Costalunga-Vajolon-Zigolade-Rif.Roda de Vaèl e ritorno
E' Venerdì scorso. Sono su Earth, la rotellina del mouse brucia esplorando la zona dolomitica più facilmente raggiungibile dalla palude padana occidentale.
Lo zoom si stabilizza sulla Val di Tires; la schiena prima incurvata si appoggia allo schienale del divano, la mano giunge al mento e l'attrito con la barba non
ancora rasata decide.
Ora che l'ho vista la considero una gemella della Val di Funes: inizialmente sprofonda ramificando la Val Isarco. Si apre poi, e i prati tagliati a laser
muoiono atrocemente contro le prime bastionate del Catinaccio-Rosengarten.
Di mattina la sagoma del Catinaccio, come quella delle Odle, prende forma tra le nuvole, l'umidità e il controluce.
Contrastanti grige e più smorte sfumature di dolomia dello Sciliar, che svetta con più discrezione appena più a nord della valle, caratterizzano entrambi i gruppi.
Alla fine non sai chi scegliere.
Qui abbiamo l'archetipo di enrosadira, un secchio di rossi e arancio schizofrenici, disperati schiantato delirante tra le foreste e il cielo.
Una bella foto di una delle due simpatiche e solari ragazze di Monaco conosciute in valle. I dettagli in mp
Alla fine ho più osservato che camminato.
Parto in piena notte.
Le prime luci fanno presagire una gran giornata
Accantono per oggi la Val di Tires e decido di salire per la Val d'Ega, verso il Passo Costalunga.
Appena prima dell'alba incrocio il Lago di Carezza silenzioso e privo di schiamazzi. Il turchese fa da specchio al Latemar ancora spento e sempre molto gotico.
Risalgo in auto proseguendo finché appare l'appendice meridionale del Catinaccio dominata dalla Roda di Vael
Le bastionate del Latemar iniziano a ferirsi di sfumature scarlatte.
Che roba..giuro che ho pensato di mettermi a dormire nel campo lì sotto.
Lascio l'auto al primo piccolo parcheggio in ghiaia che trovate lungo la strada verso il Passo Nigra.
Il sentiero inizia sulla sinistra, è l'unico e segna la prima tappa: il Passo del Vajolon.
Il Latemar è alle tue spalle quindi sei un po' costretto a voltarti...fantascienza!!! :shock:
Il bosco inizia a diradarsi
Ombra di Bario e metalli pesanti nell'atmosfera terrestre, presumibilmente sputati da aereo in volo con passeggeri ignari del male che si sta continuamente compiendo, e Latemar in primo piano
Il momento magico come sempre finisce, puoi volgere lo sguardo verso la meta e l'impressionante parete della Roda.
Anche qui incontri rocce a strati di sedimenti vecchi milioni di anni.
Salendo molto veloce in breve tempo arrivi al congiungimento del sentiero che arriva dal Rif.Paolina, stazione superiore della seggiovia Paolina, comoda alternativa al percorso e per chi volesse arrivare molto fresco alla facile e bella ferrata della Roda di Vael.
Fantastico terrazzo naturale
Un'altra magia sta per compiersi tra le pareti del ghiaione, là in alto sulla sinistra.
Si alternano tratti erbosi a tratti sassosi, finché non arrivi all'attacco del ghiaione, stretto, corto e refrigerato da accumuli nevosi (probabilmente di 4 anni fa )
L'aria si incanala nella gola e fa freddo nonostante in pianura si muoia.
La meraviglia offre energie in più, và che roba :CHIT
Metto la prima persona perché mentre proseguo trovo questo cartello
Come ***** faccio a non bestemmiare? Me li immagino lì nel loro ufficio giù a Bolzano intenti a mandarmi a p.uttane la giornata davanti alle Tabacco.
Non son buoni di star fermi, dev'essere tutto perfetto. Ecchecc.azzo stanno sistemando il ghiaione, hanno portato anche un generatore che darebbe energia a un paese del terzo mondo.
Chiamo la provincia, dip.28. Dormono.
Chiamo il Rif.Paolina. Dormono incazzati.
Chiamo il Rif.Roda di Vael e mi risponde un piacevole accento:"si può passare ugualmente, vai tranquillo".
Intravedo a qualche centinaio di metri dietro di me un ragazzo e una coppia.
Il ragazzo passerà e lo incontrerò sulla forcella. Al mio "ciao" capirò che è passato, raggiungendomi, solo per competizione. Competitivissimo il tipo.
Mugugna qualcosa e mi passa davanti, andandosi a sedere mesto sotto la Roda. Deve aver dormito con quelli del Paolina.
La coppia non la rivedrò più nonostante la mia lunga pausa alla forcella.
Insegnamento: non incazzarsi per nulla e non salutare nemmeno qualcuno incazzato a sua volta.
Questi minuti di freddo e luce fioca sono sempre magnifici.
Proseguo su qualche metro di terreno molto friabile, umido, ma facile (in attesa che sistemino), poi una breve scala metallica fa accedere al ghiaione, breve, stretto,
di pendenza non accentuata.
La luce illumina le pareti che gli fanno da scrigno.
L'atmosfera
Un ultimo sguardo verso valle, quando la luce ormai ha sfumature più bianche
Cima Sforcella ti accoglie così :shock:
Mentre verso la Val di Fassa la vista spazia dalle Tofane a sinistra, al Sorapis, alla silhouette della Marmolada ai Monzoni.
Massicci cubici e il sentiero che sale inizialmente verso est per poi virare verso la costa fassana e condurti al Rif. Roda
Sono nemmeno lontanamente le 8, mi guardo intorno e decido di godere del panorama dal Teston del Vajolon.
Salgo alla mia sinistra, non ho visto un vero e proprio sentiero (c'è) ma il pendio è molto bello, tra erba e rocce manco me ne accorgo e sono su una delle pendici occidentali delle Dolomiti di sinistra Adige.
Mentre sali, Cima Sforcella domina la scena
La Roda assume un altro aspetto
e nasconde parzialmente le Pale di S.Martino, unico gruppo insieme alla Marmolada ad avere ancora neve
la vallata è proprio bella
Ricompaiono il Latemar e i dolci pendii tra la Val d'Ega e la Val di Tires
Dopo il Latemar per trovare dolomia devi balzare fino alle Dolomiti di Brenta.
Poi, da sinistra a destra, 4 gruppi glaciali: Adamello, Ortles, Similaun/Oetztaler Alpen e Stubaier...una fantastica panoramica.
Lì sotto, lo Sciliar a portata di mano
Faccio una lunga pausa perché sono abbastanza stanco, la svegliataccia e probabilmente il giapponese annegato nell'Ortrugo
mi stanno facendo qualche scherzo fisiologico.
Più tardi inizio a scendere passando sotto Cima Sforcella le cui pareti da questo lato assumono lo stile "rococò corallino"
:shock:
passando ai piedi di questo anfiteatro
Il culo della Roda, simile al suo lato più conosciuto. You Know me, and you don't (Chanel n.5) E' sempre così.
Scendo il breve ghiaione
per arrivare alla base della vallata erbosa, stupefacente
Arrivo al punto di incontro tra il sentiero che va dal rif. Roda al Rif.Gardeccia, e quello che sale al passo Cigolade
Opto per il Passo Cigolade, dal quale immagino si goda di una vista sublime sul gruppo del Catinaccio d'Antermoia.
Di là
Queste sono le nostre di tutti cattedrali
Ecco il vallone che ospita il sentiero, già qui è uno spettacolo.
E questa?
Qui il cellulare decide di morire [..........]
Dopo una ventina di minuti sono per la prima volta al Passo Cigolade e la vista che mi si para davanti va oltre le mie aspettative.
Il Catinaccio è estremamente complesso e tridimensionale, ha una profondità propria. Successioni rocciose imponenti, massicce si alternano a bastioni solitari,
ciclopiche canne d'organo che si nascondono l'un l'altra, e tutto questo gran imbastimento sembra coinvolgere ogni singola particella convergendo verso un unico punto che è un lembo di cielo inafferrabile.
Incontro un gruppo di Rovereto e passiamo una mezz'ora buona nel riconoscere le cime e a dir boiate, grandi.
Li saluto e nella ritrovata loquacità chiedo ad un ragazzo lì a fianco un favore, quello di scattare una foto e di mandarmela via mail.
Gentilissimo lo fa. "Te la mando stasera".
La foto non è arrivata. Simpaticissimo! Che ti venga un cagotto, con affetto.
Riparto in direzione rif. Roda de Vael, me lo lascio alle spalle e vado a mangiare al ristoro a fianco, il rif. Pederiva.
Chiedo il favore anche alla ragazza che gentilmente e in un atto di sopportazione compassionevole mi ricarica il cellulare.
Per sdebitarmi prendo un piatto di polenta e capriolo. Non male ma la ragazza bionda che serve è molto meglio, sopratutto quando si muove.
Ma l'estasi è il cellulare ricaricato fino al 39%.
Sono sulla costa erbosa che separa il Passo Costalunga con la Val di Fassa. La gente è già tanta ma, padroni dei cani a parte, il clima è sopportabile.
Proseguo con le ultime tappe verso il punto di partenza.
I gruppi sono più illuminati, compare anche il Sella e purtroppo ora si vede bene l'obbrobrio del taglio della pista Vulcano.
Arrivo sul versante atesino, Pale e Lagorai là dietro
Latemar e ghiacciai di confine davanti
Catinaccio e Roda sul fianco, parallela al sentiero
Arrivo al Rif. Paolina, passando oltre e puntando verso nord/Passo delle Coronelle
Al bivio scendo in direzione Baita Masarè, e il Latemar appare ancora, 'stavolta nella declinazione che più gli si addice: ultra-tetra!
Da qualche parte là c'è anche il favoloso Alto Adige non-dolomitco.
Giungo all'auto
quando tutti i panorami di oggi si sovrappongono condensandosi in un'unica descrizione:
"Si immagini un gigantesco anfiteatro di pareti fessurate e dentate al vertice, che si proiettano in alto per 3000 piedi davanti all'osservatore, sorgendo dalle voragini che sprofondano ai suoi piedi e raggiungendo nella Rothewand Spitze l'altezza di 10.200 piedi sul livello del mare.
Fate sì che le braccia dell'anfiteatro si muovano in avanti così da abbracciare quasi metà del vostro campo visivo, offrendo da tutte le parti un volto nudo, desolato, completamente spoglio.
Masse di detriti scendono lungo tutto l'arco dell'anfiteatro e minacciano di invadere l'intero bacino sottostante, solo lasciando un esile margine di pascoli d'un verde lucente,
ove si può notare l'oscura macchia di una baita.
Anche riuscendo ad immaginare tutto questo si avrà un'idea inadeguata di quanto sia impressionante questo scenario"
Josiah Gilbert, George Cheetham Churchill, The Dolomite Mountains, 1864
Scendo in fretta verso la bella Val di Tires per buttarmi in sauna, mangiare, godermi l'enrosadira, e terminare la giornata nel migliore dei modi.
Arrivato in valle si gode di questo panorama pomeridiano
e prima del buio eccola.
Seducente, terribile.
--------------------
Lungo la Val Ciamin e Rif.Bergamo
La mattina la valle offre questo scenario
Parto tardi, prima di tutto per godermela, secondo perché il Catinaccio rimane in controluce e vorrei
godere appieno dei contrasti della vallata.
A posteriori vi consiglio assolutamente il trekking a partire dal primo pomeriggio, per poi tornare verso ora di cena o dopo.
Vado con l'auto in direzione della Val Ciamin, all'inizio della quale troviamo due piccoli parcheggi gratuiti.
Il sentiero passa presso il ristorante Ciamin, punto di ristoro finale per premiarsi della camminata con un birrozzo,
e inizia con il bosco. Bel sentiero non modificato, suolo misto terra e ghiaia.
Le prime bizzarre forme sovrastano la costa a nord della vallata. Là dietro c'è lo Sciliar, raggiungibile
anche con un "sentiero delle cascate" dal questa valle.
Prendo un po' di quota tra tornanti nel bosco sovrastante la forra fino a congiungermi al sentiero principale, una strata quasi carrabile più larga
che arriva dalla parte terminale della valle, verso il Passo Nigra.
Sempre molto naturale però.
Inizia ad aprirsi
e si intravede qualcosa
Madonna santa...cosa c'è la dietro?
Questo è uno sbadabam mica da ridere
Rimango di stucco. Se Tolkien avesse visto questa magnificenza sarebbe ancora lì alla scrivania a immaginare
storie e paesaggi assurdi come questi
Si rientra nel bosco tra i tornanti, passando ora sulla costa sinistra
che offre la classica visuale per fare 1 chilometro di sentiero in un'ora, perché come fai a non fermarti continuamente?
Davanti, la testata della valle si compone di queste meravigliose pareti
Questa è alle spalle
Il percorso dopo un paio di tornanti su ghiaia e passato il bivio per il Rif. Alpe di Tires,
ai apre in un'altra radura tolkieniana
Uno spettacolo tanto, troppo grande per gli occhi che non sai dove guardare
Pochi passi e si vede il Rif.Bergamo racchiuso da un'eterna conchiglia di pietra dalle valve perlacee, mentre
le nuvole trasformano il suolo in un ritmato quadro cangiante
Non vado fino al Bergamo, me lo tengo come tappa intermedia per un altro trekking.
Mi corico sotto la bandiera per qualche minuto e torno lungo il percorso dell'andata.
Un giro alternativo ad anello potrebbe essere Rif.Bergamo-ghiaione-Rif.Alpe di Tires.
Al rif. Alpe di Tires si chiude il giro tornando verso la Val Ciamin tramite percorso alternativo
con sentiero attrezzato, racchiuso da quelle pareti rosa che chiudono la valle.
Dal Bergamo infatti partono due ghiaioni: uno va al rifugio dell'Alpe, l'altro arriva al Rif. Passo Principe,
tappa perfetta per passare la notte, godersi tramonti e albe e la mattina partire o per la ferrata
del Catinaccio d'Antermoia, o verso il passo d'Antermoia per poi arrivare al lago omonimo.
Per il ritorno non saprei proprio, qualcunos a se c'è un bus che riporta a Tires?
Mentre scendo, la luce cambia. Putroppo troppo poco in fretta e mi pento di non essere partito più tardi.
Incredibile! Qui non ci sono parole..
Si torna in fretta sul comdodo sentiero, si rientra nel bosco e il paesaggio riesce ad offrire ancora qualche scorcio malinconicamente diverso
prima del saluto.
E' Venerdì scorso. Sono su Earth, la rotellina del mouse brucia esplorando la zona dolomitica più facilmente raggiungibile dalla palude padana occidentale.
Lo zoom si stabilizza sulla Val di Tires; la schiena prima incurvata si appoggia allo schienale del divano, la mano giunge al mento e l'attrito con la barba non
ancora rasata decide.
Ora che l'ho vista la considero una gemella della Val di Funes: inizialmente sprofonda ramificando la Val Isarco. Si apre poi, e i prati tagliati a laser
muoiono atrocemente contro le prime bastionate del Catinaccio-Rosengarten.
Di mattina la sagoma del Catinaccio, come quella delle Odle, prende forma tra le nuvole, l'umidità e il controluce.
Contrastanti grige e più smorte sfumature di dolomia dello Sciliar, che svetta con più discrezione appena più a nord della valle, caratterizzano entrambi i gruppi.
Alla fine non sai chi scegliere.
Qui abbiamo l'archetipo di enrosadira, un secchio di rossi e arancio schizofrenici, disperati schiantato delirante tra le foreste e il cielo.
Una bella foto di una delle due simpatiche e solari ragazze di Monaco conosciute in valle. I dettagli in mp
Alla fine ho più osservato che camminato.
Parto in piena notte.
Le prime luci fanno presagire una gran giornata
Accantono per oggi la Val di Tires e decido di salire per la Val d'Ega, verso il Passo Costalunga.
Appena prima dell'alba incrocio il Lago di Carezza silenzioso e privo di schiamazzi. Il turchese fa da specchio al Latemar ancora spento e sempre molto gotico.
Risalgo in auto proseguendo finché appare l'appendice meridionale del Catinaccio dominata dalla Roda di Vael
Le bastionate del Latemar iniziano a ferirsi di sfumature scarlatte.
Che roba..giuro che ho pensato di mettermi a dormire nel campo lì sotto.
Lascio l'auto al primo piccolo parcheggio in ghiaia che trovate lungo la strada verso il Passo Nigra.
Il sentiero inizia sulla sinistra, è l'unico e segna la prima tappa: il Passo del Vajolon.
Il Latemar è alle tue spalle quindi sei un po' costretto a voltarti...fantascienza!!! :shock:
Il bosco inizia a diradarsi
Ombra di Bario e metalli pesanti nell'atmosfera terrestre, presumibilmente sputati da aereo in volo con passeggeri ignari del male che si sta continuamente compiendo, e Latemar in primo piano
Il momento magico come sempre finisce, puoi volgere lo sguardo verso la meta e l'impressionante parete della Roda.
Anche qui incontri rocce a strati di sedimenti vecchi milioni di anni.
Salendo molto veloce in breve tempo arrivi al congiungimento del sentiero che arriva dal Rif.Paolina, stazione superiore della seggiovia Paolina, comoda alternativa al percorso e per chi volesse arrivare molto fresco alla facile e bella ferrata della Roda di Vael.
Fantastico terrazzo naturale
Un'altra magia sta per compiersi tra le pareti del ghiaione, là in alto sulla sinistra.
Si alternano tratti erbosi a tratti sassosi, finché non arrivi all'attacco del ghiaione, stretto, corto e refrigerato da accumuli nevosi (probabilmente di 4 anni fa )
L'aria si incanala nella gola e fa freddo nonostante in pianura si muoia.
La meraviglia offre energie in più, và che roba :CHIT
Metto la prima persona perché mentre proseguo trovo questo cartello
Come ***** faccio a non bestemmiare? Me li immagino lì nel loro ufficio giù a Bolzano intenti a mandarmi a p.uttane la giornata davanti alle Tabacco.
Non son buoni di star fermi, dev'essere tutto perfetto. Ecchecc.azzo stanno sistemando il ghiaione, hanno portato anche un generatore che darebbe energia a un paese del terzo mondo.
Chiamo la provincia, dip.28. Dormono.
Chiamo il Rif.Paolina. Dormono incazzati.
Chiamo il Rif.Roda di Vael e mi risponde un piacevole accento:"si può passare ugualmente, vai tranquillo".
Intravedo a qualche centinaio di metri dietro di me un ragazzo e una coppia.
Il ragazzo passerà e lo incontrerò sulla forcella. Al mio "ciao" capirò che è passato, raggiungendomi, solo per competizione. Competitivissimo il tipo.
Mugugna qualcosa e mi passa davanti, andandosi a sedere mesto sotto la Roda. Deve aver dormito con quelli del Paolina.
La coppia non la rivedrò più nonostante la mia lunga pausa alla forcella.
Insegnamento: non incazzarsi per nulla e non salutare nemmeno qualcuno incazzato a sua volta.
Questi minuti di freddo e luce fioca sono sempre magnifici.
Proseguo su qualche metro di terreno molto friabile, umido, ma facile (in attesa che sistemino), poi una breve scala metallica fa accedere al ghiaione, breve, stretto,
di pendenza non accentuata.
La luce illumina le pareti che gli fanno da scrigno.
L'atmosfera
Un ultimo sguardo verso valle, quando la luce ormai ha sfumature più bianche
Cima Sforcella ti accoglie così :shock:
Mentre verso la Val di Fassa la vista spazia dalle Tofane a sinistra, al Sorapis, alla silhouette della Marmolada ai Monzoni.
Massicci cubici e il sentiero che sale inizialmente verso est per poi virare verso la costa fassana e condurti al Rif. Roda
Sono nemmeno lontanamente le 8, mi guardo intorno e decido di godere del panorama dal Teston del Vajolon.
Salgo alla mia sinistra, non ho visto un vero e proprio sentiero (c'è) ma il pendio è molto bello, tra erba e rocce manco me ne accorgo e sono su una delle pendici occidentali delle Dolomiti di sinistra Adige.
Mentre sali, Cima Sforcella domina la scena
La Roda assume un altro aspetto
e nasconde parzialmente le Pale di S.Martino, unico gruppo insieme alla Marmolada ad avere ancora neve
la vallata è proprio bella
Ricompaiono il Latemar e i dolci pendii tra la Val d'Ega e la Val di Tires
Dopo il Latemar per trovare dolomia devi balzare fino alle Dolomiti di Brenta.
Poi, da sinistra a destra, 4 gruppi glaciali: Adamello, Ortles, Similaun/Oetztaler Alpen e Stubaier...una fantastica panoramica.
Lì sotto, lo Sciliar a portata di mano
Faccio una lunga pausa perché sono abbastanza stanco, la svegliataccia e probabilmente il giapponese annegato nell'Ortrugo
mi stanno facendo qualche scherzo fisiologico.
Più tardi inizio a scendere passando sotto Cima Sforcella le cui pareti da questo lato assumono lo stile "rococò corallino"
:shock:
passando ai piedi di questo anfiteatro
Il culo della Roda, simile al suo lato più conosciuto. You Know me, and you don't (Chanel n.5) E' sempre così.
Scendo il breve ghiaione
per arrivare alla base della vallata erbosa, stupefacente
Arrivo al punto di incontro tra il sentiero che va dal rif. Roda al Rif.Gardeccia, e quello che sale al passo Cigolade
Opto per il Passo Cigolade, dal quale immagino si goda di una vista sublime sul gruppo del Catinaccio d'Antermoia.
Di là
Queste sono le nostre di tutti cattedrali
Ecco il vallone che ospita il sentiero, già qui è uno spettacolo.
E questa?
Qui il cellulare decide di morire [..........]
Dopo una ventina di minuti sono per la prima volta al Passo Cigolade e la vista che mi si para davanti va oltre le mie aspettative.
Il Catinaccio è estremamente complesso e tridimensionale, ha una profondità propria. Successioni rocciose imponenti, massicce si alternano a bastioni solitari,
ciclopiche canne d'organo che si nascondono l'un l'altra, e tutto questo gran imbastimento sembra coinvolgere ogni singola particella convergendo verso un unico punto che è un lembo di cielo inafferrabile.
Incontro un gruppo di Rovereto e passiamo una mezz'ora buona nel riconoscere le cime e a dir boiate, grandi.
Li saluto e nella ritrovata loquacità chiedo ad un ragazzo lì a fianco un favore, quello di scattare una foto e di mandarmela via mail.
Gentilissimo lo fa. "Te la mando stasera".
La foto non è arrivata. Simpaticissimo! Che ti venga un cagotto, con affetto.
Riparto in direzione rif. Roda de Vael, me lo lascio alle spalle e vado a mangiare al ristoro a fianco, il rif. Pederiva.
Chiedo il favore anche alla ragazza che gentilmente e in un atto di sopportazione compassionevole mi ricarica il cellulare.
Per sdebitarmi prendo un piatto di polenta e capriolo. Non male ma la ragazza bionda che serve è molto meglio, sopratutto quando si muove.
Ma l'estasi è il cellulare ricaricato fino al 39%.
Sono sulla costa erbosa che separa il Passo Costalunga con la Val di Fassa. La gente è già tanta ma, padroni dei cani a parte, il clima è sopportabile.
Proseguo con le ultime tappe verso il punto di partenza.
I gruppi sono più illuminati, compare anche il Sella e purtroppo ora si vede bene l'obbrobrio del taglio della pista Vulcano.
Arrivo sul versante atesino, Pale e Lagorai là dietro
Latemar e ghiacciai di confine davanti
Catinaccio e Roda sul fianco, parallela al sentiero
Arrivo al Rif. Paolina, passando oltre e puntando verso nord/Passo delle Coronelle
Al bivio scendo in direzione Baita Masarè, e il Latemar appare ancora, 'stavolta nella declinazione che più gli si addice: ultra-tetra!
Da qualche parte là c'è anche il favoloso Alto Adige non-dolomitco.
Giungo all'auto
quando tutti i panorami di oggi si sovrappongono condensandosi in un'unica descrizione:
"Si immagini un gigantesco anfiteatro di pareti fessurate e dentate al vertice, che si proiettano in alto per 3000 piedi davanti all'osservatore, sorgendo dalle voragini che sprofondano ai suoi piedi e raggiungendo nella Rothewand Spitze l'altezza di 10.200 piedi sul livello del mare.
Fate sì che le braccia dell'anfiteatro si muovano in avanti così da abbracciare quasi metà del vostro campo visivo, offrendo da tutte le parti un volto nudo, desolato, completamente spoglio.
Masse di detriti scendono lungo tutto l'arco dell'anfiteatro e minacciano di invadere l'intero bacino sottostante, solo lasciando un esile margine di pascoli d'un verde lucente,
ove si può notare l'oscura macchia di una baita.
Anche riuscendo ad immaginare tutto questo si avrà un'idea inadeguata di quanto sia impressionante questo scenario"
Josiah Gilbert, George Cheetham Churchill, The Dolomite Mountains, 1864
Scendo in fretta verso la bella Val di Tires per buttarmi in sauna, mangiare, godermi l'enrosadira, e terminare la giornata nel migliore dei modi.
Arrivato in valle si gode di questo panorama pomeridiano
e prima del buio eccola.
Seducente, terribile.
--------------------
Lungo la Val Ciamin e Rif.Bergamo
La mattina la valle offre questo scenario
Parto tardi, prima di tutto per godermela, secondo perché il Catinaccio rimane in controluce e vorrei
godere appieno dei contrasti della vallata.
A posteriori vi consiglio assolutamente il trekking a partire dal primo pomeriggio, per poi tornare verso ora di cena o dopo.
Vado con l'auto in direzione della Val Ciamin, all'inizio della quale troviamo due piccoli parcheggi gratuiti.
Il sentiero passa presso il ristorante Ciamin, punto di ristoro finale per premiarsi della camminata con un birrozzo,
e inizia con il bosco. Bel sentiero non modificato, suolo misto terra e ghiaia.
Le prime bizzarre forme sovrastano la costa a nord della vallata. Là dietro c'è lo Sciliar, raggiungibile
anche con un "sentiero delle cascate" dal questa valle.
Prendo un po' di quota tra tornanti nel bosco sovrastante la forra fino a congiungermi al sentiero principale, una strata quasi carrabile più larga
che arriva dalla parte terminale della valle, verso il Passo Nigra.
Sempre molto naturale però.
Inizia ad aprirsi
e si intravede qualcosa
Madonna santa...cosa c'è la dietro?
Questo è uno sbadabam mica da ridere
Rimango di stucco. Se Tolkien avesse visto questa magnificenza sarebbe ancora lì alla scrivania a immaginare
storie e paesaggi assurdi come questi
Si rientra nel bosco tra i tornanti, passando ora sulla costa sinistra
che offre la classica visuale per fare 1 chilometro di sentiero in un'ora, perché come fai a non fermarti continuamente?
Davanti, la testata della valle si compone di queste meravigliose pareti
Questa è alle spalle
Il percorso dopo un paio di tornanti su ghiaia e passato il bivio per il Rif. Alpe di Tires,
ai apre in un'altra radura tolkieniana
Uno spettacolo tanto, troppo grande per gli occhi che non sai dove guardare
Pochi passi e si vede il Rif.Bergamo racchiuso da un'eterna conchiglia di pietra dalle valve perlacee, mentre
le nuvole trasformano il suolo in un ritmato quadro cangiante
Non vado fino al Bergamo, me lo tengo come tappa intermedia per un altro trekking.
Mi corico sotto la bandiera per qualche minuto e torno lungo il percorso dell'andata.
Un giro alternativo ad anello potrebbe essere Rif.Bergamo-ghiaione-Rif.Alpe di Tires.
Al rif. Alpe di Tires si chiude il giro tornando verso la Val Ciamin tramite percorso alternativo
con sentiero attrezzato, racchiuso da quelle pareti rosa che chiudono la valle.
Dal Bergamo infatti partono due ghiaioni: uno va al rifugio dell'Alpe, l'altro arriva al Rif. Passo Principe,
tappa perfetta per passare la notte, godersi tramonti e albe e la mattina partire o per la ferrata
del Catinaccio d'Antermoia, o verso il passo d'Antermoia per poi arrivare al lago omonimo.
Per il ritorno non saprei proprio, qualcunos a se c'è un bus che riporta a Tires?
Mentre scendo, la luce cambia. Putroppo troppo poco in fretta e mi pento di non essere partito più tardi.
Incredibile! Qui non ci sono parole..
Si torna in fretta sul comdodo sentiero, si rientra nel bosco e il paesaggio riesce ad offrire ancora qualche scorcio malinconicamente diverso
prima del saluto.
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