questa escursione giaceva nel mio cassetto dei desideri da parecchi anni… ma si sa, certi cassetti son talmente pieni di tutto, che alcune cose ci si scorda di averle… o di sognarle… un anno fa però, mentre si disquisiva di catinaccio davanti a una birra, un losco skifoso dal cerealicolo copricapo (e dai pessimi gusti in fatto di outfit mazzinga
) ha fatto risuonare il campanello nella mia testa… :idea:
a un anno di distanza da quella chiacchierata, cappello di paglia ed io siamo riusciti a incrociare i pochi giorni liberi a disposizione e, accompagnati da mio padre, siamo andati a riscoprire assieme un vecchio sentiero dimenticato, nel cuore più selvaggio e autentico del regno di re laurino… spesso e volentieri, gli itinerari di montagna sono intitolati a illustri alpinisti oppure a personaggi fantastici della tradizione popolare, o ancora, come frequente sulle dolomiti, rimandano a episodi bellici… il nostro sentiero è invece dedicato a una misteriosa figura femminile di nome paola… per chi non ne avesse mai sentito parlare, il sentiero paola era la vecchia via d’accesso diretta al rifugio antermoia dalla val di fassa, chiuso dopo che la grande frana staccatasi dalla crepa di lausa sud nel 1993 ne compromise parte del tracciato… e mai più ufficialmente riaperto… tuttavia, ogni tanto, qualche innamorato di questi luoghi ancora lo percorre, tanto più che i vecchi segnavia sono ancora ben visibili seppur sbiaditi e, anzi, la parte bassa del sentiero è perfettamente mantenuta grazie all’opera dei valligiani…
a voler essere esaustivi, il sentiero paola non è uno solo… o meglio, esiste un sentiero principale che parte dalla frazione di muncion e arriva appunto al rif. antermoia, cui si aggiungono però due varianti: una superiore che conduce alla crepa di lausa nord e una inferiore che si stacca dalla val udai e si ricongiunge al sentiero paola vero e proprio, sotto l’aut da muncion… dato che i giorni liberi scarseggiano sempre più, noi abbiamo deciso di provare a percorrere in giornata tutte le varianti, tra andata e ritorno…
se il buongiorno si vede dal mattino, ecco come si presentavano le crepe di lausa quando ho aperto gli scuri della mia finestra… :skiamo:
l’appuntamento è alle 7:30 al parcheggio di muncion… come detto, infatti, il tracciato originale del sentiero paola ha inizio nei pressi dell’ultima casa di questa pittoresca frazione, subito prima che cominci il divieto di transito sulla strada per gardeccia (per altro in quei giorni chiusa, giacché una bomba d’acqua si è portata via un tratto della carreggiata :shock
…
si segue per un breve tratto la stradina, che ben presto diventa un viottolo sterrato… si lascia sulla destra una stalla e, prima di addentrarsi nel bosco, si passa di fianco a un fienile…
già qui la giornata mantiene le promesse e concede di apprezzare i primi scorci sulle cime della val di fassa… si comincia con la vallaccia… :fotografo:
quando la strada forestale sembra biforcarsi, si tiene sempre la sinistra… in breve la stradina comincia a salire con discreta pendenza verso le pendici dell’aut da muncion…
su di un masso si rintraccia anche il primo, sbiaditissimo segnavia…
dopo una ventina di minuti di fresca e piacevole passeggiata si perviene ad un ampio crocevia di sentieri, caratterizzato da un crocifisso, una panchina e una mangiatoia…
si imbocca la mulattiera subito a sinistra della mangiatoia e, percorsi pochi metri, si nota il segnale che ci conferma di essere effettivamente sulla retta via… :tuttook:
la mulattiera si restringe presto a sentiero e da qui in poi è pressoché impossibile sbagliare direzione… la traccia è ben mantenuta e anche i segni biancorossi si fanno più frequenti…
con rapide serpentine ci si inerpica nel bosco, per uscirne ormai a ridosso delle pareti rocciose…
ora il nostro sentiero piega verso est per contornare il fianco del monte, mantenendosi in quota e offrendo interessanti vedute… :fotografo:
quasi senza accorgersene, si arriva così in vista della busa di lausa e della forcella del polenton…
poco oltre si incontra un curioso (nonché famoso tra i cultori di queste crode) cartello stradale di “caduta massi”, che segna anche il punto d’intersezione tra il sentiero paola originale e la variante bassa dalla val udai… purtroppo il segnale, originariamente piantato nelle ghiaie, dev’essere stato abbattuto da qualche slavina o smottamento ed è stato perciò sistemato su un albero…
seguitando a circumnavigare l’aut da muncion, si sale con modesto dislivello alternando tratti in mezzo al bosco ad altri in cui occorre attraversare delle colate di ghiaia, a picco sulla valle sottostante…
alcuni punti franati richiedono qualche attenzione in più…
usciti definitivamente dal rado bosco, la traccia si fa a tratti più labile mentre il sentiero punta deciso in direzione della crepa di lausa sud, raggiungendo il margine della ciclopica frana…
prima di concentrarsi sull’attraversamento della vasta colata detritica, vale la pena soffermarsi ad ammirare un po’ la regina…
lungo la frana non è ovviamente presente alcuna traccia, tuttavia osservando bene si notano alcuni ometti disseminati qua e là… in particolare, ne individuiamo uno sulla sommità di un grosso masso e decidiamo di puntare a quello…
attraversato orizzontalmente il fronte della frana, se ne risale il margine destro su terreno tutto sommato agevole, così da aggirare i salti di roccia soprastanti e guadagnare un bel prato costellato di stelle alpine :fiore:, dove tornano a comparire anche i vecchi segnavia…
siamo finalmente nel cuore della selvaggia busa di lausa, un solitario e bucolico balcone panoramico, racchiuso tra la forcia larga e il polenton, e sovrastato dalla lunga dorsale delle crepe di lausa…
a est lo sguardo spazia lontano fino alle tofane…
pur in assenza di un vero e proprio sentiero, ometti e segni rossi ci guidano lungo le balze erbose, sul margine destro dell’anfiteatro e puntando abbastanza direttamente alla base del polenton…
la risalita del vallone può essere caratterizzata da un incedere a volte monotono, ma l’uniformità del percorso è ampiamente compensata dal continuo mutare e ampliarsi dell’orizzonte…
alle spalle della crepa negra fa la sua comparsa il re del cadore, a sud spuntano le pale di san martino…
per i più assetati, su uno dei risalti rocciosi si trova anche un buon punto di approvvigionamento idrico…
siamo ormai prossimi all’agognata forcella…
e con ultimo strappo la raggiungiamo…
tre polentoni all'ombra del polenton...
sul versante opposto, la vista si apre sulle cime che sovrastano il già visibile rifugio antermoia, e si intuisce la prosecuzione del sentiero…
anche la fauna locale sembra essere d’accordo sulla direzione da intraprendere…
a nord ovest, invece, si individua chiaramente il percorso della variante che corre sotto le crepe di lausa…
per l’andata, propendiamo per questa seconda opzione… i mufloni torneremo a salutarli dopo pranzo… per raggiungere la prosecuzione del sentiero, occorre però prima traversare verso sinistra in direzione di una forcelletta - seguendo il crinale o traversando su terreno delicato e un po’ esposto - e quindi rimontare un breve caminetto…
guadagnata così la conca ghiaiosa ai piedi delle crepe di lausa, si notano alcuni sbiaditi segnavia e un’esile traccia provenire direttamente dalla busa di lausa…
non avendo intuito da quale punto del sentiero principale si stacca questo approccio diretto alla conca, ci ripromettiamo di investigare nel pomeriggio… ora invece riprendiamo la nostra ascesa, lungo la traccia ora ben marcata sotto le pareti… dopo pochi passi si transita ai piedi della scura forcella dei camosci…
data la prossimità dell’intaglio, mi faccio tentare dalla curiosità e, mentre i miei compagni di cammino proseguono, io mi concedo una breve deviazione per mettere il naso dall’altra parte… giunto in forcella, la visuale si dischiude sui cront, sul sottostante passo delle scalette e sul lago secco, per l’occasione rimpinguato come mai mi era capitato di vedere ad agosto inoltrato… :-o
tornato sui miei passi, raggiungo i compari e via lungo l’aspro catino detritico…
ai piedi dell’ultimo ripido risalto, la traccia si perde nuovamente tra le ghiaie… qui è meglio non seguire i vaghi segni di passaggio verso le pareti (come bovinamente fatto dal sottoscritto
), bensì puntare verso le rade chiazze erbose sulla destra del vallone, fino a rinvenire nuovamente qualche ometto e una labile traccia…
si giunge così finalmente sull’ampia, bellissima e panoramicissima sella tra l’anticima e la cima vera e propria della crepa di lausa nord… nonostante ci sia già transitato un anno fa, lo scenario che si spalanca all’orizzonte mi lascia ugualmente senza respiro… :skiamo:
il buon cappello di paglia non si fa invece sfuggire l’opportunità di far visita all’ometto di vetta…
remiato:
scattate tutte le foto panoramiche possibili e immaginabili, ci portiamo al vicino passo di lausa, dove incontriamo i primi escursionisti della giornata… sempre pochi, comunque, dato che il sentiero attrezzato delle scalette rimane uno dei percorsi meno frequentati del gruppo, tra quelli “noti”...
dal passo si imbocca il sentiero 583 che cala rapido lungo i lastees de antermoa in direzione del rifugio…
a metà via, sulla destra si può nuovamente scorgere la forcella del polenton, vista dal lato che dovremo risalire più tardi…
ma non è il momento di pensarci, ora... tutta l'attenzione non può che essere rivolta al meraviglioso, magnetico, lunare e (me ne sono colpevolmente accorto solo ora) cuoriforme lago…
lago le cui acque, purtroppo, questa volta sono piuttosto torbide e non consentono alla croda del lago e al molignon di specchiarvisi dentro da par loro…
ancora pochi passi ed eccoci finalmente qui, dopo circa cinque ore di marcia (a ritmo molto tranquillo, eh) al recentemente rinnovato rifugio antermoia che, da quest’anno, non è più gestito dal mitico almo giambisi bensì da martin riz, “reduce” della tragedia della val lasties…
la nuova gestione ci ha fatto un’ottima impressione: prezzi accettabili, servizio rapido e cortese ma, soprattutto, buona cucina… :clap:
dopo l’opportuna birra
e un altro, sconveniente selfie… 
è già ora di rimettersi in marcia... mio padre decide di salutarci per scendere direttamente a valle lungo la val de dona, mentre cappello e io tralasciamo il brulicante via vai di escursionisti diretti al pas de dona e ci incamminiamo lungo le balze erbose alle spalle del rifugio…
ben presto ricompaiono insospettabili tracce e segnavia che, tenendosi in quota, puntano verso il polenton… su di un masso si rinviene anche un vecchio cartello in metallo…
siamo ormai prossimi al fondo del vallone glaciale in cui scorrazzavano indisturbati i mufloni… verso sud est si apre invece il solco che digrada verso il pian dei ciavai e le cascate di soscorza…
sulla piana ghiaiosa ometti e segnavia scompaiono di colpo, mentre due labili tracce salgono parallele sul versante sinistro del vallone… indecisi su quale imboccare, optiamo per fare fifty-fifty e imboccarne una ciascuno… cappello sceglie quella alta, un po’ più ampia, io mi avvio su quella più bassa e meno marcata…
nessun abbozzo di segni rossi o altro, fino a quando non ne scorgo uno in lontananza, dal lato opposto della conca… evidentemente il sentiero originale correva su quel versante o al centro del solco, ma frane e smottamenti hanno completamente eliminato qualsiasi accenno di percorso… :checepossofa:
ad ogni modo, questa volta ho avuto più fortuna io
ERF… la mia traccia mi conduce direttamente alla base del canalino che scende da forcella del polenton, mentre il percorso alto costringe a scendere qualche metro per roccette friabili…
d'un tratto ricompaiono anche le indicazioni
…
non resta ora che risalire il breve canale, facendo un po’ di attenzione al terreno instabile… poco sotto la forcella rinveniamo anche un vecchio spit, forse piantato durante un’operazione di soccorso… fatto sta che il buon cappello sembra alquanto sorpreso nel vederlo
…
ad ogni modo, rieccoci nella busa di lausa… :fotografo:
memori dei buoni propositi di poche ora prima, torniamo verso la forcelletta di rocce nerastre e, tuffandoci lungo il ghiaione, andiamo a intercettare la continuazione della traccia che scende dalle crepe di lausa…
la seguiamo per un breve tratto, finché non si perde tra i prati… continuando però diagonalmente ci ricongiungiamo al sentiero principale all’altezza di un ometto…
soddisfatta la nostra curiosità, ci rimettiamo in cammino percorrendo a ritroso la via seguita in salita…
arrivati alla grande frana, notiamo anche un punto di attraversamento alternativo, più alto rispetto a quello scelto all’andata e anch’esso punteggiato da radi ometti…
recuperato il sentiero, si cala veloci verso l’aut da muncion, alti sopra il solco della val udai dominata dalla gialla parete del dociuril… secondo la tradizione fassana, nella spaccatura che solca da cima a fondo il verticale appicco si rifugiano le bregostane, ripugnanti e crudeli esseri femminili con il corpo ricoperto di peli, che si aggirano selvaggiamente per boschi e pascoli, in cerca di cose da rubare e bambini da rapire
… meglio scendere lesti e accorti
…
… fino al cartello stradale, che se avvistiamo una bregostana
possiamo darglielo sulla testa xspac…
qui si piega bruscamente a sinistra per imboccare la variante bassa, che si tuffa subito nel bosco…
bosco comunque abbastanza rado da permettere ancora qualche bella prospettiva sulle cascate di soscorza…
la discesa è rapida e in poco tempo ci si ritrova con i piedi sul sentiero 580 della val udai… a identificare l’inizio del sentiero paola, pochi e ben nascosti indizi :wath:…
qui si conclude di fatto la nostra esplorazione… non resta che percorrere l’ultimo tratto del segnavia 580 prima e 579 poi, che ci riportano comodamente a muncion…
anche i segnali stradali ci rammentano che l’escursione è terminata…
prima di recuperare l’auto, non ci resta che un ultimo selfie della soddisfazione…
finalmente, dopo tanti anni, sono riuscito a togliermi un’altra piccola, grande soddisfazione e a (ri)scoprire un altro pezzettino del mio amato catinaccio… non ci sono dislivelli impossibili né difficoltà tecniche rilevanti, ma solo l’appagamento dato dal trascorrere qualche ora in un ambiente quasi incontaminato, circondati solo dalla quiete e dalla bellezza della montagna, in compagnia di ottimi compagni di viaggio… nuove avventure ci attendono…
per concludere, allego la mappa con il percorso seguito... in blu la salita, in arancione la discesa...

a un anno di distanza da quella chiacchierata, cappello di paglia ed io siamo riusciti a incrociare i pochi giorni liberi a disposizione e, accompagnati da mio padre, siamo andati a riscoprire assieme un vecchio sentiero dimenticato, nel cuore più selvaggio e autentico del regno di re laurino… spesso e volentieri, gli itinerari di montagna sono intitolati a illustri alpinisti oppure a personaggi fantastici della tradizione popolare, o ancora, come frequente sulle dolomiti, rimandano a episodi bellici… il nostro sentiero è invece dedicato a una misteriosa figura femminile di nome paola… per chi non ne avesse mai sentito parlare, il sentiero paola era la vecchia via d’accesso diretta al rifugio antermoia dalla val di fassa, chiuso dopo che la grande frana staccatasi dalla crepa di lausa sud nel 1993 ne compromise parte del tracciato… e mai più ufficialmente riaperto… tuttavia, ogni tanto, qualche innamorato di questi luoghi ancora lo percorre, tanto più che i vecchi segnavia sono ancora ben visibili seppur sbiaditi e, anzi, la parte bassa del sentiero è perfettamente mantenuta grazie all’opera dei valligiani…

a voler essere esaustivi, il sentiero paola non è uno solo… o meglio, esiste un sentiero principale che parte dalla frazione di muncion e arriva appunto al rif. antermoia, cui si aggiungono però due varianti: una superiore che conduce alla crepa di lausa nord e una inferiore che si stacca dalla val udai e si ricongiunge al sentiero paola vero e proprio, sotto l’aut da muncion… dato che i giorni liberi scarseggiano sempre più, noi abbiamo deciso di provare a percorrere in giornata tutte le varianti, tra andata e ritorno…
se il buongiorno si vede dal mattino, ecco come si presentavano le crepe di lausa quando ho aperto gli scuri della mia finestra… :skiamo:

l’appuntamento è alle 7:30 al parcheggio di muncion… come detto, infatti, il tracciato originale del sentiero paola ha inizio nei pressi dell’ultima casa di questa pittoresca frazione, subito prima che cominci il divieto di transito sulla strada per gardeccia (per altro in quei giorni chiusa, giacché una bomba d’acqua si è portata via un tratto della carreggiata :shock

si segue per un breve tratto la stradina, che ben presto diventa un viottolo sterrato… si lascia sulla destra una stalla e, prima di addentrarsi nel bosco, si passa di fianco a un fienile…

già qui la giornata mantiene le promesse e concede di apprezzare i primi scorci sulle cime della val di fassa… si comincia con la vallaccia… :fotografo:

quando la strada forestale sembra biforcarsi, si tiene sempre la sinistra… in breve la stradina comincia a salire con discreta pendenza verso le pendici dell’aut da muncion…

su di un masso si rintraccia anche il primo, sbiaditissimo segnavia…

dopo una ventina di minuti di fresca e piacevole passeggiata si perviene ad un ampio crocevia di sentieri, caratterizzato da un crocifisso, una panchina e una mangiatoia…

si imbocca la mulattiera subito a sinistra della mangiatoia e, percorsi pochi metri, si nota il segnale che ci conferma di essere effettivamente sulla retta via… :tuttook:

la mulattiera si restringe presto a sentiero e da qui in poi è pressoché impossibile sbagliare direzione… la traccia è ben mantenuta e anche i segni biancorossi si fanno più frequenti…

con rapide serpentine ci si inerpica nel bosco, per uscirne ormai a ridosso delle pareti rocciose…

ora il nostro sentiero piega verso est per contornare il fianco del monte, mantenendosi in quota e offrendo interessanti vedute… :fotografo:

quasi senza accorgersene, si arriva così in vista della busa di lausa e della forcella del polenton…

poco oltre si incontra un curioso (nonché famoso tra i cultori di queste crode) cartello stradale di “caduta massi”, che segna anche il punto d’intersezione tra il sentiero paola originale e la variante bassa dalla val udai… purtroppo il segnale, originariamente piantato nelle ghiaie, dev’essere stato abbattuto da qualche slavina o smottamento ed è stato perciò sistemato su un albero…

seguitando a circumnavigare l’aut da muncion, si sale con modesto dislivello alternando tratti in mezzo al bosco ad altri in cui occorre attraversare delle colate di ghiaia, a picco sulla valle sottostante…


alcuni punti franati richiedono qualche attenzione in più…

usciti definitivamente dal rado bosco, la traccia si fa a tratti più labile mentre il sentiero punta deciso in direzione della crepa di lausa sud, raggiungendo il margine della ciclopica frana…

prima di concentrarsi sull’attraversamento della vasta colata detritica, vale la pena soffermarsi ad ammirare un po’ la regina…

lungo la frana non è ovviamente presente alcuna traccia, tuttavia osservando bene si notano alcuni ometti disseminati qua e là… in particolare, ne individuiamo uno sulla sommità di un grosso masso e decidiamo di puntare a quello…


attraversato orizzontalmente il fronte della frana, se ne risale il margine destro su terreno tutto sommato agevole, così da aggirare i salti di roccia soprastanti e guadagnare un bel prato costellato di stelle alpine :fiore:, dove tornano a comparire anche i vecchi segnavia…



siamo finalmente nel cuore della selvaggia busa di lausa, un solitario e bucolico balcone panoramico, racchiuso tra la forcia larga e il polenton, e sovrastato dalla lunga dorsale delle crepe di lausa…


a est lo sguardo spazia lontano fino alle tofane…

pur in assenza di un vero e proprio sentiero, ometti e segni rossi ci guidano lungo le balze erbose, sul margine destro dell’anfiteatro e puntando abbastanza direttamente alla base del polenton…

la risalita del vallone può essere caratterizzata da un incedere a volte monotono, ma l’uniformità del percorso è ampiamente compensata dal continuo mutare e ampliarsi dell’orizzonte…


alle spalle della crepa negra fa la sua comparsa il re del cadore, a sud spuntano le pale di san martino…


per i più assetati, su uno dei risalti rocciosi si trova anche un buon punto di approvvigionamento idrico…

siamo ormai prossimi all’agognata forcella…

e con ultimo strappo la raggiungiamo…


tre polentoni all'ombra del polenton...

sul versante opposto, la vista si apre sulle cime che sovrastano il già visibile rifugio antermoia, e si intuisce la prosecuzione del sentiero…

anche la fauna locale sembra essere d’accordo sulla direzione da intraprendere…

a nord ovest, invece, si individua chiaramente il percorso della variante che corre sotto le crepe di lausa…

per l’andata, propendiamo per questa seconda opzione… i mufloni torneremo a salutarli dopo pranzo… per raggiungere la prosecuzione del sentiero, occorre però prima traversare verso sinistra in direzione di una forcelletta - seguendo il crinale o traversando su terreno delicato e un po’ esposto - e quindi rimontare un breve caminetto…


guadagnata così la conca ghiaiosa ai piedi delle crepe di lausa, si notano alcuni sbiaditi segnavia e un’esile traccia provenire direttamente dalla busa di lausa…

non avendo intuito da quale punto del sentiero principale si stacca questo approccio diretto alla conca, ci ripromettiamo di investigare nel pomeriggio… ora invece riprendiamo la nostra ascesa, lungo la traccia ora ben marcata sotto le pareti… dopo pochi passi si transita ai piedi della scura forcella dei camosci…

data la prossimità dell’intaglio, mi faccio tentare dalla curiosità e, mentre i miei compagni di cammino proseguono, io mi concedo una breve deviazione per mettere il naso dall’altra parte… giunto in forcella, la visuale si dischiude sui cront, sul sottostante passo delle scalette e sul lago secco, per l’occasione rimpinguato come mai mi era capitato di vedere ad agosto inoltrato… :-o


tornato sui miei passi, raggiungo i compari e via lungo l’aspro catino detritico…

ai piedi dell’ultimo ripido risalto, la traccia si perde nuovamente tra le ghiaie… qui è meglio non seguire i vaghi segni di passaggio verso le pareti (come bovinamente fatto dal sottoscritto



si giunge così finalmente sull’ampia, bellissima e panoramicissima sella tra l’anticima e la cima vera e propria della crepa di lausa nord… nonostante ci sia già transitato un anno fa, lo scenario che si spalanca all’orizzonte mi lascia ugualmente senza respiro… :skiamo:


il buon cappello di paglia non si fa invece sfuggire l’opportunità di far visita all’ometto di vetta…



scattate tutte le foto panoramiche possibili e immaginabili, ci portiamo al vicino passo di lausa, dove incontriamo i primi escursionisti della giornata… sempre pochi, comunque, dato che il sentiero attrezzato delle scalette rimane uno dei percorsi meno frequentati del gruppo, tra quelli “noti”...

dal passo si imbocca il sentiero 583 che cala rapido lungo i lastees de antermoa in direzione del rifugio…

a metà via, sulla destra si può nuovamente scorgere la forcella del polenton, vista dal lato che dovremo risalire più tardi…

ma non è il momento di pensarci, ora... tutta l'attenzione non può che essere rivolta al meraviglioso, magnetico, lunare e (me ne sono colpevolmente accorto solo ora) cuoriforme lago…

lago le cui acque, purtroppo, questa volta sono piuttosto torbide e non consentono alla croda del lago e al molignon di specchiarvisi dentro da par loro…

ancora pochi passi ed eccoci finalmente qui, dopo circa cinque ore di marcia (a ritmo molto tranquillo, eh) al recentemente rinnovato rifugio antermoia che, da quest’anno, non è più gestito dal mitico almo giambisi bensì da martin riz, “reduce” della tragedia della val lasties…


la nuova gestione ci ha fatto un’ottima impressione: prezzi accettabili, servizio rapido e cortese ma, soprattutto, buona cucina… :clap:

dopo l’opportuna birra


è già ora di rimettersi in marcia... mio padre decide di salutarci per scendere direttamente a valle lungo la val de dona, mentre cappello e io tralasciamo il brulicante via vai di escursionisti diretti al pas de dona e ci incamminiamo lungo le balze erbose alle spalle del rifugio…


ben presto ricompaiono insospettabili tracce e segnavia che, tenendosi in quota, puntano verso il polenton… su di un masso si rinviene anche un vecchio cartello in metallo…


siamo ormai prossimi al fondo del vallone glaciale in cui scorrazzavano indisturbati i mufloni… verso sud est si apre invece il solco che digrada verso il pian dei ciavai e le cascate di soscorza…


sulla piana ghiaiosa ometti e segnavia scompaiono di colpo, mentre due labili tracce salgono parallele sul versante sinistro del vallone… indecisi su quale imboccare, optiamo per fare fifty-fifty e imboccarne una ciascuno… cappello sceglie quella alta, un po’ più ampia, io mi avvio su quella più bassa e meno marcata…

nessun abbozzo di segni rossi o altro, fino a quando non ne scorgo uno in lontananza, dal lato opposto della conca… evidentemente il sentiero originale correva su quel versante o al centro del solco, ma frane e smottamenti hanno completamente eliminato qualsiasi accenno di percorso… :checepossofa:

ad ogni modo, questa volta ho avuto più fortuna io


d'un tratto ricompaiono anche le indicazioni


non resta ora che risalire il breve canale, facendo un po’ di attenzione al terreno instabile… poco sotto la forcella rinveniamo anche un vecchio spit, forse piantato durante un’operazione di soccorso… fatto sta che il buon cappello sembra alquanto sorpreso nel vederlo



ad ogni modo, rieccoci nella busa di lausa… :fotografo:

memori dei buoni propositi di poche ora prima, torniamo verso la forcelletta di rocce nerastre e, tuffandoci lungo il ghiaione, andiamo a intercettare la continuazione della traccia che scende dalle crepe di lausa…

la seguiamo per un breve tratto, finché non si perde tra i prati… continuando però diagonalmente ci ricongiungiamo al sentiero principale all’altezza di un ometto…


soddisfatta la nostra curiosità, ci rimettiamo in cammino percorrendo a ritroso la via seguita in salita…

arrivati alla grande frana, notiamo anche un punto di attraversamento alternativo, più alto rispetto a quello scelto all’andata e anch’esso punteggiato da radi ometti…


recuperato il sentiero, si cala veloci verso l’aut da muncion, alti sopra il solco della val udai dominata dalla gialla parete del dociuril… secondo la tradizione fassana, nella spaccatura che solca da cima a fondo il verticale appicco si rifugiano le bregostane, ripugnanti e crudeli esseri femminili con il corpo ricoperto di peli, che si aggirano selvaggiamente per boschi e pascoli, in cerca di cose da rubare e bambini da rapire




… fino al cartello stradale, che se avvistiamo una bregostana
possiamo darglielo sulla testa xspac…

qui si piega bruscamente a sinistra per imboccare la variante bassa, che si tuffa subito nel bosco…


bosco comunque abbastanza rado da permettere ancora qualche bella prospettiva sulle cascate di soscorza…

la discesa è rapida e in poco tempo ci si ritrova con i piedi sul sentiero 580 della val udai… a identificare l’inizio del sentiero paola, pochi e ben nascosti indizi :wath:…


qui si conclude di fatto la nostra esplorazione… non resta che percorrere l’ultimo tratto del segnavia 580 prima e 579 poi, che ci riportano comodamente a muncion…




anche i segnali stradali ci rammentano che l’escursione è terminata…

prima di recuperare l’auto, non ci resta che un ultimo selfie della soddisfazione…

finalmente, dopo tanti anni, sono riuscito a togliermi un’altra piccola, grande soddisfazione e a (ri)scoprire un altro pezzettino del mio amato catinaccio… non ci sono dislivelli impossibili né difficoltà tecniche rilevanti, ma solo l’appagamento dato dal trascorrere qualche ora in un ambiente quasi incontaminato, circondati solo dalla quiete e dalla bellezza della montagna, in compagnia di ottimi compagni di viaggio… nuove avventure ci attendono…

per concludere, allego la mappa con il percorso seguito... in blu la salita, in arancione la discesa...
