Ho voglia di andare a far girare le gambe per far fermare i pensieri, ma la storia è la solita: il fanciullo mi abbandona per i sassi, amici e colleghi si dileguano al volo. Stavolta, però, non mi faccio fregare: vado da sola. Rifugio Re Alberto, aspettami che forse arrivo! Ma non dalla Val di Fassa, bensì dall'Alto Adige. Tanto la strada in auto è più o meno la stessa (un’A22 ben trafficata che ti fa venire ancora più voglia di fuggire).
Mentre risalgo la Val dell’Adige, però, mi rendo conto che non sarà proprio la bella giornata che speravo: pioviggina ancora un poco, e il grigiume non sembra proprio pronto a diradarsi. Arrivo alla partenza della seggiovia Laurino fra nebbia e uggia...Ah, benone! Dai, fa niente, su, magari si apre, forza! E prendo la seggiovia in pantaloncini e canottiera.... Stolta!!! :GG:GG Mi gelo per una ventina di minuti, insultandomi in vario modo e insultando anche le nuvole che mi stanno nascondendo quello che dovrebbe essere un ottimo panorama di accoglienza.
Vabbè, arrivo al Rifugio Coronelle, mi vesto e cerco il mio sentiero: so che da qui parte anche la Ferrata Santner, io, invece, cerco il sentiero che mi porti al Passo Coronelle...seguo la traccia sulla cartina, ma finisco su delle roccette... riguardo le cartina e la traccia… devo proprio andare su da lì.... Vabbè, dai...Risalgo velocemente le roccette, arrivo al bivio che divide la mia strada da quella delle persone che faranno la ferrata e proseguo verso il Passo. A questo punto il sentiero si insinua dentro a montagna.
Col fiatone (son partita un po’ troppo convinta) risalgo la gola verso il passo, fino a che, di colpo, non scollino. Le nuvole, simpatiche, han deciso di scollinare con me e di farmi compagnia per praticamente tutta la giornata.
Gambe in spalla, perdo quota (pensando a quando, dopo, mi toccherà riguadagnarla!) mentre piano piano si aprono gli scorci sulla meta. La valle si mostra piano piano, i nuvoloni, invece, continuano a girare sulle cime.
Arrivo in vista del Rifugio Vajolet e mi rendo conto che più mi avvicino, più arriva gente, da tutte le parti. Fino ad ora avrò incrociato sì e no 10 persone, adesso arrivano gruppi e gruppi di escursionisti. E io che avevo remore ad andar da sola! Arrivata in prossimità del Rifugio, scopro di essere in anticipo sulla mia tabella di marcia e quindi mi volgo senza troppa fretta verso il sentiero che porta al Re Alberto.
Supero un paio di famigliole con bambini “capriccianti”, allungo il passo lasciandomeli alle spalle ma, forse l’ho preso di nuovo un po’ troppo convinta (che si legge: ho il fiatone che manco un ultratrailer all'arrivo). Rallento, per la gioia dei miei polmoni, e decido che tanto vale godersi la camminata con calma. Fra una foto e l’altra, salgo con calma e ammiro le Torri che piano piano si fanno sempre più grandi: ogni tanto scorgo una nuova cordata appesa e ammiro.
Pianin pianella, giungo al Rifugio, ma decido di arrivare fino su al Passo Santner. A tratti il cielo lascia filtrare il sole e io mi faccio venire il torcicollo a forza di voltarmi verso torri e rifugio. Mi rapisce il continuo cambio fra i colori più vividi e poi di nuovo più scuri, dettato dall’estro delle nuvole.
Arrivata a pochi metri dal passo, il cielo decide che è ora di mettere il grigio: mi faccio ben fare una foto ricordo, ma, ecco...dietro di me una bellissima campitura grigia mi fa capire che forse potevo anche fare meno.
E’ arrivato il momento di un pit stop serio: scendo al Re Alberto, mi rifocillo con una bella fetta di strudel e riparto. Ci metto un bel po’ a scendere le roccette, le ginocchia non sono proprio contente della pendenza e io sono un po’ guardinga nei movimenti. Ad un certo punto, dal nulla...Un attacco di Blitzzitudine!!! Vedo una traccia di sentiero, che mi risparmierebbe un saliscendi inutile, e che è deserta, mentre 50mt sotto di me arrivano le voci e le urla dei gruppi stanziati al Vajolet e al Preuss. Senza pensarci su due volte, imbocco il sentiero. Fiera della mia furberia, allungo il passo baldanzosa, svolto un angolo... O diamine: cosa è quel passaggio (per me) un po’ esposto? Mmm...forse da qui sembra peggio di quanto non sia nella realtà... Mmmm...dai, non fare la fifona! Almeno vai a vederlo. Tanto ci sono due tipi su una via a 20mt da te: se caschi almeno qualcuno se ne accorge. Controllo meglio la cartina e mi rincuoro: è l’unico passaggio esposto: passato quello sono tranquilla. Due bei respiri, manco Honnold su Freerider, faccio due passi, due e voilà... Esco dalla cengetta e mi batto una mano sulla spalla: vedi che quando vuoi, anche da sola, sei affrontare un po’ di paure?!?!?!?
Adesso non mi resta che tornare sul sentiero, e smazzarmi tutta la risalita verso il Passo delle Coronelle.
Forse, oltre allo strudel, dovevo mangiare qualcosa d'altro: comincio a sentire le gambe stanchine. Incontro un gruppo di vicentino-padovani che stanno andando a fare la ferrata. Scambio di foto e di chiacchiereo, (con la scusa mi riposo 5’) e poi scavalco il passo.
Di nuovo pianin pianella, scendo circondata dalle guglie, con vista a sbalzo sulla valle sottostante.
Una volta uscita dalla montagna, saluto il gruppone di veneti e ritorno al rifugio.
Mi faccio quasi un pisolino sulla seggiovia e, arrivata all’auto, sorrido: stamattina prima di partire stavo per rinunciare, non mi andava molto di partire da sola stavolta. Per fortuna mi sono costretta a mettermi in auto: avrei perso l’occasione di “perdermi” nel silenzio dei miei pensieri, tacitati, per una volta, dalla bellezza di quel che mi circonda.
Mentre risalgo la Val dell’Adige, però, mi rendo conto che non sarà proprio la bella giornata che speravo: pioviggina ancora un poco, e il grigiume non sembra proprio pronto a diradarsi. Arrivo alla partenza della seggiovia Laurino fra nebbia e uggia...Ah, benone! Dai, fa niente, su, magari si apre, forza! E prendo la seggiovia in pantaloncini e canottiera.... Stolta!!! :GG:GG Mi gelo per una ventina di minuti, insultandomi in vario modo e insultando anche le nuvole che mi stanno nascondendo quello che dovrebbe essere un ottimo panorama di accoglienza.
Vabbè, arrivo al Rifugio Coronelle, mi vesto e cerco il mio sentiero: so che da qui parte anche la Ferrata Santner, io, invece, cerco il sentiero che mi porti al Passo Coronelle...seguo la traccia sulla cartina, ma finisco su delle roccette... riguardo le cartina e la traccia… devo proprio andare su da lì.... Vabbè, dai...Risalgo velocemente le roccette, arrivo al bivio che divide la mia strada da quella delle persone che faranno la ferrata e proseguo verso il Passo. A questo punto il sentiero si insinua dentro a montagna.
Col fiatone (son partita un po’ troppo convinta) risalgo la gola verso il passo, fino a che, di colpo, non scollino. Le nuvole, simpatiche, han deciso di scollinare con me e di farmi compagnia per praticamente tutta la giornata.
Gambe in spalla, perdo quota (pensando a quando, dopo, mi toccherà riguadagnarla!) mentre piano piano si aprono gli scorci sulla meta. La valle si mostra piano piano, i nuvoloni, invece, continuano a girare sulle cime.
Arrivo in vista del Rifugio Vajolet e mi rendo conto che più mi avvicino, più arriva gente, da tutte le parti. Fino ad ora avrò incrociato sì e no 10 persone, adesso arrivano gruppi e gruppi di escursionisti. E io che avevo remore ad andar da sola! Arrivata in prossimità del Rifugio, scopro di essere in anticipo sulla mia tabella di marcia e quindi mi volgo senza troppa fretta verso il sentiero che porta al Re Alberto.
Supero un paio di famigliole con bambini “capriccianti”, allungo il passo lasciandomeli alle spalle ma, forse l’ho preso di nuovo un po’ troppo convinta (che si legge: ho il fiatone che manco un ultratrailer all'arrivo). Rallento, per la gioia dei miei polmoni, e decido che tanto vale godersi la camminata con calma. Fra una foto e l’altra, salgo con calma e ammiro le Torri che piano piano si fanno sempre più grandi: ogni tanto scorgo una nuova cordata appesa e ammiro.
Pianin pianella, giungo al Rifugio, ma decido di arrivare fino su al Passo Santner. A tratti il cielo lascia filtrare il sole e io mi faccio venire il torcicollo a forza di voltarmi verso torri e rifugio. Mi rapisce il continuo cambio fra i colori più vividi e poi di nuovo più scuri, dettato dall’estro delle nuvole.
Arrivata a pochi metri dal passo, il cielo decide che è ora di mettere il grigio: mi faccio ben fare una foto ricordo, ma, ecco...dietro di me una bellissima campitura grigia mi fa capire che forse potevo anche fare meno.
E’ arrivato il momento di un pit stop serio: scendo al Re Alberto, mi rifocillo con una bella fetta di strudel e riparto. Ci metto un bel po’ a scendere le roccette, le ginocchia non sono proprio contente della pendenza e io sono un po’ guardinga nei movimenti. Ad un certo punto, dal nulla...Un attacco di Blitzzitudine!!! Vedo una traccia di sentiero, che mi risparmierebbe un saliscendi inutile, e che è deserta, mentre 50mt sotto di me arrivano le voci e le urla dei gruppi stanziati al Vajolet e al Preuss. Senza pensarci su due volte, imbocco il sentiero. Fiera della mia furberia, allungo il passo baldanzosa, svolto un angolo... O diamine: cosa è quel passaggio (per me) un po’ esposto? Mmm...forse da qui sembra peggio di quanto non sia nella realtà... Mmmm...dai, non fare la fifona! Almeno vai a vederlo. Tanto ci sono due tipi su una via a 20mt da te: se caschi almeno qualcuno se ne accorge. Controllo meglio la cartina e mi rincuoro: è l’unico passaggio esposto: passato quello sono tranquilla. Due bei respiri, manco Honnold su Freerider, faccio due passi, due e voilà... Esco dalla cengetta e mi batto una mano sulla spalla: vedi che quando vuoi, anche da sola, sei affrontare un po’ di paure?!?!?!?
Adesso non mi resta che tornare sul sentiero, e smazzarmi tutta la risalita verso il Passo delle Coronelle.
Forse, oltre allo strudel, dovevo mangiare qualcosa d'altro: comincio a sentire le gambe stanchine. Incontro un gruppo di vicentino-padovani che stanno andando a fare la ferrata. Scambio di foto e di chiacchiereo, (con la scusa mi riposo 5’) e poi scavalco il passo.
Di nuovo pianin pianella, scendo circondata dalle guglie, con vista a sbalzo sulla valle sottostante.
Una volta uscita dalla montagna, saluto il gruppone di veneti e ritorno al rifugio.
Mi faccio quasi un pisolino sulla seggiovia e, arrivata all’auto, sorrido: stamattina prima di partire stavo per rinunciare, non mi andava molto di partire da sola stavolta. Per fortuna mi sono costretta a mettermi in auto: avrei perso l’occasione di “perdermi” nel silenzio dei miei pensieri, tacitati, per una volta, dalla bellezza di quel che mi circonda.