Cognetti vi piace?

Pereira

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Ho letto in modo quasi morboso Le otto montagne di Paolo Cognetti. Ho scoperto di recente questo scrittore cui mi lega l'età, siamo quasi coetanei, e l'amore per la montagna se pur vissuto e interpretato in modo diverso. Ieri Cognetti su Repubblica ha ribadito il suo non amore per gli sciatori e per lo sci. Sostiene e credo che non lo faccio solo per marketing che andare in montagna vuol dire farlo lentamente e sui sentieri. Lo sciatore consuma la montagna come lo consuma lo sci con le piste e gli impianti. Nello specifico su Repubblica ieri Cognetti manifestava tutte le sue perplessità sulla possibilità di collegare il comprensori di Cervinia a quello del Monte Rosa. Il suo odio per Cervinia è noto: "andrebbe abbattuta". Ovviamente il riferimento è ai palazzoni che caratterizzano il paese.

Devo dire che Le otto montagne è un romanzo straordinario per me e pure per i giurati del premio Strega perchè descrive in modo semplice e realistico la passione per la montagna e le sensazioni che si provano andando per sentieri.

Ma su Cognetti mi fa piacere sapere da voi come lo valutate
 
la letteratura di montagna purtroppo subisce molto spesso il peso dell’ ego di alcuni scrittori.
Uno dei pochi che ha sempre saputo raccontare storie genuine quanto veritiere è stato il Mario Stern, un uomo originario della montagna che non ha mai dovuto indossare la maschera del montanaro burbero e rozzo per dare maggior risonanza al suo pensiero. Nonostante non si sia mai tirato indietro da criticare un certo tipo di turismo che tutti conosciamo, aveva una base culturale (seria) così vasta che era capace di produrre giudizi critici e pungenti senza mai arrivare alla “sparata” e senza mai assumere il ruolo del Vigile Urbano della montagna.
Subito dopo è arrivato Mauro Corona (che non ha mai nascosto la sua ammirazione per Rigoni Stern) che con i suoi primi libri- che io personalmente adoro- ha rivisitato e raccontato le storie del suo paese e della sua valle (che all’ epoca, tra le varie vicissitudini del post-vajont, rischiava davvero di dissolversi nel nulla). Anche in questo caso i commenti dell’autore erano sobri e occupavano un ruolo marginale nella struttura del racconto,forse perché il coinvolgimento di chi scriveva di queste vicende era così pieno da rendere totalmente inutile qualunque tipo di paragone/riflessione/rimpianto/scoreggia retorica. Successivamente, forse per il carattere di Mauro,per esigenze editoriali/commerciali, per altri motivi che non conosco e non mi interessa conoscere, Corona ha scelto di occuparsi sempre di più di attualità, di montagna, e di svariati temi.

Non si puo’ fare a meno di notare che in questo segmento editoriale i resoconti di vita “vera” in montagna si limitino a “memorie” di tempi lontani in zone/paesi/regioni specifiche, il che rende la diffusione e l’ interesse generato da queste stesse opere limitati all' area geografica di appartenenza. Per tutto il resto ormai bisogna avere a che fare con autori come Cognetti che “esportano” le loro (legittime e rispettabili) frustrazioni umane dalla loro città alla montagna, per poi dipingere il solito affresco finto e posticcio fatto di camicie a quadri, barbe incolte, uomini rozzi e burberi ma buoni e tutti gli altri noiosissimi clichè che avete tutti già letto/sentito.
Se dal punto di vista letterario questi clichè finiscono per funzionare (anche grazie alla bravura dello scrittore), dal punto di vista concettuale fanno acqua da tutte le parti e risultano alquanto pallosi. Riscuotono successo perché da sempre in Italia c’è un esercito di “frustrati” ( vedi "I Falliti" di Giampiero Motti) che attraverso la montagna cercano di appiccicarsi addosso un qualche tipo di etichetta che dia un senso alla loro vita quotidiana-spesso merdosa.

Io personalmente faccio molta fatica a riconoscermi nel pensiero di chi protesta in modo donchisciottiano contro i soliti vacillanti “mulini a vento” (che tanto verranno tirati giù o da costi allucinanti o dal clima, non certo dal “movimento sentierista”) e che di fatto ignora altri fattori reali che contribuiscono in modo effettivo al decadimento dell’ ambiente montano, di un certo ambiente montano dove non fa figo trasferirsi e dove nessuno ha voglia/soldi di costruire strade nuove o scuole, figurarsi impianti sciistici. La critica stessa generalizzata nei confronti di tutti gli sciatori (skialper anche, presumo) è indice della solita miopia del cittadino trasferito che deve suddividere tutti i praticanti degli sport in montagna in precisi filoni e raggruppamenti.
Io continuerò a leggere Mario Stern, poi spero che arrivi un giorno in cui magari qualcuno potrà rappresentare appieno cosa voglia dire vivere in montagna/zone pedemontane/interne al giorno d’ oggi: un affresco neanche tanto naturalistico (la natura è una forza troppo vasta- quasi divina - per essere rappresentata univocamente senza cadere in banalità e altre scoregge retoriche da blog di montagna) quanto principalmente umano,monotono quanto squallido, fatto di viaggi eterni in corriera, zero infrastrutture, crisi demografiche tremende che producono altrettanti scempi/disastri culturali, ma anche di avvenimenti”normali” e quotidiani che poco hanno a che vedere con le proiezioni catastrofistiche/eremitiche/naturalistiche degli autori ma che raccontano degli stessi dubbi e degli stessi sentimenti con cui da sempre i “montanari” convivono. E che quindi risulterebbero più sinceri e realistici.

scorre poco ma volevo esprimere il mio parere.
 

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la letteratura di montagna purtroppo subisce molto spesso il peso dell’ ego di alcuni scrittori.
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Io personalmente faccio molta fatica a riconoscermi nel pensiero di chi protesta in modo donchisciottiano contro i soliti vacillanti “mulini a vento” (che tanto verranno tirati giù o dai costi allucinanti o dal clima, non certo dal “movimento sentierista”) e che di fatto ignora altri fattori reali che contribuiscono in modo effettivo al decadimento dell’ ambiente montano, di un certo ambiente montano dove non fa figo trasferirsi e dove nessuno ha voglia/soldi di costruire strade nuove o scuole, figurarsi impianti sciistici. La critica stessa generalizzata nei confronti di tutti gli sciatori (skialper anche, presumo) è indice della solita miopia del cittadino trasferito che deve suddividere tutti i praticanti degli sport in montagna in precisi filoni e raggruppamenti, il ciclista che maledettomitaglialastradacriminale, il climbersporcohippydimerda e via così.
Io continuerò a leggere Mario Stern, poi spero che arrivi un giorno in cui magari qualcuno potrà rappresentare appieno cosa voglia dire vivere in montagna/zone pedemontane al giorno d’ oggi: un affresco neanche tanto naturalistico (la natura è una forza troppo vasta- quasi divina appunto- per essere rappresentata univocamente senza cadere in banalità e altre scoregge retoriche da blog di montagna) quanto principalmente umano,monotono quanto squallido, fatto di viaggi eterni in corriera, zero infrastrutture, crisi demografiche tremende che producono altrettanti scempi/disastri culturali, ma anche di avvenimenti”normali” e quotidiani che poco hanno a che vedere con le proiezioni catastrofistiche/eremitiche/naturalistiche degli autori ma che raccontano degli stessi dubbi e degli stessi sentimenti con cui da sempre i “montanari” convivono. E che quindi risulterebbero più sinceri e realistici.

scorre poco ma volevo esprimere il mio parere.

A parte l'applauso sincero e l'invidia (scorre, eccome se scorre) per non averlo saputo scrivere io, in grassetto il concetto rovinoso che c'è dietro questi "dannati" che pensano di aver afferrato il concetto di essere un "vero montanaro". Senza mai aver provato a viverci normalmente in montagna; la vita di tutti giorni, quella sì che è dura.
Non fare l'eremita qualche mese all'anno come sto tizio (il cui cognome avevo sentito distrattamente associato a una qualche notizia di nessun interesse al tg) e, per questo, pretendere di assurgere a custode della vera anima montanara.
Perdonatemi, è un dialetto che non pratico ma chedo si capirà lo stesso: ma va' a ciapa' i ratt.
 
Letto fino ad oggi meta' libro (ovviamente le 8 montagne...). Scrive bene? Si, non ne avrei letto meta' in 1 giorno e mezzo altrimenti.
Descrive bene l'andare in montagna di un cittadino e le sensazioni e sentimenti conseguenti? Si, magistralmente. Mi trovo tantissimo in alcune descrizioni.
Differenze rispetto a rigoni stern e corona? Beh, a parte che rigoni stern rientra nella categoria "scrittori immortali" e non in quella generica degli scrittori di montagna tra i quali annovero il pur ottimo Corona degli inizi (e in questo concordo con adv), le differenze, volute o no, si vedono tutte e sono la forza della sua scrittura. E' montagna narrata da un cittadino, non da un montanaro. E si sente. Nel bene e nel male. Rientra x certi aspetti in quel genere di idealizzazione quasi mitologica della purezza montanara/agricola, che parte dalle bucoliche di virgilio passando per thoreau (walden), etc...
Solo pochi autori riescono a rendere appieno l'interezza della montagna come bellezza ma anche fatica, dolore, lotta, etc...e oltre a quelli gia citati ci metterei oure l'ottimo sgorlon

Venendo poi alle sue idee non letterarie ma pratiche penso che risentano di questa idealizzazione, vivere la montagna da scrittore non è come viverla da boscaiolo, contadino, malgaro. Ma non gliene faccio una colpa, anzi, è lo stesso romantico errore nel quale cado anche io quando penso alle terre alte e alla possibilità di trasferirmi a viverci...mia nonna della carnia, che aveva girato mezza italia come cuoca, diceva sempre: coi schei ogni posto xe bel!
 
Mi arriva proprio la prossima settimana. Son curioso di leggerlo. Dopo i vostri commenti ancora di più! :D
 
finito il libro ieri sera. la seconda meta' del libro mi lascia molto perplesso. non spoilero ovviamente ma sicuramente non all'altezza della prima. un finale, boh, un po' buttato li.
a maggior ragione non mi spiego come si concilia questo finale con la posizione pubblica di Cognetti contro l'antropizzazione a fini turistici della montagna.

saluti
 
Già detto altrove, nn è un libro di montagna, la montagna è uno sfondo alla trama.....alquanto banale, per altro.
I libri di montagna sono altri, sono quelli in cui emerge la vita, le fatiche, le imprese, le conquiste, i legami e via dicendo di chi la montagna la vive veramente.
Cosa ben diversa è "fare il montanaro" per qualche mese....(oltre a sparar sentenze.....) e pretender di scrivere un libro di montagna.
Se devo consigliare un libro di montagna, di sicuro nn sarà le 8 montagne; se mi chiedono un libro da ombrellone può andare bene.
 
Mi avete incuriosito, vorrei leggerlo, ma nelle biblioteche ha liste d'attesa mostruose sia in copia fisica che digitale. Quando riesco lo leggo, ma a quanto vedo il premio Strega l'ha già vinto!
 
Ho postato sul suo blog i link a questa e all'altra discussione.....
Magari scende dal pero su certe cose......

Ho letto ... :D

Dalle risposte e da quello che scrive nel testo sopra, "I distruttori" :PAAU, piuttosto che ricredersi o ritrattare anche solo un po', sarebbe disposto a farsi impalare da una lancia sparaneve. HIHIHI
Del resto uno che prende casa i mezzo a una pista e poi rompe i coglio.ni per il rumore dei cannoni e dei gatti e per il passaggio degli sciatori, aveva scientemente l'intenzione di romperli (i coglio.ni). Forse per mettersi in mostra e far parlare di sé; ma probabilmente sono io che sono cattivo e malpensante.
 
mi hanno regalato...(la cognata del pd) il libro di cognetti...e ora mi tocca leggerlo...
vado.....inizio......:PAAU
 
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