Venerdì pomeriggio mi viene il pallino di fare la Grohmann al Pelmo, escursione che avevo da tempo in programma ma che sabato scorso mi erasalta per neve. Stavolta il meteo sembra perfetto e probabilmente è l'ultimo we possibile per questo itinerario semi-sconosciuto. In rete ci sono alcune relazioni ma non sono riuscito a farmi un'idea chiara sul reale carattere della gita. Spero che con questa carellata di foto ci si possa schiarire maggiormente le idee. Qui un'altra descrizione: http://www.skiforum.it/summer/57-cengia-di-grohmann-o-via-per-la-fessura-al-pelmo.html
Si parte da "Le Mandre", località da dove parte il sentiero della salita alla Fessura del Pelmo (c'è chi la fa in inverno: traversata Fessura Pelmo); si può raggiungere da Coi, Zoppè, dal Rifugio Venezia o da dove sono partito io, il Passo Staulanza. Il sentiero 472 di avvicinamento regala bei panorami sullo Ski-Civetta in veste estiva. Attenzione che l’imbocco del sentiero è semi-nascosto, si trova pochi metri a destra del ruscello guardando verso il Pelmo. Penso che la partenza del sentiero sia tenuta volutamente "nascosta" poichè dopo i primi 10 metri in cui bisogna lottare coi mughi, il sentiero si allarga e si vedono i segni della manutenzione.
Monte Civetta
Dopo qualche minuto di ravanage nella fitta mugaia si vede il canalone, il faticosissimo canalone della Fessura del Pelmo. Non so se esiste un sentiero “ufficiale” per salirlo, io non sono riuscito se non per pochi metri ogni tanto a trovare una traccia battuta o un ometto di sassi serio. Me lo sono dovuto salire tutto “freeride” dovendo fare alcuni passaggi non del tutto “da manuale”... Diciamo che ben si presta per alternare brevi scalate, scariche di sassi, salite a scale mobili (un passo avanti e 2indietro) e così via. Saranno suppongo meno di 500 m di dislivello ma stancano come farne 1500. Se invece esiste un percorso standard allora pazienza, mi sono distrutto e ho azzardato per nulla.
La prima parte l’ho presa tutta a destra. Dopo un po’ non trovando la traccia che mi aspettavo mi sono infilato per questo canalino. Divertente ma non sempre “ortodosso”. Se proseguite tenendo maggiormente la destra si può evitare. In ogni guardate per dove passare avvicinandovi al canalone o informatevi meglio di me.
Dopo il canalone si fa un primo antipasto, anzi diciamo mini-mini-assaggio della giornata di cenge, giusto per prendere confidenza...
Salendo si vedono 3 persone in cengia.
Ehmm, la tensione sale, ora ho capito quale è la fascia che si percorrerà, immaginavo fosse l’altra quella più bassa e larga
Tre escursionisti stanno percorrendo la Cengia di Grohmann al Pelmo.
Intanto proseguo risalendo faticosamente il Canalone delle Fessura. Non è affatto facile e scopro solo adesso che era meglio stare sulla sinistra mentre io me lo sono cuccato tutto sulla destra e con dei passaggi in cui è stato meglio non muovere alcun sasso e non scivolare… come camminare su delle uova.
Canalone della Fessura al Pelmo
Arrivo alla partenza della cengia segnata con alcuni piccoli ometti di sassi. Si nota una traccia di quello che potrebbe essere, con un po' di immaginazione, un piccolo sentiero che tra le ghiaie inclinate che va verso “l’impossibile”. Dubito un po’ ma poiché la fessura finisce poco sopra dev’essere proprio lei. Cambio la maglia inzuppata, mangio-bevo e parto.
Riguardando la foto qui sotto, diciamo che la traccia più che visibile era intuibile. Non la vedevi ma sentivi che c'era.
Partenza della cengia di Grohmann dal lato della Fessura del Pelmo.
Inizialmente non ci sono strapiombi a pochi metri e si ha il tempo per “sintonizzare” la camminata con il terreno: ogni 3 passi parte una piccola e innocua scarica di sassi. Sarà anche innocua ma fa un certo effetto sentirsi il piede scendere ad ogni passo. Dopo qualche decina di metri, o la tracica diventa più solida o il piede impara ad essere sensibile e le scariche partono solo ogni 10 passi
Dopo qualche metro si apre il panorama su tutta la prima parte (secondo me nettamente la più bella). Una domanda nasce spontanea: ma si riuscirà a passare? Questa domanda è il "leit-motiv" dell'itinerario!
Panorama sulla prima parte della Cengia di Grohmann.
Più si va avanti e più il panorama dietro, quello verso la Fessura, inizia a farsi imponente.
Panorama verso la Fessura del Pelmo
Si continua con calma e attenzione, piano piano si avanza fino a che si apre il panorama sulla parte più ampia dell’itinerario.
Quelle interruzioni sulla ghiaia, quelle colate di “assenza di ghiaia” mettono un certo timore che per fortuna si rivelerà infondato.
Eppure si passa per di là…
Rotolo di carta igienica in una mano, e rotolone nell’altra vado avanti.
Esposizione della prima parte.
Ogni tanto ti giri, resti senza fiato, per scaramanzia non pensi al classico “sbadaban” e ti chiedi “ma come ho fatto a passare per di lì?”.
Pelmetto visto dalla Cengia di Grohmann.
Momento poser: autoscatto prima del grande ometto che segna la fine della prima parte, quella secondo me più bella, più “facile” e con l’ambiente dolomitico MAESTOSO. Non so se si notano le mani bordeaux, gravissimo errore non essermi messo i guanti, oggi ho le dita a salsiccia. Non essendo con il fotografo veneziano ho potuto mettere abiti seri e funzionali e non tassativamente <<tutto purchè rosso o vivace>>
Dall’ometto di sassi il “senso di smarrimento” è ancora maggiore: ti sembra impossibile esser passato per di là eppure mentre ci eri sopra non era così impressionante come lo vedi ora.
Percorso indicativo della prima parte della cengia di Grohmann al Pelmo.
Probabilmente è il panorama dolomitico più maestoso che io abbia mai visto finora (le foto sotto spero possano mostrarlo meglio).
E prima di passare alla parte centrale, una foto a1600 px in alta definizione che ben rappresenta la parte che mi è più piaciuta dell’itinerario.
Cengia di Grohmann e Pelmetto in alta definizione.
Da questo punto in poi l’itinerario cambia carattere e diventa decisamente più delicato. La traccia inizia ad essere un po’ sporca, l’esposizione percepita aumenta e il “burrone” si avvicina sempre di più. Il senso di esposizione aumenta gradualmente culminando nell’attraversamento del secondo spigolo.
Le uniche due vere difficoltà (non tecniche ma emotive) sono rappresentate da due spigoli da aggirare. Si deve percorrere in discesa un breve canalino di un paio di metri. Il problema è che il terreno non è pulito e soprattutto che, scendendo, davanti al tuo mento hai centinaia di metri di strapiombo, ovvero a pochi metri (nel secondo spigolo a pochi cm) dai puoi piedi hai i prati degli alpeggi 1000 m più sotto. Mentre potrebbe essere uno spot eccezionale per i base-jumper, per l’ecursionista sono gli unici due passaggi chiave della cengia.
Il cambio di "carattere" si nota quasi subito.
E ora per dove si passa?
Panoramica dolomiti dalla cengia di Grohmann
Si scende fino allo spigolo, si aggira una roccia e per una specie di canalino si scende su una cengia più bassa e si fa l’aggiramento. Il terreno non è molto pulito ma non presenta difficoltà tecniche o "atletiche". Non ci sono difficoltà alpinistiche ma lo scendere con la faccia rivolta dritta-dritta verso il baratro è, prendendo a prestito modi di dire deinostri cugini d’oltralpe, decisamente “da cagarsi in mano”.
Se questo era lo spigolo facile… meglio se mi faccio un bancale di Imodium. Proseguo su questa seconda parte nella quale il terreno è molto meno stabile di prima. Bisogna fare ancora più attenzione. E’ una gita che affatica non solo le gambe ma anche la testa: globalmente per tutta la cengia i metri in cui ci si può rilassare sono pochi.
Il terreno nella parte centrale dell'itinerario è piuttosto friabile: fare attenzione!
Si apre un’altra nuova parte della cengia ma oramai si sarà fatto il callo alla domanda: “e ora per dove si passerà?”. Intanto si va avanti. Questo tratto è secondo me il meno rilassante, l’esposizione è molto alta e il terreno sotto i piedi è molto sporco. Serve una concentrazione da “esame pratico di guida”.
Girandosi indietro, altro deja-vu, ci si chiede per la ennesima volta “ma sono appena passato per di lì?”. :shock:
Esposizione della Cengia di Grohmann nel suo tratto centrale.
Traccia della parte centrale della cengia di Grohmann del Pelmo.
Si va avanti e ci si avvicina a quel “limite”... eh sì, ecco quello è il famigerato secondo spigolo.
Spigolo esposto
Questo è lo spigolo. Si arriva a quello “slargo”, lo si aggira si trova un piccolo canalino di 2 m da scendere e poi si ri-aggira lo spigolo ed è fatta.
Aggirato il secondo spigolo (primo per chi la fa al contrario) il grosso è fatto. Non è ancora possibile rilassarsi ma la camminata si fa più tranquilla. Occhio che anche qui non si può sbagliare e ogni 10 passi qualcosa si muove sotto i piedi.
Parte dopo il secondo spigolo (per chi la percorre dalla Fessura al Valòn).
Appaiono i big del Cadore: Antelao e Sorapiss. Purtroppo si vedono fin troppo bene le frane che pochi mesi fa hanno fatto danni e purtroppo ucciso alcune persone.
Antelao e San Vito di Cadore
Il rifugio Venezia appare ai nostri piedi, laggiù in (molto) fondo.
Ancora qualche centinaio di metri e siamo nel Valòn del Pelmo incrociando la via Normale, quella che sale per la Cengia Ball (che farò al ritorno).
Parte della Cengia Grohmann nei pressi del Valòn del Pelmo.
Incrociata la normale ero stra-cotto ma l’occasione di salire in vetta era troppo ghiotta. Con fatica fantozziana decido di salire dopo aver valutato che il meteo era piuttosto buono. Occhio che la salita aal Pelmo non è banale: a pochi metri dalla croce c’è un passaggio nel quale se cadi a destra ruzzoli per 200 m fino al Vant se cadi a sinistra arrivi in volo al Rifugio Fiume. C’è anche una paretina liscia da superare che richiede, soprattutto in discesa di fare un po’ di attenzione.
La tensione rimane ancora alta poichè mi rimane da fare la Cengia di Ball al ritorno.
Ora alcune foto della variante “cima al Pelmo”.
Il navaio/ghiacciaio che alcune cartine ancora riportano è una sbiadita macchia di neve.
La Fessura vista dall’alto.
Questo è il tratto poco prima della croce in cui non è meglio cadere (lo si incontra solo scegliendo la “variante” di sinistra salendo).
Tratto esposto poco prima della Croce del Pelmo
Dalla cima il panorama è molto ampio, il Pelmo gode di una posizione piuttosto isolata all'interno del regno delle Dolomiti.
Ritorno per la Cengia di Ball. Decisamente più difficile della Grohmann in senso globale, mi spiego meglio, la Grohman è “più facile”, certamente molto esposta con però solo due spigoli davvero tosti. La Ball invece ha da una parte il terreno molto più pulito e solido, su questo non c’è paragone, però è mediamente più verticale (con meno dislivello). Tutti parlano del Passo del Gatto… io ho trovato molto più difficile un passaggio dopo, sempre attrezzato con dei cavi altrimenti sarei ancora su. Ho trovato difficile soprattutto i 10metri successivi al passaggio descritto prima. Altro tratto che mi ha fatto venire i brividi è nei pressi di alcuni massi recentemente caduti: fare attenzione a non usarli come appigli!
La cengia di Grohmann non può sostenere più di qualche passaggio al giorno, non resisterebbe al passaggio di molti turisti altrimenti, mettendo 3m di cavo nei due passaggi degli spigoli sarebbe la normale perfetta, più facile della Ball anche se più faticosa. La cengia di Ball di suo è meno faticosa, meno “selvaggia” ma anche lei “non è per tutti”. Personalmente non riuscirei a fare tutta la Ball senza usare i cavi, soprattutto quelli del passaggio “senza nome”.
Il bello del Pelmo forse è questo: rimane una montagna senza grossa addomesticazione, grande, faticosa e chi lo desidera può conquistarla “al naturale” passando per la Grohmann.
Durante il ritorno verso il Passo Staulanza, guardando in su viene da pensare come Grohmann abbia potuto avere una intuizione del genere…
Panoramica Dolomiti del Cadore
La cengia di grohman è un itinerario dal grandissimo fascino, giustamente non segnalato, da fare con un po’ di preparazione fisica e con una certa decisione.
Secondo me e sottolineo opinione personale, la si gode di più se la si fa da soli e forse è anche più sicuro (meno distrazioni).
Probabilmente è più facile se fatta al contrario ovvero dal Valòn alla Fessura in quanto i due passaggi esposti si fanno in salita (e questo è molto più rassicurante) e la terribile salita alla fessura diventa, suppongo, sia una piacevole e velocissima discesa per ghiaione.
Grazie al Rifugio Venezia per la grappina.
VIDEO
Se non mi tolgono la colonna sonora, la canzone è: Whereis my mind dei Pixies.
Si parte da "Le Mandre", località da dove parte il sentiero della salita alla Fessura del Pelmo (c'è chi la fa in inverno: traversata Fessura Pelmo); si può raggiungere da Coi, Zoppè, dal Rifugio Venezia o da dove sono partito io, il Passo Staulanza. Il sentiero 472 di avvicinamento regala bei panorami sullo Ski-Civetta in veste estiva. Attenzione che l’imbocco del sentiero è semi-nascosto, si trova pochi metri a destra del ruscello guardando verso il Pelmo. Penso che la partenza del sentiero sia tenuta volutamente "nascosta" poichè dopo i primi 10 metri in cui bisogna lottare coi mughi, il sentiero si allarga e si vedono i segni della manutenzione.
Monte Civetta

Dopo qualche minuto di ravanage nella fitta mugaia si vede il canalone, il faticosissimo canalone della Fessura del Pelmo. Non so se esiste un sentiero “ufficiale” per salirlo, io non sono riuscito se non per pochi metri ogni tanto a trovare una traccia battuta o un ometto di sassi serio. Me lo sono dovuto salire tutto “freeride” dovendo fare alcuni passaggi non del tutto “da manuale”... Diciamo che ben si presta per alternare brevi scalate, scariche di sassi, salite a scale mobili (un passo avanti e 2indietro) e così via. Saranno suppongo meno di 500 m di dislivello ma stancano come farne 1500. Se invece esiste un percorso standard allora pazienza, mi sono distrutto e ho azzardato per nulla.

La prima parte l’ho presa tutta a destra. Dopo un po’ non trovando la traccia che mi aspettavo mi sono infilato per questo canalino. Divertente ma non sempre “ortodosso”. Se proseguite tenendo maggiormente la destra si può evitare. In ogni guardate per dove passare avvicinandovi al canalone o informatevi meglio di me.

Dopo il canalone si fa un primo antipasto, anzi diciamo mini-mini-assaggio della giornata di cenge, giusto per prendere confidenza...

Salendo si vedono 3 persone in cengia.
Ehmm, la tensione sale, ora ho capito quale è la fascia che si percorrerà, immaginavo fosse l’altra quella più bassa e larga

Tre escursionisti stanno percorrendo la Cengia di Grohmann al Pelmo.
Intanto proseguo risalendo faticosamente il Canalone delle Fessura. Non è affatto facile e scopro solo adesso che era meglio stare sulla sinistra mentre io me lo sono cuccato tutto sulla destra e con dei passaggi in cui è stato meglio non muovere alcun sasso e non scivolare… come camminare su delle uova.
Canalone della Fessura al Pelmo

Arrivo alla partenza della cengia segnata con alcuni piccoli ometti di sassi. Si nota una traccia di quello che potrebbe essere, con un po' di immaginazione, un piccolo sentiero che tra le ghiaie inclinate che va verso “l’impossibile”. Dubito un po’ ma poiché la fessura finisce poco sopra dev’essere proprio lei. Cambio la maglia inzuppata, mangio-bevo e parto.
Riguardando la foto qui sotto, diciamo che la traccia più che visibile era intuibile. Non la vedevi ma sentivi che c'era.

Partenza della cengia di Grohmann dal lato della Fessura del Pelmo.
Inizialmente non ci sono strapiombi a pochi metri e si ha il tempo per “sintonizzare” la camminata con il terreno: ogni 3 passi parte una piccola e innocua scarica di sassi. Sarà anche innocua ma fa un certo effetto sentirsi il piede scendere ad ogni passo. Dopo qualche decina di metri, o la tracica diventa più solida o il piede impara ad essere sensibile e le scariche partono solo ogni 10 passi
Dopo qualche metro si apre il panorama su tutta la prima parte (secondo me nettamente la più bella). Una domanda nasce spontanea: ma si riuscirà a passare? Questa domanda è il "leit-motiv" dell'itinerario!

Panorama sulla prima parte della Cengia di Grohmann.
Più si va avanti e più il panorama dietro, quello verso la Fessura, inizia a farsi imponente.



Panorama verso la Fessura del Pelmo
Si continua con calma e attenzione, piano piano si avanza fino a che si apre il panorama sulla parte più ampia dell’itinerario.
Quelle interruzioni sulla ghiaia, quelle colate di “assenza di ghiaia” mettono un certo timore che per fortuna si rivelerà infondato.

Eppure si passa per di là…

Rotolo di carta igienica in una mano, e rotolone nell’altra vado avanti.

Esposizione della prima parte.
Ogni tanto ti giri, resti senza fiato, per scaramanzia non pensi al classico “sbadaban” e ti chiedi “ma come ho fatto a passare per di lì?”.

Pelmetto visto dalla Cengia di Grohmann.

Momento poser: autoscatto prima del grande ometto che segna la fine della prima parte, quella secondo me più bella, più “facile” e con l’ambiente dolomitico MAESTOSO. Non so se si notano le mani bordeaux, gravissimo errore non essermi messo i guanti, oggi ho le dita a salsiccia. Non essendo con il fotografo veneziano ho potuto mettere abiti seri e funzionali e non tassativamente <<tutto purchè rosso o vivace>>


Dall’ometto di sassi il “senso di smarrimento” è ancora maggiore: ti sembra impossibile esser passato per di là eppure mentre ci eri sopra non era così impressionante come lo vedi ora.

Percorso indicativo della prima parte della cengia di Grohmann al Pelmo.
Probabilmente è il panorama dolomitico più maestoso che io abbia mai visto finora (le foto sotto spero possano mostrarlo meglio).
E prima di passare alla parte centrale, una foto a1600 px in alta definizione che ben rappresenta la parte che mi è più piaciuta dell’itinerario.

Cengia di Grohmann e Pelmetto in alta definizione.
Da questo punto in poi l’itinerario cambia carattere e diventa decisamente più delicato. La traccia inizia ad essere un po’ sporca, l’esposizione percepita aumenta e il “burrone” si avvicina sempre di più. Il senso di esposizione aumenta gradualmente culminando nell’attraversamento del secondo spigolo.
Le uniche due vere difficoltà (non tecniche ma emotive) sono rappresentate da due spigoli da aggirare. Si deve percorrere in discesa un breve canalino di un paio di metri. Il problema è che il terreno non è pulito e soprattutto che, scendendo, davanti al tuo mento hai centinaia di metri di strapiombo, ovvero a pochi metri (nel secondo spigolo a pochi cm) dai puoi piedi hai i prati degli alpeggi 1000 m più sotto. Mentre potrebbe essere uno spot eccezionale per i base-jumper, per l’ecursionista sono gli unici due passaggi chiave della cengia.
Il cambio di "carattere" si nota quasi subito.
E ora per dove si passa?

Panoramica dolomiti dalla cengia di Grohmann

Si scende fino allo spigolo, si aggira una roccia e per una specie di canalino si scende su una cengia più bassa e si fa l’aggiramento. Il terreno non è molto pulito ma non presenta difficoltà tecniche o "atletiche". Non ci sono difficoltà alpinistiche ma lo scendere con la faccia rivolta dritta-dritta verso il baratro è, prendendo a prestito modi di dire deinostri cugini d’oltralpe, decisamente “da cagarsi in mano”.

Se questo era lo spigolo facile… meglio se mi faccio un bancale di Imodium. Proseguo su questa seconda parte nella quale il terreno è molto meno stabile di prima. Bisogna fare ancora più attenzione. E’ una gita che affatica non solo le gambe ma anche la testa: globalmente per tutta la cengia i metri in cui ci si può rilassare sono pochi.

Il terreno nella parte centrale dell'itinerario è piuttosto friabile: fare attenzione!
Si apre un’altra nuova parte della cengia ma oramai si sarà fatto il callo alla domanda: “e ora per dove si passerà?”. Intanto si va avanti. Questo tratto è secondo me il meno rilassante, l’esposizione è molto alta e il terreno sotto i piedi è molto sporco. Serve una concentrazione da “esame pratico di guida”.

Girandosi indietro, altro deja-vu, ci si chiede per la ennesima volta “ma sono appena passato per di lì?”. :shock:

Esposizione della Cengia di Grohmann nel suo tratto centrale.


Traccia della parte centrale della cengia di Grohmann del Pelmo.
Si va avanti e ci si avvicina a quel “limite”... eh sì, ecco quello è il famigerato secondo spigolo.
Spigolo esposto

Questo è lo spigolo. Si arriva a quello “slargo”, lo si aggira si trova un piccolo canalino di 2 m da scendere e poi si ri-aggira lo spigolo ed è fatta.

Aggirato il secondo spigolo (primo per chi la fa al contrario) il grosso è fatto. Non è ancora possibile rilassarsi ma la camminata si fa più tranquilla. Occhio che anche qui non si può sbagliare e ogni 10 passi qualcosa si muove sotto i piedi.

Parte dopo il secondo spigolo (per chi la percorre dalla Fessura al Valòn).
Appaiono i big del Cadore: Antelao e Sorapiss. Purtroppo si vedono fin troppo bene le frane che pochi mesi fa hanno fatto danni e purtroppo ucciso alcune persone.
Antelao e San Vito di Cadore

Il rifugio Venezia appare ai nostri piedi, laggiù in (molto) fondo.

Ancora qualche centinaio di metri e siamo nel Valòn del Pelmo incrociando la via Normale, quella che sale per la Cengia Ball (che farò al ritorno).

Parte della Cengia Grohmann nei pressi del Valòn del Pelmo.
Incrociata la normale ero stra-cotto ma l’occasione di salire in vetta era troppo ghiotta. Con fatica fantozziana decido di salire dopo aver valutato che il meteo era piuttosto buono. Occhio che la salita aal Pelmo non è banale: a pochi metri dalla croce c’è un passaggio nel quale se cadi a destra ruzzoli per 200 m fino al Vant se cadi a sinistra arrivi in volo al Rifugio Fiume. C’è anche una paretina liscia da superare che richiede, soprattutto in discesa di fare un po’ di attenzione.
La tensione rimane ancora alta poichè mi rimane da fare la Cengia di Ball al ritorno.
Ora alcune foto della variante “cima al Pelmo”.
Il navaio/ghiacciaio che alcune cartine ancora riportano è una sbiadita macchia di neve.

La Fessura vista dall’alto.

Questo è il tratto poco prima della croce in cui non è meglio cadere (lo si incontra solo scegliendo la “variante” di sinistra salendo).

Tratto esposto poco prima della Croce del Pelmo
Dalla cima il panorama è molto ampio, il Pelmo gode di una posizione piuttosto isolata all'interno del regno delle Dolomiti.

Ritorno per la Cengia di Ball. Decisamente più difficile della Grohmann in senso globale, mi spiego meglio, la Grohman è “più facile”, certamente molto esposta con però solo due spigoli davvero tosti. La Ball invece ha da una parte il terreno molto più pulito e solido, su questo non c’è paragone, però è mediamente più verticale (con meno dislivello). Tutti parlano del Passo del Gatto… io ho trovato molto più difficile un passaggio dopo, sempre attrezzato con dei cavi altrimenti sarei ancora su. Ho trovato difficile soprattutto i 10metri successivi al passaggio descritto prima. Altro tratto che mi ha fatto venire i brividi è nei pressi di alcuni massi recentemente caduti: fare attenzione a non usarli come appigli!

La cengia di Grohmann non può sostenere più di qualche passaggio al giorno, non resisterebbe al passaggio di molti turisti altrimenti, mettendo 3m di cavo nei due passaggi degli spigoli sarebbe la normale perfetta, più facile della Ball anche se più faticosa. La cengia di Ball di suo è meno faticosa, meno “selvaggia” ma anche lei “non è per tutti”. Personalmente non riuscirei a fare tutta la Ball senza usare i cavi, soprattutto quelli del passaggio “senza nome”.
Il bello del Pelmo forse è questo: rimane una montagna senza grossa addomesticazione, grande, faticosa e chi lo desidera può conquistarla “al naturale” passando per la Grohmann.
Durante il ritorno verso il Passo Staulanza, guardando in su viene da pensare come Grohmann abbia potuto avere una intuizione del genere…





Panoramica Dolomiti del Cadore


La cengia di grohman è un itinerario dal grandissimo fascino, giustamente non segnalato, da fare con un po’ di preparazione fisica e con una certa decisione.
Secondo me e sottolineo opinione personale, la si gode di più se la si fa da soli e forse è anche più sicuro (meno distrazioni).
Probabilmente è più facile se fatta al contrario ovvero dal Valòn alla Fessura in quanto i due passaggi esposti si fanno in salita (e questo è molto più rassicurante) e la terribile salita alla fessura diventa, suppongo, sia una piacevole e velocissima discesa per ghiaione.
Grazie al Rifugio Venezia per la grappina.
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