CAI: "Stop alle croci sulle vette, sono divisive"

appunto come ha detto qualcuno sopra vengono a farlo a casa nostra mica a kensington o buckingham palace
Ma si beccherà una denuncia molto seria e anche poco contestabile visto la prova filmata e mi sa che lavorerà i prossimi 10 anni per ripagare la multa che dovrà versare.
Gli italiani hanno votato Giorgia anche per questo, no? :PPINK
 

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allora facciamo a non capirci.
punire con il carcere chi sbaglia non vuol mica dire pestarlo a morte(è pure vietato dalla costituzione art.13)
non siamo negli USA.
però se prendo uno che molesta una ragazza o scatena una rissa a bottigliate il sabato sera
lo prendo lo ammanetto lo metto in gabbia e se vuole uscire paga altrimenti fa un paio di notti al fresco.
ma da noi finisce tutto a tarallucci e vino finche non ci scappa il morto.
 
Ma si beccherà una denuncia molto seria e anche poco contestabile visto la prova filmata e mi sa che lavorerà i prossimi 10 anni per ripagare la multa che dovrà versare.
Gli italiani hanno votato Giorgia anche per questo, no? :PPINK
vedremo............ fra il dire e il fare..........
 
allora facciamo a non capirci.
punire con il carcere chi sbaglia non vuol mica dire pestarlo a morte(è pure vietato dalla costituzione art.13)
non siamo negli USA.
però se prendo uno che molesta una ragazza o scatena una rissa a bottigliate il sabato sera
lo prendo lo ammanetto lo metto in gabbia e se vuole uscire paga altrimenti fa un paio di notti al fresco.
ma da noi finisce tutto a tarallucci e vino finche non ci scappa il morto.
Io ho solamente aggiunto uno spunto ad una cosa che come dici te è iniqua, cioè che molte volte il colpevole in qualche maniera la fa franca. Però se ci sono delle tutele evidentemente è perché certe cose in uno stato di diritto non devono succedere. Evidentemente finora abbiamo avuto degli orango tango in divisa per cui si sono rese necessarie certe leggi.
 
Aggiungo come contributo la nota odierna di Serra che riassume la vicenda in oggetto dando conto degli ultimi sviluppi e descrive bene gli aspetti della stessa che forse intristiscono di più: asservimento al potere, sdegno mal speso e ruffianeria
A consolazione del senso di ridicolo tutto italiano della vicenda il fatto che persino nell’Austria felix si dibattano nelle stesse paludi…..

Dopo le dimissioni di Mario Albino Ferrari, direttore editoriale e responsabile del Club alpino italiano (Cai), e del curatore del sito internet Pietro Lacasella, arriva lo sciopero dei collaboratori del portale web Lo Scarpone. Una protesta destinata a durare “finché il Cai non assumerà una posizione chiara e trasparente, libera da ingerenze politiche e travisamenti”.
Si tratta dell’ultima evoluzione della polemica innescata lo scorso fine settimana, quando a un convegno all’Università Cattolica di Milano, Ferrari ha discusso delle croci in vetta e dell’opportunità di tutelare l’ambiente alpino. Un fraintendimento ha fatto circolare possibilità che potessero essere rimosse, provocando la presa di posizione in difesa delle croci di esponenti della maggioranza e del governo come il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, la ministra del Lavoro, Daniela Santanchè e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Il presidente del Cai, Antonio Montani, ha tentato di calmare le acque scusandosi formalmente e prendendo le distanze dalle “dichiarazioni personali” di Ferrari. Quest’ultimo non ha gradito il gesto e ha invece notato come l’intervento di Montani abbia contribuito ad alimentare l’equivoco. “Si è scusato con la ministra Santanchè per una colpa inesistente, prendendo le distanze da una dichiarazione mai fatta”, ha spiegato Ferrari, che ha anche rilevato come “non difendendo i suoi collaboratori e il suo ente da infondate polemiche, ha perso l'occasione per dimostrare che il Cai ha la schiena dritta”. Alle dimissioni del direttore editoriale sono seguite quelle di Lacasella e i collaboratori de Lo Scarpone sono determinati a restare in sciopero finché i due dimissionari non saranno confermati nei loro ruoli.
L’eco della vicenda ha acceso una scintilla anche nella vicina Austria, dove il club alpino nazionale Alpenverein si è espresso a favore del divieto di installare nuove croci. Il presidente Andreas Ermacora ha ricordato il parere della commissione competente che negli anni Ottanta e Novanta ha valutato che siano “già abbastanza”. Le critiche in questo caso sono arrivate dal partito popolare Oevp del Cancelliere Karl Nehammer. Jacob Wolf, capogruppo della Oevp nell’assemblea tirolese, ha definito le croci in vetta "parte della identità tirolese".
 
Scusate.
La nota precedente era della redazione di Repubblica. Questo l'articolo e il commento di Serra, per completezza.

Vale la pena tornare sulla questione “croci di vetta” perché il suo esito è una specie di triste memento di quanto la prepotenza affondi nel burro. In sintesi: autorevoli collaboratori del Club Alpino vengono accusati, da un giornale di destra, di voler togliere le croci dalle vette. Non è vero (esiste un concetto più definitivo di “non è vero”?), ma non conta. Due ministri, Salvini e Santanchè, su quel falso montano un putiferio: giù le mani dalla croce!
Voi penserete che il presidente del Cai abbia preso le difese dei suoi collaboratori ristabilendo la verità sulle parole pronunciate e su quelle non pronunciate. Invece no, porge le sue scuse al governo e scarica coloro che, come presidente, avrebbe dovuto difendere. Nel frattempo, in poche ore, emerge facilmente la verità: nessuno, in nessuna sede aveva proposto di levare le croci dalle vette alpine. Al presidente del Cai, Antonio Montano, non resterebbe che scusarsi con la vera parte lesa (che sono i suoi collaboratori). Ma non lo fa.


Risultato finale: i suoi collaboratori si dimettono, non essendo sopportabile lavorare per un’associazione che antepone la convenienza politica alla verità. Il presidente – l’unico che dovrebbe dimettersi per avere esposto il Club Alpino e i suoi tanti iscritti ai capricci di due ministri – rimane al suo posto.
La vicenda è indicativa di quanto può accadere, e anzi accade proprio, quando un potere particolarmente aggressivo e intollerante pretende obbedienza. La ottiene in un attimo se le persone sono disposte a rinunciare a fare il loro dovere e onorare le proprie responsabilità. Accadrà ovunque: alla Rai, negli istituti culturali, nelle cose pubbliche di ogni ordine e grado. Pochi prepotenti avranno la meglio grazie a molti obbedienti.
 
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