l’eventualità che, tra pochi giorni, la mitica ovovia di forcella staunies chiuda definitivamente i battenti, mi ha dato lo stimolo decisivo per andare a percorrere la ferrata m. bianchi alla cima di mezzo del cristallo…
già due volte in passato ho dovuto rinunciarvi a metà percorso per neve e/o maltempo, chissà che sia finalmente la volta buona… e, giacché si prevede una giornata da incorniciare sotto il profilo meteo, decido di prendere due piccioni con una fava e concatenarci anche il sentiero attrezzato i. dibona, di cui finora ho percorso solo la prima parte, la bellezza di 25 anni fa…
sveglia antelucana e via in auto verso la conca ampezzana, in cui arrivo in ritardo sui tempi previsti a causa di un incidente stradale a longarone…
... proseguo lungo la ss 51 :MAC: e vado a lasciare l’auto nei pressi del rifugio ospitale, poco prima di passo cima banche… il cielo è limpido e l’aria frizzantina, si preannuncia una scorpacciata di panorami…
scesi pochi metri, si attraversa la ciclabile e si giunge subito a un ponticello che scavalca le fresche acque del ru felizon…
oltre il torrente si segue subito il segnavia 203, una larga e comoda mulattiera che, con pendenza moderata, risale il bosco verso l’imbocco della val padeon…
ogni tanto, qualche apertura tra abeti e larici consente di saggiare piccoli scorci delle cime circostanti, prima verso taburlo e croda de antruiles, poi su pezories e pomagagnon…
più avanti la pendenza diventa più lieve mentre la mulattiera si fa strada nella valle, incastonata tra le alture del pomagagnon da una parte e del vecio del forame dall’altra ma, in questo primo tratto, ancora al riparo del bosco… gli alberi, però, non negano qualche altro scorcio suggestivo, questa volta sulla val pomagagnon con punta fiames che fa capolino lassù in alto…
ancora pochi passi e si incrocia il sentiero di rientro della ferrata dibona, che scende dal col dei stombe…
un altro breve tratto quasi pianeggiante e, nei pressi di un ponticello sul ru bosco, si incontrano le indicazioni per la val pomagagnon…
il bosco si fa ora più rado e, di conseguenza, gli scorci diventano sempre più frequenti e idilliaci…
a sinistra col dei stombe e vecio del forame
a destra le creste del pomagagnon
di fronte il ru bosco
dietro, la croda de r’ancona
cercando di resistere alla sindrome da scatto compulsivo :fotografo:, si prosegue lungo la valle ancora parzialmente coperta dagli alberi, ma ogni radura è buona per fermarsi ed estrarre la fotocamera (o, nel mio caso, il telefono)…
poco oltre si transita nei pressi del cason dei casonate…
e del luogo in cui sorgeva la vecchia malga padeon, dove finalmente il bosco cede temporaneamente il posto ai prati…
oltre, ci si immerge ancora nel rado bosco fino a incontrare un nuovo bivio, questa volta per forcella zumeles e punta erbing, da cui la presenza della crsta bianca si fa sempre più incombente…
la mulattiera diventa ora più pendente e, con un paio di tornanti, sale velocemente verso la testata della valle… oltrepassato un ultimo bivio – con il sentiero di ripiego intermedio dalla ferrata – ci si ritrova improvvisamente sulle ghiaie di quella che, nella stagione invernale, è la pista da sci “creste bianche”… il segnavia 203 prosegue sulla destra verso il passo son forcia, mentre un’indicazione piuttosto evidente “RIO GERE” invita a risalire la pista sulla sinistra... si è ormai in vista della grava di staunies, sovrastata dalla possente mole della cima di mezzo…
rimontata la pista e, per mezzo di un ripido sentierino, le soprastanti sponde ghiaiose si sbuca sul pianoro erboso ai piedi della stazione a valle dell’ovovia… qui, una volta rimossa la brutta immagine dei cannoni sparaneve parcheggiati tutt’intorno, si prova il primo vero effetto SBADADAM della giornata…
di fronte a noi sono schierati quasi tutti i giganti dolomitici che fanno da corona alla conca ampezzana… e, quelli che mancano, sono alle nostre spalle…
con un ultimo, ripido, strappo si raggiunge l’impianto di risalita e VIA!!! subito a bordo per un ultimo giro di giostra su questa vecchia ovovia che, ancora per poco, colora di rosso e giallo l’erto ghiaione…
la risalita è così lenta che consente da un lato di riprendere fiato e rifocillarsi, dall’altro di godersi in tranquillità l’incredibile paesaggio circostante… :skiamo:
occorre però farlo con i finestrini chiusi, perché il forte vento che soffia da nord rende il clima abbastanza rigido… giunti a forcella staunies, il vento è talmente forte che si fa letteralmente fatica a stare in piedi… :shock: ... scatto quindi solo una foto veloce prima di fiondarmi al rifugio lorenzi per un caffè… anzi, un tè caldo perché la macchina del caffè è guasta… :buongiorno:
sfidando il soffio gelido, esco in terrazza per godermi un po’ il panorama… la cima di mezzo è spazzata dalle raffiche e ha un aspetto quasi sinistro…
mentre lo spettacolo offerto dalle dolomiti di sesto val bene qualche dito congelato…
bòn, indossata l’attrezzatura da ferrata è ora di mettersi in marcia… i primi cavi della ferrata bianchi si trovano proprio al di là della ringhiera della terrazza…
mentre tento di scaldarmi un po’ le mani, do un’occhiata ai tanti escursionisti già alle prese con il ponte cristallo…
il freddo e il vento incessante indurrebbero a correre su senza tante cerimonie, ma la vastità dei panorami che si aprono ad ogni svolta non permettono di avanzare senza indugiare qualche attimo in contemplazione…
purtroppo, le condizioni meteo non permettono di godersi appieno quello che sarebbe un percorso attrezzato molto vario e divertente… la ferrata, infatti, alterna cengette, passaggi in cresta e qualche salto verticale superato con l’ausilio di scale…
a complicare ulteriormente la situazione, oltre al vento arriva anche un po’ di nebbia…
la neve, che altre volte mi ha costretto a rinunciare alla ferrata, è presente anche questa volta ma il percorso è comunque abbastanza agevole…
un attimo di tregua concesso dalle nubi, permette uno sguardo vertiginoso su cristallo e piz popena…
ancora un ultimo tratto in cresta conduce, infine, ai 3154 metri della cima di mezzo…
in vetta incontro un altro escursionista a cui chiedo gentilmente di scattarmi una foto, approfittando di un raro attimo in cui le nubi si diradano…
ok, diciamo che il tipo non è esattamente henri cartier-bresson…
... data l’inclemenza del tempo, saluto e mi dirigo velocemente verso il percorso di discesa, che corre più basso della ferrata principale lungo un sistema di cenge… sfortunatamente queste sono ancora coperte da molta neve, che in diversi punti seppellisce anche il cavo…
ho con me i ramponcini ma non la picca, perciò decido che non è igienico rischiare e torno rapidamente in cima, per poi seguire a ritroso il percorso di salita… che ora è abbastanza affollato (di gente equipaggita nei modi più discutibili), costringendomi a qualche attesa di troppo nei punti più delicati… :wall: ... vabbé, ne approfitto per gustarmi ancora il panorama…
intanto, sul ponte cristallo continua il brulicare di formichine…
rientrato a forcella staunies, mi fermo a mangiare un panino, restando così un po’ al riparo dal vento che non dà tregua… dopodiché mi rimetto in moto per la seconda parte della giornata… l’accesso al sentiero attrezzato dibona avviene tramite un sistema di scale che ha inizio proprio a ridosso della stazione a monte dell’ovovia…
lungo una delle rampe mi fermo per inveire contro un signore con al seguito un ragazzino tremante e quasi in stato di ipotermia, con una misera kway a integrare la t-shirt e i pantaloncini corti di cui era vestito…
... purtroppo erano dell’est e quindi non avranno capito nulla del mio assalto verbale… ad ogni modo, le scale conducono a un comodo intaglio da cui si incorre in tutta la magnificenza dell'autentica regina d’ampezzo… la croda rossa…
dall’intaglio cominciano le vere e proprie attrezzature… una scala metallica e le funi conducono alle prime postazioni di guerra, tra cui una breve galleria entro cui transitare…
poco oltre si giunge al bordo della profonda spaccatura superata dal famoso ponte, lungo quasi 30 metri… ahimè, mi imbatto in una nutrita comitiva di caiani caciaroni alle prese con il tentativo di farsi fotografare tutta assieme lungo la scala metallica oltre il ponte… :WHY ... mentre attendo che si levino dalle pelotas, do un’occhio indietro verso il rifugio lorenzi…
finalmente solo, posso attraversare anch’io il famigerato ponte, che non è poi così vertiginoso come sembra da lontano… sembra però di stare su qualche giostra di gardaland a causa delle fortissime raffiche a cui è esposto, per cui me la svigno in fretta…
si prosegue ora in cresta, stando attenti a non farsi sbilanciare dal vento, con la marmolada e le tofane in fronte e la croda rossa sempre vigile al nostro fianco…
oltrepassato il bivio per la cima del cristallino d’ampezzo – che tralascio solo perché fa un freddo becco e ci sono comunque già stato tanti anni fa – si prosegue in discesa lungo quello che è forse il tratto più impegnativo della ferrata, dal punto di vista tecnico, ormai in vista di forcella granda…
in forcella si trova il bivio con il segnavia 233, che cala nel gravon del forame in direzione della ferrata renè de pol, di cui trovate un bellissimo report di fabio qui su skiforum: http://www.skiforum.it/forum/showthread.php?t=43032
dalla forcella è possibile anche calarsi, per ripido e per nulla agevole ghiaione, in direzione della grava de staunies…
il sentiero dibona prosegue invece lungo le cenge che tagliano il versante ovest della cresta bianca, accanto a vecchie costruzioni militari…
alle nostre spalle, la possente mole del cristallo e della cima di mezzo…
le cenge su cui si sviluppa il percorso non sono particolarmente esposte, non si ha mai l'impressione del vuoto, ma danno comunque a tratti la sensazione di trovarsi in elicottero sopra la conca ampezzana…
raggiunta la cima della cresta bianca, la vista si apre nuovamente a nord verso la croda rossa, lasciando intuire anche il prosieguo dell’itinerario lungo i pendii del vecio del forame…
in questo tratto si è finalmente al riparo dal vento, per cui è possibile godersi la ferrata con maggior relax... le attrezzature conducono, ora in falsopiano ora in leggera discesa, a un piccolo strapiombo che si supera su alcune assi di legno…
qualche altro saliscendi porta in vista di forcella padeon e del caratteristico ricovero buffa di perrero, letteralmente incastonato nella parete…
giunti in forcella, un avviso dell’ente parco consiglia caldamente di non scendere nel versante opposto, verso il gravon del forame…
pochi passi ci separano dalla baracca-ricovero, in condizioni abbastanza penose rispetto a come me la ricordavo…
altra breve pausa per rifocillarsi un po’, quindi ancora avanti lungo le cenge che, con ponticelli e attrezzature, tagliano la parete di cima padeon… ritornato in cresta, incontro un gruppetto di escursionisti in sosta e ne approfitto per chiedere nuovamente la cortesia di uno scatto… questa volta sono più fortunato…
scambio due impressioni sulla bellezza del luogo, poi ringrazio, saluto e mi rimetto in marcia lungo la continua, ma mai noiosa, successione di cenge su cui si snoda il percorso…
mai noiosa, dicevo, perché ad ogni svolta si scopre una prospettiva nuova, una visione insolita o semplicemente un diverso gioco di luce…
tra resti di baraccamenti, saliscendi non sempre attrezzati e qualche breve passaggio più esposto, si conclude l’attraversamento del vecio del forame calandosi infine sulle ghiaie di forcella alta…
dalla forcella si scende ripidamente a ponente, seguendo i segnavia, lungo il canale rossastro, in parte franato…
in breve si giunge all’ennesimo bivio: a sinistra è possibile interrompere il percorso, rientrando a son forca per tracce scoscese…
altrimenti, verso destra un’evidente scritta sulla roccia indica la prosecuzione del sentiero attrezzato fino a ospitale…
si risale brevemente la cengia poi, aggirata la parete, si prosegue per ghiaie fino a forcella bassa… anche qui, l’ente parco mette in guardia da pericolosi discese “off-road”…
questo è il tratto più selvaggio e per certi versi più affascinante dell’intero percorso… la maggior parte degli escursionisti sale con gli impianti da rio gere e, quindi, interrompe la ferrata anzitempo per evitare la lunga risalita della val padeon… ci si trova pertanto in completa solitudine, immersi in un silenzio incantato… anche le attrezzature si fanno più rade e vetuste, ad accentuare il carattere impervio del percorso…
ciò che assolutamente non manca, sono i panorami magnificenti…
si effettua una serie di faticosi saliscendi per cenge e canalini, all’apparenza piuttosto vertiginosi…
tanto che, quando ci si volta indietro, si fa fatica a riconoscere dove si è appena transitati…
ora il sentiero scende ripido verso una spaccatura e una scaletta che dà quasi l’idea di penzolare nel vuoto…
in realtà così non è…
superato il salto verticale, il percorso prosegue orizzontalmente in una zona verdeggiante e costellata da una successione di edifici in rovina, dislocati sotto la cresta del zurlon…
si passa poi accanto a una postazione di cecchini e a un caratteristico arco in pietra…
poco oltre si aggira uno spigolo e si giunge a un friabile canale di terre rossastre, ormai in vista del col dei stombe…
le ultime funi metalliche depositano sulle fini ghiaie del canale, seguendo le quali si raggiunge infine il dosso erboso in cui ha termine questo straordinario percorso…
è il caso di concedersi una breve pausa, sia per recuperare un po’ di forze sia, soprattutto, per dare modo al cervello di fissare tutte le sensazioni e le emozioni vissute in questo lungo, meraviglioso viaggio… la strada però non è finita, occorre ancora scendere il bel sentiero che cala verso il fondo della val padeon…
e che, prima di immergersi nel folto della vegetazione, regala ancora incantevoli scorci sulle punte del pomagagnon…
giunti all’incrocio già conosciuto qualche ora fa, si riprende la rilassante mulattiera percorsa al mattino…
sino al ru felizon, dove è d’obbligo una sosta rigenerante… :skivasca:
per poi tornare tranquillamente al parcheggio…
qui di seguito metto la cartina con il percorso seguito… si tratta di un’escursione abbastanza lunga, impegnativa non tanto per il dislivello positivo (circa 1300 metri) quanto proprio per l’ estensione, più o meno 20 km… oltre, ovviamente, al tipo di terreno su cui ci si muove... ma merita assolutamente di essere fatta, once in a lifetime...
già due volte in passato ho dovuto rinunciarvi a metà percorso per neve e/o maltempo, chissà che sia finalmente la volta buona… e, giacché si prevede una giornata da incorniciare sotto il profilo meteo, decido di prendere due piccioni con una fava e concatenarci anche il sentiero attrezzato i. dibona, di cui finora ho percorso solo la prima parte, la bellezza di 25 anni fa…
sveglia antelucana e via in auto verso la conca ampezzana, in cui arrivo in ritardo sui tempi previsti a causa di un incidente stradale a longarone…
... proseguo lungo la ss 51 :MAC: e vado a lasciare l’auto nei pressi del rifugio ospitale, poco prima di passo cima banche… il cielo è limpido e l’aria frizzantina, si preannuncia una scorpacciata di panorami…
scesi pochi metri, si attraversa la ciclabile e si giunge subito a un ponticello che scavalca le fresche acque del ru felizon…
oltre il torrente si segue subito il segnavia 203, una larga e comoda mulattiera che, con pendenza moderata, risale il bosco verso l’imbocco della val padeon…
ogni tanto, qualche apertura tra abeti e larici consente di saggiare piccoli scorci delle cime circostanti, prima verso taburlo e croda de antruiles, poi su pezories e pomagagnon…
più avanti la pendenza diventa più lieve mentre la mulattiera si fa strada nella valle, incastonata tra le alture del pomagagnon da una parte e del vecio del forame dall’altra ma, in questo primo tratto, ancora al riparo del bosco… gli alberi, però, non negano qualche altro scorcio suggestivo, questa volta sulla val pomagagnon con punta fiames che fa capolino lassù in alto…
ancora pochi passi e si incrocia il sentiero di rientro della ferrata dibona, che scende dal col dei stombe…
un altro breve tratto quasi pianeggiante e, nei pressi di un ponticello sul ru bosco, si incontrano le indicazioni per la val pomagagnon…
il bosco si fa ora più rado e, di conseguenza, gli scorci diventano sempre più frequenti e idilliaci…
a sinistra col dei stombe e vecio del forame
a destra le creste del pomagagnon
di fronte il ru bosco
dietro, la croda de r’ancona
cercando di resistere alla sindrome da scatto compulsivo :fotografo:, si prosegue lungo la valle ancora parzialmente coperta dagli alberi, ma ogni radura è buona per fermarsi ed estrarre la fotocamera (o, nel mio caso, il telefono)…
poco oltre si transita nei pressi del cason dei casonate…
e del luogo in cui sorgeva la vecchia malga padeon, dove finalmente il bosco cede temporaneamente il posto ai prati…
oltre, ci si immerge ancora nel rado bosco fino a incontrare un nuovo bivio, questa volta per forcella zumeles e punta erbing, da cui la presenza della crsta bianca si fa sempre più incombente…
la mulattiera diventa ora più pendente e, con un paio di tornanti, sale velocemente verso la testata della valle… oltrepassato un ultimo bivio – con il sentiero di ripiego intermedio dalla ferrata – ci si ritrova improvvisamente sulle ghiaie di quella che, nella stagione invernale, è la pista da sci “creste bianche”… il segnavia 203 prosegue sulla destra verso il passo son forcia, mentre un’indicazione piuttosto evidente “RIO GERE” invita a risalire la pista sulla sinistra... si è ormai in vista della grava di staunies, sovrastata dalla possente mole della cima di mezzo…
rimontata la pista e, per mezzo di un ripido sentierino, le soprastanti sponde ghiaiose si sbuca sul pianoro erboso ai piedi della stazione a valle dell’ovovia… qui, una volta rimossa la brutta immagine dei cannoni sparaneve parcheggiati tutt’intorno, si prova il primo vero effetto SBADADAM della giornata…
di fronte a noi sono schierati quasi tutti i giganti dolomitici che fanno da corona alla conca ampezzana… e, quelli che mancano, sono alle nostre spalle…
con un ultimo, ripido, strappo si raggiunge l’impianto di risalita e VIA!!! subito a bordo per un ultimo giro di giostra su questa vecchia ovovia che, ancora per poco, colora di rosso e giallo l’erto ghiaione…
la risalita è così lenta che consente da un lato di riprendere fiato e rifocillarsi, dall’altro di godersi in tranquillità l’incredibile paesaggio circostante… :skiamo:
occorre però farlo con i finestrini chiusi, perché il forte vento che soffia da nord rende il clima abbastanza rigido… giunti a forcella staunies, il vento è talmente forte che si fa letteralmente fatica a stare in piedi… :shock: ... scatto quindi solo una foto veloce prima di fiondarmi al rifugio lorenzi per un caffè… anzi, un tè caldo perché la macchina del caffè è guasta… :buongiorno:
sfidando il soffio gelido, esco in terrazza per godermi un po’ il panorama… la cima di mezzo è spazzata dalle raffiche e ha un aspetto quasi sinistro…
mentre lo spettacolo offerto dalle dolomiti di sesto val bene qualche dito congelato…
bòn, indossata l’attrezzatura da ferrata è ora di mettersi in marcia… i primi cavi della ferrata bianchi si trovano proprio al di là della ringhiera della terrazza…
mentre tento di scaldarmi un po’ le mani, do un’occhiata ai tanti escursionisti già alle prese con il ponte cristallo…
il freddo e il vento incessante indurrebbero a correre su senza tante cerimonie, ma la vastità dei panorami che si aprono ad ogni svolta non permettono di avanzare senza indugiare qualche attimo in contemplazione…
purtroppo, le condizioni meteo non permettono di godersi appieno quello che sarebbe un percorso attrezzato molto vario e divertente… la ferrata, infatti, alterna cengette, passaggi in cresta e qualche salto verticale superato con l’ausilio di scale…
a complicare ulteriormente la situazione, oltre al vento arriva anche un po’ di nebbia…
la neve, che altre volte mi ha costretto a rinunciare alla ferrata, è presente anche questa volta ma il percorso è comunque abbastanza agevole…
un attimo di tregua concesso dalle nubi, permette uno sguardo vertiginoso su cristallo e piz popena…
ancora un ultimo tratto in cresta conduce, infine, ai 3154 metri della cima di mezzo…
in vetta incontro un altro escursionista a cui chiedo gentilmente di scattarmi una foto, approfittando di un raro attimo in cui le nubi si diradano…
ok, diciamo che il tipo non è esattamente henri cartier-bresson…
... data l’inclemenza del tempo, saluto e mi dirigo velocemente verso il percorso di discesa, che corre più basso della ferrata principale lungo un sistema di cenge… sfortunatamente queste sono ancora coperte da molta neve, che in diversi punti seppellisce anche il cavo…
ho con me i ramponcini ma non la picca, perciò decido che non è igienico rischiare e torno rapidamente in cima, per poi seguire a ritroso il percorso di salita… che ora è abbastanza affollato (di gente equipaggita nei modi più discutibili), costringendomi a qualche attesa di troppo nei punti più delicati… :wall: ... vabbé, ne approfitto per gustarmi ancora il panorama…
intanto, sul ponte cristallo continua il brulicare di formichine…
rientrato a forcella staunies, mi fermo a mangiare un panino, restando così un po’ al riparo dal vento che non dà tregua… dopodiché mi rimetto in moto per la seconda parte della giornata… l’accesso al sentiero attrezzato dibona avviene tramite un sistema di scale che ha inizio proprio a ridosso della stazione a monte dell’ovovia…
lungo una delle rampe mi fermo per inveire contro un signore con al seguito un ragazzino tremante e quasi in stato di ipotermia, con una misera kway a integrare la t-shirt e i pantaloncini corti di cui era vestito…
... purtroppo erano dell’est e quindi non avranno capito nulla del mio assalto verbale… ad ogni modo, le scale conducono a un comodo intaglio da cui si incorre in tutta la magnificenza dell'autentica regina d’ampezzo… la croda rossa…
dall’intaglio cominciano le vere e proprie attrezzature… una scala metallica e le funi conducono alle prime postazioni di guerra, tra cui una breve galleria entro cui transitare…
poco oltre si giunge al bordo della profonda spaccatura superata dal famoso ponte, lungo quasi 30 metri… ahimè, mi imbatto in una nutrita comitiva di caiani caciaroni alle prese con il tentativo di farsi fotografare tutta assieme lungo la scala metallica oltre il ponte… :WHY ... mentre attendo che si levino dalle pelotas, do un’occhio indietro verso il rifugio lorenzi…
finalmente solo, posso attraversare anch’io il famigerato ponte, che non è poi così vertiginoso come sembra da lontano… sembra però di stare su qualche giostra di gardaland a causa delle fortissime raffiche a cui è esposto, per cui me la svigno in fretta…
si prosegue ora in cresta, stando attenti a non farsi sbilanciare dal vento, con la marmolada e le tofane in fronte e la croda rossa sempre vigile al nostro fianco…
oltrepassato il bivio per la cima del cristallino d’ampezzo – che tralascio solo perché fa un freddo becco e ci sono comunque già stato tanti anni fa – si prosegue in discesa lungo quello che è forse il tratto più impegnativo della ferrata, dal punto di vista tecnico, ormai in vista di forcella granda…
in forcella si trova il bivio con il segnavia 233, che cala nel gravon del forame in direzione della ferrata renè de pol, di cui trovate un bellissimo report di fabio qui su skiforum: http://www.skiforum.it/forum/showthread.php?t=43032
dalla forcella è possibile anche calarsi, per ripido e per nulla agevole ghiaione, in direzione della grava de staunies…
il sentiero dibona prosegue invece lungo le cenge che tagliano il versante ovest della cresta bianca, accanto a vecchie costruzioni militari…
alle nostre spalle, la possente mole del cristallo e della cima di mezzo…
le cenge su cui si sviluppa il percorso non sono particolarmente esposte, non si ha mai l'impressione del vuoto, ma danno comunque a tratti la sensazione di trovarsi in elicottero sopra la conca ampezzana…
raggiunta la cima della cresta bianca, la vista si apre nuovamente a nord verso la croda rossa, lasciando intuire anche il prosieguo dell’itinerario lungo i pendii del vecio del forame…
in questo tratto si è finalmente al riparo dal vento, per cui è possibile godersi la ferrata con maggior relax... le attrezzature conducono, ora in falsopiano ora in leggera discesa, a un piccolo strapiombo che si supera su alcune assi di legno…
qualche altro saliscendi porta in vista di forcella padeon e del caratteristico ricovero buffa di perrero, letteralmente incastonato nella parete…
giunti in forcella, un avviso dell’ente parco consiglia caldamente di non scendere nel versante opposto, verso il gravon del forame…
pochi passi ci separano dalla baracca-ricovero, in condizioni abbastanza penose rispetto a come me la ricordavo…
altra breve pausa per rifocillarsi un po’, quindi ancora avanti lungo le cenge che, con ponticelli e attrezzature, tagliano la parete di cima padeon… ritornato in cresta, incontro un gruppetto di escursionisti in sosta e ne approfitto per chiedere nuovamente la cortesia di uno scatto… questa volta sono più fortunato…
scambio due impressioni sulla bellezza del luogo, poi ringrazio, saluto e mi rimetto in marcia lungo la continua, ma mai noiosa, successione di cenge su cui si snoda il percorso…
mai noiosa, dicevo, perché ad ogni svolta si scopre una prospettiva nuova, una visione insolita o semplicemente un diverso gioco di luce…
tra resti di baraccamenti, saliscendi non sempre attrezzati e qualche breve passaggio più esposto, si conclude l’attraversamento del vecio del forame calandosi infine sulle ghiaie di forcella alta…
dalla forcella si scende ripidamente a ponente, seguendo i segnavia, lungo il canale rossastro, in parte franato…
in breve si giunge all’ennesimo bivio: a sinistra è possibile interrompere il percorso, rientrando a son forca per tracce scoscese…
altrimenti, verso destra un’evidente scritta sulla roccia indica la prosecuzione del sentiero attrezzato fino a ospitale…
si risale brevemente la cengia poi, aggirata la parete, si prosegue per ghiaie fino a forcella bassa… anche qui, l’ente parco mette in guardia da pericolosi discese “off-road”…
questo è il tratto più selvaggio e per certi versi più affascinante dell’intero percorso… la maggior parte degli escursionisti sale con gli impianti da rio gere e, quindi, interrompe la ferrata anzitempo per evitare la lunga risalita della val padeon… ci si trova pertanto in completa solitudine, immersi in un silenzio incantato… anche le attrezzature si fanno più rade e vetuste, ad accentuare il carattere impervio del percorso…
ciò che assolutamente non manca, sono i panorami magnificenti…
si effettua una serie di faticosi saliscendi per cenge e canalini, all’apparenza piuttosto vertiginosi…
tanto che, quando ci si volta indietro, si fa fatica a riconoscere dove si è appena transitati…
ora il sentiero scende ripido verso una spaccatura e una scaletta che dà quasi l’idea di penzolare nel vuoto…
in realtà così non è…
superato il salto verticale, il percorso prosegue orizzontalmente in una zona verdeggiante e costellata da una successione di edifici in rovina, dislocati sotto la cresta del zurlon…
si passa poi accanto a una postazione di cecchini e a un caratteristico arco in pietra…
poco oltre si aggira uno spigolo e si giunge a un friabile canale di terre rossastre, ormai in vista del col dei stombe…
le ultime funi metalliche depositano sulle fini ghiaie del canale, seguendo le quali si raggiunge infine il dosso erboso in cui ha termine questo straordinario percorso…
è il caso di concedersi una breve pausa, sia per recuperare un po’ di forze sia, soprattutto, per dare modo al cervello di fissare tutte le sensazioni e le emozioni vissute in questo lungo, meraviglioso viaggio… la strada però non è finita, occorre ancora scendere il bel sentiero che cala verso il fondo della val padeon…
e che, prima di immergersi nel folto della vegetazione, regala ancora incantevoli scorci sulle punte del pomagagnon…
giunti all’incrocio già conosciuto qualche ora fa, si riprende la rilassante mulattiera percorsa al mattino…
sino al ru felizon, dove è d’obbligo una sosta rigenerante… :skivasca:
per poi tornare tranquillamente al parcheggio…
qui di seguito metto la cartina con il percorso seguito… si tratta di un’escursione abbastanza lunga, impegnativa non tanto per il dislivello positivo (circa 1300 metri) quanto proprio per l’ estensione, più o meno 20 km… oltre, ovviamente, al tipo di terreno su cui ci si muove... ma merita assolutamente di essere fatta, once in a lifetime...
Ultima modifica:
IGO
