Gran Sasso 2/5/2015
Monte Prena, canale sud-est
Questo è il prologo:
Affascinante, labirintica, avventurosa e lontana: sono alcuni dei vari aggettivi da attribuire a questa splendida discesa del versante Sud/Est del monte Prena, che scendemmo (e penso fummo i primi allora a scenderla con lo snowboard) circa 6 anni fa. Il Prena, se fatto salendo da Fonte Vetica come nel nostro caso, senza avvicinamento in auto, rappresenta, già per la via “normale”, una gita particolarmente impegnativa, vuoi per l’ambiente isolato vuoi per lo sviluppo (10 km circa la sola salita). Il versante SE poi è ripetuto pochissimo durante le stagioni in quanto molto esposto su salti di roccia e soggetto a numerose valanghe di superficie che, anche se compensate da una buona tecnica di discesa rischiano di tirarti giù dai salti.
Il racconto è invece è tutto qui: http://www.compagniadelfreeride.it/?p=4760 dove troverete anche altre foto.
Questa è invece la mia avventura:
La mattina non inizia bene, traccheggiamo troppo ad aspettare che il meteo migliori e ad aspettare i ritardatari. Arriviamo poi a Fonte Vetica (passando da Castel del Monte) e la sbarra per l'accesso alla piana di Campo Imperatore è inaspettatamente chiusa (sempre i soliti discorsi, la neve ormai sulla strada è sciolta ma la sbarra rimanete chius, mah) pertanto il tempi di avvicinamento si allungano. E passa altro tempo. Arriviamo all' inizio della salita dopo 1,45h di avvicinamento misto pelli e a piedi. Iniziamo a salire con il caldo, menomale che un po di vento ci rinfresca. Arriviamo al vado di Ferruccio, poi per la via normale verso la vetta del monte Prena. Per fare i canali sud-est non c'è bisogno di salire in vetta ma alcuni di noi, nonostante la tarda ora, vogliono conquistare la croce. Io e il mio compagno puntiamo subito all'attacco da nord del canale per risparmiare tempo prezioso. Mentre ci prepariamo ecco il primo avviso, una valanga superficiale si stacca da sola dall' alto. Penso sia dovuto al caldo e al pendio ripido, alle rocce calde, all'acqua che si infiltra. Insomma apro io e alla prima curva ecco il solito distacco superficiale tipico di questi canali, il follow è abbondante ma il fronte è ampio. Mi tira con il culo a terra e scivolo per un po ma il pendio era ampio e non mi sono reso conto di quanto; il mio compagno mi tira giu' un altro po di neve e gli grido di fermarsi. Riesco a scivolare su un lato e mi fermo in sicurezza. Ma non ci sono vie d'uscita, tornare sopra troppo pericoloso, canali laterali piu sicuri non ce ne sono (a destra ci sono salti di roccia scoperti, a sinistra bisogna traversare su gonfie di neve ancora piu pericolose e risalire cmq a piedi). Faccio una telefonata indicando agli componenti del gruppo che ci seguiranno di scendere altrove, ma sono già concitato e mi spiego male (ci seguiranno...) Tiro fuori la piccozza e cambio tecnica di discesa, surfando diagonalmente per non farmi coinvolgere dal follow arrivando alla sinistra orografica pensando che il follow sia leggero e finito inizio a surfare verso destra ma ecco che mi riprende un fiume di neve piu' veloce ed abbondante (il cui fronte si era velocizzato perchè entrato in una rigola) e mi ributta col culo per terra. Il mio compagno era fermo quindi era tutta robba staccata da me. Non riesco a fare nulla, le piccozzate inutili, rialzarmi neanche per idea, secondo interminabili, metri scivolati non so quanti. Ma ecco la paura piu grande: la neve in fondo spariva dentro una strettoia di rocce, forse c'è un salto, di sicuro non ci passo con la tavola quindi non mi butterebbe giu ma sicuro davo una bella botta sulle rocce. Cerco di capire cosa fare, mantengo il sangue freddo mentro scivolo senza decelerare quando vedo in mezzo al pendio un masso affiorante. Allora mi viene un'idea, se riesco a dirigermi contro con la tavola, a costo di spaccarla, ma almeno cerco di fermarmici addosso. Indirizzo la punta della tavola verso questo masso isolato ma rimango dentro la rigola che ci passa a fianco senza riuscire ad uscire. Vedo il masso avvicinarsi ma non riesco a prenderlo in mezzo agli attacchi, momenti di panico, il flusso di neve è abbondante e veloce ed io sono rimasto dentro la rigola e non ne esco. Il masso si avvicina, un'ultimo sforzo verso destra e prendo il masso con la punta della tavola, quel tanto che basta per fermarmi, punto la piccozza contro la roccia spingendo con tutta la forza del braccio braccio destro e prego che non mi vengano meno le forze, che la neve diminuisca, che non cada niente di grosso. Un fiume in piena ed io impotente. Secondi, minuti interminabili. Il tempo ormai è una variabile che non so conteggiare. Urlo al mio amico di stare fermo, ma lui non si era mosso minimamente, stava solo seguendomi con lo sguardo per eventuali manovre di soccorso. La pressione su di me della neve diminuisce, il flusso termina ed io mi ritrovo con le gambe ricoperte fino al ginocchio, dico al mio amico di continuare a non muoversi perchè riesco da solo, con l'uso della benna della piccozza a levare quella neve pesante; mi libero, mi alzo, e mi metto in sicurezza sotto delle rocce. Chiamo il mio amico che mi raggiunge. C'e solo una strettoria prima che il canale si addolcisca ma qui ormai il fondo è bonificato da una/due precedenti valanghe, scendiamo in sicurezza senza che succeda nulla.
Siamo fuori dal pericolo, giu' a tutta verso la fine della neve. Poi il lungo rientro, la maggior parte sci ai piedi. Non vedevo l'ora di tornare all' auto ed abbandonare quel posto. E' la mia seconda volta sul Prena, anche anni prima il follow era stato un problema ma non cosi' grave. Durante il viaggio di ritorno analizziamo tutti gli errori che si potevano evitare, un vero de-briefing dell'accaduto, oltre ad aver ignorato i segnali di una nevicata di 3 giorni prima che pensavo fosse assestata (purtroppo non era ancora sceso nessuno in questa stagione e non avevo feedback), l'ora tarda della partenza, ecc ecc
Mi riprometto che non ci tornero' piu. Poi a distanza di giorni rivedo le foto e mi viene già la malinconia...
Marco in splitboard e Fabrizio in sci.Gli altri ragazzi Luca, Matteo, Mario ci seguiranno per la stessa discesa, ma ormai bonificata e si divertiranno....
Altri ancora scieranno per la tranquilla via normale, già percorsa in salita.
Il lungo avvicinamento
La linea di discesa
In salita verso il vado di Ferruccio
Sulla via normale
Il classico masso incastrato
Il gruppo prosegue verso la vetta per la via normale. Io e fabrizio puntiamo a sinistra verso l'attacco del canale
L'attacco del canale
Prima curva, si vedo lo stacco provocato
La strettoia finale
Dritto per dritto
Il labirinto di canali, trovare quello giusto non è facile...
Giu nella Fornaca, la neve lascia spazio all'acqua
A cercare la lingua di neve che ci riporterà alle auto, sciando lentamente e dolcemente
...fino all'ultimo !
Le zone dei distacchi valanghivi
Sulla sinistra il monte Prena ha messo cappello, sulla destra le ultime cime della catena del Gran Sasso.
Monte Prena, canale sud-est
Questo è il prologo:
Affascinante, labirintica, avventurosa e lontana: sono alcuni dei vari aggettivi da attribuire a questa splendida discesa del versante Sud/Est del monte Prena, che scendemmo (e penso fummo i primi allora a scenderla con lo snowboard) circa 6 anni fa. Il Prena, se fatto salendo da Fonte Vetica come nel nostro caso, senza avvicinamento in auto, rappresenta, già per la via “normale”, una gita particolarmente impegnativa, vuoi per l’ambiente isolato vuoi per lo sviluppo (10 km circa la sola salita). Il versante SE poi è ripetuto pochissimo durante le stagioni in quanto molto esposto su salti di roccia e soggetto a numerose valanghe di superficie che, anche se compensate da una buona tecnica di discesa rischiano di tirarti giù dai salti.
Il racconto è invece è tutto qui: http://www.compagniadelfreeride.it/?p=4760 dove troverete anche altre foto.
Questa è invece la mia avventura:
La mattina non inizia bene, traccheggiamo troppo ad aspettare che il meteo migliori e ad aspettare i ritardatari. Arriviamo poi a Fonte Vetica (passando da Castel del Monte) e la sbarra per l'accesso alla piana di Campo Imperatore è inaspettatamente chiusa (sempre i soliti discorsi, la neve ormai sulla strada è sciolta ma la sbarra rimanete chius, mah) pertanto il tempi di avvicinamento si allungano. E passa altro tempo. Arriviamo all' inizio della salita dopo 1,45h di avvicinamento misto pelli e a piedi. Iniziamo a salire con il caldo, menomale che un po di vento ci rinfresca. Arriviamo al vado di Ferruccio, poi per la via normale verso la vetta del monte Prena. Per fare i canali sud-est non c'è bisogno di salire in vetta ma alcuni di noi, nonostante la tarda ora, vogliono conquistare la croce. Io e il mio compagno puntiamo subito all'attacco da nord del canale per risparmiare tempo prezioso. Mentre ci prepariamo ecco il primo avviso, una valanga superficiale si stacca da sola dall' alto. Penso sia dovuto al caldo e al pendio ripido, alle rocce calde, all'acqua che si infiltra. Insomma apro io e alla prima curva ecco il solito distacco superficiale tipico di questi canali, il follow è abbondante ma il fronte è ampio. Mi tira con il culo a terra e scivolo per un po ma il pendio era ampio e non mi sono reso conto di quanto; il mio compagno mi tira giu' un altro po di neve e gli grido di fermarsi. Riesco a scivolare su un lato e mi fermo in sicurezza. Ma non ci sono vie d'uscita, tornare sopra troppo pericoloso, canali laterali piu sicuri non ce ne sono (a destra ci sono salti di roccia scoperti, a sinistra bisogna traversare su gonfie di neve ancora piu pericolose e risalire cmq a piedi). Faccio una telefonata indicando agli componenti del gruppo che ci seguiranno di scendere altrove, ma sono già concitato e mi spiego male (ci seguiranno...) Tiro fuori la piccozza e cambio tecnica di discesa, surfando diagonalmente per non farmi coinvolgere dal follow arrivando alla sinistra orografica pensando che il follow sia leggero e finito inizio a surfare verso destra ma ecco che mi riprende un fiume di neve piu' veloce ed abbondante (il cui fronte si era velocizzato perchè entrato in una rigola) e mi ributta col culo per terra. Il mio compagno era fermo quindi era tutta robba staccata da me. Non riesco a fare nulla, le piccozzate inutili, rialzarmi neanche per idea, secondo interminabili, metri scivolati non so quanti. Ma ecco la paura piu grande: la neve in fondo spariva dentro una strettoia di rocce, forse c'è un salto, di sicuro non ci passo con la tavola quindi non mi butterebbe giu ma sicuro davo una bella botta sulle rocce. Cerco di capire cosa fare, mantengo il sangue freddo mentro scivolo senza decelerare quando vedo in mezzo al pendio un masso affiorante. Allora mi viene un'idea, se riesco a dirigermi contro con la tavola, a costo di spaccarla, ma almeno cerco di fermarmici addosso. Indirizzo la punta della tavola verso questo masso isolato ma rimango dentro la rigola che ci passa a fianco senza riuscire ad uscire. Vedo il masso avvicinarsi ma non riesco a prenderlo in mezzo agli attacchi, momenti di panico, il flusso di neve è abbondante e veloce ed io sono rimasto dentro la rigola e non ne esco. Il masso si avvicina, un'ultimo sforzo verso destra e prendo il masso con la punta della tavola, quel tanto che basta per fermarmi, punto la piccozza contro la roccia spingendo con tutta la forza del braccio braccio destro e prego che non mi vengano meno le forze, che la neve diminuisca, che non cada niente di grosso. Un fiume in piena ed io impotente. Secondi, minuti interminabili. Il tempo ormai è una variabile che non so conteggiare. Urlo al mio amico di stare fermo, ma lui non si era mosso minimamente, stava solo seguendomi con lo sguardo per eventuali manovre di soccorso. La pressione su di me della neve diminuisce, il flusso termina ed io mi ritrovo con le gambe ricoperte fino al ginocchio, dico al mio amico di continuare a non muoversi perchè riesco da solo, con l'uso della benna della piccozza a levare quella neve pesante; mi libero, mi alzo, e mi metto in sicurezza sotto delle rocce. Chiamo il mio amico che mi raggiunge. C'e solo una strettoria prima che il canale si addolcisca ma qui ormai il fondo è bonificato da una/due precedenti valanghe, scendiamo in sicurezza senza che succeda nulla.
Siamo fuori dal pericolo, giu' a tutta verso la fine della neve. Poi il lungo rientro, la maggior parte sci ai piedi. Non vedevo l'ora di tornare all' auto ed abbandonare quel posto. E' la mia seconda volta sul Prena, anche anni prima il follow era stato un problema ma non cosi' grave. Durante il viaggio di ritorno analizziamo tutti gli errori che si potevano evitare, un vero de-briefing dell'accaduto, oltre ad aver ignorato i segnali di una nevicata di 3 giorni prima che pensavo fosse assestata (purtroppo non era ancora sceso nessuno in questa stagione e non avevo feedback), l'ora tarda della partenza, ecc ecc
Mi riprometto che non ci tornero' piu. Poi a distanza di giorni rivedo le foto e mi viene già la malinconia...
Marco in splitboard e Fabrizio in sci.Gli altri ragazzi Luca, Matteo, Mario ci seguiranno per la stessa discesa, ma ormai bonificata e si divertiranno....
Altri ancora scieranno per la tranquilla via normale, già percorsa in salita.
Il lungo avvicinamento

La linea di discesa

In salita verso il vado di Ferruccio


Sulla via normale

Il classico masso incastrato

Il gruppo prosegue verso la vetta per la via normale. Io e fabrizio puntiamo a sinistra verso l'attacco del canale

L'attacco del canale

Prima curva, si vedo lo stacco provocato

La strettoia finale


Dritto per dritto

Il labirinto di canali, trovare quello giusto non è facile...




Giu nella Fornaca, la neve lascia spazio all'acqua


A cercare la lingua di neve che ci riporterà alle auto, sciando lentamente e dolcemente

...fino all'ultimo !

Le zone dei distacchi valanghivi

Sulla sinistra il monte Prena ha messo cappello, sulla destra le ultime cime della catena del Gran Sasso.
