Cevedale 14-17/08/2009 - Ferragosto in alta quota -

e.frapporti

DURACELL
Dove andare a ferragosto se non in montagna!
Ma ‘sta volta avevo voglia di qualcosa di più succoso e polposo che una semplice 2giorni.
L’idea iniziale era fare il famoso giro delle 13 cime ma per Petra, mia compagna d’avventura anche in quest’occasione, rischiava di essere troppo impegnativo così ho ideato un programmino alternativo:
venerdì 14: arrivo a Peio Fonti-impianti di risalita-Rif. Doss dei Cembri (2320)-Rif. Mantova al Vioz (3535);
Sabato 15: Rif. Mantova-Monte Vioz (3645)-Palon de la Mare (3685)-Cima Rosole (3529)-Monte Cevedale (3769)-Rif. Casati (3254);
Domenica 16: Rif. Casati- ZufallSpitzen/Cima cevedale (3757)-passo de La Forcola (3032)-Rif. Martello (2610);
Lunedì 17: Rif. Martello-Cima Marmotta (3330)- Cima Venezia (3386)-Cima Venezia 2^ (3371)-Cima Venezia 3^ (3356)-Vedretta di Cereser-parcheggio Malga Mare (1972).

Nei primi tre giorni tutto è filato liscio per cui abbiamo rispettato il programma perfettamente, l’ultimo giorno invece abbiamo rinunciato alle varie cime in quanto Petra accusava dei dolori ad un ginocchio in fase di discesa per cui siamo “rientrati” a malga mare semplicemente valicando il passo de La Forcola limitando così al minimo il dislivello.

Di seguito riporto il tracciato GPS dell’intero percorso evidenziando con colori diversi le varie tappe (blu→giorno 1; verde→giorno 2; giallo→giorno 3; rosso→giorno 4)
percorso completo
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PRIMO GIORNO

traccia GPS giorno 1
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Dopo una mattina lavorativa arriviamo alla cabinovia di Peio Fonti e grazie agli impianti, in breve, saliamo ai 2320 mt. del rif. Doss dei Cembri. Quando finalmente iniziamo a camminare sono le 15.40 e c’è ancora il sole nonostante le previsioni fossero bruttine. Ci aspettano 1200 mt. circa di salita per 3h e 30 – 4h di cammino.
partenza dal Rif. Doss dei Cembri
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Petra poco dopo la partenza, alle sue spalle l’arrivo della seggiovia e la val di Peio sullo sfondo
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Il sentiero è ben tracciato ma faticoso ed a tratti esposto ma regala scenari sempre più belli man mano che si guadagna quota.

Col passare del tempo, come da previsioni, le nuvole hanno la meglio sul sole ma almeno non piove. Dai 3200 mt. in su ci troviamo spesso a camminare nella nebbia ma godiamo di tanto in tanto di scorci suggestivi quando le nuvole si diradano temporaneamente.
a metà salita il cielo comincia a chiudersi
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Quando il mio altimetro segna 3500 mt. finalmente scorgiamo la sagoma del rifugio in una visione surreale, quasi spettrale.
finalmente il Rifugio si materializza davanti ai nostri occhi
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Sono quasi le 19.00, abbiamo guadagnato quasi 30 minuti sui tempi che mi aspettavo, bene così, giusti per l’ora di cena.
Il rifugio si dimostra una bella sorpresa: rifatto da pochi anni è bello ed accogliente, i letti a noi assegnati sono nella camerata del sottotetto che di fatto è un unico ambiente ma da l’idea di essere diviso in tanti scompartimenti quanti gli spazi tra gli archi in legno lamellare della struttura (difficile da spiegare … insomma io e Petra ci sentiamo come se avessimo un’accogliente camera tutta per noi).
Anche il vitto si rivela essere di buon livello e così dopo una cena soddisfacente andiamo a nanna, sono solo le 21 ma la sveglia è caricata per le 4.50.


SECONDO GIORNO

traccia GPS giorno 2
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Verso le 6.00 assistiamo ad una bellissima alba e poco dopo siamo in cammino, leggermente in ritardo sul mio programma ma le operazioni di “allestimento della cordata” fanno perdere sempre più tempo del previsto.

la parte sud dell 13 cime, dalla Taviela al Tresero
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La salita al Monte Vioz è semplice e breve (poco più di 100 mt.),
Petra sale al M. Vioz, dietro si vede il rifugio, all’orizzonte le dolomiti di Brenta
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alle 6.30 ci godiamo già la nostra prima vetta.
fotoricordo sul M. Vioz (3645)
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Al momento siamo soli, altre due cordate (4 alpinisti in tutto) ci precedono, nessuna ci segue: la montagna tranquilla che piace a me!
L’ambiente è maestoso, non servono parole …

le vette che ci aspettano
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Dopo il Vioz inizia la marcia su ghiacciaio. Questa prima parte prevede la discesa al Passo della Vedretta Rossa (3405) e una parziale risalita al Palon de la Mare. Il ghiacciaio è in ottime condizione e tecnicamente facile.

la cresta che ci porterà in vetta al Palon de la Mare
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La maggior parte della salita però si svolge su un cresta rocciosa dove è consigliabile togliere i ramponi.
l'inizio della cresta sud del Palon
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Il percorso presenta semplici passaggi di I grado e non è mai particolarmente esposto.

A poche decine di metri dalla vetta la cresta diventa nevosa, si rimettono i ramponi e si riprende “l’assetto da ghiacciaio”
Petra sulla Cresta sommitale del Palon de la Mare
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eccomi sulla cima del Palon (3685), la 2^ vetta di giornata
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Una brevissima sosta e proseguiamo verso il Col de la Mare (3442).
proseguiamo verso nord
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250 mt. di discesa su ghiacciaio tranquilla solo per un breve tratto ripida (ma ben sotto i 45°) e con pochi ed innocui crepacci.
Alle 11.30 raggiungiamo il colle e poco sopra sostiamo per la pausa pranzo
pausa pranzo con vista sulla vedretta de la Mare
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A questo punto dobbiamo superare Cima Rosole e la sua cresta. Ci sono 2 possibilità: o si prende il toro per le corna e si va in cresta (più affilata ed insidiosa di quella fatta in precedenza) oppure si aggira dal basso, sul ghiacciaio, risalendo solo alla fine.
Tutte le 4-5 cordate che abbiamo incrociato fin’ora hanno scelto la seconda possibilità per non rischiare sulla roccia friabile, noi invece scegliamo la prima perché siamo fiduciosi che le difficoltà non saranno poi così alte.

la cresta vista dal Monte Rosole (3529), 3^ cima di oggi
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io alla fine della cresta (a destra delle mie gambe si vede la parte più insidiosa: una specie di lama rocciosa da affrontare in discesa)
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Abbiamo ragione, la traversata è fattibile (in conserva corta senza usare protezioni), con un paio di tratti di I-II grado (credo) su pessima roccia marcia.

Ora siamo al passo Rosole (3502) ci attende l’ultima fatica per oggi: l’ascesa al monte Cevedale (270 mt. di dislivello ci separano dalla vetta)

Petra inizia l'ultima risalita della giornata
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Ce la prendiamo con calma ed in un’ora conquistiamo anche il punto più alto previsto di tutto il giro.
in vetta al Cevedale (3769) 4^ di giornata
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Sul Cevedale finisce anche la tranquillità che ci aveva accompagnato fino a lì. La cima è assalita da decine di alpinisti che vanno e vengono dal rif. Casati o dalla Zufallspitzen (nostro obbiettivo per l’indomani)

Petra sulla cresta sommitale del Cevedale, dietro di lei la ZufallSpitzen
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A questo punto dobbiamo solo raggiungere il Rif. Casati. Dalla cima ci aspettano 150 mt. di discesa abbastanza ripida, non difficile ma da non sottovalutare,
dopo la crestina il versante nord, sullo sfondo il M. Pasquale ed a fondo valle il Rif. Pizzini
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il versante nord e la Zufall
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e poi altri 350 mt. tranquillissimi, con un lungo sviluppo, dove ci si può finalmente rilassare

il Rif. Casati (3252), sullo sfondo il Gran Zebrù e l' Ortles
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Alle 13.40 arriviamo al Rifugio, abbastanza stanchi ma felicissimi per la meravigliosa traversata appena conclusa, non ci resta che riposare e aspettare la cena alle 18.30.
Al Contrario del Rif. Mantova il Casati è deludente: la costruzione è stata ristrutturata ormai parecchi anni fa, sembra di essere in uno squallido alberghetto di periferia ad 1 stella ed il cibo è di qualità appena sufficiente (pasta scotta e da salare salvata da un buon sughetto), inoltre è molto caro (49 € la mezza pensione contro i 42€ del Mantova nonostante sia ad una quota inferiore e servito da una comoda teleferica)
Comunque sia alle 21 siamo già in branda (cameretta da 4 tutta per noi), la sveglia squillerà alle 6.00.


Continua…….
 
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TERZO GIORNO

traccia GPS giorno 3
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La notte è stata molto riposante (8 ore di sonno profondo) ma il risveglio ci riserva una brutta sorpresa: siamo avvolti nelle nubi.
Non ci lasciamo scoraggiare, nonostante girovagare su ghiacciaio con la nebbia non è certo una buona cosa, perché la traccia che dobbiamo seguire è ben visibile e molto frequentata e soprattutto perché finalmente sono dotato anch’io di navigatore GPS con rotte e tracce caricate per tutte le esigenze (l’ho comprato apposta ;) ).
Quindi… via: abbondante colazione, allestimento della cordata, partenza!
saliamo nella nebbia
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Il buon riposo da i suoi frutti e le gambe girano bene. In meno di 1h e 30 siamo nuovamente sul M. Cevedale e ci apprestiamo a scendere dalla parte sud della cresta per poi risalire fino alla vetta della ZufallSpitzen (l’unica vetta oggi in programma).
L’intenzione originaria era passare sul filo della cresta che unisce il M. Cevedale alla Zufall ma le condizioni non sono per niente favorevoli in quanto lo sperone di roccia affiorante a metà cresta è troppo scoperto da ghiaccio e neve e quindi troppo rischioso, tanto che nessuno è passato o passa da lì (non c’è assolutamente nessuna traccia che lo lascia intendere).
Arrivando in cresta constatiamo anche che le nubi stazionano solo sul versante Nord mentre quello sud ne è completamente libero.
sul versante sud c'è il sole, tra 100 mt. siamo in vetta
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Dopo aver aggirato a sud lo sperone roccioso torniamo in cresta …
appena possibile guadagnamo la cresta
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… e da lì in una decina di minuti ed una breve e facile arrampicata siamo in vetta.
Il bello è che mentre eravamo sul versante sud le nubi sono completamente sparite anche a nord, ora il meteo è perfetto!

Petra seduta sulla vetta della ZufallSpitzen (3757)
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A quanto pare oggi siamo i primi a conquistare la Zufall ed abbiamo il piacere di farlo completamente soli mentre sul M. Cevedale c’è il solito affollamento. Ci prendiamo tutto il tempo che vogliamo per goderci bene il panorama e per fare uno spuntino.

dalla Zufall uno sguardo indietro (verso il M. Cevedale) ....
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... e uno sguardo avanti (la cresta da cui stiamo per scendere)
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Ora non ci resta che scendere, ci aspettano quasi 1200 mt. di discesa fino al Rif. Martello che possiamo già vedere in lontananza. Il percorso che ho scelto è quello che passa dalla cresta sud-est del Cevedale fino al passo de La Forcola. Dalle informazioni che ho preso so che tecnicamente non è difficile ma i primi 50 mt. di dislivello non sono per niente banali anzi, c’è da stare attenti, soprattutto in un paio di passaggi delicati in discesa.

il tratto più impegnativo è alle nostre spalle
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Ora la traccia di sentiero è tranquilla, possiamo rilassarci ed assaporare l’ambiente straordinario in cui ci muoviamo
Petra si gode il panorama
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da destra a sinistra: M. Cevedale, Palon de la Mare, M. Vioz
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Procediamo con estrema calma per non affaticare le ginocchia, che in discesa sono sempre messe a dura prova, e perché arrivare troppo presto al Rifugio vuol dire annoiarsi.
Dopo alcune soste ed una variante avventurosa arriviamo al passo de La Forcola (3032 mt.)
panorama dalla Forcola
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Da qui scendiamo alla vedretta che ci aspetta 50 mt. più in basso. Lo facciamo con molta cautela perché il pendio è molto ripido e la traccia di sentiero si sviluppa su terreno infido (è un ammasso di sassi più o meno grandi, molto instabili, il rischio di rotolare giù è concreto)
Arrivati sul ghiacciaio ci rendiamo conto che non c’è alcuna traccia, conseguenza evidente della chiusura per ristrutturazione del rifugio Larcher (a sud della Forcola).
tracciamo la vedretta della Forcola
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In breve la neve che copre la vedretta lascia il posto al ghiaccio vivo che, solcato da mille rivoli d’acqua, ci offre un altro affascinante ambiente naturale.
la parte finale della vedretta completamente senza neve
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Raggiungiamo i detriti morenici ai lati della piccola lingua dove una grotta di ghiaccio attira la nostra attenzione ( ma non è certo all’altezza di quella che si incontra scendendo dalla Porta Nera) .
curiosando sotto la lingua del ghiacciaio
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Non ci resta che raggiungere il rifugio per il meritato ristoro, poco prima passiamo tra due laghetti alpini che ci regalano visioni spettacolari.
il Gran Zebrù si specchia
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continua ...
 

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Nota di merito al Rif. Martello: è davvero una piccola perla, forse il miglior rifugio in assoluto dove io abbia mai pernottato. Piccolo (47 posti letto) e accogliente, ampliato e ristrutturato da poco, e soprattutto gestito BENISSIMO. Con una mezza pensione da 37€ (bevande escluse) servono una cenetta fantastica (lasagne/pasticcio di verdure, coscette di pollo -buone come non le ho mai mangiate- con ottime patate al forno e contorni di verdure crude e cotte, per finire con una crostata di frutta). Il pane è sempre bello fragrante (sembra appena fatto sia a cena che a colazione). La colazione è abbondante (a buffet) e si può assaporare una deliziosa marmellata fatta in casa. Da ultimo, c’è la possibilità di fare la doccia calda (2.60 €).

QUARTO GIORNO

traccia GPS giorno 4
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Come detto nell’introduzione il programma originale prevedeva 4 vette ma Petra sente che il suo ginocchio non è in forma (le duole quando scende le scale) così decido di ripiegare sul piano B (in montagna è sempre bene averne uno). Per limitare al minimo il dislivello di discesa torneremo nella Val Venezia attraverso La Forcola per poi scendere al Rif. Larcher e quindi a Malga Mare per un totale 1050 mt. di discesa.

Peccato, sarebbe stato bello concludere al meglio un’escursione già ottima anche perché il meteo è ancora una volta eccellente ma tutto sommato poco male, la parte più bella e a cui tenevo di più l’abbiamo già fatta: mi può bastare.
un'altra mattina magnifica (scatto eseguito fuori dalla porta del Rif. Martello)
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Il percorso non presenta nessuna difficoltà particolare (c’è comunque una piccola traversata su ghiacciaio), ripercorriamo a ritroso la discesa di ieri fino al passo della Forcola (ultimi 50 mt. rognosi) e poi giù.

Degno di nota l’allestimento di un piccolo bar di fortuna allestito dal gestore del Rif. Larcher per “salvare il salvabile” di una stagione persa per la chiusura del rifugio. Bar piccolo ma comunque ben fornito, noi ci fermiamo per una fetta di Sacher ed una birra.
quel che resta del Rif. Larcher
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Dal Larcher in giù incrociamo miriadi di turisti (alpinisti nemmeno uno), la pace e tranquillità che ci aveva accompagnato fino a questo momento svanisce.

Con molta calma e numerose soste per il mal di ginocchia alle 12.30 arriviamo al parcheggio ma solo verso le 14.00 trovo un passaggio per Peio Fonti dove mi aspetta la mia macchina (andare a Piedi avrebbe significato altre 2-3 ore di cammino su noioso sentiero nei boschi – voglia zero)
A questo punto non mi resta che tornare a recuperare Petra a Malga Mare e imboccare la strada di casa.

Che dire … bellissima esperienza, grande soddisfazione e ancora una volta grande orgoglio per la mia ragazza che mi ha seguito tenacemente.

FINE
 
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che report spettacolare e dettagliato!!! :clap: e che meraviglia... :ad::ad::ad: complimenti a tutti e due!! e soprattutto complimenti a te Emmanuele che sei riuscito a trovare una consorte con la tua stessa passione!!! :D
 
e bravo Emmanuele, mentre eravamo quasi tutti a crogiolarci al sole coi piedi ammollo avete inanellato un'altra serie di splendide cime! bravi!!!!!
 
Che spettacolo.
Bravissimi.

Anche io sono stato al Larcher tanti anni fa (diciamo 20 - 25) ero piccolo ma ricordo che, ironia della sorte, era chiuso.
Il gestore, penso il papà di quello che hai fotografato, era molto malato; credo che poi si anche morto.
Era giugno e c'era ancora tanta neve tutto attorno.
Ho pochi ricordi ma molto piacevoli.

La foto dove Petra si gode il panorama è emblematica.
Ha il palmo della mano rivolto verso l'esterno a dire "Ma che vuoi di più!".

Ciao
 
Che meraviglia! Stai andando in tutti i posti dove ho in mente di andare, solo che con la vostra costanza non riusciamo a starvi dietro! :p
 
Di costanza ne avete tanta anche tu e Martina, direi anche più noi.
Io, se fossi in voi, farei meno "rodaggio" sulle pur belle Orobie e Alpi Friulane e mi dedicherei di più ad obbiettivi più importanti (per così dire). Tipo: 2-3 w.e. di allenamento e poi via sui ghiacciai.
Da fine giugno a fine luglio è il periodo migliore per andar su ghiacciai (di solito più neve c'è più è facile e sicuro raggiungere certe vette)
 
Di costanza ne avete tanta anche tu e Martina, direi anche più noi.
Io, se fossi in voi, farei meno "rodaggio" sulle pur belle Orobie e Alpi Friulane e mi dedicherei di più ad obbiettivi più importanti (per così dire). Tipo: 2-3 w.e. di allenamento e poi via sui ghiacciai.
Da fine giugno a fine luglio è il periodo migliore per andar su ghiacciai (di solito più neve c'è più è facile e sicuro raggiungere certe vette)

Hai ragione, per ora si è spesso preferita la comodità maggiore come viaggi, visto che ne avevamo da fare già tanti. Ma ora che viviamo assieme potremo muoverci meglio e con meno problemi logistici.
 
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