Premettendo che questa gita era interamente dedicata ad una persona di nome Manuela,venuta a mancare il giorno prima a causa di una brutta malattia.
Riccardo:La trama si complica: la stagione si avvicina sempre di più al suo termine e la cerchia delle gite si stringe. L'Alto Adige nord-occidentale offre però alcune soluzioni appaganti grazie ai fondovalle elevati.
La scelta cade sulla Vallelunga, sopra Curon Venosta, che vanta alcune belle salite over 3000 ed una partenza già da 1900 metri. Così, dopo la solita notte sacrificata, ci portiamo verso il Lago di Resia con l'intenzione di salire la maestosa Palla Bianca.
Ci incamminiamo, sci in spalle, dal piccolo paese di Melago verso l'omonima malga che raggiungiamo in venti minuti.
Seguiamo il sentiero di fondovalle speranzosi in un innevamento ancora decente ma purtroppo presto ci accorgiamo che la gola e quasi completamente scoperta. Cerchiamo quindi di tenerci sul versante nord sfruttando la traccia che porta alla Cima di Barba d'Orso. Superiamo dapprima un valloncello un pò ripido, dopodichè stiamo sulla destra della morena su terreno in lieve pendenza: infine il percorso si impenna notevolmente e, oltrepassato il bordo della suddetta, sbuchiamo sulla Vedretta di Barba d'Orso. L'ora già tarda e l'idea di avere ancora davanti 1200 metri di dislivello ci fa cambiare obbiettivo. Abbandoniamo il lungo traverso che conduce al ghiacciaio della Palla Bianca per iniziare a salire i docili pendii in direzione di Cima Barba d'Orso. Davanti a noi alcuni tedeschi stanno già tracciando, una bella fortuna considerando che la neve è ancora invernale e piuttosto ventata.
Saliamo per l'interminabile ghiacciaio con visuali maestose verso la Punta del Lago Bianco e il suo spettacolare, tormentato seracco che fa intuire lo spessore dell'immenso Gepatschferner, sul versante austriaco. Nel salire ci rendiamo conto di come la neve è stata notevolmente compromessa dai continui venti: accumuli piuttosto instabili si fanno sempre più frequenti e ci fanno intendere che oggi la montagna dice NO! Decidiamo dunque di rinunciare anche alla Cima Barba d'Orso, per la quale bisognerebbe risalire l'erto pendio che permette poi di raggiungere la cresta. Su più sicure pendenze, ci portiamo alla panoramica Forcella di Barba d'Orso, 3302 metri, dove concludiamo la salita: siamo già ben soddisfatti dopo questi 1400 metri di dislivello e le splendide, irraggiungibili montagne fanno la loro incredibile sfilata.
Iniziamo cautamente la discesa stando un pò distaccati: la neve è molto ventata ma con buon occhio si riescono ad individuare le zone migliori. Più in basso ci concediamo qualche curva più spinta e, man mano che scendiamo, il calore molla di un poco la superficie del manto. Seguiamo sostanzialmente la traccia di salita e, una volta giunti alla morena, troviamo neve sempre migliore. La parte inferiore, nonostante il manto inizi ad essere più esiguo, ce la godiamo lasciando correre gli sci e cimentandoci in divertenti salti. Infine, sfruttando in maniera quasi maniacale le ultime lingue di neve, raggiungiamo il fondovalle ad un quota inferiore rispetto a quella dove, al mattino, abbiamo iniziato la salita sci ai piedi.
Stancamente ripercorriamo la stradina verso Melago dove abbiamo la macchina. Ogni gita regala la sua immensa soddisfazione e anche molti insegnamenti: talvolta bisogna saper rinunciare, la montagna è una forza indomabile ma che lancia messaggi evidenti all'occhio dell'alpinista attento. Oggi la vetta della Palla Bianca è rimasta inviolata e questo suo essere intoccabile ci darà nuova motivazione per le prossime avventure.
sviluppo 19 km
Disl+ 1460 m.
https://connect.garmin.com/modern/activity/1156815027
GOPRO:
Riccardo:La trama si complica: la stagione si avvicina sempre di più al suo termine e la cerchia delle gite si stringe. L'Alto Adige nord-occidentale offre però alcune soluzioni appaganti grazie ai fondovalle elevati.
La scelta cade sulla Vallelunga, sopra Curon Venosta, che vanta alcune belle salite over 3000 ed una partenza già da 1900 metri. Così, dopo la solita notte sacrificata, ci portiamo verso il Lago di Resia con l'intenzione di salire la maestosa Palla Bianca.
Ci incamminiamo, sci in spalle, dal piccolo paese di Melago verso l'omonima malga che raggiungiamo in venti minuti.
Seguiamo il sentiero di fondovalle speranzosi in un innevamento ancora decente ma purtroppo presto ci accorgiamo che la gola e quasi completamente scoperta. Cerchiamo quindi di tenerci sul versante nord sfruttando la traccia che porta alla Cima di Barba d'Orso. Superiamo dapprima un valloncello un pò ripido, dopodichè stiamo sulla destra della morena su terreno in lieve pendenza: infine il percorso si impenna notevolmente e, oltrepassato il bordo della suddetta, sbuchiamo sulla Vedretta di Barba d'Orso. L'ora già tarda e l'idea di avere ancora davanti 1200 metri di dislivello ci fa cambiare obbiettivo. Abbandoniamo il lungo traverso che conduce al ghiacciaio della Palla Bianca per iniziare a salire i docili pendii in direzione di Cima Barba d'Orso. Davanti a noi alcuni tedeschi stanno già tracciando, una bella fortuna considerando che la neve è ancora invernale e piuttosto ventata.
Saliamo per l'interminabile ghiacciaio con visuali maestose verso la Punta del Lago Bianco e il suo spettacolare, tormentato seracco che fa intuire lo spessore dell'immenso Gepatschferner, sul versante austriaco. Nel salire ci rendiamo conto di come la neve è stata notevolmente compromessa dai continui venti: accumuli piuttosto instabili si fanno sempre più frequenti e ci fanno intendere che oggi la montagna dice NO! Decidiamo dunque di rinunciare anche alla Cima Barba d'Orso, per la quale bisognerebbe risalire l'erto pendio che permette poi di raggiungere la cresta. Su più sicure pendenze, ci portiamo alla panoramica Forcella di Barba d'Orso, 3302 metri, dove concludiamo la salita: siamo già ben soddisfatti dopo questi 1400 metri di dislivello e le splendide, irraggiungibili montagne fanno la loro incredibile sfilata.
Iniziamo cautamente la discesa stando un pò distaccati: la neve è molto ventata ma con buon occhio si riescono ad individuare le zone migliori. Più in basso ci concediamo qualche curva più spinta e, man mano che scendiamo, il calore molla di un poco la superficie del manto. Seguiamo sostanzialmente la traccia di salita e, una volta giunti alla morena, troviamo neve sempre migliore. La parte inferiore, nonostante il manto inizi ad essere più esiguo, ce la godiamo lasciando correre gli sci e cimentandoci in divertenti salti. Infine, sfruttando in maniera quasi maniacale le ultime lingue di neve, raggiungiamo il fondovalle ad un quota inferiore rispetto a quella dove, al mattino, abbiamo iniziato la salita sci ai piedi.
Stancamente ripercorriamo la stradina verso Melago dove abbiamo la macchina. Ogni gita regala la sua immensa soddisfazione e anche molti insegnamenti: talvolta bisogna saper rinunciare, la montagna è una forza indomabile ma che lancia messaggi evidenti all'occhio dell'alpinista attento. Oggi la vetta della Palla Bianca è rimasta inviolata e questo suo essere intoccabile ci darà nuova motivazione per le prossime avventure.
sviluppo 19 km
Disl+ 1460 m.
https://connect.garmin.com/modern/activity/1156815027
GOPRO: