domenica 18 agosto sono riuscito a ritagliarmi l’unica giornata senza prole di questa stagione sinora piuttosto avara… ho pensato così di andare con mio padre a percorrere questo itinerario che se ne stava chiuso nel cassetto delle “gite da fare” da almeno una quindicina d’anni…
punto di partenza del giro è capanna trieste, dove arriviamo non troppo di buon’ora… ma il meteo oggi prevede una giornata da cartolina, perciò non c’è fretta… scesi dall’auto, a darci il buongiorno c’è subito lei, la torre delle torri, spalleggiata dalla possente mole della busazza…
ve lo anticipo già… la presenza costante e magnetica della torre trieste e dei cantoni di pelsa sarà il leitmotiv del giro (e del report), perciò mi scuso subito per la ridondanza di foto monotematiche… ad ogni modo, ci incamminiamo lungo la carrareccia che sale verso il rifugio vazzoler e ben presto la vista comincia ad aprirsi, da un lato verso i cantoni di pelsa, dall’altro verso le pareti della moiazza e del castello delle nevere…
alle nostre spalle ci sorveglia austero il ciclopico agner…
volgendo lo sguardo a est, si riesce da subito a individuare il percorso che seguiremo e che lambisce proprio il nevaio al centro della foto…
arrivati a pian delle taie, ci separiamo… mio padre imbocca subito il segnavia 558 che, a destra, sale verso il van delle sasse, io invece faccio un salto veloce al rif. vazzoler per fare scorta di panini… poco oltre pian delle taie si incontrano le testimonianze di come nemmeno la val corpassa sia stata risparmiata dalla tempesta vaia, anche se con effetti molto meno devastanti di quelli che si possono purtroppo riscontrare in altre zone del triveneto…
una volta al rifugio, mentre aspetto i viveri mi godo la stupenda vista su busazza, torri e val dei cantoni…
quattro chiacchiere col gestore, un paio di info sulle condizioni del percorso e me ne torno veloce sui miei passi per raggiungere il “vecchio”… nuovamente a pian delle taie, imbocco anch’io il sentiero 558 che si infila dapprima nel bosco, poi tra i mughi, per uscirne proprio a ridosso dell’immensa parete sud di questo incredibile missile di roccia che prende il nome dalla città di provenienza degli alpinisti che per primi ne calcarono la sommità…
difficile non fermarsi ogni due passi e restare imbambolati dalla vista che regala questo tratto di sentiero… a ovest verso i cantoni e il mont alt de pelsa, a est verso la moiazza e il vant delle nevere…
cerco di accelerare il passo e raggiungo mio padre proprio all’altezza della biforcazione del sentiero…
abbandoniamo il segnavia principale principale e seguiamo le indicazioni che invitano a tagliare verso destra… nonostante molti segnavia anche recenti, la traccia a tratti labile denota la scarsa frequentazione del percorso…
giunti a ridosso dei nevai, ci imbattiamo in un prato costellato di stelle alpine… poco oltre, i pendii prativi lasciano definitivamente il posto al regno aspro delle rocce e della neve…
alle nostre spalle la presenza delle due torri è, come anticipato, una costante… che si sia ispirato a loro tolkien, mentre scriveva la saga del signore degli anelli?
prendendo rapidamente quota, arriviamo alla base del nevaio principale… per proseguire, un tempo occorreva risalire la ripida e dura lingua di neve e affrontare un breve salto di rocce sprotette… ora, invece, è stato realizzato un nuovo percorso attrezzato sulla destra che facilita di molto la salita… ciò nonostante, questo itinerario rimane per lo più deserto… con una simile giornata, sulla nostra strada abbiamo trovato solo un gruppetto di tre locals…
la ferratina è corta, una cinquantina di metri in tutto, ma per nulla banale…
al termine degli infissi metallici ci si ritrova nel cuore del vant delle nevere…
prima di riprendere la salita, indugio qualche minuto ad ammirare la maestosità delle pareti che mi circondano…
un alpinista spunta sulla cima della torre venezia, alle cui spalle si concede alla vista la regina… sulla severa sorella maggiore, invece, pare non esserci nessuno… del resto vie semplici per scalarla non ce ne sono, dato che il percorso seguito dai primi salitori non è più accessibile a causa di un crollo…
la marcia riprende ora su terreno detritico abbastanza faticoso, ma si è immersi in un contesto talmente bello e selvaggio che lo sforzo fisico passa in secondo piano… le pause sono dettate più dal desiderio di estrarre la fotocamera che dal bisogno di riprendere fiato…
tra l’altro, avendo a disposizione la macchina del babbo posso permettermi qualche bella zoomata generalmente preclusami dall’utilizzo del misero cellulare…
sotto la cima della civetta, si riesce a individuare anche la terrazza del rifugio torrani…
mentre i cantoni di pelsa e il van delle sasse cominciano a essere avvolti da qualche nube “da caldo”, il cielo sopra la moiazza continua a mantenersi azzurro e terso (e il sole picchia forte sulle nostre teste)…
dopo aver risalito una zona di bellissime laste, giungiamo finalmente in vista del bivacco ghedini, culmine del nostro percorso nonché punto di passaggio per chi scende dalla cengia angelini percorrendo la ferrata costantini…
prima di affrontare le ultime, ripide ghiaie occorre attraversare il caratteristico nevaio perenne che occupa la parte superiore del vant…
oltre a trovarsi in posizione idilliaca, il bivacco è anche di per sé incantevole… non la solita semi botte in lamiera, bensì una vera e propria casetta in legno, per altro riverniciata di fresco…
la meritata sosta per rifocillarsi dura purtroppo abbastanza poco… la salita è stata più lenta del previsto e la strada per tornare a capanna trieste è ancora parecchio lunga… mio padre, un po’ stanchino, decide di scendere con calma in compagnia dei tre bellunesi conosciuti in salita e deviare per il più vicino rif. carestiato, mentre io accelero il passo per andare a recuperare l’auto… per questo motivo, e anche perché ero a corto di batteria del telefono, da qui in poi le foto sono poche… quella che per la costantini è semplicemente la discesa, in altri contesti sarebbe una vera e propria ferrata a sé stante, e nemmeno delle più facili…
finite le attrezzature si è già in vista del rif. carestiato… tuttavia, per ricongiungersi al sentiero 554 che collega quest’ultimo al rif. vazzoler lungo l’alta via 1, occorre perdere ancora un po’ di quota…
giunto al bivio, giro a destra e mi avvio verso forcella del camp…
dalla bucolica forcella, si ha una bella veduta sul campanile dei zoldani e sul van dei cantoi, da poco percorso in discesa…
peccato che le nubi ora si siano impossessate di questo angolo di montagna, oscurando in parte la visuale… in compenso, sul versante opposto si apre la bucolica busa del camp, dominata dalla lastia di framont…
aggirato lo spigolo della pala del camp si può scorgere quasi nella sua interezza lo sviluppo del sentiero fino alla torretta dell’orso…
raggiunta la forcella del col de l’ors, si ha l’illusione di essere arrivati… ma è, appunto, un’illusione… la strada del rif. vazzoler è ancora parecchio distante…
per fortuna, giunto ai piedi dello spiz della mussaia, un’indicazione su un masso mi invita a seguire un ripido sentierino che, seguendo abbastanza fedelmente il greto di un ruscello, mi deposita a poca distanza da capanna trieste risparmiandomi almeno un pezzettino di attraversata…
finalmente arrivato, mi sparo un paio di radler prima di prendere l’auto e raggiungere mio padre a passo duran…
(aneddoto divertente: più o meno a metà tra forcella del camp e forcella col de l’ors, ho incrociato – e salutato – due escursioniste che procedevano in senso opposto al mio… arrivato al passo duran, poiché mio padre era ancora per strada, ho pensato di andargli incontro e lungo il sentiero ho incrociato nuovamente le due tipe, che alla mia vista hanno fatto una faccia che era tutto un programma... della serie "ma che giro ha fatto questo?" )
per concludere, metto qui sotto una mappa del percorso seguito… in totale dovrebbero essere una ventina di km di sviluppo e circa 1800 di dislivello, di cui 1500 per raggiungere il bivacco e il resto dovuti ai saliscendi del sentiero di rientro…
punto di partenza del giro è capanna trieste, dove arriviamo non troppo di buon’ora… ma il meteo oggi prevede una giornata da cartolina, perciò non c’è fretta… scesi dall’auto, a darci il buongiorno c’è subito lei, la torre delle torri, spalleggiata dalla possente mole della busazza…
ve lo anticipo già… la presenza costante e magnetica della torre trieste e dei cantoni di pelsa sarà il leitmotiv del giro (e del report), perciò mi scuso subito per la ridondanza di foto monotematiche… ad ogni modo, ci incamminiamo lungo la carrareccia che sale verso il rifugio vazzoler e ben presto la vista comincia ad aprirsi, da un lato verso i cantoni di pelsa, dall’altro verso le pareti della moiazza e del castello delle nevere…
alle nostre spalle ci sorveglia austero il ciclopico agner…
volgendo lo sguardo a est, si riesce da subito a individuare il percorso che seguiremo e che lambisce proprio il nevaio al centro della foto…
arrivati a pian delle taie, ci separiamo… mio padre imbocca subito il segnavia 558 che, a destra, sale verso il van delle sasse, io invece faccio un salto veloce al rif. vazzoler per fare scorta di panini… poco oltre pian delle taie si incontrano le testimonianze di come nemmeno la val corpassa sia stata risparmiata dalla tempesta vaia, anche se con effetti molto meno devastanti di quelli che si possono purtroppo riscontrare in altre zone del triveneto…
una volta al rifugio, mentre aspetto i viveri mi godo la stupenda vista su busazza, torri e val dei cantoni…
quattro chiacchiere col gestore, un paio di info sulle condizioni del percorso e me ne torno veloce sui miei passi per raggiungere il “vecchio”… nuovamente a pian delle taie, imbocco anch’io il sentiero 558 che si infila dapprima nel bosco, poi tra i mughi, per uscirne proprio a ridosso dell’immensa parete sud di questo incredibile missile di roccia che prende il nome dalla città di provenienza degli alpinisti che per primi ne calcarono la sommità…
difficile non fermarsi ogni due passi e restare imbambolati dalla vista che regala questo tratto di sentiero… a ovest verso i cantoni e il mont alt de pelsa, a est verso la moiazza e il vant delle nevere…
cerco di accelerare il passo e raggiungo mio padre proprio all’altezza della biforcazione del sentiero…
abbandoniamo il segnavia principale principale e seguiamo le indicazioni che invitano a tagliare verso destra… nonostante molti segnavia anche recenti, la traccia a tratti labile denota la scarsa frequentazione del percorso…
giunti a ridosso dei nevai, ci imbattiamo in un prato costellato di stelle alpine… poco oltre, i pendii prativi lasciano definitivamente il posto al regno aspro delle rocce e della neve…
alle nostre spalle la presenza delle due torri è, come anticipato, una costante… che si sia ispirato a loro tolkien, mentre scriveva la saga del signore degli anelli?
prendendo rapidamente quota, arriviamo alla base del nevaio principale… per proseguire, un tempo occorreva risalire la ripida e dura lingua di neve e affrontare un breve salto di rocce sprotette… ora, invece, è stato realizzato un nuovo percorso attrezzato sulla destra che facilita di molto la salita… ciò nonostante, questo itinerario rimane per lo più deserto… con una simile giornata, sulla nostra strada abbiamo trovato solo un gruppetto di tre locals…
la ferratina è corta, una cinquantina di metri in tutto, ma per nulla banale…
al termine degli infissi metallici ci si ritrova nel cuore del vant delle nevere…
prima di riprendere la salita, indugio qualche minuto ad ammirare la maestosità delle pareti che mi circondano…
un alpinista spunta sulla cima della torre venezia, alle cui spalle si concede alla vista la regina… sulla severa sorella maggiore, invece, pare non esserci nessuno… del resto vie semplici per scalarla non ce ne sono, dato che il percorso seguito dai primi salitori non è più accessibile a causa di un crollo…
la marcia riprende ora su terreno detritico abbastanza faticoso, ma si è immersi in un contesto talmente bello e selvaggio che lo sforzo fisico passa in secondo piano… le pause sono dettate più dal desiderio di estrarre la fotocamera che dal bisogno di riprendere fiato…
tra l’altro, avendo a disposizione la macchina del babbo posso permettermi qualche bella zoomata generalmente preclusami dall’utilizzo del misero cellulare…
sotto la cima della civetta, si riesce a individuare anche la terrazza del rifugio torrani…
mentre i cantoni di pelsa e il van delle sasse cominciano a essere avvolti da qualche nube “da caldo”, il cielo sopra la moiazza continua a mantenersi azzurro e terso (e il sole picchia forte sulle nostre teste)…
dopo aver risalito una zona di bellissime laste, giungiamo finalmente in vista del bivacco ghedini, culmine del nostro percorso nonché punto di passaggio per chi scende dalla cengia angelini percorrendo la ferrata costantini…
prima di affrontare le ultime, ripide ghiaie occorre attraversare il caratteristico nevaio perenne che occupa la parte superiore del vant…
oltre a trovarsi in posizione idilliaca, il bivacco è anche di per sé incantevole… non la solita semi botte in lamiera, bensì una vera e propria casetta in legno, per altro riverniciata di fresco…
la meritata sosta per rifocillarsi dura purtroppo abbastanza poco… la salita è stata più lenta del previsto e la strada per tornare a capanna trieste è ancora parecchio lunga… mio padre, un po’ stanchino, decide di scendere con calma in compagnia dei tre bellunesi conosciuti in salita e deviare per il più vicino rif. carestiato, mentre io accelero il passo per andare a recuperare l’auto… per questo motivo, e anche perché ero a corto di batteria del telefono, da qui in poi le foto sono poche… quella che per la costantini è semplicemente la discesa, in altri contesti sarebbe una vera e propria ferrata a sé stante, e nemmeno delle più facili…
finite le attrezzature si è già in vista del rif. carestiato… tuttavia, per ricongiungersi al sentiero 554 che collega quest’ultimo al rif. vazzoler lungo l’alta via 1, occorre perdere ancora un po’ di quota…
giunto al bivio, giro a destra e mi avvio verso forcella del camp…
dalla bucolica forcella, si ha una bella veduta sul campanile dei zoldani e sul van dei cantoi, da poco percorso in discesa…
peccato che le nubi ora si siano impossessate di questo angolo di montagna, oscurando in parte la visuale… in compenso, sul versante opposto si apre la bucolica busa del camp, dominata dalla lastia di framont…
aggirato lo spigolo della pala del camp si può scorgere quasi nella sua interezza lo sviluppo del sentiero fino alla torretta dell’orso…
raggiunta la forcella del col de l’ors, si ha l’illusione di essere arrivati… ma è, appunto, un’illusione… la strada del rif. vazzoler è ancora parecchio distante…
per fortuna, giunto ai piedi dello spiz della mussaia, un’indicazione su un masso mi invita a seguire un ripido sentierino che, seguendo abbastanza fedelmente il greto di un ruscello, mi deposita a poca distanza da capanna trieste risparmiandomi almeno un pezzettino di attraversata…
finalmente arrivato, mi sparo un paio di radler prima di prendere l’auto e raggiungere mio padre a passo duran…
(aneddoto divertente: più o meno a metà tra forcella del camp e forcella col de l’ors, ho incrociato – e salutato – due escursioniste che procedevano in senso opposto al mio… arrivato al passo duran, poiché mio padre era ancora per strada, ho pensato di andargli incontro e lungo il sentiero ho incrociato nuovamente le due tipe, che alla mia vista hanno fatto una faccia che era tutto un programma... della serie "ma che giro ha fatto questo?" )
per concludere, metto qui sotto una mappa del percorso seguito… in totale dovrebbero essere una ventina di km di sviluppo e circa 1800 di dislivello, di cui 1500 per raggiungere il bivacco e il resto dovuti ai saliscendi del sentiero di rientro…