Ormai si spara quella artificiale perfino sui ghiacciai. E sciare sotto i duemila metri è diventato impossibile. Così quest'anno in montagna cercano di inventarsi altre attrattive: wellness, passeggiate e cene tipiche...
Le Alpi, cento milioni di turisti all'anno con un indotto di 50 miliardi di euro, sono climaticamente catalogate come "hot spots", aree geografiche dove la temperatura aumenta più rapidamente che altrove (nel XX secolo l'incremento medio è stato di 1,1 gradi conto lo 0,95 globale).
Dunque, alla vigilia della nuova stagione, le cifre dell'Ocse ci dicono che 609 delle 666 stazioni sciistiche alpine beneficiano di un innevamento naturale sufficiente per almeno cento giorni all'anno, il minimo per un business sostenibile. Quindi, già oggi, 57 di queste stazioni non hanno i requisiti minimi di sopravvivenza. E non è finita qui: uno studio del Centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) fa i conti in tasca alle regioni alpine italiane, e pronostica dal 2030 in poi una perdita di 700 milioni di euro all'anno.
"Ovvio, la stagione si è accorciata di un mese", commenta Giorgio Daidola, docente di Economia e gestione delle imprese turistiche all'Università di Trento: "Ma in molti non sembrano essersene accorti. Le strutture di bassa quota dovrebbero pensare a una riconversione intelligente della propria offerta, invece che scimmiottare i colossi del settore...
Invece, gli operatori non si rassegnano e finiscono col rischiare pesanti indebitamenti soprattutto per l'acquisto dei cannoni. E non solo, perché ogni metro cubo di neve programmata costa 4 euro e 3 kilowatt di energia elettrica, più tanta acqua: 3 mila metri cubi per ogni ettaro di piste. Considerando che i terreni innevabili sulle Alpi ricoprono una superficie di 23.800 ettari, ogni anno - ha calcolato il Centro Internazionale per la Protezione delle Alpi , Cipra - se ne vanno 95 milioni di metri cubi d'acqua, pari al consumo domestico annuo di una città di un milione e mezzo di abitanti.
Di fatto, quindi, se acquistate uno skipass giornaliero, sappiate che il 40 per cento del suo costo servirà a coprire le spese per fabbricare "polvere" finta. Pagherete quasi la metà del prezzo per permettervi il lusso di sciare in qualsiasi condizione, anche se la neve - quella vera - è totalmente assente. Una lotta contro il destino, giacché "la tendenza è questa", conferma Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana: "Ci possono essere inverni molto innevati, come quello di tre anni fa, ma sono eccezioni. Ciò dovrebbe essere più che sufficiente a scoraggiare l'investimento su comprensori minori a bassa quota".
Eppure, il Trentino copre con i cannoni il 91,2 per cento delle sue piste, la Valle d'Aosta l'80, il Piemonte il 66,7. E anche l'Alto Adige, che pure per primo ha capito l'importanza di un "pacchetto inverno" complementare allo sci da discesa, garantisce la neve programmata in tutti i suoi 54 comprensori.
Sforzi enormi, forse anche paradossali visto che gli sciatori veri e propri rappresentano meno di un quarto del popolo dell'inverno...