Tra mito e realtà, la Traccia silenziosa di Mauro Rumez

pennzoil

Well-known member
Negli ultimi anni ho fatto incetta di libri sull' alpinismo e sullo sci ripido, Sylvain Saudan, Marco Siffredi, Heini Holzer per rimanere in tema nivologico, me li sono studiati tutti, immergendomi nelle loro avventure che per quegli anni e per le attrezzature di cui disponevano, avevano del sovrumano (a proposito, se vi piace il genere vi consiglio caldamente la collana "lamine" distribuita da Skialper).

C'è stato un grande, grandissimo sciatore però che non è mai salito alla ribalta delle cronache nonostante abbia compiuto molte discese paragonabili, se non più difficili (alcune ad oggi ancora senza ripetizioni) di quelle di molti suoi colleghi più chiacchierati.
Sarà perchè era friulano (triestino a onor del vero) sarà perchè il suo parco giochi erano le Alpi Giulie, ho sempre ammirato Mauro Rumez.
Classe '63, una vita dedicata alla montagna fin dall' adolescenza, tra le pareti alpinistiche prima e gli scoscesi pendii innevati poi, che lo hanno consacrato all' Olimpo dei più grandi interpreti del ripido;
uno così avrebbe potuto campare di sci, ma nonostante ciò è sempre rimasto sotto i radar continuando a vivere la sua passione come tale, libera da contaminazioni e binari predefiniti, finendone vittima nel '99 a soli 36 anni, sepolto da una valanga sul gruppo dell' Ortles.
Nel suo palmares moltissime prime discese su tutto l' arco alpino, in primis sulle Giulie appunto, le sue montagne di casa, una su tutte la prima (e unica ad oggi) discesa della Via di Dogna al Montasio, 1900 mt D- con punte a sfiorare i 70° portata a termine nel 1995 con una sola doppia effettuata per superare un salto roccioso verticale.

PXL_20230302_173439004.MP.jpg

per farvi avere un' idea di cosa stiamo parlando...​

Un uomo che è sempre rimasto fedele a se stesso, e che ha sempre interpretato il "suo" sci ripido senza farsi influenzare dalle mode e dalle facili autocelebrazioni, un rapporto intimo nel più vero senso del termine con la montagna, come dovrebbe essere per ogni Alpinista con la A maiuscola.

Purtroppo oggi vedo sempre più gente che si vanta delle proprie "imprese" alpinistiche (le virgolette in questo caso sono d' obbligo) specie sui social, il che devo dire mi rattrista un po', sembra che l' andare in montagna sia diventato quasi una moda e un modo di mettersi in mostra tramite reels e post costruiti con lo scopo di avere più notorietà.
Suonerò forse un po' "boomer" nonstante i miei 25anni, ma io dico che ci vorrebbero più Mauro Rumez e meno pseudo influenzers montanari wannabe, allora si che sarebbe un mondo perfetto. :HIP

P.S. Il libro si chiama "Il mio sci estremo", distribuito da nordpress, è piuttosto vecchiotto (il mio ha stampato il prezzo ancora in lire 😅) ma se volete saperne di più su Mauro fareste bene ad accaparrarvelo, così vi fate un idea del manico che aveva questo signore, tra l' altro ci sono anche delle belle foto di repertorio e le relazioni di alcune delle sue discese più famose scritte da lui stesso.

PXL_20230302_173605819.jpg
 
Ultima modifica:
Comprato da un rigattiere a Trieste durante l'università, gettato in uno scaffale del "tutto a 1 €". Libro carino, anche le foto meritano.

Enrico ha ripetuto tante delle sue linee per fortuna perché altrimenti la leggenda si sarebbe sbiadita ancora di più.

Purtroppo al resto dell'ambiente subalpino non è mai fregato un cazzo dell'Est (e anche là per fortuna Enrico ha riequilibrato le cose) ma chi conosce anche lontanamente certe linee e un certo tipo di ambiente saprà sempre di che pasta era fatto Rumez.
 
Comprato da un rigattiere a Trieste durante l'università, gettato in uno scaffale del "tutto a 1 €". Libro carino, anche le foto meritano.

Enrico ha ripetuto tante delle sue linee per fortuna perché altrimenti la leggenda si sarebbe sbiadita ancora di più.

Purtroppo al resto dell'ambiente subalpino non è mai fregato un cazzo dell'Est (e anche là per fortuna Enrico ha riequilibrato le cose) ma chi conosce anche lontanamente certe linee e un certo tipo di ambiente saprà sempre di che pasta era fatto Rumez.
d'accordo su tutta la linea 🙌
 
Non sembri Boomer, chiunque ami la montagna, qualsiasi sia l'età, sa benissimo di cosa parli. Troppi video, troppi effetti, tutto troppo Red bull, troppo sbanfare nel microfono - troppa prestazione e troppa estetica da coffee table e sala d'aspetto. E il silenzio, la natura, il rapporto profondo e spirituale con le cose, il silenzio, Dio - l'intimità che si ha in montagna, insomma, quando si va verso le nubi, sembrano un po' troppo calpestate, violate e tradite da tutte quelle condivisioni in 4K
 
Il Montasio l’ho sempre guardato da sotto, dal lato di Malga Saisera, soprattutto in inverno, sia in allenamento che nelle settimane in polveriera, gran montagna.
 

.

Bravo Pennzoil, bel pensiero. Libro letto e riletto più volte. Assolutamente uno sciatore fuori dal comune. Alcune discese, come quella postata sopra sono fantascienza anche oggi! Robe quasi irripetibili anche perchè servono innevamenti che ultimamente vedi una volta ogni 10 anni...
Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente al rientro dalla spedizione in Nuova Zelanda. Persona umilissima e solitaria esattamente come appare nel libro dedicato.
 
Una delle sue linee da paura è proprio forcella Berdo che ho visto risalire da tre persone proprio ieri. Chissà se sono arrivati a risalirla, prima di scenderla...
 
Una delle sue linee da paura è proprio forcella Berdo che ho visto risalire da tre persone proprio ieri. Chissà se sono arrivati a risalirla, prima di scenderla...
Un vero onore averlo potuto conoscere! Forcella Berdo l' ho vista da sella Nabois e fa paura veramente, so che Mosetti l' ha ripetuta e forse anche altri meno noti ci hanno provato (mi pare che Enrico ci avesse trovato delle attrezzature più o meno recenti)... in questo periodo potrebbe anche essere in condizioni, non mi sorprenderei troppo se qualche matto ci si avventurasse...
 
In condizioni non so, alla base c'è una barra obbligatoria da saltare che o c'è neve per rendere il drop dignitoso oppure diventa una roba da Will e coyote
 
In condizioni non so, alla base c'è una barra obbligatoria da saltare che o c'è neve per rendere il drop dignitoso oppure diventa una roba da Will e coyote
Quella in qualche modo si passa, i tipi di domenica infatti erano già oltre. Il problema di risalirla dal basso è che a circa metà c’è una cascatina di ghiaccio che non so quando effettivamente si copra. Li sicuro serve tanta neve. È vero che ha fatto tanto vento ultimamente è questo riempie i canali, ma chissà. Chi l’ha fatta mi risulta l’abbia fatta sempre in traversata. Anche il Mose e soci non ricordo se hanno dovuto far la doppia o no. Gli spit li misero gli austriaci che hanno fatto la guida. Facendola in salita. Non senza successive polemiche. Non so se ci siano ancora..🙄😁
 
Un vero onore averlo potuto conoscere! Forcella Berdo l' ho vista da sella Nabois e fa paura veramente, so che Mosetti l' ha ripetuta e forse anche altri meno noti ci hanno provato (mi pare che Enrico ci avesse trovato delle attrezzature più o meno recenti)... in questo periodo potrebbe anche essere in condizioni, non mi sorprenderei troppo se qualche matto ci si avventurasse...
Eh si, poi all’epoca ero ancora un gavanello sognatore 😄…era come vedere Maradona per un napoletano!😅
Ricordo che aveva la gamba ingessata che si era rotto cadendo in un crepo mi pare proprio in NewZeland. Da cui se non sbaglio ne uscì da solo trascinandosi fino alla baracca rifugio dove c’era l’unica radiolina per chiamare i soccorsi!😳
Che storie…a sentirle adesso nell’epoca dei cell e dei satellitari, fa davvero capire la tempra degli alpinisti di allora
 
Si era cascato in un crepo e si è tirato fuori da solo!

Confermo che per quel che so io la Berdo l'han sempre fatta in traversata e in annate "serie".
 
Non sembri Boomer, chiunque ami la montagna, qualsiasi sia l'età, sa benissimo di cosa parli. Troppi video, troppi effetti, tutto troppo Red bull, troppo sbanfare nel microfono - troppa prestazione e troppa estetica da coffee table e sala d'aspetto. E il silenzio, la natura, il rapporto profondo e spirituale con le cose, il silenzio, Dio - l'intimità che si ha in montagna, insomma, quando si va verso le nubi, sembrano un po' troppo calpestate, violate e tradite da tutte quelle condivisioni in 4K
che belle parole
 
Top