In questa prima parte di stagione si è visto che ancora non è possibile pensare alle "terre alte" in grande sicurezza. Tanti i residui di neve, valanghe, frane lungo i percorsi abituali, tante le incognite al di sopra di certe quote. Tantomeno si può pensare alle vie ferrate, ancora in gran parte invase dalla neve, di cui poi andrà testata la sicurezza e gli eventuali danni riportati.
Quindi in questo giorno piovuto dal cielo - assieme al fidato Franklyn - prolunghiamo questa lunga parentesi "primaverile", e di buon'ora (dopo aver fatto un panino a Carnia) partiamo per l'anello del M. Cuzzer, di cui mi han detto un gran bene. La ravanata è assicurata, si parte a 350m alle case di Tigo in comune di Resia e l'anello prevede da tabelle 7h circa di cammino, per raggiungere la massima elevazione ai 1462m del M. Cuzzer.
Il ponticello introduce nel versante selvaggio della Val Resia, quello quasi per nulla abitato, a Sud del torrente. Decido di percorrere l'anello in senso antiorario, al contrario della maggior parte delle relazioni. La salita sarà quindi dalla parte più dolce e lunga, opto per questo verso per via del tempo incerto previsto per il pomeriggio e la possibilità di evitare quindi la parte più impervia del percorso che porta in vetta casomai il cielo si coprisse oltremodo.
I primi 20 minuti sono pianeggianti, costeggiano il Resia e qualche stavolo seguendo una mulattiera che in ultimo si fa sentiero fino alla zona di ghiaie dove il Rio Nero (o Cerni Patok in toponimo resiano) si tuffa nel Resia. Altro ponte e svolta a sinistra, seguendo il 703, per la forra incantata del Rio Nero.
Il ponte che dalla località di Tigo conduce alla sponda meridionale del Resia
Torrente Resia
Franklyn sulla mulattiera del 703, direzione Rio Nero
Franklyn sul ponticello del Rio Nero. Dopo questo si svolta a sinistra
Rimango sulla sponda destra del Cerni Patok, con qualche lieve timore di incontrare serpentelli non graditi. Probabilmente è presto, a quest'ora ancora non escono a godersi il caldo delle pietraie.
La prima parte è dolce e molto piacevole, la valle va stringendosi sempre più fino a che sembra non esserci uno sbocco. Lo sbocco invece è stato ricavato risalendo con dei tornantini sulla parete destra, che rappresenta un tratto molto suggestivo attrezzato con qualche vecchio cavetto (peraltro inutile alla progressione) e qualche passerella in legno in buono stato. Si risale fino a una piccola croce, dove inizia un tratto sostanzialmente pianeggiante.
La prima parte della forra del Rio Nero
Alti sul Cerni Patok
Risalendo i tornantini
Breve tratto esposto protetto da manufatti
Piccola croce sul percorso del 703
Dopo la tratta pianeggiante, letteralmente invasa da finissime ragnatele che non mi abbandoneranno per tutto il percorso (fortunatamente di ragni grossi ne ho visti ed evitati solamente due), segue un tratto in decisa discesa. Bisogna infatti attraversare il Rio e spostarsi sulla sponda opposta nei pressi di un ponticello. E' passata un'ora e mezza e sono ancora a 600 metri di quota, wow! Per fortuna dopo il ponticello si prende quota lungo un canalino detritico e molto selvaggio, dove la vista sulla zona appena percorsa è meravigliosa.
Passerella scendendo verso il greto del Rio Nero
Franklyn attraversa il Rio Nero
Pozze meravigliose nella zona del ponticello
Dall'erto canalino si vede il ponticello appena attraversato
Altre pozze e cascatelle
Bene, dopo il canalino si entra nella piacevolissima faggeta risalendo in direzione Sud. In dieci minuti giungo a uno dei luoghi più suggestivi del percorso, che guardando la cartina avevo del tutto sottovalutato, la Chiusa (Stari Tamur in resiano). Anche nelle relazioni quasi non compare. Si tratta di un sistema di marmitte giganti nelle quali scorre il torrente, formando una sorta di chiusa naturale. Purtroppo le foto non rendono abbastanza anche perchè tenevo a bada che il cane non finisse dentro e per sporgersi bene bene servirebbe assicurarsi. In ogni caso una meraviglia.
La cascatella della chiusa, l'acqua lì scompare nel terreno in un sistema di cunicoli..
...e ricompare là sotto!
Peccato per la messa a fuoco sbagliata, non ero nelle condizioni di sistemare manualmente così esposto sul baratro
Dopo la chiusa ci allontaniamo dal rio definitivamente, salendo ancora un pochetto fino all'arrivo nella radura della Casera Rio Nero (865m), adibita a ricovero sebbene i cartelli non siano del tutto promettenti riguardo alle presenze al suo interno.
Giungo qui dopo oltre 2 ore di percorso e le indicazioni sul proseguio non mi confortano, difatti a Case Gost io non sarò ancora arrivato alla macchina.
Prima della casera l'ambiente è spettrale per i tanti alberi precipitati dalle pendici del M. Cuzzer, però la conca della casera è interessante, racchiusa dalle pendici nord del M. Cadin e dei suoi vicini.
Dalla radura di Casera Rio Nero le pendici orientali del M. Lavara
Zoom sulla cima del M. Lavara
Casera Rio Nero
La Cima di Campo (sulla destra) e tutto il selvaggio versante Nord che la divide da Forcella Stiliza
Indicazioni e raccomandazioni sulla porta della Casera. Altre 2h20' alla cima, perfetto!
Dopo un piccolo spuntino all'esterno della casera riparto ora di buona lena verso la Forca Tasacuzzer. Il percorso è dolcissimo, sale con continui tornanti e pendenza leggera su per una fresca faggeta che contraddistingue questa tratta del segnavia, che ora è il 707a. Arrivo alla forca, pochi metri davanti a me.
Ora devo decidere se continuare nel mio programma verso la cima del M. Cuzzer oppure mi ero tenuto la possibilità di scendere direttamente sul 707 verso la rotabile che conduce a Sella Carnizza e rientrare su strada. Il cielo, seppure coperto, mi pare tenere. Quindi si sale!
Franklyn sale nella faggeta
Crocevia presso la Forca Tasacuzzer
La salita verso l'anticima Sud del M. Cuzzer è corta ma secca. Sono gli ultimi metri di salita e quindi decido che è il momento di aumentare ulteriormente il ritmo, perchè da ora non si torna più indietro e voglio arrivare in vista del versante di discesa il prima possibile. So che la discesa è ripidissima e non è il caso di prendere acqua. A 50 metri dall'anticima si sbuca dalla faggeta e inizia il bellissimo percorso di cresta fino alla cima del Cuzzer. Soprattutto è meravigliosa la vista della cima con la croce dall'anticima.
La catena dei Musi dall'anticima del M. Cuzzer
Visione insolita della valle del Rio Uccea che sale fino alla Sella Carnizza. Sulla sinistra le Babe e i monti in fondo sono già sloveni
Laggiù la cima del M. Cuzzer. Sullo sfondo da sinistra M. Cimone, Jof di Montasio, Buinz, e più vicini M. Sart, M. Canin, Lasca Planja e Babe
Come la precedente, con lo sfondo del gruppo del Montasio
M. Pisimoni, Zuc dal Bor, M. Cozzarel, Montusel
Il percorso di quest'ultima parte sulla carta era già "puntinato", ma sostanzialmente senza motivo. Solo un pelo ripido ma facile. Di qui in poi capisco il perchè dei puntini: le due (anzi tre) cime sono unite da un percorso di cresta non proprio lineare, sebbene mai realmente complicato. Un paio di saliscendi esposti richiedono attenzione, e tornano a comparire dei vetusti cavetti arrugginiti sui quali non fare troppo affidamento. Le mie preoccupazioni sono solamente per Franklyn, che comunque è meglio lasciare slegato per evitare impacci reciproci. Lui oggi è particolarmente diligente e quindi rimane spesso appena dietro di me, che è la cosa migliore per stare tranquilli. Dopo un po' di saliscendi esposti principalmente sul lato Est compare vicina la visione della cima, bellissima. Un'ultima rampa e ci siamo, la vetta, dominata da due calabroni di guardia, è conquistata. E' l'ora del panino, che divido con Franklyn. Se l'è meritato!
Franklyn osserva con attenzione un baratro alla sua sinistra
Sguardo indietro sull'anticima sud appena passata. Sullo sfondo Cima di Campo, Forca Campidello e il M. Lavara
Ricompare definitivamente la cima del M. Cuzzer. Dietro sempre il Montasio.
Laggiù la Val Resia. Particolare dei borghi di Gniva (Njïwa) e Oseacco (Osoanë). Quello più in basso invece è dove scenderò io, Case Gost
La parte iniziale della Val Resia, dove incrocia il Canal del Ferro presso Resiutta. Sullo sfondo si notano M. Sernio e Creta Grauzaria.
E' quasi l'una quando riparto, un po' infastidito dai mille insetti di vetta, verso la discesa. Questa segue inizialmente il crinale settentrionale, intervallando qualche tratto pianeggiante ad altri dove perde quota rapidamente nel bosco. Verso metà una zona più rocciosa costringe a passare qualche cengetta dove porre attenzione, poi torna ripida a scendere nel bosco a tornantini. Ad un certo punto una radura permette di vedere laggiù in fondo anche le case di Tigo e la mia macchina, che però sono ancora lontane.
Finalmente rivedo i miei amati maggiociondoli
Cengetta lungo la discesa del 707
Laggiù la Val Resia con l'abitato di S. Giorgio (Bila)
Ed ecco là in fondo la mia macchinina al parcheggio di Tigo, a fianco della rotabile e del ponticello della prima foto
Ultima visione del gruppo del Canin
Un ultimo tratto di rapida discesa e l'attraversamento di un ruscello mi portano a sbucare come d'incanto nella surreale vita delle Case Gost. Qui mi accoglie un signore chiedendomi subito da dove arrivavo. Dopotutto non è che sia poi così frequentato questo posto, oggi non ho incontrato nessuno. Parliamo qualche minuto, poi lui va. Si allontana verso la sua casa con un'enorme falce in mano. Dieci passi e si ferma ad affilarla con una pietra. Poi riparte.
Io riparto alla volta di Tigo, da qui ci vuole ancora una mezzoretta. Prima sulla strada, poi presso un'ancona con una fonte giro a destra lungo un sentierino che mi sputa letteralmente sul greto del Resia, dove due cani giocano nell'acqua.
Siamo stanchini, io e Franklyn. Ci tuffiamo alla volta della realtà, non prima di una pausa a Resiutta a rinfrescarci.
Il prato dove sbuca il sentiero 707
Il sioretto con la falce a Case Gost
Info tecniche
TEMPI CAI (passo medio con piccole soste): 2h15' a Casera RioNero, 1.15h a Forca TasaCuzzer, 1h al M. Cuzzer, 2h a Case Gost, 30' a Tigo
SEGNAVIA: 703+707a+707
DIFFICOLTA': E + EE cresta tra Forca Tasacuzzer e M. Cuzzer. Nel complesso, per i tanti terreni diversi che si incontrano e per la lunghezza del percorso, va consigliata così integrale solo ad escursionisti esperti.
DISLIVELLO: oltre 1300m (1110m tra quota min e quota max più svariati saliscendi lungo la valle del Rio Nero e sulla cresta del M. Cuzzer)
La Val Resia fa parte del Parco Naturale delle Prealpi Giulie ed è particolarmente tutelata anche per il particolare ceppo linguistico e culturale, per il quale si sta facendo richiesta all'Unesco perchè diventi patrimonio dell'umanità. E' veramente un mondo a sè stante ed incredibile. Da visitare, con rispetto.
Quindi in questo giorno piovuto dal cielo - assieme al fidato Franklyn - prolunghiamo questa lunga parentesi "primaverile", e di buon'ora (dopo aver fatto un panino a Carnia) partiamo per l'anello del M. Cuzzer, di cui mi han detto un gran bene. La ravanata è assicurata, si parte a 350m alle case di Tigo in comune di Resia e l'anello prevede da tabelle 7h circa di cammino, per raggiungere la massima elevazione ai 1462m del M. Cuzzer.
Il ponticello introduce nel versante selvaggio della Val Resia, quello quasi per nulla abitato, a Sud del torrente. Decido di percorrere l'anello in senso antiorario, al contrario della maggior parte delle relazioni. La salita sarà quindi dalla parte più dolce e lunga, opto per questo verso per via del tempo incerto previsto per il pomeriggio e la possibilità di evitare quindi la parte più impervia del percorso che porta in vetta casomai il cielo si coprisse oltremodo.
I primi 20 minuti sono pianeggianti, costeggiano il Resia e qualche stavolo seguendo una mulattiera che in ultimo si fa sentiero fino alla zona di ghiaie dove il Rio Nero (o Cerni Patok in toponimo resiano) si tuffa nel Resia. Altro ponte e svolta a sinistra, seguendo il 703, per la forra incantata del Rio Nero.
Il ponte che dalla località di Tigo conduce alla sponda meridionale del Resia
Torrente Resia
Franklyn sulla mulattiera del 703, direzione Rio Nero
Franklyn sul ponticello del Rio Nero. Dopo questo si svolta a sinistra
Rimango sulla sponda destra del Cerni Patok, con qualche lieve timore di incontrare serpentelli non graditi. Probabilmente è presto, a quest'ora ancora non escono a godersi il caldo delle pietraie.
La prima parte è dolce e molto piacevole, la valle va stringendosi sempre più fino a che sembra non esserci uno sbocco. Lo sbocco invece è stato ricavato risalendo con dei tornantini sulla parete destra, che rappresenta un tratto molto suggestivo attrezzato con qualche vecchio cavetto (peraltro inutile alla progressione) e qualche passerella in legno in buono stato. Si risale fino a una piccola croce, dove inizia un tratto sostanzialmente pianeggiante.
La prima parte della forra del Rio Nero
Alti sul Cerni Patok
Risalendo i tornantini
Breve tratto esposto protetto da manufatti
Piccola croce sul percorso del 703
Dopo la tratta pianeggiante, letteralmente invasa da finissime ragnatele che non mi abbandoneranno per tutto il percorso (fortunatamente di ragni grossi ne ho visti ed evitati solamente due), segue un tratto in decisa discesa. Bisogna infatti attraversare il Rio e spostarsi sulla sponda opposta nei pressi di un ponticello. E' passata un'ora e mezza e sono ancora a 600 metri di quota, wow! Per fortuna dopo il ponticello si prende quota lungo un canalino detritico e molto selvaggio, dove la vista sulla zona appena percorsa è meravigliosa.
Passerella scendendo verso il greto del Rio Nero
Franklyn attraversa il Rio Nero
Pozze meravigliose nella zona del ponticello
Dall'erto canalino si vede il ponticello appena attraversato
Altre pozze e cascatelle
Bene, dopo il canalino si entra nella piacevolissima faggeta risalendo in direzione Sud. In dieci minuti giungo a uno dei luoghi più suggestivi del percorso, che guardando la cartina avevo del tutto sottovalutato, la Chiusa (Stari Tamur in resiano). Anche nelle relazioni quasi non compare. Si tratta di un sistema di marmitte giganti nelle quali scorre il torrente, formando una sorta di chiusa naturale. Purtroppo le foto non rendono abbastanza anche perchè tenevo a bada che il cane non finisse dentro e per sporgersi bene bene servirebbe assicurarsi. In ogni caso una meraviglia.
La cascatella della chiusa, l'acqua lì scompare nel terreno in un sistema di cunicoli..
...e ricompare là sotto!
Peccato per la messa a fuoco sbagliata, non ero nelle condizioni di sistemare manualmente così esposto sul baratro
Dopo la chiusa ci allontaniamo dal rio definitivamente, salendo ancora un pochetto fino all'arrivo nella radura della Casera Rio Nero (865m), adibita a ricovero sebbene i cartelli non siano del tutto promettenti riguardo alle presenze al suo interno.
Giungo qui dopo oltre 2 ore di percorso e le indicazioni sul proseguio non mi confortano, difatti a Case Gost io non sarò ancora arrivato alla macchina.
Prima della casera l'ambiente è spettrale per i tanti alberi precipitati dalle pendici del M. Cuzzer, però la conca della casera è interessante, racchiusa dalle pendici nord del M. Cadin e dei suoi vicini.
Dalla radura di Casera Rio Nero le pendici orientali del M. Lavara
Zoom sulla cima del M. Lavara
Casera Rio Nero
La Cima di Campo (sulla destra) e tutto il selvaggio versante Nord che la divide da Forcella Stiliza
Indicazioni e raccomandazioni sulla porta della Casera. Altre 2h20' alla cima, perfetto!
Dopo un piccolo spuntino all'esterno della casera riparto ora di buona lena verso la Forca Tasacuzzer. Il percorso è dolcissimo, sale con continui tornanti e pendenza leggera su per una fresca faggeta che contraddistingue questa tratta del segnavia, che ora è il 707a. Arrivo alla forca, pochi metri davanti a me.
Ora devo decidere se continuare nel mio programma verso la cima del M. Cuzzer oppure mi ero tenuto la possibilità di scendere direttamente sul 707 verso la rotabile che conduce a Sella Carnizza e rientrare su strada. Il cielo, seppure coperto, mi pare tenere. Quindi si sale!
Franklyn sale nella faggeta
Crocevia presso la Forca Tasacuzzer
La salita verso l'anticima Sud del M. Cuzzer è corta ma secca. Sono gli ultimi metri di salita e quindi decido che è il momento di aumentare ulteriormente il ritmo, perchè da ora non si torna più indietro e voglio arrivare in vista del versante di discesa il prima possibile. So che la discesa è ripidissima e non è il caso di prendere acqua. A 50 metri dall'anticima si sbuca dalla faggeta e inizia il bellissimo percorso di cresta fino alla cima del Cuzzer. Soprattutto è meravigliosa la vista della cima con la croce dall'anticima.
La catena dei Musi dall'anticima del M. Cuzzer
Visione insolita della valle del Rio Uccea che sale fino alla Sella Carnizza. Sulla sinistra le Babe e i monti in fondo sono già sloveni
Laggiù la cima del M. Cuzzer. Sullo sfondo da sinistra M. Cimone, Jof di Montasio, Buinz, e più vicini M. Sart, M. Canin, Lasca Planja e Babe
Come la precedente, con lo sfondo del gruppo del Montasio
M. Pisimoni, Zuc dal Bor, M. Cozzarel, Montusel
Il percorso di quest'ultima parte sulla carta era già "puntinato", ma sostanzialmente senza motivo. Solo un pelo ripido ma facile. Di qui in poi capisco il perchè dei puntini: le due (anzi tre) cime sono unite da un percorso di cresta non proprio lineare, sebbene mai realmente complicato. Un paio di saliscendi esposti richiedono attenzione, e tornano a comparire dei vetusti cavetti arrugginiti sui quali non fare troppo affidamento. Le mie preoccupazioni sono solamente per Franklyn, che comunque è meglio lasciare slegato per evitare impacci reciproci. Lui oggi è particolarmente diligente e quindi rimane spesso appena dietro di me, che è la cosa migliore per stare tranquilli. Dopo un po' di saliscendi esposti principalmente sul lato Est compare vicina la visione della cima, bellissima. Un'ultima rampa e ci siamo, la vetta, dominata da due calabroni di guardia, è conquistata. E' l'ora del panino, che divido con Franklyn. Se l'è meritato!
Franklyn osserva con attenzione un baratro alla sua sinistra
Sguardo indietro sull'anticima sud appena passata. Sullo sfondo Cima di Campo, Forca Campidello e il M. Lavara
Ricompare definitivamente la cima del M. Cuzzer. Dietro sempre il Montasio.
Laggiù la Val Resia. Particolare dei borghi di Gniva (Njïwa) e Oseacco (Osoanë). Quello più in basso invece è dove scenderò io, Case Gost
La parte iniziale della Val Resia, dove incrocia il Canal del Ferro presso Resiutta. Sullo sfondo si notano M. Sernio e Creta Grauzaria.
E' quasi l'una quando riparto, un po' infastidito dai mille insetti di vetta, verso la discesa. Questa segue inizialmente il crinale settentrionale, intervallando qualche tratto pianeggiante ad altri dove perde quota rapidamente nel bosco. Verso metà una zona più rocciosa costringe a passare qualche cengetta dove porre attenzione, poi torna ripida a scendere nel bosco a tornantini. Ad un certo punto una radura permette di vedere laggiù in fondo anche le case di Tigo e la mia macchina, che però sono ancora lontane.
Finalmente rivedo i miei amati maggiociondoli
Cengetta lungo la discesa del 707
Laggiù la Val Resia con l'abitato di S. Giorgio (Bila)
Ed ecco là in fondo la mia macchinina al parcheggio di Tigo, a fianco della rotabile e del ponticello della prima foto
Ultima visione del gruppo del Canin
Un ultimo tratto di rapida discesa e l'attraversamento di un ruscello mi portano a sbucare come d'incanto nella surreale vita delle Case Gost. Qui mi accoglie un signore chiedendomi subito da dove arrivavo. Dopotutto non è che sia poi così frequentato questo posto, oggi non ho incontrato nessuno. Parliamo qualche minuto, poi lui va. Si allontana verso la sua casa con un'enorme falce in mano. Dieci passi e si ferma ad affilarla con una pietra. Poi riparte.
Io riparto alla volta di Tigo, da qui ci vuole ancora una mezzoretta. Prima sulla strada, poi presso un'ancona con una fonte giro a destra lungo un sentierino che mi sputa letteralmente sul greto del Resia, dove due cani giocano nell'acqua.
Siamo stanchini, io e Franklyn. Ci tuffiamo alla volta della realtà, non prima di una pausa a Resiutta a rinfrescarci.
Il prato dove sbuca il sentiero 707
Il sioretto con la falce a Case Gost
Info tecniche
TEMPI CAI (passo medio con piccole soste): 2h15' a Casera RioNero, 1.15h a Forca TasaCuzzer, 1h al M. Cuzzer, 2h a Case Gost, 30' a Tigo
SEGNAVIA: 703+707a+707
DIFFICOLTA': E + EE cresta tra Forca Tasacuzzer e M. Cuzzer. Nel complesso, per i tanti terreni diversi che si incontrano e per la lunghezza del percorso, va consigliata così integrale solo ad escursionisti esperti.
DISLIVELLO: oltre 1300m (1110m tra quota min e quota max più svariati saliscendi lungo la valle del Rio Nero e sulla cresta del M. Cuzzer)
La Val Resia fa parte del Parco Naturale delle Prealpi Giulie ed è particolarmente tutelata anche per il particolare ceppo linguistico e culturale, per il quale si sta facendo richiesta all'Unesco perchè diventi patrimonio dell'umanità. E' veramente un mondo a sè stante ed incredibile. Da visitare, con rispetto.
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