Fanes Grande & Lagazuoi: tra pascoli, laghi e forcelle - giugno 2024

subsahara

Coldest Ice
Come si suol dire: non c’è due senza tre!
Quindi sabato scorso, per il terzo giorno di fila, mi metto ancora una volta in moto, zaino in spalla, per una camminata tra i monti.
L’orario di partenza è sempre lo stesso: le nove e mezza del mattino.
Il grado di impegno dell’escursione è più o meno sempre quello: 900-1000 m di dislivello.
Ciò che cambia sono i luoghi: stavolta sono in Alta Badia, ai piedi della salita per il Valparola.
Lascio l’autoveicolo nel parcheggio Sarè, a poca distanza da dove termina il traino dei cavalli, pe’ capisse.
Tale parcheggio era fino alla scorsa estate libero; ora non è più così e occorre pagare un balzello di cinque euro… sia pure a malincuore, non avendo voglia di perdere tempo a cercare soluzioni alternative, verso l’odioso tributo e mi metto in marcia verso la Capanna Alpina
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Mi lascio presto alle spalle il Campeggio; le Conturines fin da subito mi fanno compagnia
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Raggiungo e supero Capanna Alpina, e imbocco senza indugi il sentiero (segnavia 11) che mena al Col de Locia
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La salita, a parte il tratto iniziale di “riscaldamento”, è bella ripida, e per tal motivo consente di guadagnare velocemente quota
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A un tratto la salita termina bruscamente: ho raggiunto il Col de Locia (2069 m slm) e incidentalmente sono anche entrato nel Parco Naturale di Fanes, Sennes e Braies.
Girandomi a centottanta gradi e affacciandomi dal balcone panoramico, posso ammirare il Sella ma anche contemplare tutta la strada al momento percorsa
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Davanti a me invece si apre il sereno altipiano, puntellato da mughi e sorvegliato a destra e sinistra da alpestre rocce
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Lasciata alle spalle la faticosa salita iniziale, ora la progressione può ben classificarsi come la classica “passeggiata di salute”
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A sinistra Conturines e Lavarella, quasi sempre visibili - ma con aspetto ognor cangiante - lungo il tragitto dell’escursione.
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Ponte su torrente il cui nome non conosco; però so che la sua acqua andrà a finire nell’Adige
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Sono le undici, e ho raggiunto il punto in cui, girando a destra e prendendo una traccia in salita, ci si può dirigere verso il rifugio Lagazuoi passando dalla Forcella del Lago.
Sia che prosegua dritto o che giri a destra, mi sto per immettere nell’Alta Via delle Dolomiti (la n.1), e quelle persone davanti a me che fanno capannello al bivio sono appunto dei frequentatori di detta Via.
Ora, io ho proprio l’intenzione, per chiudere il mio giro, di girare a destra e passare per la Forcella del Lago, ma reputo che sia decisamente troppo presto per cominciare a intraprendere la via del ritorno e pertanto tiro dritto in direzione di Fanes Grande
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Davanti a me si nota una selletta, a malapena percepibile…
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…ora ci sono esattamente sopra! Mi trovo al “Passo dell’Acqua” (Ju dal’Ega, in ladino), a 2157 m di altitudine.
Il luogo non è segnalato in nessun modo, ma è uno spartiacque importante: sto infatti per entrare nel bacino del Piave e quindi geograficamente in territorio ampezzano, anche se amministrativamente rimane sempre Val Badia.
In fondo fa la sua comparsa un vecchio amico, il Col Bechei
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Pochi metri dopo il passo, si stacca a sinistra una traccia che conduce alle vette di Conturines e Lavarella le quali, rispetto a poco prima, hanno assunto un aspetto affatto diverso.
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Proseguo sereno attraversando l’Alpe di Fanes Grande, con il Col Bechei davanti a chiudere l’orizzonte.
Tutt’attorno pascolano pigramente numerose mucche, le quali attraggono la meravigliata attenzione (chissà perché, poi…) di diversi gruppi di asiatici e di americani, che frequentano in gran numero l’Alta Via.
E qui si nota la differenza costitutiva tra popoli: gli asiatici (giapponesi? coreani? boh!) contemplano in silenzio gli animali e scattano loro delle foto, mentre gli americani, ad alta voce e con il loro orribile accento, non riescono proprio a fare a meno di rendere noto urbi et orbi il loro apprezzamento per i placidi bovini dolomitici: “Oooh, they’re so cuuute!”, “Look! Here’s another one!”, “How charming!”, eccetera.
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Allungo il passo per scrollarmi di dosso un po’ di visitatori intercontinentali, e attraverso un altro torrente: quest’acqua passerà per Cortina e poi finirà nel Piave
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Intanto si sono fatte le undici e mezza e ho ormai raggiunto la Malga di Fanes Grande, ma non ho ancora voglia di fare dietrofront e perciò continuo, puntando al non lontano Lago di Limo
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Basta un quarto d’ora di camminata in blanda salita per arrivare in vista del simpatico specchio d’acqua.
Sullo sfondo, da sinistra a destra, le grigie cime del Sasso della Croce (Cavallo, Cima Dieci e Cima Nove) e la rossa massa del Piz de Sant Antone (o Monte Sella di Fanes se si preferisce il nome italiano)
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Lago di Limo e Col Bechei
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“Visto che ho fatto trenta, facciamo trentuno”, mi dico, e così allungo ancora un altro pochino per raggiungere il Passo di Limo (2174 m) e affacciarmi così sull’Alpe di Fanes Piccola
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In lontananza, assolutamente inconfondibile il versante meridionale della Croda del Becco, la quale chiude a nord il contiguo altopiano di Sennes
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Dopo essermi seduto qualche minuto ad ammirare il panorama, torno indietro e mi stendo sulle rive del lago per consumare un parco pasto
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Una volta rifocillatomi, inverto definitivamente la marcia e mi dirigo verso la Malga di Fanes Grande
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Malga di Fanes Grande
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Proseguo verso il Passo dell’Acqua. Da dove mi trovo, le cime di Campestrin a sinistra e le Conturines a destra presentano una silhouette molto simile
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Affascinante osservare nelle pieghe degli strati sedimentari le tensioni a cui sono state sottoposte queste rocce, modellate come plastilina dai lenti e inesorabili movimenti tellurici
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Quasi al Passo dell’Acqua
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Passato il Passo (scusate il bisticcio) sono di nuovo nel bacino dell’Adige, e davanti a me vedo chiaramente il varco tra Cima Scotoni e Piz da Lech dove tra non molto dovrò transitare
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Ecco, sono di nuovo al bivio, il bivio dove si era formato un capannello di gente alle undici di mattina. Adesso è da poco passata l’una, e sono pronto a imboccare la traccia che sale a sinistra
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Bisogna salire di circa quattrocento metri, fino alla forcella
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Le Conturines
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Continua la salita, un po’ faticosa dato il caldo, verso la forcella
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Il gruppo del Sella
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Compare qualche chiazza di neve; l’ascesa è quasi terminata
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Forcella dl Lech, 2486 m. Vista retrospettiva.
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Una pausa ritemprante è d’obbligo, prima di tuffarsi dall’altra parte.
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Dall’altra parte ci sono molte belle cose… per esempio il Piccolo Lagazuoi, che sta proprio dirimpetto
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Certo che è ripida la discesa…
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Compare il piccolo specchio del Lago di Lagazuoi, che sembra letteralmente sotto i miei piedi
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Adesso si vede buona parte dell’Alpe di Lagazuoi.
In fondo, tra Grande Lagazuoi e Piccolo Lagazuoi, la Forcella Lagazuoi
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Il percorso dell’Armentarola, l’intera parte alta, è perfettamente ricostruibile: o lo si vede o lo si intuisce
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Geometriche infilate
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La ripida e bellissima discesa è finita. Alle mie spalle, la forcella
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Guadagnate le rive del lago, ne approfitto per un’ultima piccola pausa
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Di nuovo in piedi, affronto l’ultima parte dell’escursione a un ritmo molto più sostenuto, poiché avevo fretta di tornare alla macchina, lavarmi, vestirmi, incipriarmi.
La discesa che porta alla spianata dello Scotoni la divoro…
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Dallo Scotoni, e dalla sua fantastica vista sulle Conturines, mi fiondo giù letteralmente correndo fino alla Capanna Alpina, dove mi sciacquo e bevo un po’ d’acqua
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E poi l’ultimo tratto fino al parcheggio, che raggiungo alle tre e mezza.
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ti ho messo il like (anzi la faccina con i cuori) ma in realtà meriteresti il ban per iper-reportismo aggravato... certe fonti di rosicamento andrebbero dispensate con più parsimonia... :mad:
È che ho sparato le cartucce tutte in una volta!
A luglio credo proprio che non riuscirò a fare nemmeno un’uscita 😥
 
Arrivato alla Forcella, non ti è venuta la tentazione di prendere a sinistra per la cengia Veronesi?
 
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Non ci ho pensato, a dir la verità 🙂
Ma avrei allungato parecchio, e le uscite che ho fatto le ho tarate su un impegno non eccessivo, dato che non sono in forma.
E poi volevo concludere il giro abbastanza presto, in modo da prepararmi con comodo per la figuraccia della Nazionale che si sarebbe consumata poco dopo! 😅
 
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Non ci ho pensato, a dir la verità 🙂
Ma avrei allungato parecchio, e le uscite che ho fatto le ho tarate su un impegno non eccessivo, dato che non sono in forma.
E poi volevo concludere il giro abbastanza presto, in modo da prepararmi con comodo per la figuraccia della Nazionale che si sarebbe consumata poco dopo! 😅
Beh certo, chiaro che si sarebbe potuto fare senza percorrere prima l'amena Val di Fanes, perchè così diventa lunghissimo.
E tra l'altro, essendo assai esposto e mentalmente impegnativo, occorre buona forma.
 
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