immagino!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
poi prima...era una miriade si funivie...con coda...e ancore....
Ora vi racconto...
A quei tempi (80-81) già salire al Plateau era un'impresa, con le code che c'erano ci voleva un'ora e mezza-due ore minimo...
Io sciavo da 2-3 anni, ne avevo 8-9, usavo ancora degli scietti da 130-140 cm e la pista più difficile che avevo fatto era il Ventina un paio di volte.
Avevo sentito i "grandi" parlare spesso di questa famosa gita da Cervinia a Zermatt, che veniva descritto come il paese delle fiabe, il vero primo mondo sciistico e avevo tartassato mio papà di pressanti richieste per andarci.
Per un po' di tempo aveva detto di no, perché ero troppo piccolo, e mia madre era ovviamente contraria.
Dopo un paio di puntate al Trockener Steg, che non avevano fatto altro che aumentare la mia scimmia, finalmente mio papà disse che avremmo potuto fare la gita, ma solo se ci fosse stato bel tempo...
Credo fosse febbraio, periodo di settimane bianche, e la sera Bernacca annunciò bel tempo con qualche nuvoletta sulle alpi occidentali. Mio papà preparò lo zaino con i panini al prosciutto, il tubo di latte condensato, la borraccia dell'acqua e una stecca di cioccolato toblerone. Era il segale che saremmo partiti per la spedizione...
Il mattino dopo eravamo alle funivie molto presto per prendere "la prima", come veniva chiamata la prima corsa, in contrapposizione con "l'ultima", alla sera.
Dopo circa un'ora eravamo al Plateau e ci avviavamo verso l'avventura Svizzera...
A quei tempi, per scendere a Zermatt, non potendo fare la nera, c'era una sola strada: si scendeva al Trockener (con relativa scarpinata sul falsopiano), poi da lì al Furgg, poi si risaliva in funivia allo Schwarzsee, e da lì c'era una lunga pista nel bosco via Stafel per arrivare a Furi, poi da Furi una specie di stradina fino a Zermatt...
Le piste mi sembravano difficilissime, erano in ombra, ghiacciate (altro che autostrade del Plan Maison), ma il paesaggio incredibile, con il Cervino che piano piano cambiava forma ed assomigliava sempre di più a quello della scatola di matite Caran d'Ache che usavo a scuola. E poi quella pista nel bosco di abeti, così diversa, non ero mai stato a sciare in un bosco di abeti così grande...
Non ricordo che ora fosse precisamente, ma credo che verso le 11 arrivammo a Zermatt... Mangiammo di corsa il nostro panino... Mio padre mi aveva promesso un giro sulla carrozza dei cavalli, giacché la leggenda narrava che a Zermatt ci fossero solo cavalli e auto elettriche e così si fece un bel giro per il centro del paese.
Il prezzo pagato, in Franchi svizzeri, deve già essere stato assurdo all'epoca...
Tutto mi apparve fantastico, tutto era diverso, l'atmosfera ovattata, tutto era così svizzero...
Durante il giro in carrozza il vento però era girato: sul Cervino era apparso un nuvolone e tirava una certa brezza da nord. Mio papà mi fece fretta perché gli impianti svizzeri un tempo, specialmente in inverno, chiudevano ad orari assurdi, tipo alle 2:30 del pomeriggio...
Incominciammo quindi la risalita, con la Funivia Zermatt-Furi, poi la funivia Furi-Furgg e poi ancora quella Furgg-Trockener: un vero viaggio e non era finita!
Intanto il tempo volgeva al brutto: Bernacca non sapeva nulla di sfondamenti da nord e le sue previsioni di sole tutto il giorno erano naturalmente sbagliate...
La funivia del Piccolo Cervino non esisteva, la seggiovia dal Trockener neanche... Usciti dalla stazione del Trockener la tormenta infuriava già e bisognava prendere non ricordo se 2 o 3 ancore per risalire al Plateau. La prima àncora non arrivava nemmeno al passo del Teodulo e, con un vento feroce e la neve che già cadeva copiosa, impiegammo un tempo enorme per farla... Oramai non si vedeva più nulla...
Arrivati all'arrivo della prima àncora scoprimmo che non c'era mezzo per arrivare al Plateau: gli svizzeri avevano chiuso le altre àncore e noi eravamo parecchie decine di metri sotto il passo del Teodulo...
Faceva molto freddo (qualcuno ricorda i ridicoli materiali degli anni '70?) e non si vedeva nulla, avevo mani e piedi congelati... Piangevo, mentre mio papà mi aiutava a salire a scaletta fino al Teodulo...
Finalmente valicammo il passo e subito scendemmo per la pista 6. Arrivammo al rifugio alla partenza dello skilift Bontadini e finalmente potetti rifocillarmi con una cioccolata calda proprio quando pensavo che sarei morto di freddo e di stenti come Jean-Antoine Carrel...
Era finita l'avventura? Certo mancava poco, solo una parte di pista 6 e poi si sarebbe potuti scendere in funivia da Plan Maison al Breuil, ma ecco che all'uscita dal rifugio, in mezzo alla tormenta, io non trovavo più uno sci!!! Cerca e cerca, trovammo un altro sci, da donna, più lungo di 20 cm rispetto al mio, anche lui spaiato...
Non c'era da crederci, ma qualcuno, nella tormenta, aveva preso il mio sci per sbaglio e non si sa come era pure riuscito a far entrare lo scarpone nel mio attacco!!!
Mio padre affidò i due sci spaiati a un maestro, mi carico in spalla, e mi portò fino a Plan Maison, tenendomi su di sé per tutta la pista e in mezzo alla tormenta...
Arrivati a Plan Maison il maestro ci aspettava insieme a una tipa che, scusandosi, disse di aver preso il mio sci per sbaglio!!!
Ma oramai eravamo quasi a casa... Un'ora dopo ero sdraiato sul divano con un tè caldo e mia madre che mi massaggiava i piedi mezzi congelati, ascoltando il mio racconto e minacciando mio padre di non mandarmi mai più a sciare con lui...
Ero stravolto, ma alla fine contento, le avventure più belle sono quelle che ti fanno affrontare, e poi superare, le difficoltà più impreviste...