Scusate l'intromissione, ma oltre che di sci pure occupandomi di altro sono da sempre appassionato di turismo e stazioni invernali, da cui il mio interesse al topic
Sorgono una serie di dubbi leggendo l'articolo, al di là della tentata perculatio:
dove inizia la gestione oculata e dove finisce la speculazione?
Forse il modello di affidare a un imprenditore che ha come scopo il lucro non andrebbe poi così funzionale con lo scopo di sviluppare una stazione sciistica come piacerebbe a noi sciatori?
Da una parte c'è un business con clienti privati che pagano, dall'altra la maxi stazione invernale è anche un via di mezzo tra l'infrastruttura pubblica e l'investimento per l'indotto della vallata e luoghi circostanti. Avere stazioni con utile forse non vuol dire necessariamente avere stazioni con impianti moderni e piste eccezionali, oppure vorrebbe dire farle pagare centinaia di euro come in USA?
A oggi il modello vincente in Italia è il TAA che, con enormi apporti di denaro pubblico dalle province autonome (che hanno ben altre possibilità rispetto alle regioni a statuto ordinario) sovvenziona gli impianti alla cui attività partecipano in prima fila investitori e operatori locali e che coinvolge enorme fetta dalla popolazione locale nell'indotto. Aspetto fondamentale è il rapporto biunivoco tra investimento e popolazione locale coinvolta. Andate a vedere se i presidenti di DDS vengono da grandi città o sono nativi delle stazioni, come tanti grandi manager e dirigenti del DDS. Il coinvolgimento della popolazione locale è la base del successo su ampia scala, dove non solo i gioielli del DDS funzionano, ma anche realtà di nicchia come alpe cimbra, o meno potenti come Paganella.
Assai diverso il discorso di prendere un investitore urbano (torinese o di altra città) che deve gestire gli impianti a fine di lucro, ma avvalendosi di investimenti pubblici: troppo facile arrivare a intascarsi gran parte del denaro pubblico (oltre al fatturato dell'attività) senza reinvestirlo in infrastrutture che necessitano di continue migliorie e ammodernamenti.
Fermare per 10 anni gli investimenti sugli impianti, vuol dire lasciare ai successori un fardello che vale 20-30 anni di divario con la concorrenza che ha investito, il che comporta gravi problemi sia di pianificazione che di ritorno degli investimenti. A oggi non solo il TAA o Monterosaski non sono neanche paragonabili come impianti costruiti/sostituiti negli ultimi dieci anni, a cui si aggiungono innevamento e lavori sulle piste, ma la VL attuale non tiene il passo nè delle stazioni "minori" cuneesi, e si può sognare la qualità e quantità di impianti nuovi fatti a Roccaraso nello stesso tempo.
Il problema non è solo economico e gestionale, probabilmente gli abitanti della val di Susa non hanno la propensione al turismo, lo spirito imprenditoriale e l'accoglienza dei trentini, ne il pragmatismo e la grande efficienza di matrice teutonica degli altoatesini, il che rende più lento e difficile il processo di sviluppo e coinvolgimento.
Privati, grandi operatori come Club Med (ce ne sono in Trentino?) non sono probabilmente ne la soluzione ne il modello migliore da seguire, forse si può prendere più facilmente per motivi storico culturale ispirazione da alcuni modelli transalpini, dove in molti casi l'investimento pubblico e la partecipazione diretta sono presenti oltre a una valorizzazione delle infrastrutture come le ferrovie per lo sci. La VL a pochi km da Torino potrebbe essere una stazione "sci ai piedi" dal treno come avviene in Francia, fattore assai interessante per i turisti stranieri e anche Italiani, poco influente per locali e proprietari di 2e case.
Seppure l'estensione è molto importante, la carenza strutturale degli impianti non permette per ora di ambire ad allinearsi alle grandi stazioni Francesi, basterebbe gia allinearsi allo spirito della Montgenèvre collegata o "diversamente collegata" al comprensorio, per ambire a diventare una sorta di Serre Chevalier italiana forse con maggiore numero di impianti ( i 400 internazionali storicamente dichiarati valevano circa 250 "reali", ma dopo la cura Brasso saranno recuperabili 200 forse). Aggiungerei che rispetto ai big dello sci su maxi comprensori delle alpi a VL manca un ghiacciaio estivo o "semi estivo" con impianti che raggiungano i fatidici 3000.