subsahara
Coldest Ice
Come si suol dire: non c’è due senza tre!
Quindi sabato scorso, per il terzo giorno di fila, mi metto ancora una volta in moto, zaino in spalla, per una camminata tra i monti.
L’orario di partenza è sempre lo stesso: le nove e mezza del mattino.
Il grado di impegno dell’escursione è più o meno sempre quello: 900-1000 m di dislivello.
Ciò che cambia sono i luoghi: stavolta sono in Alta Badia, ai piedi della salita per il Valparola.
Lascio l’autoveicolo nel parcheggio Sarè, a poca distanza da dove termina il traino dei cavalli, pe’ capisse.
Tale parcheggio era fino alla scorsa estate libero; ora non è più così e occorre pagare un balzello di cinque euro… sia pure a malincuore, non avendo voglia di perdere tempo a cercare soluzioni alternative, verso l’odioso tributo e mi metto in marcia verso la Capanna Alpina
Mi lascio presto alle spalle il Campeggio; le Conturines fin da subito mi fanno compagnia
Raggiungo e supero Capanna Alpina, e imbocco senza indugi il sentiero (segnavia 11) che mena al Col de Locia
La salita, a parte il tratto iniziale di “riscaldamento”, è bella ripida, e per tal motivo consente di guadagnare velocemente quota
A un tratto la salita termina bruscamente: ho raggiunto il Col de Locia (2069 m slm) e incidentalmente sono anche entrato nel Parco Naturale di Fanes, Sennes e Braies.
Girandomi a centottanta gradi e affacciandomi dal balcone panoramico, posso ammirare il Sella ma anche contemplare tutta la strada al momento percorsa
Davanti a me invece si apre il sereno altipiano, puntellato da mughi e sorvegliato a destra e sinistra da alpestre rocce
Lasciata alle spalle la faticosa salita iniziale, ora la progressione può ben classificarsi come la classica “passeggiata di salute”
A sinistra Conturines e Lavarella, quasi sempre visibili - ma con aspetto ognor cangiante - lungo il tragitto dell’escursione.
Ponte su torrente il cui nome non conosco; però so che la sua acqua andrà a finire nell’Adige
Sono le undici, e ho raggiunto il punto in cui, girando a destra e prendendo una traccia in salita, ci si può dirigere verso il rifugio Lagazuoi passando dalla Forcella del Lago.
Sia che prosegua dritto o che giri a destra, mi sto per immettere nell’Alta Via delle Dolomiti (la n.1), e quelle persone davanti a me che fanno capannello al bivio sono appunto dei frequentatori di detta Via.
Ora, io ho proprio l’intenzione, per chiudere il mio giro, di girare a destra e passare per la Forcella del Lago, ma reputo che sia decisamente troppo presto per cominciare a intraprendere la via del ritorno e pertanto tiro dritto in direzione di Fanes Grande
Davanti a me si nota una selletta, a malapena percepibile…
…ora ci sono esattamente sopra! Mi trovo al “Passo dell’Acqua” (Ju dal’Ega, in ladino), a 2157 m di altitudine.
Il luogo non è segnalato in nessun modo, ma è uno spartiacque importante: sto infatti per entrare nel bacino del Piave e quindi geograficamente in territorio ampezzano, anche se amministrativamente rimane sempre Val Badia.
In fondo fa la sua comparsa un vecchio amico, il Col Bechei
Pochi metri dopo il passo, si stacca a sinistra una traccia che conduce alle vette di Conturines e Lavarella le quali, rispetto a poco prima, hanno assunto un aspetto affatto diverso.
Proseguo sereno attraversando l’Alpe di Fanes Grande, con il Col Bechei davanti a chiudere l’orizzonte.
Tutt’attorno pascolano pigramente numerose mucche, le quali attraggono la meravigliata attenzione (chissà perché, poi…) di diversi gruppi di asiatici e di americani, che frequentano in gran numero l’Alta Via.
E qui si nota la differenza costitutiva tra popoli: gli asiatici (giapponesi? coreani? boh!) contemplano in silenzio gli animali e scattano loro delle foto, mentre gli americani, ad alta voce e con il loro orribile accento, non riescono proprio a fare a meno di rendere noto urbi et orbi il loro apprezzamento per i placidi bovini dolomitici: “Oooh, they’re so cuuute!”, “Look! Here’s another one!”, “How charming!”, eccetera.
Allungo il passo per scrollarmi di dosso un po’ di visitatori intercontinentali, e attraverso un altro torrente: quest’acqua passerà per Cortina e poi finirà nel Piave
Intanto si sono fatte le undici e mezza e ho ormai raggiunto la Malga di Fanes Grande, ma non ho ancora voglia di fare dietrofront e perciò continuo, puntando al non lontano Lago di Limo
Basta un quarto d’ora di camminata in blanda salita per arrivare in vista del simpatico specchio d’acqua.
Sullo sfondo, da sinistra a destra, le grigie cime del Sasso della Croce (Cavallo, Cima Dieci e Cima Nove) e la rossa massa del Piz de Sant Antone (o Monte Sella di Fanes se si preferisce il nome italiano)
Lago di Limo e Col Bechei
“Visto che ho fatto trenta, facciamo trentuno”, mi dico, e così allungo ancora un altro pochino per raggiungere il Passo di Limo (2174 m) e affacciarmi così sull’Alpe di Fanes Piccola
In lontananza, assolutamente inconfondibile il versante meridionale della Croda del Becco, la quale chiude a nord il contiguo altopiano di Sennes
Dopo essermi seduto qualche minuto ad ammirare il panorama, torno indietro e mi stendo sulle rive del lago per consumare un parco pasto
Una volta rifocillatomi, inverto definitivamente la marcia e mi dirigo verso la Malga di Fanes Grande
Malga di Fanes Grande
Proseguo verso il Passo dell’Acqua. Da dove mi trovo, le cime di Campestrin a sinistra e le Conturines a destra presentano una silhouette molto simile
Affascinante osservare nelle pieghe degli strati sedimentari le tensioni a cui sono state sottoposte queste rocce, modellate come plastilina dai lenti e inesorabili movimenti tellurici
Quasi al Passo dell’Acqua
Passato il Passo (scusate il bisticcio) sono di nuovo nel bacino dell’Adige, e davanti a me vedo chiaramente il varco tra Cima Scotoni e Piz da Lech dove tra non molto dovrò transitare
Ecco, sono di nuovo al bivio, il bivio dove si era formato un capannello di gente alle undici di mattina. Adesso è da poco passata l’una, e sono pronto a imboccare la traccia che sale a sinistra
Bisogna salire di circa quattrocento metri, fino alla forcella
Le Conturines
Continua la salita, un po’ faticosa dato il caldo, verso la forcella
Il gruppo del Sella
Compare qualche chiazza di neve; l’ascesa è quasi terminata
Forcella dl Lech, 2486 m. Vista retrospettiva.
Una pausa ritemprante è d’obbligo, prima di tuffarsi dall’altra parte.
Dall’altra parte ci sono molte belle cose… per esempio il Piccolo Lagazuoi, che sta proprio dirimpetto
Certo che è ripida la discesa…
Compare il piccolo specchio del Lago di Lagazuoi, che sembra letteralmente sotto i miei piedi
Adesso si vede buona parte dell’Alpe di Lagazuoi.
In fondo, tra Grande Lagazuoi e Piccolo Lagazuoi, la Forcella Lagazuoi
Il percorso dell’Armentarola, l’intera parte alta, è perfettamente ricostruibile: o lo si vede o lo si intuisce
Geometriche infilate
La ripida e bellissima discesa è finita. Alle mie spalle, la forcella
Guadagnate le rive del lago, ne approfitto per un’ultima piccola pausa
Di nuovo in piedi, affronto l’ultima parte dell’escursione a un ritmo molto più sostenuto, poiché avevo fretta di tornare alla macchina, lavarmi, vestirmi, incipriarmi.
La discesa che porta alla spianata dello Scotoni la divoro…
Dallo Scotoni, e dalla sua fantastica vista sulle Conturines, mi fiondo giù letteralmente correndo fino alla Capanna Alpina, dove mi sciacquo e bevo un po’ d’acqua
E poi l’ultimo tratto fino al parcheggio, che raggiungo alle tre e mezza.
Quindi sabato scorso, per il terzo giorno di fila, mi metto ancora una volta in moto, zaino in spalla, per una camminata tra i monti.
L’orario di partenza è sempre lo stesso: le nove e mezza del mattino.
Il grado di impegno dell’escursione è più o meno sempre quello: 900-1000 m di dislivello.
Ciò che cambia sono i luoghi: stavolta sono in Alta Badia, ai piedi della salita per il Valparola.
Lascio l’autoveicolo nel parcheggio Sarè, a poca distanza da dove termina il traino dei cavalli, pe’ capisse.
Tale parcheggio era fino alla scorsa estate libero; ora non è più così e occorre pagare un balzello di cinque euro… sia pure a malincuore, non avendo voglia di perdere tempo a cercare soluzioni alternative, verso l’odioso tributo e mi metto in marcia verso la Capanna Alpina
Mi lascio presto alle spalle il Campeggio; le Conturines fin da subito mi fanno compagnia
Raggiungo e supero Capanna Alpina, e imbocco senza indugi il sentiero (segnavia 11) che mena al Col de Locia
La salita, a parte il tratto iniziale di “riscaldamento”, è bella ripida, e per tal motivo consente di guadagnare velocemente quota
A un tratto la salita termina bruscamente: ho raggiunto il Col de Locia (2069 m slm) e incidentalmente sono anche entrato nel Parco Naturale di Fanes, Sennes e Braies.
Girandomi a centottanta gradi e affacciandomi dal balcone panoramico, posso ammirare il Sella ma anche contemplare tutta la strada al momento percorsa
Davanti a me invece si apre il sereno altipiano, puntellato da mughi e sorvegliato a destra e sinistra da alpestre rocce
Lasciata alle spalle la faticosa salita iniziale, ora la progressione può ben classificarsi come la classica “passeggiata di salute”
A sinistra Conturines e Lavarella, quasi sempre visibili - ma con aspetto ognor cangiante - lungo il tragitto dell’escursione.
Ponte su torrente il cui nome non conosco; però so che la sua acqua andrà a finire nell’Adige
Sono le undici, e ho raggiunto il punto in cui, girando a destra e prendendo una traccia in salita, ci si può dirigere verso il rifugio Lagazuoi passando dalla Forcella del Lago.
Sia che prosegua dritto o che giri a destra, mi sto per immettere nell’Alta Via delle Dolomiti (la n.1), e quelle persone davanti a me che fanno capannello al bivio sono appunto dei frequentatori di detta Via.
Ora, io ho proprio l’intenzione, per chiudere il mio giro, di girare a destra e passare per la Forcella del Lago, ma reputo che sia decisamente troppo presto per cominciare a intraprendere la via del ritorno e pertanto tiro dritto in direzione di Fanes Grande
Davanti a me si nota una selletta, a malapena percepibile…
…ora ci sono esattamente sopra! Mi trovo al “Passo dell’Acqua” (Ju dal’Ega, in ladino), a 2157 m di altitudine.
Il luogo non è segnalato in nessun modo, ma è uno spartiacque importante: sto infatti per entrare nel bacino del Piave e quindi geograficamente in territorio ampezzano, anche se amministrativamente rimane sempre Val Badia.
In fondo fa la sua comparsa un vecchio amico, il Col Bechei
Pochi metri dopo il passo, si stacca a sinistra una traccia che conduce alle vette di Conturines e Lavarella le quali, rispetto a poco prima, hanno assunto un aspetto affatto diverso.
Proseguo sereno attraversando l’Alpe di Fanes Grande, con il Col Bechei davanti a chiudere l’orizzonte.
Tutt’attorno pascolano pigramente numerose mucche, le quali attraggono la meravigliata attenzione (chissà perché, poi…) di diversi gruppi di asiatici e di americani, che frequentano in gran numero l’Alta Via.
E qui si nota la differenza costitutiva tra popoli: gli asiatici (giapponesi? coreani? boh!) contemplano in silenzio gli animali e scattano loro delle foto, mentre gli americani, ad alta voce e con il loro orribile accento, non riescono proprio a fare a meno di rendere noto urbi et orbi il loro apprezzamento per i placidi bovini dolomitici: “Oooh, they’re so cuuute!”, “Look! Here’s another one!”, “How charming!”, eccetera.
Allungo il passo per scrollarmi di dosso un po’ di visitatori intercontinentali, e attraverso un altro torrente: quest’acqua passerà per Cortina e poi finirà nel Piave
Intanto si sono fatte le undici e mezza e ho ormai raggiunto la Malga di Fanes Grande, ma non ho ancora voglia di fare dietrofront e perciò continuo, puntando al non lontano Lago di Limo
Basta un quarto d’ora di camminata in blanda salita per arrivare in vista del simpatico specchio d’acqua.
Sullo sfondo, da sinistra a destra, le grigie cime del Sasso della Croce (Cavallo, Cima Dieci e Cima Nove) e la rossa massa del Piz de Sant Antone (o Monte Sella di Fanes se si preferisce il nome italiano)
Lago di Limo e Col Bechei
“Visto che ho fatto trenta, facciamo trentuno”, mi dico, e così allungo ancora un altro pochino per raggiungere il Passo di Limo (2174 m) e affacciarmi così sull’Alpe di Fanes Piccola
In lontananza, assolutamente inconfondibile il versante meridionale della Croda del Becco, la quale chiude a nord il contiguo altopiano di Sennes
Dopo essermi seduto qualche minuto ad ammirare il panorama, torno indietro e mi stendo sulle rive del lago per consumare un parco pasto
Una volta rifocillatomi, inverto definitivamente la marcia e mi dirigo verso la Malga di Fanes Grande
Malga di Fanes Grande
Proseguo verso il Passo dell’Acqua. Da dove mi trovo, le cime di Campestrin a sinistra e le Conturines a destra presentano una silhouette molto simile
Affascinante osservare nelle pieghe degli strati sedimentari le tensioni a cui sono state sottoposte queste rocce, modellate come plastilina dai lenti e inesorabili movimenti tellurici
Quasi al Passo dell’Acqua
Passato il Passo (scusate il bisticcio) sono di nuovo nel bacino dell’Adige, e davanti a me vedo chiaramente il varco tra Cima Scotoni e Piz da Lech dove tra non molto dovrò transitare
Ecco, sono di nuovo al bivio, il bivio dove si era formato un capannello di gente alle undici di mattina. Adesso è da poco passata l’una, e sono pronto a imboccare la traccia che sale a sinistra
Bisogna salire di circa quattrocento metri, fino alla forcella
Le Conturines
Continua la salita, un po’ faticosa dato il caldo, verso la forcella
Il gruppo del Sella
Compare qualche chiazza di neve; l’ascesa è quasi terminata
Forcella dl Lech, 2486 m. Vista retrospettiva.
Una pausa ritemprante è d’obbligo, prima di tuffarsi dall’altra parte.
Dall’altra parte ci sono molte belle cose… per esempio il Piccolo Lagazuoi, che sta proprio dirimpetto
Certo che è ripida la discesa…
Compare il piccolo specchio del Lago di Lagazuoi, che sembra letteralmente sotto i miei piedi
Adesso si vede buona parte dell’Alpe di Lagazuoi.
In fondo, tra Grande Lagazuoi e Piccolo Lagazuoi, la Forcella Lagazuoi
Il percorso dell’Armentarola, l’intera parte alta, è perfettamente ricostruibile: o lo si vede o lo si intuisce
Geometriche infilate
La ripida e bellissima discesa è finita. Alle mie spalle, la forcella
Guadagnate le rive del lago, ne approfitto per un’ultima piccola pausa
Di nuovo in piedi, affronto l’ultima parte dell’escursione a un ritmo molto più sostenuto, poiché avevo fretta di tornare alla macchina, lavarmi, vestirmi, incipriarmi.
La discesa che porta alla spianata dello Scotoni la divoro…
Dallo Scotoni, e dalla sua fantastica vista sulle Conturines, mi fiondo giù letteralmente correndo fino alla Capanna Alpina, dove mi sciacquo e bevo un po’ d’acqua
E poi l’ultimo tratto fino al parcheggio, che raggiungo alle tre e mezza.