Ma gli Scialpinisti sono davvero… Schifosi?

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VETTORE
Ciao a tutti,
Vi prego di rispondere senza quotare poiché è molto lungo!

Sto leggendo il libro di un colto Professore universitario, Franco Perco, laureato prima in Giurisprudenza poi in Scienze Naturali, zoologo. Il libro si chiama “Andare in Natura” e sferra un severo attacco a tutti coloro che praticano attività outdoor, sport in particolare, accusandoli di essere molto più invasivi di quanto possano credere.
Obiettivo del libro è innescare un senso di colpa nei cosiddetti “fruitori”, quelli preferiscono passare il loro tempo libero nella aree naturali, piuttosto che altrove.
Dopo lunghe e forbite premesse filosofiche, che sottolineano la netta superiorità di alcuni (pochissimi) individui dotati di “poli-empatia” verso la natura nel suo complesso, il Professore si concentra sull’analisi dei fruitori di tipo ricreativo, e dedica una parte del trattato all’esame di ciascuna categoria (non solo sportivi, anche camminatori, fotografi o semplici gitanti fuori porta), facendo sempre emergere un marcato disprezzo.

Venendo al punto che più ci interessa, il Professore definisce gli Sciapinisti: “Skifosi”.

Per la nostra community l’aggettivo Skifoso è un gran complimento, ho tuttavia il sospetto che l’autore non sia un utente di Skiforum, pertanto il suo “skifoso”non è una lode, e le skife che forse avrà già ricevuto da alcuni lettori, non sono propriamente dei “like”.

Perché l’autore si sente legittimato ad usare toni così offensivi nei confronti di persone che praticano lo scialpinismo? Si tratta di uno sport con radici secolari che, a mio modesto parere merita, pienissima dignità.
Menti che sono state aperte dallo studio del diritto e delle scienze, non dovrebbero esternare tanto disprezzo verso i propri simili.
Mi perdoni l’autore per il “simili”, c’è infatti una visione misantropica che fa emergere, in ogni angolo del libro, il concetto di superiorità della natura selvaggia rispetto alla stupidità umana.
L’autore sgombra immediatamente il campo per immunizzarsi da qualsiasi critica, dicendo che lui non dà giudizi, che lui ha dei pregiudizi, che i permalosi possono astenersi dalla lettura, che chi legge e si offende ha avuto la giusta medicina. In pratica il suo primario obiettivo è offendere i superficiali permalosi, più lettori si offendono più l’obiettivo è centrato, poiché la sua azione moralizzatrice è stata efficace.

Vi chiederete come mai mi sia venuto in mente di comprarmi questa perla di trattato, veniamo quindi al nocciolo della questione.

Quest’uomo di grande cultura è oggi direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
I Monti Sibillini rappresentano l’unica vera area montuosa del Centro Italia dove si può praticare lo Scialpinismo su dislivelli significativi.

L’Ente Parco è stato istituito dalla legge ed ha quindi potere regolamentare che assume forza di legge. Le regole creano limitazioni delle libertà personali degli individui, con tanto di sanzioni in caso di inosservanza.
Non conosco lo statuto dell’Ente, non so quindi quanto potere decisionale spetti alla figura amministrativa del Direttore. Ho però fondati motivi per pensare che il suo pensiero sia parecchio influente in quell’ambito, e le sue opinioni molto rispettate e condivise dalla presidenza e dal Consiglio Direttivo.
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini col passare degli anni sta raccogliendo molte critiche da parte delle popolazioni locali, a causa di provvedimenti poco democratici e a volte molto antipatici. Se queste sono le premesse, non mi stupirei se lo Sciapinismo fosse il prossimo candidato a finire sull’altare sacrificale, in nome del sommo puritanesimo.
Io posso anche concordare sull’importanza di un ente preposto a regolamentare le varie attività, con finalità di tutela e conservazione, ma non sul fatto che le regole possano essere ispirate ad antipatie personali e a pregiudizi palesemente dichiarati.

Da ultimo vorrei segnalare che l’Autore del libro è un noto e stimato cacciatore, credo specializzato in ungulati (camosci, caprioli, etc.).
Il libro tende infatti a giustificare, più degli altri fruitori, i cacciatori (ed in parte anche i pescatori e raccoglitori), elevandoli ad uniche categorie ricreazionali legittimate ad “andare in natura”, sulla base di una teoria sulla quale non mi dilungo (in soldoni, unici gruppi di interesse realmente interessati alla conservazione in ottica di perpetuazione delle risorse rinnovabili).

L’Autore sostiene che il gusto di fare sport all’aria aperta, in ambienti naturali di pregio, sia un “piccolo egoismo”, da mettere assolutamente in secondo piano rispetto all’interesse generale della tutela del territorio, fini qui tutto chiaro.
La visione è talmente estremista e purista che, nella sua apparente coerenza, non si presta facilmente alle critiche. Un anello che però mi manca, ciò che non capisco, è perché la caccia non debba rientrare a pieno titolo tra gli egoismi, ma al contrario essere elevata al rango di nobile arte da esercitare in osservanza di una seria regolamentazione, finalizzata al controllo della selvaggina e alla conservazione.
Ritengo che chi “fulmina” un camoscio, in applicazione delle regole sugli abbattimenti programmati finalizzati al mantenimento dell’equilibrio per la conservazione della biodiversità, lo faccia in primis per godere del proprio egoistico brivido dietro la schiena. Chi spara è comunque egoista, perché quello è il Suo camoscio, un camoscio non risusciterà per poter regalare il brivido anche ad un altro cacciatore. A mio avviso, chi lascia una traccia in neve fresca con la smania di andare per primo è meno egoista, poiché alla prossima nevicata la traccia scomparirà, ed il pendio potrà essere nuovamente disegnato da un altro scialpinista.

Io non ho nulla contro l’Autore del Libro, poiché ho profondo rispetto per le persone anziane, a maggior ragione quando esse sono colte.
Critico però un sistema che, forse, conferisce troppo potere ad alcune ristrette élite, con effetti che investono poi collettività molto più ampie.

Quando faccio scialpinismo non ho la pretesa di sentirmi un salvatore della biodiversità, al pari del cacciatore di cervi. Confesso che anch’io, nel mio piccolo o grande egoismo, “vado in natura”, e mi dispiace non avere una consapevolezza tale da poter innescare in me il profondo senso di colpa che l’autore mi accusa di non patire. A questo punto direi: “beata ignoranza!”
 
Di seguito riporto alcuni passi del trattato

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Dall’inizio alla fine il libro ha un tono altezzoso, spocchioso, snob, che diventa pesantemente canzonatorio quando si vanno ad analizzare le varie categorie di sportivi e non.
Qui ad esempio si parla dei semplici cittadini che vanno in montagna, nonostante siano culturalmente infimi rispetto ai cacciatori e raccoglitori educati:

…Se è innocuo, se la Mamma (natura, ndr) non gli interessa, se ne stia allora a casa. Ci saranno meno danni. Pochi o tanti. Insomma: non si merita l'Amore del bosco, della collina, della montagna che lo accolgono. Uomo senza passioni, mediocre organismo! Vattene, lascia a noi, colpevoli magari, ladri di frutta e di fauna, questa amata Terra. Noi, noi ci crediamo fortemente e per questo pecchiamo. Ma almeno amiamo e a colei ci teniamo veramente. Via, via! Ritorna nel Limbo, pallido verme!"


Qui alcuni passi flash su concetti più volte stressati nella trattazione

Frequentare la Natura era, non molti anni fa, un dono degli spiriti eletti. E questi restituivano, poi, per il tramite delle scienze fisiche e umane, molto di più di quello che avevano sottratto all’ambiente…
…fruizioni benigne sono sempre possibili. Soltanto, esse rimangono eccezioni, al giorno d’oggi, e tendono ad esserlo sempre più…
…dato che sono conscio dell’ineluttabilità di tutte le fruizioni, dico tutte, non ho la minima intenzione di cimentarmi in un giudizio…
L’inconsapevolezza, le ingenuità di comodo, la solidarietà ad ogni costo con la propria categoria, sono i nemici da battere.
Nelle aree protette… le regolamentazioni ed i divieti, anche severi, sono indispensabili.



Qui si scaglia contro chi riapre vecchi sentieri in abbandono

…la segnaletica, i sentieri “segnati”. Le armi della fruizione più rozza e becera. Che vantaggio c’è per l’ambiente se qualcuno vi transita?…hanno ripolito! Ma che brave persone, hanno tolto i peccati dal – del bosco…


Questo il passo che riguarda gli Scialpinisti

"Skifosi". Lo sci fuori pista è la benedizione della montagna la quale, altrimenti, sarebbe sin troppo tranquilla. I Tetraonidi in particolare sono bene felici se qualcuno li fa svolazzare, qua e là, nelle foreste alpine innevate. Skifosi non lo Ignora ed evita accuratamente di disturbarli (ironico, ndr).
Questa razza è veramente complessa. Una caratteristica generale è l'abbigliamento estremamente pittoresco, che tuttavia non è legato al dimorfismo sessuale, il quale risulta invece da un'attenta ma difficile, osservazione di altre parti del corpo.
Chi frequenta gli impianti di risalita non appartiene alla nostra analisi, dal momento che si tratta non di Natura ma di impianti sportivi senz'altro. Quelli che ci interessano sono gli appassionati dello sci fuori pista, del fondo e dello sci alpinistico.
Loro si divertono, ma la Fauna selvatica molto meno, dato che è costretta a scappare. E in una fase di grande rischio, a causa della difficoltà di reperire risorse alimentari adeguate alla fatica. Per evitare i nuovi disturbatori.
Skifosi tuttavia non suppone di creare problemi. Anzi, ritiene di fare una cosa non solo bella per sé medesimo ma persino di aiutare un pochetto la montagna, a mantenere la "gente" in quota, a rivitalizzare i paesi alpini. Del resto, lo sci è sempre considerato uno sport in Natura e i suoi legami con l'ambiente sono creduti notevoli. Solo che non è vero.



Lo stesso tono canzonatorio viene usato anche nei confronti di categorie del tutto estranee alla frequentazione outdoor, una misantropia generalizzata che, mettendo praticamente tutti sul banco degli imputati, mira ad evitare che i veri bersagli dell’attacco, gli sportivi (e in particolare scialpinisti, ciclisti MTB, alpinisti, free climbers, deltaplanisti, etc.), possano offendersi sentendosi discriminati. Gli sciatori fuoripista (skifosissimi freeriders) non sono nemmeno presi in esame, tanto è il disprezzo, che si coglie sempre tra le righe ove ne viene fatto accenno.
Spietato l’attacco che viene sferrato alle guide, per il fatto di agevolare l’accesso alle aree naturali da parte di persone culturalmente indegne, come cittadini, sportivi improvvisati, turisti, etc.


Cito un passo tratto dall’analisi degli Escursionisti

Il Signor o la Signora Granzaino sono delle persone serie. Affidabili, certo, e abbastanza bene attrezzate. E un po' fru fru. Hanno giacche azzurre, calzoni rossi con strisce gialle. O che belli, i simpatici inserti viola! Graziosi cappellucci bianchi e blu, da baseball, completano questi cromatismi. Quadri viventi. Dicono: per farsi notare ed "essere salvati" in caso di disgrazie. Mah! Per farli soffrire, obbligateli a vestire di verde: la loro gioia scomparirà.


Un altro tratto dall’analisi dei ciaspolatori

"Rachettico". Si tratta di una versione della categoria degli utilitaristi per i quali vi è molta sintonia verso la Natura in quanto essa serve a farli divertire. I ciaspolatori sono comunque assolutamente innocui (ironico, ndr) soprattutto nei confronti della Fauna, i cervi per esempio, che svernano nelle zone percorse da questi fruitori, specie se si ciaspola di notte, chiamandosi ad alta voce e con fiaccole.
Rachettici sono terrificanti nella loro inconsapevole nocività. E così basti. Ma sono sulla cresta dell' onda e le ditte sono felici di aprire questo nuovo mercato, spruzzando qua e là nuovi termini tecnici, ovviamente anglosassoni, per attrezzature inutilmente nuove.



Altri soprannomi con i quali vengono catalogati i fruitori

Avvicinati (fotografo), Caniboni (chi ha il cane), Cosrini (trail runner), Arrampichini, Voletti (volo libero), Semplicini (cittadino), Divini (alpinista), Mister Chiodo (falesista), Grottini (speleologo), etc.


Noto spesso che le persone anziane hanno un umorismo che comprendono solo loro, nel senso che credono di essere dei comici sensazionali, ma non fanno ridere. Questa comicità fallita emerge in molte parti del trattato. Vi sono rare eccezioni, devo riconoscere che un paio di passi due risate me le hanno strappate, esempio non gli è mai andato giù il famoso concerto di violino al Pian Grande

Ho fatto il tentativo di coltivare la Lenticchia nel Teatro Verdi di Trieste. Ma mi hanno cacciato. Pure avevo subito un concerto di un famoso violinista in una Zona di Protezione Speciale sita in un Parco Nazionale. Non è giusto!


Concludendo

Il messaggio del libro, per lo meno quello che è giunto a me, è il seguente:
Solo una ristretta èlite è legittimata ad andare in natura (e a maggior ragione in montagna):
- Chi ci va per lavoro: forestali, bilologi, zoologi, etc.
- Cacciatori senza cani (caccia di selezione come camosci, caprioli etc.), per autoconsumo e non mercenari
- Poliempatici: quelli che sanno percepire e contemplare al 100% la natura in tutti i suoi aspetti, grazie alla loro profonda cultura ed estrema sensibilità, ma purché lo facciano in punta di piedi e dotati di un binocolo.
Tutti coloro che vanno per svago, relax, respirare, fare sport, etc. stessero alla larga, perché sono degli ignoranti, cafoni, plebei, marmaglia… Da non perdere la pagina 112, dove ha immortalato una signora che prende il sole in quota mentre si gratta il lato B…

Questa sintesi finale chiude perfettamente l'anello dell'eterna diatriba tra gli enti parco e le cittadinanze locali, basata su un equivoco di fondo.
I Comuni inizialmente vedono il Parco come ente di promozione turistica, appoggiandolo. In realtà il Parco è un ente di tutela che, in concreto, nasce per mettere un freno al turismo di massa (promuovere il turismo eco-compatibile), con conseguente crescente inimicizia da parte delle popolazioni locali, ed ira dei frequentatori a causa delle limitazioni della libertà.
Questo è un punto fondamentale, che nessuno vuole capire nel momento in cui si creano comitati di opposizione a provvedimenti arroganti dei Parchi: opponendosi apportando la motivazione del disincentivo al turismo (e conseguenti difficoltà delle economie locali), è un AUTOGOL, in questo modo si fa il gioco del Parco, dimostrandogli che sta raggiungendo il suo obiettivo. Le opposizioni vanno fatte sul piano del diritto.


..dimenticavo, se vogliamo dare un volto all'autore, c'è su YouTube questo intervento alla mostra trofeistica del Carso: "Amici cacciatori..."
https://youtu.be/5Xd-jHHlZcQ
 
Ultima modifica:
Chi nomina il direttore del parco? Il ministero dell'ambiente?

Concretamente ci sono limitazioni assurde nel parco o questa idea disprezzante rimane solo nella testa di questo personaggetto?
 
In qualità di "Ungulato della Vialattea" il signore in questione mi sta cordialmente sulle balle![emoji13]
Via, via (direbbe lui) che la natura faccia presto e bene il suo corso (e già molto avanti e la selezione della specie invoca un salutare ricambio[emoji6])

Comunque non riesco ad immaginare come tu sia riuscito a digerire oltre 100 pagine di quell'insulso libercolo: cosa hai fatto di male? Quale peccato sentivi il dovere di espiare?
 
Concretamente ci sono limitazioni assurde nel parco o questa idea disprezzante rimane solo nella testa di questo personaggetto?

Ad oggi alcune restrizioni già ci sono, i più penalizzati al momento coloro che hanno cani, visti veramente come il fumo negli occhi dagli ambientalisti integralisti.
Al momento la restrizione più pesante è un divieto di accesso assoluto,anche a piedi, in un'area limitata (la vetta di Monte Bove e dintorni), oltre ad un divieto assoluto di accesso con bici dentro una grande valle che si trova in quota. Poi altri divieti più comuni.
In fase di proposta, quasi attuativa, una serie di divieti molto pesanti, che riguarderanno prevalentemente MTB, E-bike, Volo libero, e campeggio libero in quota, misure che stanno scatenando accesse polemiche. Non entro nel merito, limitare l'accesso delle MTB in determinati sentieri nevralgici di alta quota, quelli scoscesi e super affollati, può essere anche condivisibile, lascio comunque le polemiche ai gruppi direttamente interessati...
 

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Ultima modifica:
Devo dire che a conoscerlo personalmente (per lavoro e presso la sede dell'ente) ed a scambiarci due-chiacchiere-due, non emana quel profluvio di snobismo che si legge nel post.

Chiaramente, verba volant scripta manent ....
 
Biasimare uno skialper e nel contempo lodare un cacciatore per la sua modalità di "fruizione" della natura trovo dia già di suo l'idea dell'imbeccilita delle idee espresse dal soggetto in questione...
 
La caccia di selezione è necessaria in ambienti antropizzati come i nostri monti. Se l'ambiente fosse intatto, e la piramide della catena alimentare completa, non servirebbero. A riprova del fatto che i Sibillini, come ogni altro ambiente di Italia non può considerarsi vergine. Accanto all'importanza dei cacciatori non si può dimenticare l'importanza dei contadini di montagna e dei pastori per la conservazione degli ambienti montani che noi conosciamo. Insomma tutti i luoghi d'Italia hanno visto l'uomo, e tutti sono stati plasmati dalla sua attività secolare. Escluderlo non ha senso.
Perché poi i cacciatori sì, e i contadini non li cita? Posto che ogni cm quadrato dei Sibillini è stato calpestato da esseri umani, a quale scopo vietarne l'accesso a chi vuole farsi un giro con pelli o ciaspole?
Ovviamente a tutti è richiesta conoscenza ed educazione per una frequentazione corretta, ma questo vale per tutti a prescindere da ciò che portano ai piedi.
E scommetto che i colpi del suo fucile sono silenziosissimi, soprattutto per i cervi che dopo aver sentito l'assordante chiacchiericcio dei ciaspolatori, ascolteranno con gioia il soave scoppiettio autunnale dei simpatici e rispettosissimi cacciatori marchigiani.
Avrà una somma cultura, ma dagli estratti qui postati, non si direbbe proprio!
 
Perché poi i cacciatori sì, e i contadini non li cita?
Anche agricoltura e pastorizia vengono ripetutamente ed acerrimamente condannate, tutto ciò che sottrae bosco a favore di coltivazione o pascolo è male, e anche la mandria che interferisce con la selvaggina.
Sopra dimenticavo di dire che, tra le pesanti limitazioni in duscussione, ci sono anche enormi restrizioni al pascolo in quota.
 
Devo dire che a conoscerlo personalmente (per lavoro e presso la sede dell'ente) ed a scambiarci due-chiacchiere-due, non emana quel profluvio di snobismo che si legge nel post.
Chiaramente, verba volant scripta manent ....

Ciò in parte mi tranquillizza.
Non conosco l'Autore di persona. D'altro canto il libro in certi passi è Sibillino (in tutti e due i sensi:D) non è detto che io abbia colto appieno il messaggio nella sua interezza. Posso assicurare che l'ho letto tutto, e questa è l'impressione che ho avuto dall'inizio alla fine: spocchia...
 
Ma perché a 80 anni viene impedito di votare per il papa mentre si permette a un ottantenne di decidere come lasciare un parco nazionale a diverse generazioni di persone che ne fruiscono più della sua generazione?
 
Anche agricoltura e pastorizia vengono ripetutamente ed acerrimamente condannate, tutto ciò che sottrae bosco a favore di coltivazione o pascolo è male, e anche la mandria che interferisce con la selvaggina.
Sopra dimenticavo di dire che, tra le pesanti limitazioni in duscussione, ci sono anche enormi restrizioni al pascolo in quota.
Allora è un totale imbecille, non degno di alcuna considerazione. Le attività agricole tradizionali (e sottolineo tradizionali, non intensive), sono alla base dell'ambiente montano così come lo conosciamo, e del suo prezioso ecosistema. Il pascolo, di alta e media quota, è diventato a tutti gli effetti un importantissimo tassello dell'ambiente montano, alpino ed appenninico. Un ritorno veloce del bosco non è una vittoria della natura, ma una perdita di biodiversità.
E lo hanno fatto direttore di un Parco Nazionale... che pena.
 
Questo signore delira. In soldini l'unica attività accettabile è quella che pratica lui, trovando poi motivazioni insulse a posteriori. Come se io dicessi che in montagna si può sciare, camminare e correre, e che tutti gli altri sono dei dementi che rompono le palle.
 
Propongo di creare una petizione tra noi contro questo signore e questa gestione, aderire numerosi e poi mandarla a Renzi e al ministro dell'Ambiente. Potremmo ottenere attenzione se sara fatta in maniera sobria ma ferma.
 
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