino al blocco dei Carabinieri, gentilissimi e nel contempo non abituati a un tale affollamento. Gli stessi ci dicono che prima o poi la strada sarà riaperta e decidiamo di attendere pazientemente. Dopo circa un’ora, mentre mi sto assopendo seduto in auto, Jacopo che era rimasto a chiacchierare con loro accorre, salta alla guida e fa una partenza che neanche al Bol d’Or: a quanto pare avrebbero lasciato salire solo le prime venti auto. Alle 13.15, con un cielo decisamente più blu rispetto al mattino, partiamo sci ai piedi, dopo esserci consultati con alcuni scialpinisti appena scesi: non vale la pena salire oltre 2500 perché è tutto ghiacciato. In realtà sarebbe stato meglio, anche per il sole e la neve, fermarci a 2300, ma ci dispiaceva non fare un ultimo saluto ai crateri principali. Discesa dunque su neve già in fase di rigelo nella parte alta e poi ancora divertentissima più in basso, tra pini e betulle che ricordano molto il Giappone.
Merenda a Zafferana a base di arancini e pizza fritta, senza dimenticare un bel cannolo e poi via per l’aeroporto. Il ritorno a Catania è un viaggio della speranza, ci affidiamo totalmente al signor Google e alla fine arriviamo pure a destinazione nei tempi previsti, ma abbiamo perso parecchi anni di vita.
È un’esperienza che vale sicuramente la pena fare una volta nella vita, forse su qualche giorno in più per togliersi un po’ di stress. Ci sarebbe piaciuto fare la valle del Bove, sciata il venerdì da un gruppo con due guide che abbiamo incontrato sabato sotto la vetta, ma richiede una logistica più complessa (2 auto) oppure un taglio alto e forse è stato un bene non esserci andati, visto l’incidente mortale avvenuto proprio domenica.